Dal 2013 al 2016: com’è cambiata Bayern Monaco – Juventus

IERI

2 aprile 2013, la Juventus approda ai quarti di finale di Champions League per la prima volta nell’era post-retrocessione. I bianconeri guidati da Antonio Conte si sono inaspettatamente classificati al primo posto in un girone decisamente complicato, superando il Chelsea campione d’Europa (memorabile il 3-0 dello Stadium) e l’ottimo Shakhtar Donetsk di Lucescu. Regolato il Celtic negli ottavi di finale con 5 gol fatti e 0 subiti tra andata e ritorno, la Juve si trova ad affrontare una delle migliori squadre d’Europa, il Bayern Monaco di Jupp Heynckes. Conte schiera la Juventus con il consueto 3-5-2: Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon, Lichtsteiner e Peluso (preferito ad un Asamoah tornato esausto dalla Coppa d’Africa) sulle corsie esterne, nel mezzo il collaudato triangolo Pirlo-Marchisio-Vidal e davanti Matri e Quagliarella. Gli esclusi eccellenti si chiamano Pogba, la grande novità della squadra bianconera, e Vucinic, reduce da un infortunio e recuperato solo per la panchina.

Dall’altra parte, i padroni di casa guidati da Heynckes sono reduci da un girone chiuso al primo posto davanti al Valencia e al sorprendente Bate Borisov, che in Bielorussia ha inflitto una sonora lezione ai teutonici con un inaspettato 3-1. Negli ottavi di finale i bavaresi hanno rischiato grosso contro l’Arsenal, dato che al 3-1 dell’Emirates è seguito il sorprendente 2-0 all’Allianz Arena, coi gunners che hanno sfiorato più volte il gol che avrebbe garantito loro la qualificazione. Il Bayern scende in campo tra le mura amiche col consueto 4-2-3-1: Neuer tra i pali, davanti a lui la linea a 4 formata dal giovane Alaba e capitan Lahm sulle fasce e Van Buyten e Dante al centro, in mediana Luiz Gustavo e Schweinsteiger, col trittico formato da Muller, Toni Kroos e Ribery a supporto di Mandzukic, che ha scalzato Gomez dal centro dell’attacco bavarese con una serie di prove convincenti.

bayern - juve 2013

Il risultato è un impietoso 2-0, addirittura stretto ai bavaresi per le tante occasioni create. I bianconeri vanno subito sotto a causa di una conclusione di Alaba, che a neanche 30 secondi dal fischio iniziale scaglia verso la porta un sinistro che, complice la deviazione di Bonucci, s’insacca alle spalle di un incredulo Buffon. La squadra di Heynckes continua a macinare gioco e addirittura migliora dopo l’uscita dal campo di Kroos per infortunio, dato che il subentrato Robben fa impazzire la retroguardia bianconera, già in difficoltà nel reggere l’urto dell’attacco teutonico anche senza l’olandese. Buffon prova a tenere a galla la squadra, ma si arrende nella ripresa quando respinge male una conclusione di Luiz Gustavo sulla quale si avventa il tarantolato Mandzukic: tap-in, 2-0 e titoli di coda. La gara di ritorno terminerà con lo stesso risultato; doccia fredda per una Juve ancora decisamente acerba in campo europeo, mentre il Bayern sale il primo gradino che lo porterà a diventare campione d’Europa.

OGGI

16 marzo 2016, la Juventus che arriva in quel di Monaco è una squadra incerottata e indebolita da alcune assenze pesanti, ma anche desiderosa di un’impresa europea da incidere negli annali, una gara che potrebbe lanciarla di diritto tra le predendenti alla coppa dalle grandi orecchie. Due volte vincente sul Manchester City nella fase a gironi ma qualificatasi come seconda a causa della sconfitta con il Siviglia nell’ultima giornata, la Juve è stata punita dall’urna di Nyon che le ha consegnato subito uno degli avversari più duri, il fortissimo Bayern di Pep Guardiola. Nella gara d’andata allo Stadium i bianconeri sono stati messi sotto per un’ora abbondante, e le reti di Muller e Robben sembravano averli condannati definitivamente. Poi la scintilla, la voglia di non cadere che ha portato prima il grande ex della gara Mandzukic a servire un assist d’oro per l’1-2 di Dybala, poi l’eroe inatteso Sturaro a spedire alle spalle di Neuer il pallone dell’impensabile, per come si era messo il match, 2-2. A frapporsi tra la Juve e il sogno, oltre agli alieni bavaresi, c’è anche il pesantissimo macigno rappresentato dagli infortuni: fuori diversi uomini importanti come Chiellini, Marchisio e Dybala, con Mandzukic che stringerà i denti per non perdere l’occasione per fare uno scherzo a chi pare averlo cacciato da Monaco. Massimiliano Allegri potrebbe schierare la squadra con un 4-4-2, anche se probabilmente la decisione definitiva verrà presa soltanto in serata; in caso di 4-3-3, pronto Hernanes in cabina di regia, mentre con la difesa a 3 sarebbe Evra ad abbassarsi di fianco a Bonucci e Barzagli, con Alex Sandro a centrocampo e Lichtsteiner o Cuadrado sulla destra.

I favori del pronostico sono tutti per gli uomini di Pep Guardiola, fermati in maniera rocambolesca allo Stadium ma desiderosi di portare a casa il risultando mantenendo la striscia d’imbattibilità casalinga in Europa. I tedeschi si sono qualificati come prima squadra di un girone con Arsenal, Olympiacos e Dinamo Zagabria senza troppi problemi, con 5 vittorie e una sola sconfitta, peraltro ancora per 2-0 contro l’Arsenal, proprio come tre anni prima negli ottavi di finale. Anche la squadra di Guardiola arriva al match di ritorno con qualche defezione importante: su tutti il perno della difesa Boateng, oltre ai compagni di reparto Badstuber e Martinez e a Robben, quest’ultimo in dubbio a causa di una sindrome influenzale. Difficile immaginare che il Bayern possa speculare sul pareggio con reti dell’andata, più probabile che si affidi a una circolazione della palla avanzata simile a quella vista allo Stadium per evitare di esporre a pericoli una difesa rimaneggiata. Davanti a Neuer giocheranno da centrali gli adattati Alaba e Kimmich (più defilata l’opzione Benatia), con Lahm e Bernat sulle fasce e probabilmente Vidal a fare da schermo a centrocampo. I 4 uomini in appoggio a Lewandowski nel 4-1-4-1 di Pep dovrebbero essere Ribery (o Robben), Muller, Thiago Alcantara e Douglas Costa, con Coman e Xabi Alonso comunque in lizza per una maglia da titolari.

bayern - juve 2016

Rispetto alla gara di tre anni prima, in casa Juve è cambiata innanzitutto la guida tecnica: con Allegri i bianconeri hanno un approccio più morbido e meno ossessionato alle gare, e in generale si affidano di più al talento individuale che all’organizzazione di gioco in avanti. Soprattutto, è cambiata la mentalità con la quale la Juventus affronta le sfide europee: l’esaltante cammino dello scorso anno ha regalato alla squadra una nuova consapevolezza della propria forza in campo europeo, come si è visto nelle due gare col Manchester City e nel secondo tempo di Juventus – Bayern. La difesa è rimasta quasi immutata, fatta eccezione per il notevole salto di qualità sull’out di sinistra: da Peluso e lo sfortunato Asamoah all’esperienza di Evra e la potenza dirompente di Alex Sandro, tra i migliori acquisti del biennio di Allegri. A centrocampo oltre all’infortunato Marchisio mancheranno ovviamente Pirlo e Vidal, quest’ultimo passato dall’altra parte della barricata, ma il mister può contare su un Pogba molto più maturo, sull’intelligenza di Khedira e, a seconda delle necessità, su sostituti di qualità come Hernanes (spesso criticato ma importantissimo all’andata) e Sturaro, già decisivo lo scorso anno col Real Madrid. L’attacco è sicuramente il reparto che è cresciuto di più: al posto di Quagliarella, Matri, Vucinic e Giovinco ora ci sono Morata, Dybala (che stasera purtroppo non sarà disponibile), Zaza e Mandzukic, che ha fatto il percorso inverso rispetto a Vidal. La variabile impazzita è quel Cuadrado a lungo inseguito da Antonio Conte, ora a disposizione di Allegri per almeno una stagione, giocatore che ha dimostrato di essere importante e decisivo sia da quinto del centrocampo a 5 che da esterno del tridente. Cambierà anche il verdetto del campo?

Se Eupalla avesse un cuore

Se Eupalla avesse un cuore


Se dio Eupalla avesse un cuore la Juventus avrebbe vinto una manciata di coppe e non avremmo perso finali e finali. Più di tutti. Come un qualsiasi Ivan Lendl a Wimbledon. Come un Benfica dopo Eusebio. Quanto la Germania ai Mondiali. Se Eupalla avesse un cuore terrebbe in considerazione i desideri bianconeri, le speranze della Vecchia Signora, i sogni di tutti i ragazzini che hanno amato campioni meravigliosi come Sivori, Platinì, Del Piero e Roberto Baggio, Nedved e Vialli. Se Eupalla capisse la lingua italiana, così piena di arrotondamenti, infrazioni, svolte improvvise, terrebbe in considerazione questa squadra con il nome antico e moderno, latino e un po’ inglese, con la musicalità difficile, quasi impossibile da mettere in una rima baciata. Sarà per questo che prendono in giro. Maledetto Eupalla, maledetto quanto ti amo. Sei quasi femmina per come scappi ogni volta e ti fai desiderare in mezzo alla settimana. Ricordo tutte le partite di Coppacampioni. Da quando a casa mia c’è il televisore a colori. Da quando presi la bandiera da una bancarella e quello, il venditore, mi voleva convincere a tenere per la Lazio. Da quando il benzinaio sotto casa si avvicinò cattivo perché l’avevo preso in giro dopo una partita con lo Standard Liegi in cui si sarebbe dovuto perdere. Ho amato, caro Eupalla, il presidente Boniperti. Come un nonno che t’insegna quali sono le regole ed i giochi da fare. Meglio di tutti, dentro i pixel bellissimi che si portano i cartoni animati e i divertimenti più belli.

Eupalla, regalami una festa. Una serata come quella di Barcellona o Madrid di qualche tempo fa. Non dico molto. La Juve entrò in campo con Menninger in porta, Legrottaglie e Mellberg come centrali, Gygera e Molinaro terzini; Sissoko, Thiago, Camoranesi, Pavel (dai mille polmoni), Amauri e Alex (che era molto, molto più grande del pupazzo morbido e dolce). Con una squadra del genere avrebbero dovuto esser cacciati dal Santiago Bernabeu. Invece si riuscì a scalare la montagna. Poi finì tutto, anche l’amore per Claudio Ranieri, ma quell’incontro da uomini è rimasto, deve rimanerti sotto la pelle figlio maledetto di Eupalla. In Germania il Bayern fece a pezzi la squadra di Ciro Ferrara e si fece beffe di quella incerottata di Antonio Conte, con i suoi problemi di budget. Allegri regala sicurezza? Caro Eupalla dagli un po’ di fortuna. Di quella che altri hanno avuto e che quasi ha contrassegnato la loro carriera. Non mi offendo se la tua amica dea bendata aiuta, spinge una palla verso il giusto, nella porta di questi teutonici antipatici. Un sogno di ogni tifoso è sempre di esser invisibile. Non solo per andare a baciare quella bella che non ti filava, ma anche per prendere quel pallone maledetto che non va da nessuna parte e metterlo nel modo migliore nei piedi del ragazzo che sorride da un poster sopra il letto. Caro vecchio schifoso Eupalla non riesco a volerti bene. Non riesco a rispettare l’anima infame della umiliazione in eurovisione, la musichetta e poi le scritte ‘grazie Magath’. Si è passato l’inferno, da queste parti. Quella porta sbattuta in faccia regalala a chi spende e spande. Per la partita Bayern-Juventus guarda da un’altra parte. Di te non c’è bisogno.

Simone Navarra

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