Ci pensa Mario

Il gol di Mandzukic in avvio di ripresa consegna i tre punti ai bianconeri contro la Fiorentina, al termine di una partita combattuta e poco spettacolare

Una partita non bella, complicata dalla capacità della Fiorentina di chiudersi, spezzare le trame di gioco dei bianconeri e ripartire; ma è proprio vincendo gare simili che si costruiscono stagioni importanti. E quando il gioco si fa duro e non si può usare il fioretto, si deve poter contare sui giocatori di lotta: non è un caso che sia Mario Mandzukic a risolvere il match, con una provvidenziale incornata in avvio di ripresa. E non è un caso che proprio il croato, insieme a Bentancur, risulti essere uno dei migliori in campo.

PRESSING BIANCONERO, MURO VIOLA

La presenza dell’uruguaiano in regia, Szczesny in porta al posto di Buffon e Sturaro terzino sono le novità più consistenti proposte da Allegri contro una Fiorentina tignosa, galvanizzata dagli ultimi due successi contro Bologna e Verona. I bianconeri partono con il piglio giusto e la punizione di Dybala che colpisce l’esterno della rete fa gridare al gol dopo neanche dieci minuti, ma l’illusione che la partita possa subito mettersi in discesa svanisce presto: gli ospiti prendono le misure e, accorciando le distanze tra le linee, riescono a limitare il palleggio degli uomini di Allegri che quando si affacciano sulla tre quarti trovano un muro di maglie viola a respingerli. Ne viene così fuori un primo tempo tutt’altro che vivace, durante il quale le note più liete sono la personalità di Bentancur e lo spirito di sacrificio di Asamoah.

IRROMPE MANDZUKIC

Il grido rimasto in gola per 45 minuti esplode in avvio di ripresa. La Juve parte più convinta e al 7′ Cuadrado pennella dalla destra a centro area: il pallone supera Higuain che prova a intervenire e forse riesce a prolungare la traiettoria del traversone quel tanto che basta per raggiungere Mandzukic che, in tuffo, di testa, mette alle spalle di Sportiello. La Juve ora ha un altro ritmo e ancora Cuadrado, questa volta dal fondo, mette in mezzo un pallone velenoso, che attraversa tutto lo specchio della porta senza che ci siano compagni pronti a deviare. Anche i viola però accelerano e Veretout arriva al tiro dal vertice sinistro dell’area, mettendo a lato di poco.

RIGORE, ANZI VAR

È tutta un’altra gara, decisamente più vivace e combattuta nella quale, ancora una volta, entra in scena il VAR: al 20′ Matudi viene atterrato mentre entra in area da Badelj. Doveri prima indica il dischetto, poi consulta il monitor e concede solo calcio di punizione, sventolando il secondo giallo di fronte al centrocampista croato, che torna così in anticipo negli spogliatoi. Con un uomo in meno la Fiorentina torna a chiudersi, mentre i bianconeri cercano di chiudere i conti con il solito Cuadrado, che per due volte prova la conclusione dalla distanza trovando in entrambi i casi la risposta di Sportiello. Allegri opera il primo cambio alla mezz’ora inserendo Pjanic al posto di Dybala, mentre a una decina di minuti dal termine arriva anche il momento dell’ex Bernardeschi, in campo al posto di Cuadrado. Poco prima, proprio dai piedi del colombiano era partito l’ennesimo cross, ancora per Mandzukic che il croato era riuscito a deviare creando qualche problema a Sportiello. Era stata quella l’ultima azione degna di nota dei bianconeri, che nel finale rischiano la beffa quando Gil Dias riesce ad arrivare in area e a calciare da buona posizione. Il provvidenziale recupero di Rugani salva il risultato, i tre punti e la testa della classifica, ora divisa solo con il Napoli, vittorioso a Roma contro la Lazio.

JUVENTUS-FIORENTINA 1-0

RETI: 7′ st Mandzukic

JUVENTUS
Szczesny; Sturaro (47′ st Lichtsteiner), Barzagli, Benatia, Asamoah; Bentancur, Matuidi; Cuadrado (37′ st Bernardeschi), Dybala (30′ st Pjanic), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Howedes, Chiellini, Rugani, Alex Sandro, Douglas Costa
Allenatore: Allegri

FIORENTINA
Sportiello; Laurini (6′ st Gaspar), Pezzella, Astori, Biraghi; Veretout, Badelj; Thereau, Benassi (16′ st Gil Dias), Chiesa; Simeone
A disposizione: Dragowski, Cerofolini, Milenkovic, Vitor Hugo, Cristoforo, Maxi Olivera, Sanchez, Saponara, Eysseric, Babacar
Allenatore: Pioli

ARBITRO: Doveri
ASSISTENTI: Alassio, Peretti
QUARTO UFFICIALE: La Penna
VAR: Orsato, Forneau

AMMONITI: 23′ pt Barzagli, 37′ pt Laurini, 5′ st Badelj, 19′ st Astori, 21′ st Badelj
ESPULSI: 21′ st Badelj

5a Serie A: Juventus – Fiorentina 1-0

di Andrea Lapegna


Lo Stadium offre una partita opaca, in cui nessuna delle due squadre è uscita con convinzioni forti. Il talento individuale dà infine ragione ai bianconeri.


Sono molte le voci secondo cui la Juventus si troverà, in questo min tour de force, ad incontrare squadre che giocheranno contro di lei la partita dell’anno. Fiorentina e Torino – a detta delle malelingue – sembrano non aspettare altro che la Signora per mostrare i muscoli. In realtà, la squadra di Pioli sta lentamente cercando di trovare la quadra dopo un’estate che definire burrascosa è sminuire i fatti. Dopo l’ennesima rivoluzione estiva, stavolta più che mai al ribasso, la Viola è alla ricerca della propria identità di gioco. Pioli ha impostato il pre-campionato su un 4-2-3-1 dai movimenti classici, ma in campionato ha dapprima sperimentato un confortevole (per lui) 4-3-3, in controtendenza rispetto alle amichevoli estive. Le sconfitte iniziali contro Inter e Sampdoria hanno tuttavia scoperto i tanti difetti della rosa a disposizione del tecnico. Nell’agevole vittoria per 5-0 contro il Verona Pioli ha messo in campo la squadra con un 4-2-3-1 molto elastico, soprattutto nei tre davanti. Con Simeone come terminale offensivo, Pioli ha saputo far girare con discreta efficacia Théréau, Benassi e soprattutto Chiesa nell’occupazione dei mezzi spazi offensivi. La partita con il Verona è stata esemplificativa di questa rinnovata tendenza, soprattutto in considerazione delle praterie lasciate dalla squadra di Pecchia in praticamente tutte le fasi di gioco.

Dal canto suo Allegri può contare sul recupero di Höwedes, alla prima convocazione. Il tecnico livornese non abbandona il 4-2-3-1 ma comincia a operare le rotazioni necessarie per affrontare le 4 partite in 11 giorni portate in dote dal calendario. Così, Szczęsny prende il posto di Buffon, e trova davanti a sé Sturaro, Barzagli, Rugani e Asamoah. A centrocampo mischia le carte e cerca un altro step nell’apprendistato di Bentancur provandolo à la Pjanić accanto a Matuidi. Confermati i titolari della scorsa stagione davanti (Cuadrado, Dybala, Mandžukić dietro a Higuaín), ancora panchina per Douglas Costa e Bernardeschi. Tra le file della Fiorentina, Pioli sceglie di mantenere rovesciato il triangolo di centrocampo, ma stavolta c’è Benassi come vertice alto davanti a Veretout e Badej).

Il piano gara di Pioli prevede aggressive uscite sui portatori bianconeri, seguite con discreta attenzione dalla linea difensiva, sempre accorta a mantenere la squadra corta in zona palla. In situazioni di palla contesta – rimesse laterali, rinvii dal fondo, lanci lunghi, palle alte, etc. – gli interni di centrocampo non esitano ad uscire sui propri corrispettivi, le ali sui terzini e i due attaccanti sui centrali. Come da tradizione per le squadre di Pioli, queste uscite sono risultate spesso anche molto aggressive (ben 11 i falli commessi dai toscani solamente nei primi 35 minuti e nonostante un metro arbitrale abbastanza permissivo). Quando invece il possesso dei padroni di casa viene consolidato dai palleggiatori, la Fiorentina si posiziona a difesa della propria area di rigore, accettando il giropalla bianconero e opponendovi un baricentro basso piuttosto statico.

Il blocco basso della Fiorentina si difende con un 5-4-1, dove è Chiesa ad abbassarsi moltissimo per prendere, di volta in volta, o Asamoah o Mandžukić. Centrocampo si dedica a fare densità in mezzo al campo per costringere gli avversari ad un improduttivo palleggio ad U

Per la verità, anche questa fase difensiva ha presentato diverse criticità, quando soprattutto nel primo tempo Dybala è stato cercato e trovato costantemente tra le linee e Higuaín ha potuto ricevere diverse volte in area di rigore. La Juventus non ha saputo però approfittare delle deficienze posizionali dell’avversario, ed è stata troppo imprecisa e frettolosa nella rifinizione della manovra offensiva. Bentancur non è Pjanić e nel primo tempo ha proposto un palleggio più pigro rispetto al bosniaco, e non ha saputo muovere il pallone abbastanza velocemente da provocare sfasamenti nella struttura avversaria. Cuadrado e Mandžukić si sono spesso intestarditi su tracce interne, sovraffollando la zona centrale del campo: il croato però è rimasto anche troppo lontano dalle zone calde per poter impensierire la difesa viola con i suoi tagli senza palla, mentre l’esterno destro, entrando nel campo, si trovava gioco-forza a dover giocare o sul proprio piede debole, oppure a vedersi ridotte le opzioni di appoggio con il destro a causa della posizione normale rispetto all’out, risultando infine prevedibile.

 

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Entrambi in traccia interna e imprecisione finale. Roba da far andare di traverso la birra. 

Allegri non ha comunque disdegnato armi d’attacco più dirette. Anche i giocatori bianconeri attuavano una pressione saltuaria sugli avversari, scatenata però da palloni persi e tentativi immediati di recupero, piuttosto che da situazioni tattiche definite. Quando questi tentativi andavano a buon fine, l’innesco verticale era mandato a memoria: palla dentro per Higuaín, scarico fuori sugli accorrenti Dybala e/o Cuadrado, e palla dentro dall’esterno, meglio ancora se sul secondo palo. Una strategia intelligente, ma che non ha funzionato a causa di esecuzioni precipitose o superficiali.

 

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La Juve perde palla in zona alta. Poi Bentancur, Higuaín, Cuadrado e Matuidi come forsennati sul pallone.

Dal canto suo, la squadra di Pioli ha nelle proprie corde sia un attacco posizionale elaborato, che ripartenze verticali e fulminee. Tuttavia, non soltanto non sembra in grado di scegliere con efficacia la strategia migliore, ma dimostra anche marcati difetti in entrambi i contesti. Sin dall’inizio Pioli sorprende e sceglie di rinunciare ai tagli orizzontali di Chiesa – sempre pericolosissimo quando sposta il pallone sul suo piede forte per tirare. Il figlio d’arte viene dirottato a destra, forse perché Pioli ha individuato in Asamoah l’anello debole della difesa bianconera, o forse perché al contrario voleva toglierlo dalle grinfie di Sturaro.

Quando può invece giocare verticalmente, la Fiorentina si appoggia di preferenza alla forza fisica e all’ottima conduzione di Simeone per scardinare la difesa avversaria. Le progressioni del giovane argentino sono armi molto efficaci sia per abbassare i centrali bianconeri e guadagnare metri, sia per provocare superiorità numerica. Specialmente Rugani ha sofferto questa situazione in più di un’occasione nel primo tempo.

Nel primo tempo alla Juve è mancata un po’ di brillantezza, soprattutto mentale, nel capire dove far viaggiare il pallone. Alcuni accorgimenti tattici si sarebbero resi necessari. Ad esempio, Matuidi avrebbe potuto provare qualche percussione centrale con la palla, mentre Asamoah avrebbe potuto / dovuto assecondare i tagli centrali di Mandžukić (che sarebbero stati più opportuni se profondi) per coprire porzioni di campo più avanzate ed offrire così un riferimento al centrocampo.

Con l’inizio del secondo tempo, la Juventus entra in campo con un gioco più veloce, frizzantino e diretto. Il giropalla è più rapido, anche a costo di rischiare qualche passaggio in più; le uscite sull’uomo in ricezione più precise (specialmente Rugani, che è sembrato finalmente prendere il tempo a palla e avversario).

Il gol viene effettivamente da un errore collettivo della difesa Viola. Il cross di Cuadrado, staccatosi dal suo piede a 30 metri dal fondo, non può impensierire una linea difensiva schierata, ma i difensori sono tutti occupati. Il terzino era uscito su Dybala, in due tengono Higuaín e nessuno si stacca per andare ad intercettarne la traiettoria. Queste palle morte sono il pane di Mario Mandžukić.

 

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Intorno al 64’ l’altro episodio chiave del match. Matuidi si prodiga in una di quelle corse che erano mancate nel primo tempo e si trascina Badelj fin dentro l’area. Il viola lo stende. L’arbitro in un primo momento fischia il rigore, ma sceglie saggiamente di rivedere il contatto. Nel rivedere l’episodio, utilizza le telecamere a proprio vantaggio per correggere due errori. Il primo, oggettivo, della posizione del fallo: fuori area. Il secondo del contatto stesso: non è come sembrava in un primo momento il ginocchio del croato a sbilanciare Matuidi, bensì un pestone sul piede d’appoggio. Intervento valutato come imprudente e secondo giallo sventolato al n 5.
Il contesto più ordinato della ripresa, ma anche – inevitabilmente – la superiorità numerica, hanno avuto un effetto positivo su molti giocatori bianconeri. Bentancur è cresciuto molto, osando anche qualche dribbling e giocando di più a un solo tocco. Cuadrado ha cominciato a puntare il fondo come riferimento e a sfruttare più insistentemente il binario esterno. Matuidi, supportato sicuramente dalle indicazioni di Allegri, si è visto con più frequenza in zone avanzate del campo, sia con break palla al piede che con inserimenti profondi a raccogliere le imbeccate dei compagni. Qui sotto, due azioni che spiegano perché Bentancur ci ha impressionati ieri sera.

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Calcio d’angolo, Bentancur va a saltare. Buco centrale con gli ultimi difensori a scappare all’indietro, lui si fa 70 metri di corsa e con passo superiore recupera sull’avversario.

 

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Controllo orientato sbagliato, ma recupero e dribbling ad aprirsi una prateria. 

Con il passaggio al 4-3-3 ed un rinfoltimento del centrocampo, la Juventus utilizza il possesso palla come strumento difensivo. L’ingresso di Pjanić ha portato sia un centrocampista in più che tanta qualità nel palleggio, indispensabile per tenere gli avversari lontani dalla palla e la palla lontana dalla propria porta. Paradossalmente però i minuti finali della partita sono i peggiori dal punto di vista difensivo. Molti dei giocatori in campo hanno pagato dazio sul fiato, ed è qui che la Fiorentina trova spazi, specialmente a destra. Sturaro e Matuidi hanno finito la partita sulle gambe, tanto che Allegri se ne accorge e si vede costretto ad inserire Lichsteiner per evitare che una piccola falla faccia naufragare una partita intera. Per coprire meglio l’ampiezza, con l’ingresso dello svizzero, Allegri ci lascia riassaporare il 3-5-2 per pochi (e soporiferi) minuti.

In definitiva, alla Juventus va bene così. Molte cose avrebbero necessitato miglior applicazione: il giropalla, la proposta offensiva dei terzini, il decision-making di Cuadrado e Higuaín, e via discorrendo. Per ora, ci accontentiamo, anche perché le note positive (non ultimo il risultato) non sono mancate.

Juve-Fiorentina 1-0: tutti calmi, ci pensa Mario Mandzukic

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Il pareggio dell’Inter ieri e la vittoria della Roma di oggi mettono già pressione alla Juve, impegnata stasera contro la Fiorentina in una sfida storicamente calda per la Vecchia Signora.

Mister Allegri non si schioda dal 4-2-3-1, ma ci sono importanti novità nelle scelte degli uomini: Szczesny fra i pali, Sturaro ed Asamoah sugli esterni di difesa, Bentancur in regia accanto a Matuidi, per il resto solite pedine sulle solite zone dello scacchiere.

L’avvio bianconero, ed in generale del match, è scoppiettante grazie al solito attivissimo Dybala che però, dopo una punizione calciata di poco a lato, dopo un quarto d’ora circa sembra quasi scomparire dal campo sino al fischio di metà gara. La densità viola in mezzo al campo e la poca velocità nel giro-palla non permettono ai bianconeri di trovare altre alternative, ci prova Cuadrado con qualche iniziativa personale, ma il colombiano non incide particolarmente, così come Higuain, sempre ben controllato dai difensori avversari. Cambia la musica nella ripresa relativamente al peso delle giocate dell’ex di turno: subito al primo cross da destra, infatti, messo proprio da Cuadrado, Mandzukic sbuca alle spalle di tutti e regala di fatto i tre punti ai suoi. E’ sempre la fascia di destra, è sempre Cuadrado, a creare grattacapi alla Fiorentina, ma in area si fa fatica a trovare il guizzo giusto, ed allora, nonostante il rosso a Badelj, la partita si trascina in equilibrio sino alla fine, seppur alla fine i tre punti arrivino comunque a tingersi di bianconero.

Vittoria sofferta e per questo importante, ma sofferta più per la mancanza di vivacità negli ultimi venti metri che altro, non è un caso che Szczesny finisca il match con i guanti praticamente immacolati. Sabato c’è il derby, non si può sbagliare con i granata, e soprattutto non si potrà sbagliare mercoledì contro l’Olympiakos.

Fabio Giambò.

Juve-Fiorentina: la routine sa anche sorprendere

Una gara che doveva essere routine e gestione – anche comprensibilmente, alla luce del fatto di giocare ogni tre giorni – si è invece rivelata preziosa fonte di indicazioni. Pur in mezzo ad alcune difficoltà.

In generale, il turnover ragionato scelto da Allegri ha un po’ cozzato col primario tentativo della Juventus della prima frazione. Ossia, di insistere principalmente sui cambi di gioco e approfittare dei non sempre puntuali raddoppi da parte dei giocatori viola.

Invece, per quanto di alto livello (sontuosa la partita di Bentancur, con l’uruguagio che ha anche mostrato impressionanti doti atletiche nella rincorsa), la mediana bianconera ha primariamente la caratteristica di giocare sul corto. Forse, tatticamente, era la gara meno adatta per rinunciare a Pjanic, e per larghe fasi della gara si è avvertita l’assenza di un faro in grado di cambiare campo con facilità e naturalezza. In occasione dell’affondo che ha portato all’espulsione di Badelj, si capisce come mai uno associ altre doti a Matuidi, e viene da chiedersi quanto il centrocampo a due possa aiutarlo ad esprimerle al meglio.

Prima che Cuadrado salisse in cattedra e Mandzukic iniziasse a sovrastare Gaspar (quasi traumatico l’impatto del portoghese sul match), la Juve ha primariamente cercato di sfondare tramite i movimenti delle proprie punte, che abbassandosi in ricezione liberavano campo per gli inserimenti dei compagni. Tuttavia, un Higuain non ancora al top e un Astori in ottima condizione per larga parte dal match non hanno consentito di sfruttare sempre con successo queste situazioni.

Inoltre, per quanto Asamoah sia stato molto attento su Chiesa (e per quanto Benassi abbia portato più benefici da guastatore che non come uomo di raccordo per la risalita del campo), una Fiorentina totalmente Simeone-centrica ha comunque fatto correre qualche brivido, con un Cholito quasi encomiabile nel fungere come unico riferimento in ampie porzioni di campo.

Pur col timore negli ultimi minuti di un Frosinone bis (quando si migliorerà nella gestione del possesso?), alla fine la routine si è rivelata tale, col fattore Stadium decisivo ancora una volta. Soprattutto in queste partite. E col sollievo che i giocatori di Pioli siano rimasti in dieci proprio quando, spostato a sinistra, Chiesta stava iniziando a fare vedere i sorci verdi a Sturaro.

Jacopo Azzolini