De Ligt è l’adrenalina di Pavel Nedved

Matthijs de Ligt rompe una serie interminabile di tabù e di record: difensore più pagato della storia della Juve, giovane più pagato della storia della Juve. Ci si affida, in un ruolo così delicato, ad un olandese (de Ligt è indicato per diventare l’erede del capitano Chiellini); e sono stati davvero pochi gli olandesi a incidere in bianconero (in realtà, potremmo fermarci al solo Edgar Davids). Insomma, l’affare de Ligt ha molto di epocale, è un qualcosa che segna un punto di non ritorno, un cambio di rotta irreversibile, ancora più dell’affare Ronaldo.

E per scelte così coraggiose, c’è sempre necessità di manager coraggiosi, di gente senza paura di provare, di rischiare. E se in campo non si è mai tirato indietro in tutta la sua carriera, non avrebbe mai potuto farlo dietro la scrivania; il soggetto in questione fa Pavel di nome e Nedved di cognome. Consigliere del presidente, membro del CDA e, da questa stagione, elemento operativo dell’area tecnica, assieme al CFO Fabio Paratici

Pavel è uno che ama l’adrenalina. Dopo il ritiro era solito correre per i campi. Non ha mai veramente amato i consigli di amministrazione; “mi annoio” era solito dire, ma non ha mai pensato di lasciare il club che gli è entrato nella pelle. Nonostante offerte provenienti dalla UEFA o dalla Federcalcio della sua Repubblica Ceca. Ha lavorato Pavel, è stata l’ombra di Andrea Agnelli, ha aperto canali (grazie al suo lavoro e ai suoi contatti, la Juve è griffata Adidas), ha fatto da collante tra società e squadra (spesso ha fatto capolino, ora a Vinovo, ora alla Continassa, per sedare situazioni potenzialmente esplosive e garantire l’unità di intenti del gruppo squadra)

Che sia stato uno dei fautori del cambio di guida tecnica è il segreto di Pulcinella, e da questa scelta è scaturita la sua nuova vita juventina. Nuove responsabilità, nuove sfide. Quella scarica di adrenalina che gli era necessaria per coltivare le sue motivazioni.

Così, il 13 giugno del 2019, Nedved vola a Montecarlo, dal suo amico Raiola (la sua amicizia con Mino ci permette di giocare con lui sempre a carte scoperte), e sbaraglia la concorrenza per il suo assistito de Ligt, una concorrenza di una certa rilevanza (Barcellona e Paris Saint Germain). Nedved è stato abile a infilarsi tra l’empasse tra il procuratore italo-olandese e il Barcellona, e le incertezze dei francesi dopo l’avvicendamento tra Henrique Antero e Leonardo.

Di lì in poi una trattativa con connotati più mediatici che reali, con un finale che non è mai stato messo in discussione. E ora è tempo di sognare. Con Fabio Paratici che, come Marotta ai tempi, si prende tutta la gloria, anche se la firma indelebile sull’operazione è quella di Pavel, che così marchia la prima Juve del nuovo ciclo. Si spera il primo di tanti altri marchi. Chi vivrà, vedrà.


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Matthijs de Ligt, il condottiero

E’ il 18 marzo del 1900. 

Una sera come tante, ad Amsterdam.

Tre amici, riuniti in un caffè, hanno la pensata di fondare una squadra di calcio nella città dei canali per antonomasia. S

Decidono di chiamarla Ajax, ispirandosi al grande condottiero greco Aiace Telamonio, pilastro dell’esercito acheo durante la saga infinita della guerra di Troia, un leader indiscusso, il più alto di tutti, il più abile lanciere di tutti, quello più stazzato, sempre alla testa dei suoi soldati, sempre costante e perseverante. Un’ icona di forza, un presagio dei successi futuri del club olandese.

In questo leggendario eroe greco ho colto molte similitudini con l’ex lanciere Matthijs de Ligt (anche lui altino, quasi un metro e novanta per l’esattezza, anche lui corpulento), giovanissimo calciatore simbolo dell’Ajax che ha incantato chiunque lo abbia visto giocare. 

Juventus in primis, come ben sapete, che dopo un corteggiamento serrato (con un momento clandestino fatto di un incontro segreto alla Continassa la scorsa estate) è riuscita a farlo suo.

Un vero leader

Poco prima di ogni partita si alza in piedi davanti a tutti e si assicura che ciascun compagno sia concentrato e pronto a dare tutto in campo”. A parlare è l’ex biancorosso Max Wober ma sono in molti a descrivere de Ligt come un trascinatore, un vero leader, capace di essere fermo e risoluto nel dirigere il reparto.

Un ragazzo dal carisma unico che stupisce soprattutto se rapportato ai suoi 19 anni.

Il “Fatty boy” che colleziona primati

Come Aiace che compie imprese fuori dal comune, anche Matthijs, soprannominato dai compagni di squadra “Fatty” per il fisico massiccio, di “imprese” ne ha compiute da quando ha iniziato a tirare i primi calci ad un pallone nella squadra locale di Abcoude, a cinque km in linea d’aria guarda caso dalla Johan Cruijff Arena… 

De Ligt è il più giovane esordiente della Nazionale olandese dal dopoguerra ad oggi; nel marzo del 2017, partita di qualificazione al Mondiale contro la Bulgaria, con i suoi 17 anni, sette mesi e 10 giorni è riuscito a battere un primato che reggeva dal 1931.

Finale di Europa League contro il Manchester United dello stesso anno: il nostro Golden Boy si aggiudica il titolo di più giovane calciatore di sempre ad aver disputato una finale di una competizione europea.

Ancora più sorprendente pensare che Matthijs in campo per Tottenham – Ajax con la fascia di capitano al braccio si sia assicurato a 19 anni e 261 giorni il titolo di più giovane capitano della storia ad aver giocato in una semifinale di Champions League.

Poteva combattere sul terreno del Grande Slam

L’esperienza dell’Ajax inizia a sei anni quando gli osservatori del club vedono in lui così tante potenzialità da convincersi immediatamente a reclutarlo al centro sportivo “De Toekomst”. Nei primi tempi Matthijs gioca come centrocampista per incrementare la corsa e migliorare l’interazione con il gioco ma dopo poco viene schierato in difesa. 

E dire che potevamo ritrovarcelo finalista al Grande Slam visto che i genitori, entrambi tennisti, sognavano per lui un futuro con la racchetta da tennis. Merito di un giovane amico che lo invita ad un allenamento di calcio se invece Matthijs rimane indelebilmente stregato dal pallone…

Tennista mancato ma recordman del football, insomma.

Chiellini e Bonucci, due modelli

Aiace ammirava Achille, davanti a lui per forza negli scontri e suo ispiratore.

E de Ligt?

Chiellini mi piace tantissimo – dichiara a Tuttosport nel marzo scorso – è fortissimo, uno dei migliori in assoluto a difendere. Apprezzo anche Bonucci, sono due tra i migliori centrali d’Europa. Per un giovane come me sono entrambi due modelli a cui ispirarsi”.

La chiamata di Ronaldo

Siamo al termine del match di National League tra il Portogallo e l’Olanda.

Cristiano Ronaldo si avvicina al nostro Fatty Boy e gli dice: “Viene a giocare alla Juve”.

Racconta de Ligt alla stampa: “Li per li sono rimasto scioccato dalla domanda, all’inizio non l’ho capito e ho riso per questo motivo”.

La mamma non invadente

Ai microfoni di “Cuadro”, ma anche in altre occasioni, la signora Vivian de Ligt interpellata a proposito di un possibile passaggio al Barcellona di Matthijs, ha dichiarato: “Non voglio intromettermi nel futuro di mio figlio, rispetto le sue scelte”.

Una mamma non chioccia, dunque.

Dicono di lui

“Sembra che sia un calciatore professionista da sei o sette anni. Matthijs è molto maturo per la sua età ed ha il fisico di un ventiquattrenne”.

(Van der Saar, storico portiere dell’Ajax e Ceo del club olandese)

Vi lascio con questo video nel quale de Ligt dirige la propria ex curva (chissà se lo farà anche con la nostra…).

Da vero condottiero.


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