Non tutti credevano che questa stagione Alvaro Morata l’avrebbe giocata al Real Madrid. Per quanto fosse – per diverse ragioni – difficile aspettarsi una sua permanenza a Torino, la concorrenza spietata dei blancos in avanti sembrava non rendere i merengue la destinazione ideale per un giovane con l’esigenza di giocare con continuità. Alvaro invece è rimasto nella sua Madrid, anche se è difficile stabilire se sia stata più determinante la volontà della dirigenza oppure l’assenza di offerte congrue in sede di mercato.
Per quanto nel complesso l’apporto di Morata sia stato determinante per il raggiungimento di una Liga mancante dal 2012, l’utilizzo che ne ha fatto Zidane è stato piuttosto inequivocabile: quello del comprimario di Benzema, o comunque del dodicesimo uomo (ad essere generosi). Il suo minutaggio è infatti piuttosto chiaro: appena 1331′ in Spagna, uno dei meno impiegati della rosa, e se si guarda alla Champions numeri sono ancora più impietosi (appena 164′, solo 24′ dagli ottavi in poi). Tutto ciò nonostante ben 18 reti tra Liga e Europa, con una impressionante media gol di una segnatura ogni 83′.
Insomma, dopo aver disputato quasi per intero le prime 3 giornate di Liga a causa dell’assenza di Benzema per infortunio, ha poi visto il campo con scarsa frequenza. Da metà settembre in poi, ha giocato solo 10 gare partendo dal primo minuto. Inoltre, è rilevante osservare come Zidane abbia puntato su di lui esclusivamente negli impegni più agevoli: mai è stato messo dal primo minuto contro le prime 7 squadre della Liga (l’unica eccezione è il Real-Siviglia di due settimane fa), venendo schierato unicamente in “gare facili” per far rifiatare Benzema.
Facendo il confronto con la sua avventura alla Juventus, occorre soffermarsi su come – nonostante i diversi infortuni che nel corso della stagione hanno colpito il reparto avanzato madridista – mai Zidane abbia deciso di collocarlo sull’esterno, vedendo quindi lui unicamente come prima punta da mettere al centro dell’attacco. Evidente la divergenza tattica con Allegri, che al contrario reputava Morata seconda punta e/o attaccante di raccordo.
Per quanto la stagione realizzativa di Benzema sia stata una delle peggiori della sua carriera, l’ex Lione è sempre stato ritenuto la prima scelta, con Zidane che ha puntato su di lui in ogni impegno difficile/insidioso, tra cui tutti quelli di Champions ad eliminazione diretta. Come ha dichiarato Ancelotti, “Benzema è fondamentale per far rendere al meglio Cristiano Ronaldo”. L’attaccante francese, infatti, è in grado di muoversi coi tempi giusti per consentire al portoghese di stringersi verso il centro dell’attacco, col numero 9 che sa anche defilarsi parecchio.
Zidane probabilmente non crede che Morata sia in grado di fare tale lavoro: per quanto migliorato rispetto agli inizi, il puntero spagnolo è ancora troppo poco associativo, e nelle fasi più bloccate del match non sempre sa aiutare efficacemente la squadra nel superare le linee difensive rivali. Rispetto a Benzema, è meno in grado di “fare peso” davanti e fatica (logicamente) nel giocare spalle alla porta in spazi più intasati.
Ma è soprattutto quando gioca con Ronaldo che si può notare come a Morata non venga assolutamente chiesto di adempiere – in maniera più o meno elevata – allo stesso lavoro di Benzema. Rimane infatti quasi costantemente al centro dell’attacco: è lui, solo lui, la prima punta, e non deve sacrificarsi per esaltare altri compagni. Nemmeno se uno di questi è CR7. Anzi, è al portoghese che tocca il compito di allargarsi maggiormente rispetto ai suoi recenti standard (in cui lo si vede sempre più vicino alla porta).
Per ora, Morata è visto da Zidane prevalentemente come arma da mettere a gara in corso, contesto in cui lo spagnolo sa rendersi tanto devastante quanto decisivo. Se gli spazi aumentano e le energie vengono meno, l’ex Juve è in grado si sparigliare le carte del match con le sue accelerazioni palla al piede, e i suoi gol da subentrato hanno risolto alcune tra le gare più difficili della stagione. Riesce ad impattare il match con efficacia e rapidità, rendendosi utile anche in fase di pressing sulla (stanca) difesa avversaria.
Per quanto la stagione in assoluto sia ovviamente da catalogare come positiva, dopo la finale di Champions contro la “sua” Juve sarà chiamato a decidere. Il Real Madrid è la squadra più prestigiosa al mondo, e Alvaro ha dimostrato di poter tranquillamente stare in un palcoscenico del genere.
Tuttavia, è giovane ma non giovanissimo: a quasi 25 anni, è difficile stabilire quanto sia utile per una definitiva crescita rimanere un dodicesimo uomo (seppur in una delle rose più forti del mondo). Per i motivi scritti sopra, oggi Benzema è abbastanza insostituibile per la sua capacità associativa con CR7. A meno che lo staff tecnico merengue non decida di puntare con insistenza su Morata, non sarebbe insensata la decisione di consacrarsi da altre parti, magari in una Premier che sembra perfetta per le sue caratteristiche.
Jacopo Azzolini
La scheda scouting di Patrik Schick
Dicono che sia già nostro, nonostante Inter e Roma. Dicono. Marotta sta preparando un altro colpo alla Higuain: pagare la clausola e via, mettendosi alle spalle tutta la concorrenza senza dover nemmeno trattare. Quello di Patrick Schick sembra un futuro segnato, bianconero appunto, salvo capire se il ceco farà già parte della rosa a partire dalla prossima stagione oppure rimarrà un altro anno agli ordini di Giampaolo. Una mossa, quella del Beppe nazionale, che potrebbe assomigliare quindi all’operazione Caldara: garantire al fenomeno blucerchiato un altro anno di “tirocinio” a Genova per poi arrivare a Torino la stagione seguente, candidandosi seriamente come titolare per il 2018/2019.
Vediamo quindi di conoscere meglio Schick, “le footballeur magnifique.”
PATRICK CHI?
Un metro e ottantasette di pura tecnica, potenza fisica e cinismo. Sono tre le caratteristiche per definire sinteticamente il ventunenne centravanti ceco. Nato mercoledì 24 gennaio 1996, dicono che abbia emesso il primo gemito proprio quando Alessandro Del Piero scriveva al’1 minuto di un Italia- Galles (finita 3-0) il proprio nome sul tabellino. Lo stesso fenomeno che ha lasciato vacante la numero 10, indossata per un solo anno di Paul Pogba, e che adesso sta cercando un nuovo proprietario. Centravanti o seconda punta mancina, cresce nelle giovanili dello Sparta Praga, dove riesce anche a esordire in prima squadra a soli 17 anni. Nel 2015/2016 passa in prestito ai Bohemians, altra compagine della capitale ceca, dove realizza 7 reti nelle ventisette apparizioni in “Prima Liga” con i biancoverdi. La Sampdoria lo nota anche per i numeri in nazionale U-21: nelle nove apparizioni tra 2015 e 2016, le “fantastique” segna 10 goal. Da ricordare anche l’esordio in nazionale maggiore avvenuto il 27 maggio 2016, dove Schick subentra al posto di Rosicky e segna la rete del 6-0 contro Malta.
UNA GRANDE STAGIONE
4 Milioni è il prezzo con cui quel genio di Ferrero lo preleva dallo Sparta. All’inizio fatica a trovare spazio nell’undici di Giampaolo, tuttavia dopo la prima rete segnata proprio nella trasferta all’ombra della Mole, comincia a trovare continuità. Sta chiudendo la stagione con una media goal impressionante, 1 rete ogni 129 minuti, quasi alla pari di Mauro Icardi ( 1 ogni 126’ in Serie A). Ma l’apporto che Schick dà alla squadra è diverso da quello di un centravanti classico: riceve spesso la palla tra le linee e crea superiorità numerica con giocate funamboliche, dimostrando una duttilità rara ai nostri tempi.
PUNTI DI FORZA
31 presenze e 11 goal. Schick vede la porta e lo fa come pochi. Abilissimo col mancino ma rodato anche con il piede destro, ama incunearsi ovunque ci sia spazio, facendo breccia nelle difese avversarie. Il sinistro del ceco è esplosivo: quest’anno è riuscito a buttarla dentro pressoché da tutte le posizioni, riuscendo a bucare difese come quelle di Juventus, Roma e Inter. Ubriacante il suo dribbling nello stretto, che esibisce danzando con grazia e un’agilità impensabile per un giocatore con quella stazza. Il divin fanciullo, infine, è pericoloso anche con abili inserimenti sui cross, con i quali riesce sovente ad anticipare di testa o di piede i distratti centrali avversari.
COLLOCAZIONE TATTICA
La cosa bella è che dal centrocampo in su puoi metterlo ovunque. A Genova giostra principalmente da seconda punta, specialmente con un compagno di reparto come Quagliarella, ma il gigante blucerchiato è in grado di spaziare su tutto il fronte offensivo andando a prendere palla anche sugli esterni. Proprio toccando la linea perimetrale del campo causa gravi problemi alle difese avversarie, cercando l’uno contro uno, andando sul fondo o rientrare sul piede preferito. Al ceco non mancano certo i movimenti e gli inserimenti da numero 9 puro, è l’incarnazione perfetta della tendenza moderna che vede una sfumatura quasi indistinguibile tra prima e seconda punta. Fiuto del gol e lavoro di cucitura.
ADVANCED STATS
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GSN INDEX è un indice valutativo composto da 4 diverse categorie di rating:
– Striscia Blu: SRC (Soccer Related Characteristics). Range 0-100. Valutazioni tecniche, tattiche e mentali essenziali in un giocatore. Sulla stessa riga sono indicate la posizione attuale del calciatore e quella potenziale futura, calcolata tenendo conto di molteplici fattori, ad esempio la qualità degli allenatori e dell’educazione calcistica ricevuta, l’esperienza internazionale, etc.
– Striscia Verde: +/- Performance. Range 0-100. Valore basato sulle performance in campo, calcolato tenendo conto di 150 diversi fattori di gioco, tra i quali anche le modernissime Advanced Stats (come gli Expected Goals).
– Striscia Gialla/Arancione: Level of Play. Range 0-100. Analisi aggiornata di ogni match giocato in carriera, tenendo conto dell’età e dei minuti effettivi. Ogni match ha un peso differente a seconda dell’importanza dello stesso (ad esempio, la finale CL vale 20).
– Striscia Rossa: GSN INDEX. Range 0-100. Indice complessivo dei fattori precedentemente indicati, potenziale incluso.
Come evidenziato nella overview dei nostri amici di GSN INDEX, Schick ha tutte le doti per diventare un campione di caratura internazionale (striscia blu). Nonostante una scarsa esperienza internazionale e per ragioni anagrafiche (striscia gialla), riesce ad impattare sul match in maniera costante (striscia verde), cosa non comune tra i suoi coetanei. Dalla heatmap possiamo evincere un grande movimento in ricezione attraverso l’intera trequarti: i km macinati non influiscono però sulla lucidità sotto porta di Patrick: con un indice di scoring contribution pari a 0.93/90min, il ceco è un vero e proprio marcatore seriale. La grande completezza di Schick si evince dalla coesistenza di valori come quelli dei duelli aerei vinti, circa 5/90min, l’elevato tenore dei dribbling riusciti (3/90min) e un coinvolgimento difensivo tutt’altro che approssimativo.
Insomma, quello del talento sampdoriano potrebbe essere un grande innesto per i bianconeri.
Con i tifosi già pronti a urlare: “La vie est fantastique quand joue Patrick Schick”.
Gianluca Cherubini.