Il guizzo della Joya nella ripresa piega il Milan e permette alla Juve di mantenere la vetta della classifica
Non si sarà forse vista la miglior Juventus della stagione, ma nonostante la prestazione non particolarmente brillante, i bianconeri superano il Milan con naturalezza: nella ripresa, specie dopo gli ingressi di Dybala e Douglas Costa, la sensazione che la giocata decisiva sarebbe arrivata era più forte del disappunto per i troppi errori in fase di manovra e di conclusione. Ed è arrivata in effetti, grazie al guizzo della Joya, che rende vana la generosa prova dei rossoneri.
RITMI BASSI, POCHE EMOZIONI
Per quanto non viva una serata brillante, la Juve prende comunque subito possesso della metà campo rossonera, anche se non riesce a trovare il ritmo, un po’ per propria imprecisione, un po’ perché il Milan cerca sempre l’anticipo, trovandolo spesso. Così Donnarumma ha poco da fare e al massimo deve respingere un diagonale di Higuain, imbeccato in area da Ronaldo. Rischiando poco, con il passare dei minuti gli ospiti prendono coraggio e iniziativa e se il colpo di testa di Piatek, lasciato libere a centro area, termina a lato, Szczensy deve volare per togliere da sotto l’incrocio quello di Paquetà. Dalla parte opposta cercano di rispondere Bernardeschi, con un’azione personale conclusa da un sinistro a giro fuori di poco, e Ronaldo, con un tentativo da fuori troppo centrale, ma sono ancora i rossoneri a impegnare maggiormente Szczesny con due sventole di Hernandez e Piatek.
DECIDE DYBALA
La Juve inizia la ripresa con un atteggiamento più propositivo e Matuidi sfiora il palo con una conclusione dal limite. Sarri richiama Ronaldo e Bernardeschi, inserendo Dybala e Douglas Costa e proprio il brasiliano serve ancora a Matuidi un pallone invitante, calciato sopra la traversa. Il francese lascia poi il posto a Rabiot, ma i bianconeri faticano ancora a trovare precisione e rapidità nella manovra. Serve un guizzo, una giocata da campione e di quelli, fortunatamente, la Juve ne ha in abbondanza. Uno è senz’altro Dybala che, poco dopo la mezz’ora, sveglia dal torpore l’Allianz Stadium: la Joya scambia con Higuain al limite, lascia sul posto Bennacer con un dribbling secco e, una volta in area, fulmina Donnarumma con un destro rasoterra. Il Milan non si arrende e reagisce con due sventole di Calhanoglu, entrambe intercettate da Szczesny e con un forcing che crea qualche apprensione, ma che la Juve respinge alzando nuovamente il baricentro, sfiorando anche il raddoppio con Higuain e Dybala e legittimando così un successo prezioso, che permette di superare nuovamente l’Inter in classifica e di arrivare alla pausa per le Nazionali da capolista.
JUVENTUS-MILAN 1-0
RETI: Dybala 32′ st
JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro;
Bentancur, Pjanic, Matuidi (25′ st Rabiot); Bernardeschi (16′ st Douglas
Costa); Ronaldo (10′ pt Dybala), Higuain
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, De Sciglio, Danilo, Rugani, Demiral, Ramsey, Emre Can, Khedira
Allenatore: Sarri
MILAN
G. Donnarumma; Conti, Duarte,
Romagnoli, Hernandez; Paquetà (40′ st Rebic), Bennacer, Krunic (16′ st
Bonaventura); Suso, Piatek (21′ st Leao), Calhanoglu
A disposizione: Reina, A. Donnarumma, Calabria, Gabbia, Caldara, Rodriguez, Biglia
Allenatore: Pioli
ARBITRO: Maresca
ASSISTENTI: Preti, Carbone
QUARTO UFFICIALE: Mariani
VAR: Mazzoleni, Ranghetti
AMMONITI: 40′ pt Krunic, 45′ pt Bennacer, 11′ st Cuadrado, 44′ st Hernandez, 46′ st Calhanoglu, 46′ st Suso
uventus-Milan 1-0: rabbia, calma e Paulo Dybala
E’ una lezione importante quella impartita da Maurizio Sarri alla sua Juventus stasera nella vittoria col Milan, al di là dell’ennesima serata poco entusiasmante in termini di gioco, e che anzi stasera a tratti è sembrato che si potesse chiudere nel peggiore dei modi. Qual è, dunque, questa “sarrata”? Fuori Ronaldo sullo 0-0, roba che in pochi al mondo farebbero se non costretti: è anche vero che se dalla panchina si alzano Dybala e Douglas Costa cadi comunque bene, ma lo devi fare, e lui stasera non si è fatto pregare considerando anche il minuto in cui fa ciò. Mancava più di mezzora. Ovviamente non si può dimenticare tutto quanto successo prima, ed anche quello dopo.
Ancora scelte iniziali discutibili, l’ostinazione che viene posta in essere con Bernardeschi sulla trequarti è inspiegabile per lo meno da chi la vive da fuori, e non c’è un fattore nel corso della partita che faccia capire qual è il vero motivo, a prescindere dalle parole in conferenza quando si dice che dà equilibrio tattico alla squadra. Se e quando Federico smentirà le cattive lingue, compresa quello dello scrivente, la felicità sarà sicuramente doppia.
Tornando alla lezione iniziale, però, c’è la virgola polemica: CR7 via dallo stadio prima della fine della partita. Si può accettare una scena del genere anche se il Re a farla? Sicuramente ci sarà da discutere, sicuramente c’è chi non si è fatto impressionare. La Joya: sta in silenzio fuori, osserva, controlla, entra, ci prova e la decide. Forse ogni tanto gli extraterrestri dovrebbero mostrare maggiore umiltà, fare gruppo, e fidarsi di chi sta uno scalino sotto: aprire casi del genere in questo momento della stagione è qualcosa che faremmo volentieri a meno di vivere da protagonisti, preferendo di stare a guardare il caos che domina in altre piazze.
Juventus-Milan 1-0: E alla fine arriva Paulo
È un periodo strano, un periodo in cui alla Juve non piace giocare 90
minuti. Non le va. 45’ vanno gettati alle ortiche e la partita col
Milan non fa eccezione.
I bianconeri soffrono, soffrono come Bergomi quando commenta l’unica squadra che non dovrebbe commentare e prova a trattenersi.
Si comincia subito con un calcio d’angolo battuto in modo indecente per non perdere l’abitudine.
Si prosegue con le classiche giocate da svedese (o tedesca) di Bernardeschi: tacchi, tacchetti, tunnel e roba del genere di dubbia utilità. Segni particolari: mai una cosa utile.
L’età biologia di CR7,
che è un dato affidabile come le valutazioni di sofascore, in questo
periodo si aggira intorno ai 60/65 anni. Lunedì 4 novembre scorso è
stato visto presso l’ufficio postale di Via Bligny 8 a Torino con in
mano il numero 43 in coda per ritirare la pensione.
Per facilitare la manovra del Milan dopo mezz’ora di gioco Pioli manda Khedira a scaldarsi.
Al minuto 55 esce Cristiano Ronaldo con 55 minuti di ritardo.
Al minuto 60 esce Bernardeschi con 60 minuti di ritardo.
Al minuto 68 esce Matuidi con 68 minuti di ritardo.
Minuto 78: Dybala, gol. Assist perfetto di Higuain (again).
La notizia non è né l’assist né il gol, ma che la joya scelga di tirare col destro.
Minuto 95: l’arbitro fischia la fine e manda tutti a casa. Ronaldo si era già incamminato per evitare il traffico.
Migliori in campo: per la Juve Szczesny, Bonucci, Higuain, Dybala
Per il Milan: Krunic, Bennacer, Duarte, Matuidi, Bernardeschi.
Parliamo ora di qualcosa che non c’entra nulla col calcio: Matuidi. Com’è diventato calciatore? Perché nessuno lo ha fermato? Chi ha permesso tutto ciò?
Una
partita del genere (leggi OSCENA) era nell’aria: da troppo la Juventus
stava giocando poco e male in una regressione costante. Certamente non
aiuta il fatto di scendere in campo troppo spesso in 10 o addirittura 9:
Pare evidente come alcuni non stiano dando a Sarri le risposte che lui
attende. È altrettanto evidente come se chiedi l’orario ad uno per 3
volte e questo ti risponde sempre “bene grazie” forse è il caso di
rivolgere la domanda a qualcun altro.
D’altronde Sarri
è chiamato ad allenare giocatori maturi non a educare giovani pulcini a
trovare la loro strada nella vita e nel campo; per queste cose c’è la
famiglia, il catechismo, youporn, le scuole calcio.
Al mister
vanno riconosciuti gli attributi di non guardare in faccia a nessuno,
perché parliamo di uno che ha passato una vita a fare il bidello
nell’Olimpo del dio pallone e poi è andato a muso duro (ma non corto) 2
volte nel giro di 4 giorni da uno dei padroni di casa a dirgli “tu
esci”. Ora la sosta, benedetta più che mai, con in tasca 32 punti su 36 e
un avversario che coi denti e con le unghie resta aggrappato ad una
Juve che vola, storta come Ralph supermaxieroe, ma vola.
Dal 23 si
riparte, guai ad accontentarsi, a credersi furbi, più forti e più furbi
degli altri. Si riparte ma dovrà necessariamente essere un’altra
andatura.