Dai singoli protagonisti alla dimensione campionato.
Da Rizzoli, peggiore in campo già solo perché riesce nell’impresa di parlare più lui di tutte le proteste messe insieme. Da Morata, uno che lo famo strano, attaccante micidiale quanto a tratti indecifrabile, prima punta un giorno seconda un altro spaccapartite il terzo e capace di nulla il quarto. Pensateci bene: uno più da Real che da Juve nella sua assolutezza di Morientes 2.0. Un Raùl non sarà mai (uno da Juve, per capirci) perché quelli sono scorci per Dybala. Questo non significa che non si debbano avere gli occhi a cuoricino per questo ragazzo di incredibile semplicità (forse un difetto per un attaccante, con tutto ciò che gli viene chiesto di decisivo nella vita), uno che al martedì va a vedere gli allenamenti dell’amico che gioca in Prima Categoria alle porte di Torino, uno che ama stare insieme alla gente comune, uno che la miccia che mi smentisca vorremmo fosse un giorno tutta per noi. Da Lemina, bulldog da addestrare, troppo guinzaglio alternato alle tante volte che scappa ma poi torna senza tradire, comunque due spanne sopra Hernanes per presenza e cavigliate varie (e comunque scopriremo un giorno, al netto di Marchisio, qual è il profilo ideale di Allegri in quel delicato e dimenticato ruolo). Da Rugani, prima vera partita da sei e mezzo perché il metro non sono le sbavature ma gli autoscontri, in attesa del primo vero fallo, perché neppure quello su Perisic in Coppa Italia era in fondo voluto (emmenomale). Infine da Buffon, eterno nella partita del rigorino pulito di un Belotti qualunque (che a me piace, ultimo a mollare senza aprire bocca), da esaltare e da farci un sorriso compiacente se è vero che il super-record di Zoff (oltre i 1100 minuti) con la maglia della Nazionale tra il ’76 e il ’78 fu fermato da un gol di Haiti quando in mezzo ci fu anche Wembley con Fabio Capello.
Partita? Non liscia sul velluto. Non sarà mai più così dopo aver vissuto le cose di mercoledì sera. Almeno fino ai respiri dell’estate. Questa ha Juve ha dosi di linearità offensiva, e repertorio, che fanno venire i brividi. Ma è anche una squadra che ha piccoli grandi vuoti. Si sfilaccia per prenderti poi a ceffoni. Da godere il doppio, se non fosse che di volontario credo non ci sia nulla. Fa parte del calcio di Allegri. Vivere sui momenti, graffiarli e con la testa muoversi di conseguenza. Anche navigare a vista. Solo talento e maturità possono coniugare un’eccellenza del genere. E’ questa l’aspirazione a cui tende questo ciclo. Sarà stimolante e curioso raccontarne il futuro prossimo, dopo il rinnovo di Allegri dentro l’uovo.
Stando su questo finale, il settantaduesimo minuto deve ancora arrivare, e non ci sarà nessun Lewandowski di fronte. C’è stata una narrazione in direzione quinto scudetto: parti male e sei fuori dall’obiettivo, rimonti, poi scatti in avanti. Sembra fatta, come all’Allianz. Adesso fateci capire che la partita in terra tedesca è stata davvero riguardata. E soprattutto capita. Perché quel minuto, ne sono convinto, scatterà con Milan-Juventus. Non apriamo brecce. Non è il Napoli il reale avversario. Ci siamo intesi. E tanti auguri a tutti. Nella pausa, tutti insieme, riguardiamoci Empoli-Juventus. Rivedremo due tempi. I due bivi. Quello che potevamo essere e quello che invece dovremo fare. Buona Pasqua!
Luca Momblano.
Torino Juventus 1 – 4 Parla Giampiero Ventura Io Non Mi Sono Mai Lamentato .
Pubblicato da Superfly Videomaker su Domenica 20 marzo 2016