Con il Napoli decide un rigore di Insigne

Un rigore di Insigne nel primo tempo decide la sfida contro il Napoli e costringe la Juve a incassare una sconfitta immeritata, specie per quanto fatto vedere nella ripresa. I padroni di casa capitalizzano al massimo quell’unica opportunità, grazie ad una prova di grande sacrificio chiudendosi per tutto il secondo tempo e resistendo ai vani tentativi dei bianconeri di raddrizzare il risultato.

INSIGNE DAL DISCHETTO

La Juve vuole impostare la manovra palleggiando già in difesa, anche perché quando il primo pressing avversario viene saltato, si apre lo spazio per arrivare sino all’area avversaria. Il Napoli cerca di fare altrettanto, ma le linee bianconere sono più rapide a chiudersi e ad impedire le verticalizzazioni. La Juve prende campo, prova la conclusione da fuori con Ronaldo e Meret blocca, quindi Bernardeschi calcia alto dopo una bella discesa di Chiesa sulla sinistra ed è fuori misura anche la risposta del Napoli con Insigne. La gara non è certo pirotecnica, le due squadre si rispettano e non alzano il ritmo, ma alla mezz’ora arriva un episodio decisivo: Insigne calcia una punizione dalla tre quarti e Chiellini, saltando in area tocca con la mano il volto di Rrahmani. Il signor Doveri, dopo aver consultato il VAR concede il rigore e Insigne, dopo l’errore dal dischetto in Supercoppa, trasforma. La Juve accelera, cercando di sfruttare la velocità di Chiesa che prova un destro a giro dal limite, senza centrare la porta, ma il Napoli si chiude, puntando sulle ripartenze, e non concede altro fino all’intervallo.

ASSEDIO JUVE, IL NAPOLI RESISTE

La ripresa inizia con Alex Sandro al posto di Cuadrado. Danilo si sposta quindi a destra e altrettanto fa Chiesa che va subito al cross per Morata, il cui colpo di testa termina lato. È fuori di poco anche il tentativo di Ronaldo dal limite, ma appare evidente che la Juve ora abbia un altro ritmo. Il portoghese ha un’occasione d’oro quando sugli sviluppi di un angolo può colpire dall’interno dell’area piccola, ma calcia su Meret che più tardi respinge anche la sventola di Chiesa, servito da un’intelligente punizione di Bernardeschi. Proprio Bernardeschi lascia il posto a McKennie, mentre Kulusevski rileva Bentancur. La Juve staziona stabilmente nella metà campo avversaria, ma passare il muro di maglie azzurre è complesso. Ronaldo prova un diagonale e trova Meret piazzato, Chiesa sfiora il palo dal limite, quindi Morata si gira in area e piazza il destro e Meret è ancora decisivo. Ancora Ronaldo colpisce di testa, ma la conclusione è troppo centrale e per quanto l’assedio continui sino al fischio non c’è nulla da fare. Vince il Napoli e la Juve ha di che recriminare, specie per la mole di occasioni costruite e non sfruttate nella ripresa. + 11

NAPOLI-JUVENTUS 1-0

RETI: Insigne rig. 31′ pt

NAPOLI
Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Maksimovic, Mario Rui; Zielinski (20′ st Elmas), Bakayoko; Politano (20′ st Fabian Ruiz), Insigne (43′ st Lobotka), Lozano; Osimhen (30′ st Petagna)
A disposizione: Nikita, Zedadka, Costanzo, Cioffi
Allenatore: Gattuso

JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado (1′ st Alex Sandro), de Ligt, Chiellini, Danilo; Bernardeschi (18′ st McKennie), Bentancur (27′ st Kulusevski), Rabiot, Chiesa; Morata, Ronaldo
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Bonucci, Demiral, Di Pardo, Frabotta, Fagioli, Peeters
Allenatore: Pirlo

ARBITRO: Doveri
ASSISTENTI: Giallatini, Preti
QUARTO UFFICIALE: Calvarese
VAR: Valeri, Bindoni

AMMONITI: 23′ pt Di Lorenzo, 30′ pt Chiellini, 45′ pt Cuadrado, 12′ st Bakayoko, 48′ st Rabiot

Juve senza appello, al Napoli basta un rigore: è 1 a 0

Sconfitta senza appello per la Juventus di Andrea Pirlo, quella maturata al “Maradona” contro il Napoli di Gattuso: ai partenopei basta un rigore di Insigne nel primo tempo per battere i bianconeri, che hanno tentato una risposta più convincente solo nel secondo tempo. Brutto passo indietro per la squadra che dopo una serie di vittorie importanti, l’esito della Supercoppa italiano e il passaggio del turno in Coppa Italia, si ferma sul più bello e contro una squadra rimaneggiata, incerottata, con molte defezioni. La sfida sulla carta più abbordabile si è rivelata quella più insidiosa.

Ma è colpa della Juve, al di là di tutte le possibili recriminazioni, che spreca il primo tempo, dove si limita al compitino di gestire il possesso senza mai cercare di aggredire o mettere paura a un Napoli mai davvero particolarmente pericoloso: l’aspetto assurdo è proprio questo. E quando l’atteggiamento è un po’ sornione, troppo superficiale, arriva l’episodio che svolta la partita a favore dei padroni di casa arriva a metà della frazione di gioco, quando un cross in mezzo di Insigne sugli sviluppi di una punizione viene afferrato in presa sicura da Szczesny, ma su segnalazione del Var viene colto un braccio di Chiellini in elevazione sulla faccia di Rrhamani.

L’arbitro Doveri lo va a rivedere e indica il dischetto: questa volta Insigne mette in rete, siglando il primo dei quattro rigori calciati contro la Juventus e rifacendosi dell’errore fatale in Supercoppa italiana. L’ingenuità del difensore esperto, al netto della valutazione sull’episodio, è eclatante, ma c’è tempo e modo per riprendere la gara e ribaltare il risultato.

Il Napoli prova a crescere d’intensità ma produce poco o nulla: in tutta risposta, però, c’è una Juve, che detiene un possesso di palla abbastanza inconcludente senza affondare davvero.

A inizio ripresa, Pirlo prova a cambiare le carte: toglie Cuadrado apparso appannato e soprattutto già ammonito per un intervento su Lozano: dentro Alex Sandro, per una squadra che cambia subito atteggiamento, rompe tutte le linee di gioco degli avversari, chiudendoli nella loro metà campo. C’è subito un colpo di testa di Morata dal centro dell’area di poco fuori.

Poi arrivano in serie i tentativi di Cristiano Ronaldo, quello di Danilo, deviato dalla difesa e il tiro su sviluppi da calcio d’angolo con Chiesa che trova attento Meret. E ancora Ronaldo che da due metri colpisce Meret con un pallone sporco sugli sviluppi di un angolo. Iniziano a vedersi i fantasmi di una di quelle partite segnate e stregate: il Napoli si limita a gestire le proprie energie, poche a dire il vero, e restare di posizione, ma nonostante sia a corto di benzina riesce a reggere l’urto bianconero.

I padroni di casa, però, non riescono ad uscire più, appaiono in evidente affanno ma la Juve non è letale come ai bei tempi e ci prova con azioni manovrate concluse ora dalla distanza ora con scarsa precisione: al 69’ tiro di Alex Sandro di poco fuori, al 74’ Ronaldo costringe Meret alla parata bassa.

Pressione costante della Juve con arrembaggio finale e le forze fresche di McKennie e Kulusevski: Morata da buona posizione trova ancora la respinta di Meret. È una Juve volenterosa che spinge e annulla il Napoli sul piano della fisicità, ma senza il veleno negli ultimi venti metri.

La reazione produce un nulla di fatto, nonostante i sei minuti di recupero, e lascia la sensazione amara di aver perso una partita che si doveva vincere a tutti i costi. C’è da chiedersi, perché ancora una volta preferire l’attesa e non un atteggiamento più aggressivo per mettere subito alle corde un avversario in debito di ossigeno? E soprattutto perché ancora insistere con giocatori apparsi poco funzionali al progetto? Ora, salvo suicidi delle avversarie, per il campionato si fa in salita. Contro il Porto servirà una Juve meno attendista e più propositiva da subito. Perché il cammino è lungo, ma basta poco per accorciarlo e renderlo più doloroso di un tonfo inatteso.

Napoli – Juve, bianconeri sotto ritmo: troppo poco anche per il Porto

In Napoli – Juve cio’ che è emerso in maniera lampante è quanto i bianconeri facciano fatica a dare ritmo, intensità e velocità alle proprie giocate. Nonostante dei numeri incoraggianti (percentuali passaggi riusciti, falli commessi, tiri in porta) la Juventus ha prodotto non molto e lo ha fatto con lentezza. Sicuramente con poco cinismo (lo testimonia il fatto di essere solamente il 6° attacco della Serie A pur disponendo di Cristiano Ronaldo).

Sono mancate non tanto le geometrie e quel pizzico di inventiva, quanto l’intensità nel fraseggio nella metà campo avversaria. Che combaci poi con l’assenza di Arthur è tutt’altro che una coincidenza. La tegola del 5 brasiliano si è fatta sentire di più anche rispetto a quella di Bonucci. Non è mancata troppo la costruzione dal basso coi lanci lunghi, piuttosto il far girare palla con velocità nella trequarti del Napoli.

La “parola chiave”, che merita un focus da qualche anno a questa parte, soprattutto in Europa, è una sola: intensità. La stessa con cui il Liverpool di Klopp schiaccia gli avversari, o la stessa che ha permesso al Tottenham di arrivare in finale, al Bayern di vincere lo scorso anno e all’Atalanta di ben figurare nella scorsa edizione della Champions League. “Bruciare il campo”, essere in palla fisicamente, raddoppiare gli avversari, anticipandoli sulle “seconde palle”.

E’ da un pò di partite che non vediamo tutto questo. Il fatto che la Juve giochi ogni 3-4 giorni non è, nemmeno in questo caso, una coincidenza. La squadra vista ieri a Napoli è stata inconcludente, poco brillante, lenta nell’ultima porzione offensiva, non ha peccato di qualità o nelle geometrie. Non si discute la brillantezza tecnica o nelle scelte, nelle imbucate, ben altro. La Juve è visibilmente sotto ritmo e adagiandosi in questa maniera si rischia anche di non andar lontano contro il Porto e qui, il ritorno di Arthur (ancora ben lontano dal reintegro) sarebbe manna dal cielo.