Non tiriamola per le lunghe: c’è chi avvelena Inter-Juventus, da diversi anni a questa parte.
Il pensiero mi è venuto quando alcuni giorni fa un tifoso nerazzurro mi ha redarguito in privato perché, riassumendo, “hai un seguito e alimenti veleni con questi post”. Non è il primo a dirmelo, quindi urge un esame di coscienza. Rileggo il mio post, in cui biasimo chi, periodicamente, dopo una sconfitta, riduce tutto il discorso relativo al campo, i meriti, i limiti, i cambi giusti o sbagliati, la condizione atletica, gli errori e le prodezze, riduce tutto questo a un solo episodio, o comunque all’arbitro cornuto (ove non “indirizzato”).
Lo leggo, lo rileggo, e francamente trovo bizzarro che da noi sia considerato velenoso un tifoso dichiarato che chiede di dare più peso a ciò che combinano i giocatori (mi capitò anche con un piccolo manuale, intitolato #sulcampo, definito “aggressivo sin dal titolo”: da noi è aggressivo chi preferisci confrontarsi, perdere e vincere sul campo) piuttosto che il solito direttore di gara, il rigore negato, il secondo cartellino giallo non dato.
Poi, però, penso che Inter-Juve è avvelenata sul serio, da troppo tempo, anche da molto prima delle guerre calciopolesche. E io una mia idea ce l’ho ben chiara, eh, ma ogni volta la metto in discussione per capire chi sia più responsabile per questo clima davvero poco sereno.
Assolvo, intanto, le due società: stavolta nessuna parola fuori posto, nessun sospetto, nessun rancore espresso pubblicamente, manifesto apprezzamento per la squadra avversaria.
Se non sono io, se non è la Juve, se non è l’Inter, cosa rimane?
Rimane il tragicomico contorno, come sempre.
La Gazzetta che chiede a Barella, classe 1997, cosa pensi del mitico “rigoresuRonaldo”, con quello che davvero non sa cosa rispondere e si capisce benissimo. La rosea, sempre lei, quella che da vent’anni intervista il buon Gigi Simoni (a proposito, auguri affinché stia sempre meglio!) per ricordare quell’episodio. Che oggi mostra, in un servizio apparentemente leggero e divertito, una serie di striscioni nerazzurri con in primo piano la Banda Bassotti, la rivendicazione della presunta onestà, insomma il solito discorso così rasserenante del “buoni contro cattivi”. Aspettiamo analogo servizio al ritorno, con i soli striscioni e coreografie bianconere. Rimane Bonolis, un tipo intelligente e spiritoso, che quando parla di calcio (problema diffusissimo) si trasforma nel peggiore dei complottisti: stavolta, in una stagione in cui non c’è proprio nulla di cui lamentarsi, ma anzi prevale l’attesa per un grande match, sente il dovere di sottolineare che “Inter-Juventus di 2 anni fa è stata una delle cose più grottesche viste mai, superiore anche al rigore non dato a Sensi. In questi episodi ti rendi conto che puoi allenarti e costruire quanto vuoi, c’è una variabile indipendente quale una decisione arbitrale capace di mandare tutto allo scatafascio. Non ricordo però ancora scippi fatti a Torino, lo sconfitto non è mai bianconero”. Una serie di veleni e sciocchezze senza pari, anche perché, tra le tante, non sarebbe difficile ricordare l’espulsione di un portiere che la prende col petto, o il gol di un portiere avversario mentre 5 dei tuoi schiacciano il tuo rivale.
Rimane quel giornalista del Corriere dello Sport che, in conferenza stampa, non trova il coraggio per chiedere cosa pensi Conte delle eterne lamentele interiste negli anni (tanti) delle sue vittorie, ma vuole abbassare i toni e chiede se, dopo Barcellona, non teme che anche domani si voglia “indirizzare” (sì, utilizza proprio questa espressione) la partita. Conte, dopo vent’anni di Juve, lo guarda come un matto.
Rimangono, ovviamente, Moratti e gli ex giocatori nerazzurri che non perdono occasione per ricordare quegli “anni bui”, quel rigore, quell’altra stagione, non contenti del fatto che i cattivi abbiano effettivamente due scudetti in meno, una retrocessione in più, una penalizzazione, con conseguente cessioni (a loro!) dei migliori giocatori, mentre i buoni, grazie alla mancata emersione di altre telefonate nei tempi giusti, possono vantare in bacheca uno scudetto relativo a un campionato non oggetto di inchiesta. Niente, questo non conta: il rancore viene costantemente alimentato da loro (indignati, ovviamente, perché la Juve, sempre zitta pubblicamente, nella sua casa senta come suoi gli scudetti vinti sul campo: questo sì, che alimenta i peggiori veleni!)
E rimane, ahinoi, anche l’assurda discussione sulla stella di Conte, una mini petizione online assurta a titolo da prima pagina, quando personalmente non conosco juventini che davvero si pongano seriamente la questione: Conte è la storia di questa società, e la storia non si cancella. Punto e a capo: nessuna questione, nessun intervento di Agnelli (che a precisa domanda, ovviamente, risponde che la questione non si pone neanche, ma si guarda bene dal prendere sul serio la presunta vicenda e tantomeno a intervenire).
E lunga vita a Inter-Juve, Rummenigge e Platini, Matthaeus e Baggio, Ronaldo e Del Piero, Djorkaeff e Zidane, Lukaku and co contro CR7.
E che cambi, prima o poi, questo assurdo contorno, in cui chi chiede a un giocatore nato nel 1997 se è indignato per un episodio del 1998 o all’allenatore se teme che l’arbitro indirizzi la partita, lui sì, è un vero giornalista che scrive su un giornale come si deve, mica come quel tifoso fazioso che alimenta veleni con un articoletto su Juventibus in cui pretende di parlare di calcio, solo di calcio, e di una partita bellissima che hanno rovinato da troppi anni.
Il Maestro Massimo Zampini.