Come non approcciare le partite e le conversazioni su Whatsapp

Quei giorni in cui qualunque cosa tu scriva sbagli, stagione seconda, puntata numero tre.

 

Che la giornata non sarà tra le migliori lo capisco dalla mattina, quando faccio l’errore di partecipare a una bella discussione su twitter con amici juventini polemici sul gioco di Allegri, sul calcio champagne, su quanto fosse bella la Juve di Lippi (tutto vero, eh, quanto l’ho amata, ma ci si dimentica che a volte si superavano i gironi per puro caso contro squadre non irresistibili, vedi memorabile intervento del nostro Pistocchi per annunciare l’incredibile pareggio dell’Olympiakos contro il Rosenborg), quanto dominasse quella di Conte (amore unico anche quella, con lo scudetto più bello di sempre, ma ci si scorda dei 6 punti in 6 partite in un girone con Galatasaray e Copenhagen), mentre quella di Allegri (due scudetti su due, due coppa Italia su due, una finale di Champions e quell’ottavo col Bayern, prima di questo probabile primo posto nel girone) non va bene, manca il gioco, non ne azzecca una e così via.

 

Di solito non partecipo a questo genere di discussioni, ma il giorno che lo faccio, prendendo le difese (difese: non suona assurdo come termine, in considerazioni del recente palmares e delle attuali classifiche?) della squadra, è ovviamente quello in cui accade tutto quanto non dovrebbe accadere a una squadra davvero all’altezza di quel palmares e di quelle classifiche.

Il giorno che lo faccio la Juve mi punisce e fa tutto quello che può per smentirmi.

 

L’aspetto peggiore, quello che ferisce di più, è il famoso (stavolta famigerato) “approccio”, quell’entrare in campo per fare capire all’avversario chi comanda, avere più fame e voglia degli altri, insomma tutte quelle cose di cui ci vantiamo costantemente perché noi siamo diversi, migliori, blablabla: non essere presuntuosi, non sottovalutare nessuno dal primo minuto “fino alla fine”.

L’approccio è deprimente, con tocchi morbidi e leziosi, nessuna aggressività, rivali sempre in vantaggio su ogni pallone, tiri, ribattute sempre loro, gol, gol e ancora gol, con noi sereni, perché tanto siamo primi qua e là, che potrà mai succederci di brutto?

 

Poi, esaurito l’approccio, c’è anche il resto, perché ci sono ancora 60 minuti a disposizione senza fare praticamente nulla per minimamente spaventare l’avversario, se non un calcio di punizione e un paio di occasioni a partita finita.

E allora, al di là delle fesserie sul calcio champagne, è legittimo porsi qualche domanda sulla bontà della formazione scelta, con alcuni giocatori fuori ruolo e in particolare Cuadrado spaesato accanto a Mandzukic; su alcune prestazioni individuali non all’altezza (ieri anche l’eccellente Benatia visto in questa prima parte di stagione è parso invece impreciso e confuso); su un centrocampo ancora piuttosto deludente, che assegna a Marchisio una responsabilità troppo grande anche per un campione come lui: riordinare e riorganizzare un reparto che da inizio anno non ha ancora convinto.

 

Solo in fondo ci sono quelle questioni incidentali su cui non vale la pena soffermarsi troppo, quelle che lo juventino purista (cui per tanti versi mi vanto di appartenere) pensa siano piuttosto dannose se prese come alibi, ma che se analizzate serenamente non possono far male: la Juve data per grande favorita a inizio stagione era una squadra con dietro Barzagli Bonucci e Chiellini, Marchisio al centro del gioco una volta rientrato, davanti Higuain e Dybala. Al momento (e ancora per un po’, ahinoi) questa squadra non c’è, per ora non l’abbiamo vista praticamente mai.

Ovviamente non c’entra con la brutta sconfitta di ieri (con Buffon, Benatia, Dani Alves, Cuadrado, Khedira, Pjanic, Mandzukic e compagnia potresti impensierire il Genoa un po’ di più, e per questo non potrà mai essere considerato un alibi), ma in una giornata così nera non fa male ricordare che siamo primi in campionato e agli ottavi di Champions non avendo mai visto la squadra che avevamo immaginato a inizio anno.

 

Poi c’è l’argomento più inutile della serata e più delicato per lo juventino purista, ma necessario per arrivare a un altro punto: fare sommessamente notare, dopo una partita così brutta, in cui ti hanno distrutto, che se c’è un rigore su Mandzukic si può dare, che Dani Alves si è rotto il perone per un calcione subìto ma gli è stato fischiato fallo contro (!), che le due partite in cui ci sono toccati errori piuttosto evidenti sono state arbitrate da Rizzoli e Mazzoleni, due che hanno provato sulla loro pelle cosa voglia dire – del tutto ingiustificatamente, considerati i precedenti, ma questo non conta nell’era della post verità – passare per filo juventini, con titoloni sui giornali, nome infamato per anni, giornalisti imbavagliati, richieste preventive di sostituzione dell’arbitraggio prima di una gara importante e cretinate del genere.

Al solito, lo ripetiamo solo per lo juventino purista già pronto a bacchettarci, non ci frega nulla del rigore di ieri, tanto più in una partita indecente come questa, ma è utile sottolineare ancora una volta quale sia il vero doppiopesismo che rischia di avere un sia pur minimo peso: quello dei media, pronti e solleciti a intentare processi infiniti a chi sbaglia in favore di una squadra per poi limitarsi a sereni trafiletti quando si verificano errori di senso contrario.

Meglio i sereni trafiletti, sia chiaro.

Però meglio i sereni trafiletti sempre, non che se poi arriva l’errore in favore della Juve, il primo della stagione, ripartiamo con gli imbavagliamenti, i “così non si può”, i “campionato falsato” e la solita compagnia assortita di ridicoli titoloni generatori di veleni.

Nell’insieme, una brutta giornata nera che deve essere salutare, come detto da Allegri a fine partita.

Per tornare ad avere l’approccio giusto, capire che non c’è davvero nulla di scontato fino a fine anno (che questo valga anche per i tifosi viziati che credono che lo scudetto sia un qualcosa di dovuto, e non capiscono quanto sarà complicato vincere il sesto di fila), sperare di essere prossimi a qualche rientro eccellente e magari provare a rispondere sul campo a chi come Leonardo incoraggia De Rossi a prendere in mano lo spogliatoio perché “Daniele, unisci tutti che quest’anno si riapre tutto, si riapre tutto” – come fosse su un canale tematico giallorosso e non su uno visto anche da qualche juventino.

 

Io faccio la mia parte e, per quanto possa contare, prometto di non rispondere più a discussioni su Lippi, Conte e il calcio champagne mentre sta per cominciare la partita della Juve.

 

Che la giornata non sarà tra le migliori lo capisco dalla mattina, quando faccio l’errore di partecipare a una bella discussione su twitter con amici juventini polemici sul gioco di Allegri, sul calcio champagne, su quanto fosse bella la Juve di Lippi (tutto vero, eh, quanto l’ho amata, ma ci si dimentica che a volte si superavano i gironi per puro caso contro squadre non irresistibili, vedi memorabile intervento del nostro Pistocchi per annunciare l’incredibile pareggio dell’Olympiakos contro il Rosenborg), quanto dominasse quella di Conte (amore unico anche quella, con lo scudetto più bello di sempre, ma ci si scorda dei 6 punti in 6 partite in un girone con Galatasaray e Copenhagen), mentre quella di Allegri (due scudetti su due, due coppa Italia su due, una finale di Champions e quell’ottavo col Bayern, prima di questo probabile primo posto nel girone) non va bene, manca il gioco, non ne azzecca una e così via.

 

Di solito non partecipo a questo genere di discussioni, ma il giorno che lo faccio, prendendo le difese (difese: non suona assurdo come termine, in considerazioni del recente palmares e delle attuali classifiche?) della squadra, è ovviamente quello in cui accade tutto quanto non dovrebbe accadere a una squadra davvero all’altezza di quel palmares e di quelle classifiche.

Il giorno che lo faccio la Juve mi punisce e fa tutto quello che può per smentirmi.

 

L’aspetto peggiore, quello che ferisce di più, è il famoso (stavolta famigerato) “approccio”, quell’entrare in campo per fare capire all’avversario chi comanda, avere più fame e voglia degli altri, insomma tutte quelle cose di cui ci vantiamo costantemente perché noi siamo diversi, migliori, blablabla: non essere presuntuosi, non sottovalutare nessuno dal primo minuto “fino alla fine”.

L’approccio è deprimente, con tocchi morbidi e leziosi, nessuna aggressività, rivali sempre in vantaggio su ogni pallone, tiri, ribattute sempre loro, gol, gol e ancora gol, con noi sereni, perché tanto siamo primi qua e là, che potrà mai succederci di brutto?

 

Poi, esaurito l’approccio, c’è anche il resto, perché ci sono ancora 60 minuti a disposizione senza fare praticamente nulla per minimamente spaventare l’avversario, se non un calcio di punizione e un paio di occasioni a partita finita.

E allora, al di là delle fesserie sul calcio champagne, è legittimo porsi qualche domanda sulla bontà della formazione scelta, con alcuni giocatori fuori ruolo e in particolare Cuadrado spaesato accanto a Mandzukic; su alcune prestazioni individuali non all’altezza (ieri anche l’eccellente Benatia visto in questa prima parte di stagione è parso invece impreciso e confuso); su un centrocampo ancora piuttosto deludente, che assegna a Marchisio una responsabilità troppo grande anche per un campione come lui: riordinare e riorganizzare un reparto che da inizio anno non ha ancora convinto.

 

Solo in fondo ci sono quelle questioni incidentali su cui non vale la pena soffermarsi troppo, quelle che lo juventino purista (cui per tanti versi mi vanto di appartenere) pensa siano piuttosto dannose se prese come alibi, ma che se analizzate serenamente non possono far male: la Juve data per grande favorita a inizio stagione era una squadra con dietro Barzagli Bonucci e Chiellini, Marchisio al centro del gioco una volta rientrato, davanti Higuain e Dybala. Al momento (e ancora per un po’, ahinoi) questa squadra non c’è, per ora non l’abbiamo vista praticamente mai.

Ovviamente non c’entra con la brutta sconfitta di ieri (con Buffon, Benatia, Dani Alves, Cuadrado, Khedira, Pjanic, Mandzukic e compagnia potresti impensierire il Genoa un po’ di più, e per questo non potrà mai essere considerato un alibi), ma in una giornata così nera non fa male ricordare che siamo primi in campionato e agli ottavi di Champions non avendo mai visto la squadra che avevamo immaginato a inizio anno.

 

Poi c’è l’argomento più inutile della serata e più delicato per lo juventino purista, ma necessario per arrivare a un altro punto: fare sommessamente notare, dopo una partita così brutta, in cui ti hanno distrutto, che se c’è un rigore su Mandzukic si può dare, che Dani Alves si è rotto il perone per un calcione subìto ma gli è stato fischiato fallo contro (!), che le due partite in cui ci sono toccati errori piuttosto evidenti sono state arbitrate da Rizzoli e Mazzoleni, due che hanno provato sulla loro pelle cosa voglia dire – del tutto ingiustificatamente, considerati i precedenti, ma questo non conta nell’era della post verità – passare per filo juventini, con titoloni sui giornali, nome infamato per anni, giornalisti imbavagliati, richieste preventive di sostituzione dell’arbitraggio prima di una gara importante e cretinate del genere.

Al solito, lo ripetiamo solo per lo juventino purista già pronto a bacchettarci, non ci frega nulla del rigore di ieri, tanto più in una partita indecente come questa, ma è utile sottolineare ancora una volta quale sia il vero doppiopesismo che rischia di avere un sia pur minimo peso: quello dei media, pronti e solleciti a intentare processi infiniti a chi sbaglia in favore di una squadra per poi limitarsi a sereni trafiletti quando si verificano errori di senso contrario.

Meglio i sereni trafiletti, sia chiaro.

Però meglio i sereni trafiletti sempre, non che se poi arriva l’errore in favore della Juve, il primo della stagione, ripartiamo con gli imbavagliamenti, i “così non si può”, i “campionato falsato” e la solita compagnia assortita di ridicoli titoloni generatori di veleni.

Nell’insieme, una brutta giornata nera che deve essere salutare, come detto da Allegri a fine partita.

Per tornare ad avere l’approccio giusto, capire che non c’è davvero nulla di scontato fino a fine anno (che questo valga anche per i tifosi viziati che credono che lo scudetto sia un qualcosa di dovuto, e non capiscono quanto sarà complicato vincere il sesto di fila), sperare di essere prossimi a qualche rientro eccellente e magari provare a rispondere sul campo a chi come Leonardo incoraggia De Rossi a prendere in mano lo spogliatoio perché “Daniele, unisci tutti che quest’anno si riapre tutto, si riapre tutto” – come fosse su un canale tematico giallorosso e non su uno visto anche da qualche juventino.

 

Io faccio la mia parte e, per quanto possa contare, prometto di non rispondere più a discussioni su Lippi, Conte e il calcio champagne mentre sta per cominciare la partita della Juve.

Il Maestro Massimo Zampini