Non scrivendo da un po’, potrei scegliere tra un po’ di storie.
Quel confronto di ieri sera in un gruppo whatsapp di amici bianconeri a Roma, nel quale uno – dopo la grande vittoria con la Lazio, e nel bel mezzo di quel mare di complimenti soprattutto al mister, così bravo a motivare la squadra – fissa improvvisamente la priorità “stasera grandissima serata: ora serve il rinnovo urgentemente”, l’altro che gli risponde “ma sì dai, ormai ci siamo, stasera ennesima dimostrazione di forza e personalità”, il primo “sì ma allora perché la stanno portando così per le lunghe? Serve mettere nero su bianco, se lo perdiamo l’anno prossimo si fa complicata”, il secondo concorda “questo è sicuro, sarebbe come ripartire da capo, bruceremmo gran parte del vantaggio acquisito in questi anni; comunque rinnova sicuro, hai sentito che ha detto l’altro giorno in conferenza stampa? Dice che se avesse deciso di lasciare lo avrebbe detto un mese fa, non è mica come Conte”, fino a che il tipo che aveva decretato l’urgenza del rinnovo gela la chat rispondendo di botto “ma quando l’ha detto? Io ho sentito solo Spalletti dire che è un giocatore come gli altri, che deve rispettare le regole: vedrai che alla fine gli fa saltare il rinnovo”, facendo dunque venire alla luce l’equivoco durato 5 minuti buoni, in cui i due contendenti consideravano sì entrambi decisivo per la nostra prossima stagione un rinnovo a breve termine, ma si riferivano a due contratti diversi, due figure diverse, di due squadre diverse, entrambi grandi protagonisti della serata.
Oppure quel giornalista, il decano, il saggio, l’esperto, che però si fida un troppo delle sue statistiche e in pochi mesi ha dovuto fare un po’ di acrobazie tra “rimonta statisticamente impossibile” (agosto-settembre) e “rimonta statisticamente insopportabile” (marzo-aprile), tanto insopportabile da dire, nell’arco di quei mesi, che la più forte era prima l’Inter, poi la Roma, poi di nuovo l’Inter, poi il Napoli, fino all’incredibile gioiello del post Inter-Napoli, con i nerazzurri staccati di una ventina di punti dalla prima e lui imperterrito a scrivere, ad aprile inoltrato, che“l’Inter adesso è forse la squadra migliore. E’ come se avesse deciso di fare improvvisamente ciò che le viene chiesto”.
Sì, forse quello che le avevo chiesto io, cioè perdere una trentina di punti in un girone.
Quegli altri che vincono la Coppa Italia primavera (!) con l’allenatore che esulta, litiga, sfotte dei ragazzini reduci da due partite bellissime, e chiosa davanti ai microfoni affermando che “evidentemente lo stile Juve esiste solo quando si vince”. Ora, il periodo, da quelle parti, è quello che è, tra una sconfitta e l’altra e la cessione alle banche di crediti futuri di ogni genere pur di tirare avanti, però quell’esultanza grassa, smodata, fuori luogo, ci ricorda ancora una volta quanto sia importante che vinciamo noi, sempre noi, in Italia, proprio per evitare di dar sfogo a esultanze che sono diretta conseguenza di frustrazioni di questo tipo.
Ci sarebbe lasqualifica di Higuain, il quale alla fine, tra flashmob neoborbonici e qualche omissione nel referto, riesce a farsi ridurre la squalifica. Poco male, eh; anzi, ormai abbiamo imparato a sperare che i giocatori avversari vengano sempre riabilitati, pur di doverci risparmiare le lagne senza fine. Quel che conta è come finisce la storia: tutti contenti? Si lamenta la Roma, che dovrà affrontare il giocatore riabilitato in vista di una partita chiave? La Juve impegnata nel testa a testa (si fa per dire) con gli azzurri? Ma no, che domande: con il Napoli che si lamenta ufficialmente, perché “si è persa un’occasione per dare credibilità all’intero sistema”. Risate. Applausi. Sipario.
Credibilità dell’intero sistema, che paroloni. Come non pensare alla Lega condannata per l’accordo tra Sky e Mediaset e ancor più al prode Tavecchio, il grande capo del nostro calcio, il quale candidamente che “se noi applicassimo le norme in modo rigido, solo 5 squadre si potrebbero iscrivere alla Serie A”. In un qualunque paese basterebbe questo, per dimettersi il secondo dopo aver pronunciato quella frase, e invece niente, da noi neanche tra i titoli, le regole ci sono ma a volte vanno applicate in modo strettissimo (e il più rapido possibile!), altre no, non siamo mica tedeschi, mica possiamo fare i rigidoni, su, sennò poi tocca mandare giù un bel po’ di squadre.
Tutto questo mentre la Juve fantastica, famelica, si costruisce mille occasioni, non subisce nulla, non importa chi c’è e chi manca, prima o poi segna, raddoppia, fa il terzo e a momenti pure il quarto, pure se viene da 4 scudetti di fila, da mille vittorie consecutive, con un ricambio generazionale iniziato solo pochi mesi fa che ha già prodotto tanti giovani già all’altezza, da Rugani ad Alex Sandro, da Sturaro a Zaza, fino a Dybala, che meriterebbe di essere il numero 10 della Juve, se quella maglia non appartenesse già a un altro fenomeno assoluto.
C’è qualcosa che rende magiche certe vittorie della Juve, anche se fatico a capire cosa.
Ci penso, ci ripenso, e alla fine, mentre riguardo gli highlights su Sky, mi viene in mente: è lo Zio che ci commenta.
Lo Zio che non molla, ci crede, “l’idea tattica di Simone Inzaghi è questa, la stanno interpretando bene”, fino a quando arriva il solito gol, il suo solito brevissimo silenzio interrotto da quella frase, allegra compagna di mille serate, che ci tatueremmo ovunque, se amassimo i tatuaggi: “la voglio rivedere”, perché forse c’è una spinta di Pogba, no Fabio, intendo subito prima, qui le immagini non lo mostrano, ma ricordi contro il Milan, ecco qui mi pare abbia fatto la stessa cosa, una piccola spinta per liberarsi, andrebbe rivista, rivediamo sempre il momento successivo, invece prima lui si libera in quel modo, e avanti così, fino al rigore del 2-0, con Bonucci trattenuto per 10 minuti in area e lui che non è convinto, solito breve silenzio, ecco, la trattenuta c’è, però… e se solo potesse finire la frase, se solo potesse proseguire spontaneamente con un “però Fabio, rigore o non rigore, trattenuta o non trattenuta, io non ce la faccio più, non li sopporto più, io sto qua a chiedere di rivedere la spinta di Pogba e la trattenuta su Bonucci, con questi che vincono da 4 anni e 40 partite di fila”, mollando le cuffie sulla postazione e tuffandosi con la propria auto sulla Torino-Milano per tornare a casa, lasciando in fretta quella città e quello stadio così spesso forieri di amarezze.
Ecco, caro Zio, se solo potessi sfogarti fino in fondo e non limitarti a quei brevi momenti di silenzio intervallati da quelle frasi lasciate a metà, quei sospetti solo accennati, quell’insofferenza celata a stento allora no, caro Zio, non ci sarebbero dubbi sulla storia da raccontare.
Il Maestro…Massimo Zampini
Juve One Love – Questa squadra è Amore Puro
Tutto ciò è mostruoso. E’ impressionante. Tutto ciò è Amore Puro.
Vincere per 5 anni di fila, dopo calciopoli, la B, la malagestio Blanc, i settimi posti e il quinquennio farlocco nerazzurro. Fagocitare ogni record di un secolo di calcio, devastare come uno tsunami il pallone italico: Imbattuti, Spietati, Dominanti, Impenetrabili, Stra-vincenti, Inviolati.
Siamo nell’occhio calmo del ciclone, ad un passo dal trionfo più insperato, più eclatante. Estraniamoci per un istante dalla sublime abitudine alla vittoria, non quella banale, ma inesorabile e infinita, e cominciamo a compenetrare cosa abbiamo fatto, a sbirciare oltre l’abbacinante trionfo, a realizzare davvero quanto è clamorosa questa Juve, quanto è chimerico fare la conta degli aggettivi che possano essere involucro quanto più trasparente e compiuto di una sequela di imprese iperboliche. Tutto ciò è indicibile a parole. Tutto ciò si può descrivere con un solo lemma: AMORE.
I sintomi ci sono: farfalle nello stomaco alle progressioni di Pogba, cuore reciso dal sinistro chirurgico di Dybala, respiro affannoso al record di Gigi, sorriso ebete per le serpentine di Cuadrado, orgasmi plurimi per le cavalcate di Morata.
Ecco quindi i 5 motivi per cui questa squadra è AMORE PURO
1. CATTIVI, MALEDETTI ED IMPLACABILI
La Juve ha vinto 23 gare su 24, bloccata a Bologna prima del Bayern, con alcuni titolari a riposo. In questa striscia (record per la A e probabilmente unica per i maggiori tornei europei) ci sono altri dati erotici: 0 gol subiti in 10 gare di fila e 970’, 0 subiti nelle ultime 9 in casa, 2 gol subiti nelle ultime 15, su palla ferma (rigore nel derby e corner). La Juve ha l’implacabilità del vincente, può vincere con 2-3 fiammate, o con un disumano stillicidio di supremazia, può nasconderti la palla o concedertela, ma solo per infilzarti meglio. La Juve prende la rivale, la tratta male, lascia che palleggi per ore, la fa sentire poco importante, e dosa bene amore e crudeltà, e soprattutto, sul campo, nessuna pietà. E poi, quella maledetta rabbia agonistica di Mandzu, Zaza, Licht, Bonucci! Aww! L’amorosa testata di Bonucci!
2. MATURI, SAGGI E FOLLI
La Juve era a 12 punti dopo 10 gare, dopo il Sassuolo. Il gioco era duro come un amante in astinenza e i più duri e maturi di tutti: Buffon, Evra e Mandzukic hanno mostrato la faccia in TV, hanno sfoderato i gomiti e hanno rimesso la testa davanti a tutto e tutti. La saggezza agèe del Capitano (“Basta figure da pellegrini! Non gioisco per 3 vittorie di fila, ma per 10!”), la lucida follia brizzolata di Evra (“Possiamo vincerlo, mi prenderete per pazzo ma io ne sono SICURO!“), la halma assennata di Allegri (“Impariamo a nuotare in apnea“) e infine quella maturità evoluta nei tocchi adulti di Khedira, quel fascino intramontabile e solenne di Barzagli che annichilisce e tritura i rivali e quando segna stigmatizza: ho fatto pena in difesa, quindi ho rimediato in attacco! Aww! Le mani esperte di Buffon!
3. GIOVANI, CARINI E INVIDIATI
La Juve ha un fulcro imberbe, goloso e lussuoso, cuore di cioccolato in tortino croccante. La corazzata cattiva e matura esalta i 3 under 23 –forse- più forti e ricercati: Pogba, Dybala e Morata. Il 10 non è più solo tuttocampista, ma onnipotente. Se, in piena crisi, cercava di caricarsi il mondo Juve sulle spalle, ora Atlante Pogba col Mondo-Pallone ci gioca come Chaplin. Soverchiante nel complesso di tutti i fondamentali: recuperi, intercetti, contrasti, passaggi, assist, dribbling, tiri e gol. Pogba tronca, mura, eradica, fraseggia e poi miracoleggia, esce come cervo da foreste di gambe, scaglia cannonate, funesta sui corner, guizza alle spalle, assiste no look, cesella su punizione. Ormai è compiutamente il miglior CC al mondo. Nessuno fa ciò che lui può quando lui vuole, con la sua predominanza. Anche in casa Bayern segna e mette Morata e Cuadrado due volte davanti a Neuer per il possibile –maledetto- 3° gol.
Dybala è un Eletto. Sorrido dei paragoni con Messi, che è IL giocatore di sempre, inavvicinabile. Ma Dybala, al centro della scena, lo ricorda maledettamente. Va a prendersela, si volta, ribalta, la accarezza, seduce, tra due-tre, resiste, svicola, passa dietro avanti sotto sopra, ricama, tesse e finalizza. Rapidità di esecuzione qualitativa devastante, sinistro serico e sontuoso. Non arriverà MAI a Messi. Purtuttavia, Dybala si smazza 12 Km a gara (Messi passeggia per 6 km, perché PUO’ farlo), Paulino contrasta, aiuta, ripiega. Messi una diagonale difensiva in scivolata dopo 60 mt di corsa non l’ha mai nemmeno immaginata in carriera.
Poi c’è Morata. Il capoccione. Che prende gialli sciocchi e bisticcia col pallone in un grigio pomeriggio al Matusa di Frosinone. E poi…Aww, quelle folli dichiarazione d’amore, al Bernabeu, a Berlino, all’Etihad, all’Allianz…
4. POSIZIONI, DURATA E GODIMENTO
La Juve conosce tutte le posizioni, tutto il kamasutra. Partita 20°, 18°, nella parte destra, poi 10°, poi 6°, 3°, 2° per un po’ e infine la nostra posizione preferita: sopra. Con le altre sotto, o prone, o in ginocchio, per tacere di altre posizioni più oscene. La nostra grandezza è proprio nella completezza, la capacità di essere multiforme, saper soffrire, stringere i denti, farsi umile e provinciale, poi splendente ed europea. Battere il ferro col Genoa, mettersi a 5 per custodire l’1-0 con l’Empoli, poi risplendere nel possesso col Siviglia. Sottrarre la palla alle piccole, regalarla sorniona a Fiorentina, Napoli come al City. La Juve sa essere tante Juve e sa vincere con tante Juve in una. Di qualità, di forza, di astuzia, da fermo (tanto fiato sprecato su questa presunta pecca), di attesa, oppure di pressione immediata, di goleada, di infilata, di aggiramento, di pazienza, di blitz-krieg. Debussy o Wagner. Il Bayern gioca SOLO in un modo, il Barca non sa soffrire, l’Atletico non sa dare spettacolo, e così via. Forse la Juve è inferiore alle superbig, ma se l’è giocata alla pari, proprio perché ha una duttilità sconosciuta alle altre: ha la qualità eccelsa degli interpreti, ma anche la compattezza e lo zoccolo duro, ha la capacità di farsi geisha e sottomessa, ma anche l’abitudine a dominare e primeggiare. E soprattutto, nessuno come la Juve fa godere: anche per le infinità rivalità e odi, degli altri club e dei media “neutrale”, dell’Inter capolista, delle tazze celebrative viola, del Milan da Scudetto, della Roma già al Circo Massimo, del Napoli migliore di sempre. Alla fine, gode e fa godere solo la Juve. Awww, che goduria!!
5. SEXY, SORRIDENTI E IRRESISTIBILI
Così….
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Sandro Scarpa