Una sassata di Cuadrado decide un Derby d’Italia bello e combattuto, che conferma la buona vena dell’Inter, ma anche la supremazia della Juve, non solo sugli avversari di giornata, ma anche e soprattutto sul campionato. La solidità difensiva dei bianconeri, oltre alla qualità del palleggio garantita dagli assi di Allegri regala allo Stadium, che ritocca ancora il suo record di incasso, dopo le gare contro Napoli e Roma, una serata di puro spettacolo, fin dai primi minuti.
È solo il 3′ minuto quando Dybala strappa applausi con una sforbiciata in area che Handanovic riesce a respingere ed è solo il 12′ quando centra la traversa con un sinistro a giro da fiori area. In entrambi i tentativi la rapidità di esecuzione della Joya è impressionante ed è il manifesto del gioco dei bianconeri, capaci di ribaltare il fronte d’attacco conducendo l’azione con uno, due tocchi e di tenere regolarmente sotto pressione la difesa avversaria.
L’Inter ha soluzioni diverse: o cerca subito la profondità garantita da Icardi, o insiste per arrivare al cross dalle fasce. In ogni caso anche i nerazzurri sanno rendersi pericolosi, prima con il destro di Gagliardini, che calcia alto sugli sviluppi di un angolo, poi con quello di Joao Mario, che conclude a lato dopo essere stato liberato al limite dalla sponda di Icardi, quindi con il colpo di testa ancora di Gagliardini, bloccato da Buffon.
Mandzukic, tallonato da Murillo, fa fatica a spingere a sinistra, mentre per Higuain, preso tra Miranda e Medel, è difficile liberarsi e quando ci riesce alla mezz’ora colpisce male il traversone di Alex Sandro e mette sul fondo.
Dalla parte opposta Perisic di testa impegna Buffon e Icardi sfiora il palo con un tocco sotto misura. Tra i due tentativi dei nerazzurri, è Mandzukic ad andare vicino al gol, tuffandosi per arrivare sul cross di Cuadrado, ma angolando troppo l’incornata.
Il primo tempo sembra doversi chiudere in parità, ma nel finale la Juve ha il sussulto decisivo e dopo la punizione di Pjanic, deviata in angolo da un miracolo di Handanovic, è Cuadrado a sbloccare il risultato, arrivando in piena corsa su un pallone respinto dalla difesa nerazzurra e sparando un siluro tanto bello quanto imparabile sotto l’incrocio.
L’Inter sembra accusare il colpo, perché quando torna in campo dopo il riposo, appare meno incisiva e convinta. La Juve invece insiste e sfiora il raddoppio con Pjanic, liberato in area da un’intuizione di Higuain, ma troppo “morbido” nella conclusione.
Pioli non ci mette molto a capire di dover intervenire e sostituisce Brozovic e Candreva con Kondogbia ed Eder. I nerazzurri si risvegliano e tornano a giocare su ritmi alti e anche Allegri cambia, mandando in campo Marchisio al posto di Cuadrado.
È una gara equilibrata, combattuta e tesissima. L’Inter ci mette impegno, ma l’attenzione dei bianconeri è massima e sono anzi Higuain e compagni a creare gli unici veri pericoli. Il Pipita prova a spezzare l’equilibrio con un diagonale di destro che Handanovic respinge non senza problemi. Allegri cambia ancora, inserendo Dani Alves e Rugani e richiamando Lichtsteiner e Dybala e passando alla difesa a tre. La Juve va vicino al gol anche con il colpo di testa di Mandzukic, che mette in porta il traversone di Khedira, ma trova ancora Handanovic pronto a rispondere. Il resto è lotta a centrocampo, difesa attenta e gestione della palla e del cronometro. Una gestione da squadra matura e sicura, che non concede e non teme nulla . E che vince, con pieno merito.
JUVENTUS-INTER 1-0
RETI: Cuadrado 45′ pt
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner (35′ st Dani Alves), Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Cuadrado (26′ st Marchisio), Dybala (39′ st Rugani), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Benatia, Asamoah, Sturaro, Rincon, Mandragora, Pjaca
Allenatore: Allegri
INTER
Handanovic; Murillo, Medel, Miranda; Candreva (13′ st Eder), Gagliardini, Brozovic (13′ st Kondogbia), D’Ambrosio; Joao Mario (34′ st Palacio), Icardi, Perisic
A disposizione: Carrizo, Andreolli, Santon, Nagatomo, Ansaldi, Banega, Biabiany, Pinamonti, Gabriel B.
Allenatore: Pioli
ARBITRO: Rizzoli
ASSISITENTI: Di Fiore, Manganelli
QUARTO UFFICIALE: Barbirati
ARBITRI D’AREA: Orsato, Mazzoleni
AMMONITI: 7′ pt Candreva, 23′ pt Pjanic, 43′ pt Medel, 2′ st Mandzukic, 19′ st Cuadrado, 20′ st Khedira, 29′ st Chiellini, 49′ st Handanovic
ESPULSI: 49′ st Perisic
A CALDISSIMO / Juve-Inter 1-0: fra tanti calci spicca il lampo di Cuadrado
Le meraviglie del Napoli da un lato, l’irresistibile cavalcata vincente dell’Inter di Pioli dall’altro: è questo il contesto nel quale la Juve si è ritrovata a combattere allo Stadium contro i nerazzurri, ma alla fine arrivano tre punti che permettono di mantenere le inseguitrici a distanza di sicurezza.
Allegri conferma ancora il 4-2-3-1, come già si immaginava dalla vigilia: Lichtsteiner ed Alex Sandro terzini, Bonucci con Chiellini centrali, cerniera di mezzo con Khedira e Pjanic, Mandzukic insieme a Dybala e Cuadrado dietro ad Higuain.
Si parte a ritmi altissimi con l’Inter che prova a reggere la forza d’urto bianconera, un pizzico di fortuna nerazzurra con Handanovic che strozza l’urlo della curva bianconera sulla girata volante di Dybala, poi è la traversa a negare la gioia personale alla Joya. Qualche capovolgimento di fronte qua e là, più pericolosi Higuain e compagni, ed ancora la traversa a tenere il risultato bloccato dopo la punizione di Pjanic. Nell’azione dopo, però, il gol decisivo: corner del bosniaco, respinta corta e prodezza dalla distanza di Cuadrado che sigla la prima rete in campionato dopo quella in Champions col Lione. E’ la giocata che chiude la prima frazione. Nel secondo tempo la Juve controlla ancora meglio il campo, Buffon di fatto diventa spettatore non pagante, di contro Handanovic è ancora bravo in un paio di occasioni su Pjanic e Mandzukic. Nervosismo nel finale, ma l’1-0 va in porto senza patemi d’animo grazie anche ad un dominante Chiellini.
Doveva essere la prova del nove per capire se si riusciva a reggere questo schema anche contro una squadra più ad alto livello rispetto alle avversarie precedentemente affrontate nelle ultime settimane: esame superato, non a pieni voti, ma quando basta Walter Zenga (“Gigi Buffon non mi pare abbia fatto grandissimi cose, invece Handanovic è stato chiamato più volte in causa, m’è piaciuto” ai microfoni Sky, n.d.s.) per riassumere la serata c’è poco da aggiungere…
A CALDO / Juve-Inter 1-0: intensa, lucida e con i crampi come l’Europa comanda
C’è una parola, declinata in ogni sua possibile forma, che non c’entra niente con questo dopogara. E’ un avvertimento. “Deluso”, “deludente”, “delusione” e via dicendo. Proprio no. Niente e nessuno. Italia, Europa, mondo.
Juventus-Inter 2017 è il punto di ripartenza del calcio italiano, se ce n’è davvero uno. Termina 1-0, i bianconeri sconfiggono (allungando una striscia interna che ha dello spaventoso) una squadra in salute. Migliore sotto la Mole di quella che violò lo Stadium per prima, in un’era preistorica per come si muove il calcio del Duemila, migliore di quella che pareggiò contro il primo Allegri, migliore del Napoli di Sarri e della Roma di Spalletti viste due volte a testa, mai passiva e coraggiosa, convinta e senza speculazioni nonostante la difesa a tre.
Il preambolo aiuta a capire i tratti di questa vittoria, strameritata e consumata insieme all’adrenalina e all’acido lattico di Mario Mandzukic. Bella per sostanza e forma, figlia di una squadra fluida e votata a non tirare il fiato. Non in queste partite qui. Non più. E’ questo il lato conservativo che Allegri voleva cancellare, cancellando un po’ anche se stesso. Segno di intelligenza, neppure troppo in fondo.
Non può essere rimasto deluso nessuno. Parlo di noi. Di chi era allo Stadium, di chi voleva vincerla che bastava vincerla, chi cercava impeto e una Juve al centro del ring. Chi il colpo a effetto (ne contiamo in serie tra Dybala, Alex Sandro, fino Khedira e Bonucci tenendo a margine l’indigestione di colpi di tacco di Marione), chi invece cercava il gol da raccontare, chi indizi che la difesa regge anche indietreggiando veloce, chi la prestazione di Pjanic (tra i migliori quando sembrava venuto il momento perché sparisse definitivamente dal campo), chi voleva assaporare momenti di bombardamento offensivo, chi ama concedere pur di creare, chi non voleva fermarsi a parlare di modulo.
Su questo ultimo punto una precisazione: si chiama 4-4-2. Anche se non più lineare perché ormai quella è cosa da settore giovanile. Ma neppure sporco, storto, affidato agli dei e fatto di difficili catene di scivolamento e presunta intesa a fantasia da parte degli interpreti. E’ una sua formula spinta ma umile. Intensa, lucida e con i crampi. Roba europea. Caricata da una linea difensiva che ammette un minimo margine di rischio.
Insomma, il più cuadrado degli schemi nella più tecnica delle Juventus di Allegri.
E adesso che l’ha raggiunta, passibile solo più di ritocchi contestuali ai momenti, questa parola non la usi più.
Mannaggia a te mister, così mi deludi.
23a Serie A: Juventus-Inter 1-0
di Davide Terruzzi
Una partita combattuta e intensa viene vinta dalla Juventus grazie a un missile di Cuadrado. La squadra di Allegri conferma i miglioramenti delle ultime gare; l’Inter è stata una degna avversaria.
L’Europa è diversa, diciamo. Quando s’osservano gli scontri diretti dei campionati esteri, il primo pensiero va all’intensità delle partite, gare nelle quali la tattica non è un sofisma che soffoca la qualità. Juventus-Inter è stata una sfida europea, godibile e piacevole, maschia e combattuta, ricca di ottime giocate, contrasti, caratterizzata dai ritmi elevati e da una grandissima velocità. Massimiliano Allegri conferma per la terza partita consecutiva di campionato modulo e schieramento, esprimendo così fiducia in questi giocatori e in un sistema di gioco che ha dato alla sua squadra maggiore brillantezza offensiva e una varietà più ricca di soluzioni per mantenere il possesso. Nel corso della settimana gli interrogativi maggiori riguardavano le scelte di Stefano Pioli: come avrebbe potuto contenere la fisicità di Mandžukić? E chi avrebbe preso tra le linee Dybala? Il tecnico dell’Inter, reduce di una notevole rimonta in campionato, ha studiato le caratteristiche dell’avversario, trovando delle risposte a quelle domande. L’Inter così viene mandata in campo con un 3-4-2-1 in fase di possesso pronto a diventare un 4-4-1-1 senza palla; Pioli rinuncia a un terzino di ruolo per piazzare Murillo come esterno basso (la soluzione di mettere un difensore centrale sull’attaccante croato era già stata sperimentata da Di Francesco), aggiungendo un difensore centrale in più (Medel) cui affidare il compito, assieme a Miranda, di contrastare la ricezione tra le linee sia di Dybala che di Higuain. Brozović e Gagliardini compongono la cerniera centrale di centrocampo, D’Ambrosio è chiamato al doppio compito di terzino ed esterno della mediana a 4, Candreva è l’uomo fascia sulla destra; Perisić si muove sul centro destro, João Mário galleggia tra le linee alle spalle d’Icardi.
Le scelte di Pioli aiutano l’Inter a tenere bene il campo. Le squadre del tecnico nerazzurro sono caratterizzate dall’intensità, figlia di una fase di transizione aggressiva e spesso efficace. L’inizio di gara è stato però gestito meglio dalla Juventus, capace di mantenere il controllo del centrocampo e di pungere sulla propria destra, sfruttando bene le situazioni dopo la riconquista della palla attaccando lo spazio alle spalle di D’Ambrosio: così arriva il primo squillo di Dybala. Il pressing alto dei bianconeri è stato intermittente, ma ha funzionato nei pochi momenti in cui è stato effettuato. I tre difensori centrali venivano presi dalla coppia argentina più l’esterno sul lato forte, mentre i due centrocampisti accorciavano sui due mediani. La traversa del fantasista argentino è figlia della pressione offensiva organizzata dai bianconeri che forzano il rinvio di Handanovic; la transizione è rapida, contraddistinta dalle elevate qualità tecniche e porta all’occasione da gol.
La formazione d’Allegri ha però preferito compattarsi all’altezza del centro del campo, lasciando libertà d’iniziativa ai tre difensori centrali nel tentativo di dirottare la manovra sulle fasce laterali dove sarebbero dovuti scattare i meccanismi per recuperare il pallone. La presenza di una difesa a tre ha permesso al centrale della mediana d’aprirsi permettendo all’esterno di salire ulteriormente: così la Juventus, specie sulla propria destra, si è trovata in inferiorità numerica. L’inter, col passare dei minuti, è così riuscita a rendersi pericolosa. I nerazzurri hanno corso molto, impedendo agli avversari di ragionare con tranquillità, costringendoli dover prendere una decisione nel minor tempo possibile.
L’avvio della manovra bianconera è stata resa complicato dalla pressione collettiva portata dagli interisti, ma gli uomini d’Allegri hanno dimostrato miglioramenti in questa situazione. Pioli ha scelto di lasciare libero Chiellini, chiamato a portare su palla, mentre Icardi s’occupava di Bonucci: João Mário si è mosso prevalentemente sulle tracce di Pjanić, mentre Khedira veniva preso dal centrocampista sul lato palla; i due esterni s’alzavano sui terzini. La Juventus è stata abile a non perdere palloni nella zona calda, dimostrando una varietà di soluzioni tipica del calcio d’Allegri: il lancio per Mandžukić, i movimenti ad abbassarsi di Dybala (troppo discontinui), le ricezioni alle spalle del centrocampo di Higuain. L’Inter è stata nel primo tempo fortemente aggressiva, le uscite dei difensori centrali hanno provocato falli ma hanno limitato i due argentini bianconeri.
Il pressing offensivo dell’Inter è stato fortemente orientato sull’uomo, con una notevole capacità dei giocatori nell’accorciare stringendo il campo. La qualità della Juventus ha però permesso di sviluppare anche in campo aperto le proprie azioni, esprimendo così delle buone occasioni da gol. Così, però, la squadra di Allegri non saliva giocando, fondamentale per sistemarsi al meglio sul campo per effettuare delle efficaci transizioni e coperture preventive. I nerazzurri si sono resi pericolosi sfruttando la posizione di João Mário, alto anche quando gli avversari attaccavano, bravo a galleggiare nelle spazio alle spalle del centrocampo bianconero; la coppia di difensori centrali era spesso spinta lontana dai movimenti ad attaccare la profondità d’Icardi, abile così a creare questi varchi. La principale palla gol capita proprio sui piedi del centrocampista portoghese.
Le difficoltà maggiori per la Juventus sono nate sulla propria destra. I movimenti di Perisić hanno spesso attirato e chiamato fuori dalla propria posizione sia Pjanić che Bonucci. Il giocatore croato coi suoi tagli ad aprirsi verso l’esterno si muoveva alle spalle di Lichtsteiner: è il posizionamento stesso dei giocatori dell’Inter a dettare quest’azione. Cuadrado, infatti, s’alzava sull’uomo più vicino (spesso Miranda), costringendo Lichtsteiner a uscire in pressione su D’Ambrosio; così si creava quello spazio che è stato attaccato con efficacia.
Come nella prima frazione di gioco, anche la ripresa vede la Juventus protagonista. La formazione d’Allegri dimostra di saper attaccare bene anche contro la difesa posizionale dell’Inter; i nerazzurri hanno nell’aggressività il proprio punto di forza, ma l’eccesso di pressione sull’uomo comporta lasciare degli spazi vuoti. I bianconeri dialogano molto bene nello stretto, hanno dei due centrocampisti la difesa giocatori pronti ad accompagnare l’azione inserendosi nei varchi; è una Juve meno rigida rispetto alle prime uscite, più fluida, a manifestazione di una maggiore conoscenza del nuovo sistema e una connessione tecnica tra i giocatori migliore.
Il 4-3-3 della Juventus subito dopo il cambio. E il 4-4-1-1 nerazzurro senza palla.
La mossa finale di Pioli è quella del tutto per tutto: Palacio prende il posto di João Mário, calato alla distanza, e si sistema sul centro-destra scambiandosi spesso la posizione con Perisić.
Allegri reagisce inserendo Rugani e richiamando Dybala (pochi minuti prima il cambio Alves-Lichtsteiner) con una Juve che si sistema col 5-4-1 col quale blinda il risultato, rendendo vano il tentativo disperato da parte di Pioli che sposta Perisić sulla sinistra (sperando così nell’uno contro uno con Alves), passando a un 3-4-3 puro con i tre attaccanti stretti.
Juventus-Inter è stata una partita avvincente, intensa e bella da guardare. Giocata su ritmi elevati, è stata l’occasione per entrambi gli allenatori di sperimentare le proprie squadre uscendo tutti e due con ulteriori certezze. I nerazzurri hanno tenuto un baricentro più alto (di circa 5 metri), ma sono stati più sfilacciati (Juve più corta di 4 metri), una strategia tipica delle formazioni di Pioli: il pressing offensivo e le transizioni negative immediate hanno consentito un buon numero di palloni recuperati nella metà campo bianconera o all’altezza del centrocampo, mentre la Juventus è stata più compatta, maggiormente ordinata nella ripresa in cui ha effettivamente concesso poco. Allegri ha potuto testare il 4-2-3-1 contro una squadra fisica, intenzionata ad esercitare una pressione alta, provando a soffocare fin dal nascere la manovra bianconera: la sua formazione ha dimostrato i recenti progressi nella gestione e nel mantenimento del possesso sotto pressione grazie a una varietà di soluzioni cui si abbina la qualità tecnica dei giocatori. Ha creato molto, qualcosa ha concesso. Probabilmente andrà studiata una soluzione per contrastare più efficacemente la costruzione bassa di squadre che si sistemano a 3 dietro, così come andrà trovato maggiore equilibrio nelle situazioni in cui entrambi i mediani accompagnano l’azione. Forse andrebbe consolidato il possesso prima di buttarsi; più probabilmente dovranno essere i difensori a salire ulteriormente. Interessanti gli ultimi venti minuti di gioco. Si è molto discusso della Juventus che sarà col pieno recupero di Marchisio: che ne sarà del 4-2-3-1? Allegri ha dimostrato di non voler rinunciare a Pjanić nel ruolo di perno del centrocampo, probabile che vorrà affiancargli Marchisio con Khedira libero di inserirsi. Sulla destra Dybala si è mosso bene, stringendo la posizione e dialogando con Higuain. Di certo non gli potrà essere richiesto un eccesso di compiti difensivi.
L’Inter è una squadra in ottima salute, convinta di quello che sta facendo. Ha tenuto bene il campo contro una delle formazioni più difficili e competitive d’Europa. Pioli è stato intelligente nel preparare la partita, è riuscito a risolvere quegli enigmi che sembravano condannare la propria squadra a una sconfitta netta. La sua Inter è squadra intensa, abile nelle transizioni in campo aperto, più in difficoltà nell’attacco in fase posizionale. L’aggressività elevata può risultare eccessiva, consentendo alle avversarie delle ripartenze pericolose. La possibilità di lavorare serenamente durante la settimana dovrebbe permettere all’Inter di mantenere una buona condizione atletica, sebbene andrà verificata la tenuta mentale di fronte a eventuali difficoltà e stress.