Ultimo giorno di riposo per i Bianconeri che, al netto dei 14 giocatori impegnati con le rispettive nazionali, torneranno al lavoro domani, mercoledì 30 agosto, al Training Center.
I ragazzi si ritroveranno a Vinovo per una seduta pomeridiana, per iniziare a preparare la seconda gara casalinga della stagione, in programma sabato 10 settembre alle ore 15 (data e ora da confermarsi) all’Allianz Stadium contro il Chievo, e la successiva trasferta di Champions League, che vedrà la Juventus impegnata al Camp Nou contro il Barcellona martedì 12 settembre alle 20.45 nella prima giornata della fase a gironi.
Appunti tattici: le transizioni negative contro il Genoa
di Charles Onwuakpa
I problemi strutturali della Juventus nel primo tempo, le correzioni di Allegri e possibili scenari nel medio-lungo periodo.
La partita di sabato a Marassi è stata una grande prova di forza della Juventus, capace di ribaltare una partita cominciata nel peggiore dei modi. In particolare, soprattutto nel primo tempo, la formazione di Massimiliano Allegri ha mostrato qualche difetto nelle transizioni (come nella finale di Supercoppa). Di seguito ho analizzato due azioni-chiave che hanno evidenziato dove la squadra palesi difficoltà e quali possono essere gli sviluppi futuri.
Prima però è necessario capire come ha attaccato la Juventus, tenendo conto del fatto che il calcio si compone di 4 fasi (offensiva-difensiva, transizione positiva-negativa) ed il modo in cui si attacca influenza la successiva transizione difensiva o fase difensiva vera e propria -quindi col possesso consolidato da parte dell’avversario.
Come ha attaccato la Juventus a Marassi
Dopo il 2-0 iniziale il Genoa ha rinunciato ad ogni pretesa di dominare il possesso preferendo schierarsi con un blocco difensivo medio-basso e fortemente orientato sull’uomo. In questo modo la Juventus ha potuto consolidare il possesso ed attaccare posizionalmente.
Il gioco interno è stato inizialmente inefficace perché il Genoa copriva molto bene le linee di passaggio verso il centro oltre a togliere tempo e spazio di giocata al ricevitore. La circolazione palla dunque era molto orizzontale come mostrato anche da questa passmap.
Tanti passaggi orizzontali con Pjanic (evidenziato dalla stellina d’argento) a gestire l’impostazione e Dybala a fungere da raccordo più in avanti.
Prima di utilizzare i movimenti del terzo uomo (vedi i gol del 2-1 e 2-3), la manovra offensiva si sviluppava prevalentemente in ampiezza – quindi sulle fasce – con il cross come metodo di rifinitura preferita.
Come succede quando la Juve attacca posizionalmente col 4-2-3-1, Alex Sandro si è alzato molto, quasi in linea con gli attaccanti, mentre Mandzukic ed Higuain hanno potuto attaccare l’area supportati da Dybala in un secondo momento. Sulla fascia opposta era Cuadrado a fornire l’ampiezza, ma il colombiano ha patito la puntuale uscita aggressiva di Laxalt in fascia, negandogli tempo e spazio per puntare l’uomo e cercare il fondo.
Dunque è stato il brasiliano a dover crossare con più insistenza, e proprio sulla sua fascia sono arrivati i problemi principali.
I difetti strutturali della Juventus
Nella prima immagine si nota una transizione offensiva immediata del Genoa dopo un passaggio sbagliato di Khedira (autore di una prova molto opaca). Alex Sandro è altissimo e la squadra occupa il campo in ampiezza, tuttavia è troppo schiacciata orizzontalmente per poter coprire bene gli spazi.
Il pallone viene recuperato da Lazovic e Khedira, come al solito, accorcia sul portatore difendendo in avanti. Memore dell’azione dell’1-0 genoano, Chiellini raddoppia sul laterale rossoblu: il problema però è che la scarsa reattività motoria di Pjanic, soprattutto nello scappare all’indietro, libera Bertolacci concedendo un pericoloso 2vs1 a campo aperto. Il centrocampista non verticalizza per Galabinov “graziando” Rugani ma preferisce avanzare e servire la sovrapposizione di Lazovic. Intanto Lichtsteiner stringe sul lato forte per negare la profondità all’ex-Novara (importante una sua diagonale in una situazione molto simile accaduta poco dopo) mentre Taarabt può avanzare liberamente. Si crea un pericoloso 4vs4 nella trequarti difensiva bianconera: solo il colpo di testa di Galabinov sul cross in area impedisce a Taarabt di colpire indisturbato sul secondo palo.
In questa seconda immagine vediamo un altro problema emerso nella struttura della Juventus: Dybala riceve il pallone sulla fascia destra ma non ha linee di passaggio in avanti, i compagni di squadra sono troppo schiacciati verticalmente sul centro-sinistra e l’argentino è costretto al retropassaggio. La scarsa dinamicità nell’occupazione degli spazi ha inevitabilmente causato problemi di fluidità nella circolazione del pallone, di conseguenza esponendo i centrali a situazioni difficili data la distanza tra reparti. In questo senso Rugani ha patito i movimenti di Galabinov, bravo a far risalire la propria squadra e a liberarsi del suo marcatore diretto in area durante questa transizione. La scarsa comunicazione tra Rugani e Lichtsteiner ha poi permesso al centravanti rossoblu di colpire indisturbato, mandando la sfera di poco a lato.
Le correzioni di Allegri ed i possibili scenari futuri
Proprio per risolvere queste slegature, Allegri ha disposto la squadra con un 4-4-2 scolastico nella ripresa: il Genoa non è più ripartito e la squadra ha avuto maggiore copertura. Nel finale di gara gli ingressi di Bentancur e Matuidi hanno contribuito a gestire il possesso usando il pallone come strumento difensivo. Proprio questo tipo di atteggiamento ha indicato alcune soluzioni per Madama: innanzitutto la transizione difensiva è piuttosto reattiva, questo vuol dire che i giocatori cercano di orientarsi sul marcatore più vicino. I centrocampisti della mediana a 2 sono per natura portati a difendere in avanti mentre la linea difensiva scappa all’indietro, questo però non fa che dilatare lo spazio tra reparti creando una pericolosa slegatura che si potrebbe pagare contro squadre più dirette e verticali (pensate se ci fossero stati Mané e Salah al posto di Galabinov e Taarabt…).
Bisogna migliorare l’occupazione degli spazi avanzando come un blocco unico: come abbiamo detto a più riprese qui, se la Juventus vorrà diventare una squadra proattiva è necessario che al possesso palla segua un contropressing immediato durante la transizione negativa. La squadra deve accorciare il più possibile come un blocco unico anche a costo di concedere la profondità. Insomma, difendere in avanti per non concedere spazio e tempo di giocata. Anche il possesso palla deve essere più fluido per poter occupare meglio gli spazi, gestire la sfera a fini difensivi (tante linee di passaggio in spazi piccoli) ed impedire gli attacchi alle spalle dei terzini, cosa molto frequente soprattutto a sinistra.
La stagione è appena iniziata ed Allegri come sempre ci ha abituato a tante sperimentazioni in questo periodo: con una maggiore preparazione delle fasi offensive-difensive la Juventus non dovrebbe avere problemi nel gestire le transizioni.
Analisi Tattica / Genoa-Juve: Higuain vitale per risalite e sponde
Nonostante un avvio schock che ha ricordato quello della passata stagione, la Juve riesce a recuperare abbastanza presto la partita e a superare il Genoa con addirittura due gol di scarto.
COSA LA JUVE HA SOFFERTO
Priva di grandi qualità offensive e di palleggiatori validi, il Genoa non sa rivelarsi praticamente efficace in situazioni di possesso prolungato. Quindi, per rendersi pericoloso e risalire il campo, appena ottiene palla cerca subito di verticalizzare verso la prima punta. Anche dalle retrovie, come nell’azione che ha dato il via alla seconda rete.
Galabinov è stato protagonista indiscusso della prima frazione, vincendo praticamente ogni duello con un Rugani in grossissimo affanno: raramente la Juve è riuscita a schermare efficacemente le linee di passaggio, con l’attaccante bulgaro che è stato quindi trovato con grande facilità. Appena ricevuta palla, Galabinov serviva immediatamente o Taarabt o Pandev, i quali o puntavano direttamente la porta, o consentivano alla squadra di alzare il baricentro e portare uomini alle spalle delle linee bianconere.
Queste situazioni in campo aperto sono state sofferte tantissimo dalla Juve (ne abbiamo parlato anche qui), che ha dimostrato di non saper ancora gestire perfettamente contesti di questo tipo, soprattutto a causa di un centrocampo molto lento a rientrare.
In generale, un Genoa privo di molte soluzioni offensive ha creato tantissimo sostanzialmente con lo stesso tipo di giocata.
HIGUAIN VITALE PER CREARE SPAZI
Quindi, dopo i primi 8′, la Juve ha dovuto provare a scardinare l’asfissiante sistema di marcature a tutto campo dei ragazzi di Juric. Una delle più costanti è stata quella di Miguel Veloso, che ha spesso avanzato molto la propria posizione per andare in pressione su Pjanic, anche quando il bosniaco si abbassava tra Rugani e Chiellini per applicare la Salida Lavolpiana.
Non è stato facile superare il (basso) 5-4-1 genoano: né sulle vie esterne, né per vie centrali. Quando la Juve è riuscita ad andare sul fondo si è risolto il match (vedasi rigore del 2-2), ma un Sandro opaco e un Cuadrado costantemente braccato da un Laxalt in grande spolvero non sempre sono stati precisi.
Si è visto quindi tanto movimento senza palla in avanti, per portare via l’uomo e creare spazio tra le linee, con elevati interscambi tra punte e ali: basti pensare a Cuadrado e Dybala, con l’argentino che spesso agiva più largo ed il colombiano che, di contro, ricopriva posizioni più interne.
La Juve si è appoggiata tantissimo su Higuain: nonostante alcuni palloni persi, il Pipita si è rivelato vitale per la risalita del campo, venendo incontro per portare via il difensore e verticalizzando perfettamente per l’inserimento del compagno alle sue spalle.
Pure nella ripresa, l’ex Napoli ha mantenuto un’ottima condizione fisica, muovendosi quasi a tutto campo e aiutando persino nella riconquista della palla. La sua Heat Map dimostra quanto si sia rivelato determinante nella trequarti rivale, agendo a tratti anche da rifinitore e giocatore di raccordo. Ciò, in un certo senso, ha anche aiutato Dybala (e la sfida della Juve 2017-2018 sarà proprio l’essere meno Joya-dipendente in avanti).
Ovviamente, con l’inserimento di Douglas Costa, si spera in futuro di vederlo agire maggiormente a ridosso dell’area di rigore.
LA JUVE SI BLINDA E GESTISCE
Nella ripresa, il Genoa è calato fisicamente soprattutto dal punto di vista fisico, non riuscendo più né a ribaltare l’azione né a servire adeguatamente Galabinov. Molteplici i palloni persi della formazione ligure, con la Juve più reattiva nella riconquista del possesso.
La spettacolare azione del 3-2 manifesta a pieno la lucidità e la pazienza dimostrata dai bianconeri contro un Genoa sempre più alle corde. Nel finale, con l’ingresso di Barzagli e Matuidi, la Juve ha blindato il 442.
Juric, per dare più soluzioni a una squadra alla corde, ha inserito Lapadula per avere un punto di riferimento in avanti. Tuttavia, negando la profondità, le linee bianconere non hanno concesso praticamente nulla. Anzi, si è vista una gestione della palla piuttosto brillante, e va segnalato lo strepitoso impatto di Bentancur sulla gara.
Per quanto invece l’ex Psg abbia sulla carta altre caratteristiche, Matuidi ha aiutato con precisione i compagni nel giro palla, portando pure quelle giocate “da break” non proprio nelle corde di Khedira. In questo modo, il francese ha portato un’aggressione più dinamica e dato il via a rapidi contrattacchi, oltre a coprire meglio il campo.
Nei minuti di recupero, la sgroppata di Mandzukic che ha portato all’ultimo gol di Dybala ha espresso al meglio la buona condizione fisica con cui la Juventus ha chiuso la partita, un po’ come successo contro la Lazio in Supercoppa (nonostante la beffa finale).
Quindi, al netto di alcune cose da registrare soprattutto in fase di non possesso, la squadra di Allegri ha rimontato con relativa facilità una gara che si era messa su binari estremamente negativi. Per quanto ad agosto sia un errore eccedere coi giudizi perentori, questi sono senza dubbio segnali già significativi per quanto riguarda i valori di forza.