Fra Genoa e Manchester United, Szczesny si è soffermato oggi sulla gara dell’Allianz Stadium e ha raccontato a Sky Sport il “suo” Old Trafford.
«DOVEVAMO ESSERE PIU’ ATTENTI»
«Vincere ieri sarebbe stato meglio, è il modo migliore per avvicinarsi a una sfida come quella con il Manchester. Abbiamo perso due punti, prendendo un gol “facile”, a causa di una disattenzione, e ci dispiace».
Sull’episodio del gol: «Eravamo convinti che la palla uscisse in calcio d’angolo, come ho detto potevamo e dovevamo essere più attenti».
TEK E OLD TRAFFORD
«Ricordo bene Old Trafford – racconta – fu il mio esordio in premier League. Perdemmo, ma ho un bel ricordo di quella giornata. L’ultima volta che ho giocato li, però, ho vinto…».
Spostando il pensiero a martedì: «Anche il Manchester sarà arrabbiato, avendo preso un gol al 96’. Sarà una grande serata di Champions: lo United è forte, e come noi cercherà la vittoria. Cristiano? Sappiamo tutti quante cose importanti ha fatto là, ma adesso è un giocatore della Juve e stiamo anche apprezzando molto quello che sta facendo qui. Sarà una partita dura e fisica, perché il Manchester gioca in questo modo».
UNA STAGIONE DA NUMERO 1
«Sto vivendo molto bene questa stagione da titolare: tutta la squadra sta giocando bene, vogliamo continuare così e personalmente sono soddisfatto: lo scorso anno ho avuto modo di imparare molto da Buffon, e inoltre ho giocato un buon numero di partite, ma devo dire che quest’anno mi sto divertendo».
Dai piedi di Szczęsny
Abbiamo parlato diffusamente e con gioia del nuovo corso tecnico e tattico della capolista. Ma della Juventus che ha abbracciato i nuovi principi di gioco di quest’inizio di stagione, Wojciech Szczęsny è forse il protagonista più silenzioso. Un po’ per indole personale, un po’ per il ruolo, il portiere polacco è stato tralasciato dai più quando si è parlato del nuovo corso tecnico, ma si è comunque reso protagonista del rinnovamento della squadra. Quando Szczęsny sbarcò a Torino per quella stagione di transizione all’ombra di Buffon, lo descrivemmo come un portiere dalle buone capacità tecniche palla al piede, e prevedemmo un contributo maggiore della sua posizione alla fase di impostazione. Quel momento è arrivato.
Se la scorsa stagione ha potuto fornire poche indicazioni in merito, vale la pena scrutinare il suo apporto quest’anno alla luce del fatto che 1) gioca da titolare e 2) la rinnovata filosofia della Juventus prevede una partecipazione ed una sollecitazione maggiore dei suoi piedi. Come si è adattato al nuovo contesto tecnico?
Il coinvolgimento di Szczęsny come portiere moderno passa prima di tutto dal suo comportamento in rapporto alla linea difensiva. Allegri e FIlippi hanno lavorato parallelamente affinché tutti gli interpreti siano a proprio agio con le nuove direttive, specialmente per un ruolo meno sollecitato (e con meno costanza) in tutte le quattro fasi di gioco. Quest’anno la Juventus ha fatto registrare il baricentro più alto della Serie A con 55,47 metri di media. Per un portiere è importante, ancorché talvolta fastidioso, essere in grado di lasciare la sicurezza della propria linea di porta e dell’area piccola, ma Szczęsny è stato finora magistrale nell’accompagnare la linea in avanti. A scuola calcio insegnano che “quando la difesa sale, il portiere sale con lei”, e questo è vero sia quando la difesa gioca il pallone schiacciando gli avversari, al fine di offrire un ulteriore uomo alla costruzione, sia soprattutto quando si difende in avanti senza palla, per accorciare il campo e reagire ad eventuali palle lunghe. Per quanto l’estremo difensore polacco non sia propriamente uno che ama avventurarsi al di là dei 16,15 metri dell’area di rigore, è importante sottolineare che stia assolvendo alla funzione in maniera ineccepibile.
In fase di possesso, l’innalzato livello tecnico dei difensori (Bonucci e Cancelo su tutti) ha in qualche modo ‘costretto’ Szczęsny ad accordare gli strumenti a sua disposizione ai nuovi elementi dell’orchestra. Come gli è capitato spesso nel corso della sua carriera, il polacco è stato sorprendentemente efficace e a suo agio nell’adattarsi al cambiamento e non ha avuto alcun problema a sviluppare il proprio gioco palla al piede. Ha saputo alternare una distribuzione incredibilmente precisa e varia a soluzioni non sempre intuitive ed immediate; Szczęsny pare sapere sempre cosa fare del pallone, senza pertanto strafare o forzare giocate concettualmente o tecnicamente complicate. La semplicità sta diventando un marchio di fabbrica. E se da un lato è innegabile che si veda il riflesso di alcune indicazioni tattiche “dall’alto”, dall’altro è soddisfacente sottolineare che queste siano state interiorizzate facilmente grazie ad un ottimo QI calcistico.
L’analisi dei suoi passing schemes restituisce con chiarezza le indicazioni di Allegri. Szczęsny effettua grosso modo lo stesso numero di passaggi a partita (20,9 vs 21,9 dell’anno scorso), ma la qualità è diversa: quest’anno i lanci lunghi rappresentano il 26,79%, in significativa diminuzione rispetto al 30,14% dello scorso anno. Ad onor del vero, in alcune partite (Udinese, Sassuolo, Bologna, con quest’ultima con Perin tra i pali) la squadra ha dato impressione di saper schiacciare l’avversario nella propria metà campo, senza per questo dover ricorrere ad un’impostazione più profonda. Il dato più significativo è però sulla precisione dei passaggi, che in Serie A è cresciuta dal 75,3% della scorsa stagione al 84,5% attuale, e questo dato include ovviamente anche i passaggi lunghi. La maggiore precisione è probabilmente aiutata anche dal miglior scaglionamento in campo dei difensori davanti a sé, sempre aperti e distanti (Cruijff diceva che per un giocatore è difficile e controintuitivo capire che per aiutare il possesso bisogna allontanarsi dal compagno e non andargli incontro). I difensori e soprattutto i centrocampisti non sono più stretti ad accalcarsi al centro come nella deriva minimalista dell’anno scorso, la squadra rimane mediamente lunga in fase di possesso, e queste ritrovate spaziature aiutano tutta la costruzione, sin dai primi passi.
I suoi target preferiti sul corto sono, prevedibilmente, Bonucci e Cancelo, ed è un tratto che si ritrova anche nella sua postura costantemente orientata sulla propria destra per accomodare il suo piede destro. Tuttavia, il portiere della Juventus ha dato prova di saper agevolmente giocare ad un tocco sulla propria sinistra ed aprire il gioco verso Alex Sandro per dilatare il campo e anestetizzare il pressing avversario. Una soluzione esplorata con costanza ed efficacia.
Napoli. Il PassSonar della partita evidenzia una netta predilezione del lato destro e dei passaggi corti. Cortesia di Ben8t.
Sul lungo Szczęsny ha mostrato una spiccata preferenza a giocare sulle fasce, dove l’allargamento delle mezzali (soprattutto Matuidi e Can) e la presenza di Mandžukić hanno costituito riferimenti naturali. Una tendenza che richiede maggior precisione tecnica, per l’ovvia presenza della linea laterale a restringere la landing area a sua disposizione. La precisione è ovviamente influenzata dalla capacità dei target men di vincere i duelli aerei, ma il 63% sui passaggi lunghi è un ottimo dato da cui partire (e l’anno scorso era del 55%).
Udinese. Quando tutto sembra bloccato pesca Cancelo dal cilindro, su indicazione di Pjanić. Risalire il campo in modo creativo.
Insomma, per quanto Szczęsny non sia annoverato tra i migliori portieri nel gioco con i piedi (ter Stegen, Allison, Ederson e Neuer rimangono inarrivabili) il suo contributo palla a terra non può passare inosservato ancora a lungo. Dopo tutto, con i nuovi principi di gioco implementati con successo nelle ultime uscite, ogni azione comincia dai suoi piedi.