Come non affogare nel mare delle polemiche post-derby (breve tutorial)

Il calcio è l’unica religione che non ha atei
(anonimo)

Amo il calcio da quando sono bambino, me ne innamorai senza accorgermene, senza saperne i motivi, senza un perché e ritengo che sia una delle motivazioni migliori per credere che continuerò ad amarlo per il resto dei giorni.
Come molti sport è una metafora perfetta della vita, mi ha permesso di creare legami, di crescere, di condividere.

Ho amato il calcio, e poi ho amato guardarlo celebrato allo stadio o in tv, prima durante e dopo l’evento.
Ricordo i mercoledì di coppa di fine anni ’80 come una festa.
Poi amo la Juve, e la amo tanto quanto il calcio.
Nelle vittorie mi esalto, nei pareggi stringo i denti, nelle sconfitte mi abbatto, ma il mio amore non cala mai.
Mi sono da poco riguardato Bayern Juventus del 16/3 facendomi male, ma mi è servito per capire, per valutare meglio la partita, per realizzare la straordinaria prestazione e per ricordarmi ancora una volta come niente scalfisca il mio sentimento.

L’unica cosa che mi toglie la voglia, mi spinge a pensare ad altro, mi fa rotolare a terra tutto il rotabile sono le polemiche;
quelle sugli arbitri, quelle sui cm, quelle sugli episodi, i dettagli che oscurano il quadro d’insieme, foglia di fico per allenatori, presidenti e tifosi, pezzo di pane per i giornalisti che su ‘ste miserie hanno deciso di campare, perché parlare di calcio no, quello è troppo faticoso.
E siccome il calcio è religione e non ha atei si lotta, s’indossa l’elmetto e si parte per la guerra santa, ci si accoltella, ci si scanna tra tifosi, senza ragione ne ragionamento perché alla fine si vuole solo vincere e urlarsi in faccia quanto ci si faccia schifo a vicenda.

L’unica cosa che mi faccia venire voglia di smetterla e di pensare ad altro dicevamo… quasi quanto una sosta per le nazionali…
dev’esserci una soluzione, una via di scampo.

serve un piano B, o un tutorial.

 

1) Cercare di vedere le cose dal punto di vista dell’avversario:
Se fossi un tifoso del Torino me la prenderei con gli arbitri?
Probabilmente sì. Perché so che in qualche modo Rizzoli condiziona il risultato parziale e, pur avendomi dato un rigore generoso a inizio secondo tempo, se m’avesse annullato un gol come quello di Maxi Lopez contro una squadra 10 volte più forte della mia sarei avvelenato.
Da juventino certe cose non posso capirle fino fondo oggi, perché non esiste nel globo una squadra 10 volte più forte della mia, ma il senso quello è.
Me la prenderei con Rizzoli ma fino a un certo punto, e sono certo di questo perché non ho gradito l’uscita di Marotta, e l’ho scritto qua, perché poi proverei a capire qual era la tattica del primo tempo in cui la mia squadra per l’ennesimo derby ha rinunciato a giocare.
Me la prenderei anche un po’ con me stesso, perché se sono ridotto a vedere una partita di calcio come una lotta tra il bene e il male forse ho sbagliato qualcosa.

2) Evitare di ragionare coi talebani.
“Mai discutere con uno stupido; la gente potrebbe non capire la differenza”
E questo vale anche per certi giornalisti che usano i social network per sfogarsi e/o raccogliere seguaci e consensi farsi pubblicità o portare avanti battaglie personali: non avrete mai risposte serie, la possibilità di un confronto sincero è nulla.
Tempo fa lessi su twitter un profilo fake di un noto giornalista che asseriva convinto che ai giornalisti fa comodo assecondare i tifosi della Juventus perché sono il 30%.
Mi colpì non solo lui ma la mandria di follower che gli dava ragione e mi chiesi quanta malafede ci volesse per non arrivare a pensare al “viceversa”… all’altro 70%, ci siamo capiti.

3) Navigare a vista nei social
Selezionare bene chi seguire, compagno di tifo o avversario che sia e, se fosse necessario, azzittire il tutto per un po’.

4) Imparare a non dare la colpa sempre e solo all’arbitro.

Che non significa accettare seraficamente tutto senza parlarne; se ne può e se ne deve parlare, ma se voglio che gli altri non lo facciano, devo iniziare a non farlo per primo.
Ed evitare di discutere con chi fa l’opposto (vedi punto 2)

5) Saperne di più di calcio.
Imparare, leggere, studiare.
Investire meglio il tempo con letture significative, analisi tattiche piene di contenuto che elevino il proprio livello.
Ci sono alcuni siti che offrono approfondimenti interessanti sul calcio non solo nazionale, altri che propongono ottime analisi sulle partite (uno è Juventibus ma anche il sito ufficiale della Juventus pubblica articoli di analisi pre e post gara particolareggiati)
È come imparare a bere il vino buono: dopo quello cattivo non ti piace più

6) Evitare certi programmi in tv.

Inutile fare nomi, tanto li sapete.
Servono solo per fare rumore e alzare polvere.
E spacciarti il tavernello per vino di qualità.

7) ascoltare buona musica
Perché quello serve sempre.

8) Riguardarsi Fever Pitch, “Febbre a 90°”, e godersi tutto il monologo sul significato del calcio.

“come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2 a 1…”