Ci pensavo da un po’, da quando l’ho visto solcare la fascia contro il Valencia e servire un paio di cross allucinanti, prima di esser tirato fuori dai giochi da un folle cartellino rosso: Cristiano Ronaldo alla Juventus è ringiovanito di 10 anni. Non parlo di età biologica, di resistenza o altro: l’atteggiamento di CR7 con la Juve ricorda maledettamente quello che il non ancora pluripremiato portoghese aveva nell’anno in cui vinse la sua prima Champions League e il suo primo Pallone d’Oro, quando difendeva i colori del Manchester United.
Proprio all’Old Trafford, tale ipotesi si è cristallizzata in una concreta e incredibile realtà; i tifosi dei Red Devils saranno rimasti sicuramente a bocca aperta nel veder cancellati con un colpo di spugna tutti gli anni passati al Bernabeu, che avevano trasformato Cristiano Ronaldo, nell’immaginario collettivo, da fuoriclasse del calcio a icona globale, da funambolico finanche letale ala offensiva a realizzatore pressoché puro, da uomo squadra (come l’ha mirabilmente descritto Luca Momblano) indiscusso a stoccatore non sempre tangibile.
Non intendo assolutamente sminuire l’epopea di CR7 al Real, squadra che ha accolto a Madrid un giovane campione e l’ha trasformato in una macchina perfetta senza eguali nella storia del calcio; molto semplicemente, sono le movenze, il modo di stare in campo, quello che fa e anche quello che non fa, tutti piccoli elementi che concorrono nel farmi pensare che Cristiano sia tornato ragazzo in questa nuova avventura chiamata Juve, nella quale si è tuffato con la spensieratezza e la grinta di un giovane più che di un uomo adulto, del quale ha comunque conservato la leadership e l‘aura di invulnerabilità.
Vi siete mai fermati a guardare Cristiano quando riceve palla lungo la fascia? Vuole convincerci, farci capire che la nostra fiducia è ben riposta, alza la testa, accenna uno o due doppi passi, azzarda dribbling non sempre produttivi, rimette nel suo gioco tutti i ricami e gli orpelli che negli ultimi anni al Real aveva progressivamente abbandonato, considerati superflui o addirittura fastidiosi.
Anche nello stile di gioco, a tratti Cristiano Ronaldo sembra tornato quello che insieme a Giggs arava le corsie esterne dello United di Sir Alex Ferguson: ora a sinistra ora a destra, ora un cross o un dribbling e ora un arresto e tiro, a volte addirittura riceve defilatissimo per allargare le difese e poi si butta capofitto nel tentare di ricevere un cross, in una perfetta crasi tra il Cr7 mancuniano e quello merengue.
Anche le sue punizioni, tallone d’Achille negli ultimi anni con Zidane, sembrano pian piano poter tornare quelle di un tempo. Il piazzato di ieri, benché centrale, ha messo in seria difficoltà De Gea con la sua traiettoria irregolare e imprevedibile che scende all’ultimo momento. Le chiamavano Tomahawk, ve le ricordate?
In ultimo, ma questa probabilmente è solo una mia impressione, Cristiano sembra non ricercare in maniera così spasmodica il gol. Certo, continua a tirare verso la porta come un ossesso, e i portieri continuano a compiere miracoli sulle sue conclusioni com’è capitato anche a Manchester, ma non è mai sembrato svogliato o nervoso né quando si trova insolitamente (sempre relativamente ai tempi recenti) confinato sulla fascia né quando si ritrova a dover recuperare la sfera nella sua trequarti.
Il CR7 della Juve è un CR7 che si diverte, e finché continuerà a divertirsi possiamo dormire sonno tranquilli. A Manchester non ha messo a referto nessun gol e nemmeno un assist, nel senso più rigoroso del termine, ma secondo voi farebbe a cambio con una vittoria del genere nella sua vecchia casa?