Non è vera Juve. Poi arriva Bergamo e si dovrà soltanto scegliere tra l’evidenziatore e la gomma. Ed è “solo” una semifinale di andata di Coppa Italia.
Il calcio è così, e se la Juve non è vera Juve è perché il turbamento (tra gli stessi sostenitori bianconeri) sta nel fatto che non si ritrovano da tempo al cospetto di una formazione costante, continua e fluida nel produrre gioco. Coerente forse sì, nel marchio di Allegri cioè uno dei meno riconoscibili nelle osservazioni macro del calcio del nuovo millennio.
Dunque, se non è vera Juve, per esserlo si deve passare attraverso un’idea di stabilità nel miglioramento: il 4-2-3-1 di dodici mesi fa dette entusiasmo e al tempo stesso i fattori di cui sopra. Dette oltretutto responsabilità e compiti chiari nel momento in cui il dado (tatticamente) era tratto: non era più tempo per la difesa a tre, per panchine forzate, per la fase offensiva con 3/4 uomini.
Ecco, a quest’ultima la Juventus di Allegri è un po’ tornata (veramente: non si ragiona su Cagliari, Genoa o Chievo, e neppure sulla trasferta di Napoli) perché dentro il flipper del campionato non è stato ritenuto accettabile fare la parte della pallina. Una volta riaccesi lo spirito, il motore e il buonsenso, cioè per esempio muovere sulla scacchiera il terzo uomo a centrocampo, da Allegri ci si aspetta il passo successivo. Con una convinzione, pesando oltretutto l’organico: nessun ritocco che possa dare un surplus in Europa può corrispondere a un rischio per la corsa allo Scudetto.
Insomma, se qualcosa può funzionare come migliorativo assoluto non può (e non deve più) declinarsi come un limite per il nostro calcio, per quanto peculiare. Anche il Napoli, pensiamoci: non c’è prova, anzi, che proponga un calcio più internazionale degli altri, risultati e partite alla mano, e oggi resta relegata a squadra che deve dimostrare di poter arrivare in fondo in Serie A. Siamo (o meglio, sono) al nostro 2012, quando fuoriclasse in squadra ne si dovevano gestire due e mezzo.
E’ con questi presupposti che oggi va guardata la Juventus e Allegri, da buon relativista, potrebbe spingersi ancora una volta a rimodellare la creta. Sempre in undici si gioca, sempre all’alchimia bisogna guardare. Osservazione, profonda riflessione, anche un po’ di istinto da parte di chi scrive portano a un’ipotesi che rimetta in discussione l’impianto offensivo. La Juventus, in generale, costruisce poco e ha bisogno di capitalizzare tanto. Fa parte dell’obiettivo di qualità allegriano. A cascata, però, deve arrivare la qualità nella quantità togliendo leggibilità alla ricerca della finalizzazione.
Possibile soluzione? Allegri saprà essere drastico, se servirà. Douglas Costa tra le linee, per esempio. Quattro, tre, un pazzo, Dybala seconda punta compensativa, Higuain/Mandzukic. Bernardeschi di totale completamento. E a Cuadrado per un po’ non ci si pensa più. A gennaio non si mettono né 50 milioni per Carrasco (che non può giocare in Champions) né 60 per Suso per quanto il suo procuratore dica che si possa fare. Sono prime scelte per la Juve, come un’altra decina. E alle prime scelte si lavora per l’estate.
State ripensando a Douglas? La risposta sarebbe solo e soltanto nella sua capacità di leggere ancora meglio le situazioni e sprigionare le sua caratteristiche adesso che è immerso nella fiducia anche dei compagni. Dentro per buttarsi anche fuori, destra o sinistra, sull’avversario e in base all’avversario come piace allo stesso Allegri. Lo faceva Nedved, diversamente lo faceva anche Boateng nel Milan, e ancora diversamente lo potrebbe fare il brasiliano che tanto “in questo calcio con il trequartista tradizionale non si può più giocare”. In quella posizione di partenza siamo anche andati in Europa con Pereyra, non un mago del posizionamento.
E qui, con Douglas che ha dribblato il fattore ambientamento, ogni coefficiente potrebbe raddoppiarsi. Per una Juve solo apparentemente prevedibile, e invece dura da decifrare, veloce nel ribaltare, diversificata nell’aprire il gioco, sempre compatta alle spalle, con i terzini che vanno a occupare le zone a turno morte. Hai detto terzini? Esterni bassi? De Sciglio e Alex Sandro? Non è che alla fine passa tutto da qui? La loro gamba, una ragionevole intraprendenza. Incredibile, il calcio. Finisci di pensare una cosa e te ne viene in mente un’altra.
Luca Momblano