Come salutare Caceres

In mattinata, Martin Caceres, uscito durante il secondo tempo della gara contro il Genoa, è stato sottoposto ad accertamenti che hanno confermato la lesione del tendine d’Achille destro. Sarà pertanto necessario l’intervento chirurgico che verrà eseguito nella giornata di domani.

Come se non bastassero i tanti biglietti strappati per l’ingresso in infermeria, durante Juventus-Genoa alla casella infortuni si è dovuto aggiungere un più uno. Ed è un più uno da scrivere in maiuscolo e pure in grassetto, perché non si tratta di un problemino fisico, ma del crack che anagrammato fa venir fuori il peggiore dei responsi: stagione finita. Prima delle sentenze aspettiamo gli accertamenti, ma quando si parla di lesione al tendine d’Achille e quando un giocatore esce in lacrime, palesemente disperato, non si può essere esattamente ottimisti.

Il giocatore in questione, come avrete già capito, è Martin Caceres, che, dopo tre prove incoraggianti post incidente e infortuni e con un rinnovo in gioco, è stato ancora una volta abbracciato dalla sfortuna. Stavolta l’abbraccio pare essere particolarmente avvolgente e rende spontanea la domanda: rinnovo o no?

Se dovessi guardare le qualità del giocatore, la risposta sarebbe sì, senza ombra di dubbio. Inutile dilungarsi ricordando cosa sappia fare e quanto sia utile uno come l’urugaiano. Da lucido e freddo manager di una società che deve puntare a massimizzare i propri profitti dentro e fuori dal campo, però, al quesito risponderei in maniera diversa: “Caro Caceres, siamo ai saluti”.

Lo dico a malincuore, perché mi piace tantissimo il giocatore, ma a conti fatti la decisione diviene quasi inevitabile. Nelle ultime tre stagioni, El Pelado ha collezionato 33 presenze, quelle che in media si dovrebbero collezionare in una sola annata. Troppo poche per meritarsi un rinnovo a cifre importanti, soprattutto con un nuovo punto di domanda sul recupero dal nuovo ko. La Juve si contraddistingue per la programmazione e soprattutto considerando che l’anno prossimo le rose saranno più corte, non ci si può permettere giocatori costantemente a mezzo servizio. Incide anche la sfortuna, certo, ma la fragilità di Caceres è confermata dai numeri e, per quanto dispiaccia, non vedo alternative. I sentimenti nel calcio sono importanti, danno quella magia di cui spesso si sente la mancanza, ma quando si devono firmare gli assegni e progettare le stagioni è meglio lasciarli in sala d’attesa.

Caceres ha fatto innamorare tutti, tifosi e compagni, e nessuno vorrebbe salutarlo. Ma come nel più classico dei film, c’è chi deve prendere le decisioni difficili e impopolari. Immaginatelo con la lucidità di Nedved, il pragmatismo di Marotta o l’aria autoritaria di Agnelli, fate un po’ voi. La decisione giusta rimane salutare Caceres. Con affetto e un po’ di malinconia, ma la Juve non può aspettare per sempre.

Edoardo Siddi