Doppio Pipa e Joya finale, la Juve ribalta l’Atalanta

I bianconeri, sotto fino a un quarto d’ora dal termine, trovano la vittoria con la doppietta di Higuain e il sigillo finale di Dybala

Un quarto d’ora. Quello finale, quello che conta. È quanto basta alla Juve per aver ragione di un’ottima Atalanta, che fino a una manciata di minuti dal termine teneva sotto i Campioni d’Italia, forte di un’ottima prestazione, del gol di Gosens e anche di un rigore sbagliato. Non aveva fatto i conti con Higuain e Dybala, l’HD bianconero, che ribalta il risultato in un quarto d’ora e regala a Sarri , oggi privo di Ronaldo e Alex Sandro, tre punti d’oro.

BARROW, RIGORE SULLA TRAVERSA

A onor del vero, per lunghi tratti la partita è in mano all’Atalanta, che specie in casa è un cliente terribile: Djimsiti, dopo una manciata di minuti, svetta in area e incorna a lato e poco dopo Barrow prova a colpire in rovesciata. I padroni di casa potrebbero passare al quarto d’ora, quando, dopo un tocco di mano di Khedira in area, Rocchi indica il dischetto, ma Barrow, incaricato della battuta del rigore, centra in pieno la traversa. L’occasione fallita non scoraggia i bergamaschi che sono ancora pericolosissimi e dopo un superlativo intervento di Szczesny, che toglie dall’angolino il colpo di testa di Pasalic, è De Sciglio a salvare il risultato, ribattendo il destro a colpo sicuro di Barrow. Bernardeschi si ferma dopo un contrasto e al suo porto entra Ramsey, ma cambia poco, sia tatticamente che come intensità e alla fine del primo tempo si arriva senza sussulti.

GOSENS, VANTAGGIO ATALANTA

Il sussulto arriva al 10′ di una ripresa: l’Atalanta spinge ancora, specie sulla destra e prorpio da quella fascia parte il traversone di Barrow che Gosens, liberissimo nell’area piccola, insacca di testa. Sarri interviene inserendo Douglas Costa al posto di Bentancur, ma ai bianconeri sembrano mancare ritmo e precisione e anche se Dybala, il migliore tra i suoi, per la voglia, la personalità e la qualità delle giocate, prova a dare una scossa con le sue accelerazioni, c’è sempre qualche maglia nerazzurra pronta a chiudere.

DOPPIO PIPA E JOYA FINALE!

Serve un po’ di fortuna ed è quella che assiste Higuain quando, dopo essersi girato magistralmente a centro area, lascia partire un sinistro che sbatte su Toloi, trovando la decisiva deviazione che indirizza nell’angolino il pallone che vale il pareggio. Il gol rivitalizza la Juve che ora gioca con maggior convinzione e riesce a manovrare con maggior efficacia. E proprio grazie alla precisione negli scambi, arriva il raddoppio, con lo spunto di Cuadrado sulla destra e il traversone basso per il Pipita che, a centro area, trovandosi il pallone sul destro, è ancora una volta letale. L’Atalanta brucia di rabbia, prova a riprendere la gara, ma così facendo si espone al contropiede. E se lo si concede a Dybala, al Dybala di questa sera, non resta che raccogliere il terzo pallone in fondo alla rete.

ATALANTA-JUVENTUS 1-2

RETI: Gosens11′ st, Higuain 29′ st  38′ st, Dybala 47′ st

ATALANTA
Gollini; Toloi, Djimsiti, Palomino; Hateboer, De Roon, Freuler, Gosens (26′ st Castagne); Pasalic; Gomez, Barrow (12′ st Muriel)
A disposizione: Sportiello, Rossi, Masiello, Kjaer, Arana, Da Riva, Ibanez, Traore, Piccoli,  Colley
Allenatore: Gasperini

JUVENTUS

Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, De Sciglio; Khedira (25′ st Emre Can), Pjanic, Bentancur (13′ st Douglas Costa); Bernardeschi (26′ pt Ramsey); Dybala, Higuain
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Danilo, Rugani, Demiral, Matuidi
Allenatore: Sarri

ARBITRO: Rocchi
ASSISTENTI: Peretti, Cecconi
QUARTO UFFICIALE: Doveri
VAR: Aureliano, Carbone

AMMONITI: 7′ pt Higuain, 10′ pt Palomino, 27′ pt Dybala, 41′ pt Freuler, 45′ pt Gosens, 47′ pt Cuadrado, 17′ st Toloi, 38′ st Gollini

Atalanta-Juve : Pipita dancing in the rain

Disclaimer:
Questo pezzo è stato scritto da un hacker, fan di Ultimo, che mi ha rubato la password di WordPress spulciando il mio account instagram, per guadagnarsi da vivere e comprarsi il biglietto del concerto di Tiziano Ferro.

La sosta per la nazionale (anche quando gli azzurri vincono di goleada e a leggere in giro dovremmo scendere in strada a esultare) è piacevole come avere la suocera in casa. Il rientro è sempre traumatico, un lunedì anticipato, tanto più se la sosta è sembrata durare un paio di mesi, come in questo caso, e se la ripresa avviene in un pomeriggio piovoso in cui Bergamo sembra il set della scena finale di Blade Runner.

Sarri si ripresenta con Ronaldo fuori e Bernardeschi ancora dentro, ancora trequartista ancora a calciare mirando ovunque tranne che in porta.
Ormai l’ex viola è utile come un videoregistratore nel 2019: sostituito per un dolore al fianco, a causa di una stigmata probabilmente, è pronto per la via crucis, “se sbaglia lo corriggerete”.

Al suo posto entra Ramsey, o almeno così dicono.

De Sciglio sta a MedioMan come Joaquin Phoenix sta a Joker, a volte sembra un giocatore di pallone e ci siamo ridotti a sorprenderci della normalità. La partenza ad handicap è ormai un fattore consolidato di questa squadra, una madeleine di Proust che evoca ricordi del passato, ricordi di infanzia quando al parco con gli amici del quartiere la squadra più forte partiva coi gol di svantaggio, oppure giocava in inferiorità prendendosi il ciccione in porta.
La nostra madeleine è giocare con gente non da Juve: un bignè ripieno a metà e la tua è la metà vuota.

Nel frattempo constatiamo malvolentieri che CR7 ha attaccato anche agli altri il morbo della punizione battuta “di merda”, perdonate il tecnicismo.

Medaglia al merito a deLigt che non appena vede Demiral scaldarsi si affretta a rialzarsi in piedi, per il resto partita formidabile di una ragazzo ventenne con la personalità che altri non hanno nemmeno a 40.

Khedira col naso all’insù nel cross che porta in vantaggio i bergamaschi è l’immagine che descrive l’inadeguatezza di questo grande ex. Ad oggi schierare lui o Marocchi e la stessa cosa. Al suo posto Can che ribadisce a tutti perché Sarri gli preferisce uno in avanzato stato di decomposizione.

Dybala va a strappi ma quando decide di farlo non c’è toppa che tenga.
Higuain è gladiatorio e non molla mai

Migliori in campo per la Juve: Szczesny, Bonucci, deLigt, Higuain, Dybala, Rocchi (ringraziamo Ancelotti per la designazione).

La goduria per il risultato finale, insperato e insperabile fine al 75°, non deve cancellare l’ora e un quarto in cui Gasperini pur privo di 2/3 titolari ha messo Sarri alle corde.
Il percorso della Juve riprende come si era interrotto: un mese e mezzo di lenta ma costante involuzione. Finché i risultati sorrideranno tutto sarà trascurabile e ritarderà il momento in cui Sarri dovrà capire davvero se si è conquistato la fiducia del gruppo oppure no.
Restano due certezze dalla trasferta di Bergamo:
1) La squadra ha carattere, fame, un potenziale mostruoso, può solo migliorare e ogni partita riesce a mandare in porta un giocatore con fraseggi come quello del raddoppio di Higuain.
2) Il calcio è uno sport e lo sport si gioca con gli atleti. La Juventus ha in rosa alcuni atleti ed altri ex che non reggono più il ritmo che impongono almeno 15 su 19 squadre di A, figuriamoci l’Atalanta che è una delle più forti realtà.
A riprova di questo si noti che la Juve ha vinto la partita una volta ristabilita la parità numerica, a riprova del fatto che il calcio è uno sport più adatto ad essere praticato da esseri viventi di razza umana biologicamente vivi.

Atalanta-Juventus 1-3: tu ti arrabbi, io vinco

E’ sempre la solita storia, dovremmo essere ormai abituati, ed invece succede che alla fine si trova sempre modo di gioire nonostante prestazioni non proprio esaltanti: la “fantastica Atalanta”, come sono “fantastiche” praticamente tutte le squadre che giocano contro la Vecchia Signora, gioca e ci prova, fa una bella figura, meriterebbe anche di più nel particolare, ma si finisce a cercare alibi a destra e a manca. Il perché è presto detto: la Juve vince, sempre, ancora una volta.

Dicevamo di una prestazione non esaltante: si comincia anche abbastanza bene, ma dopo un quarto d’ora i nerazzurri prendono il controllo del terreno di gioco, ci pensano Szczesny e De Ligt a mettere le pezze giuste nei momenti giusti, un pizzico di fortuna quando i tocchi di mano diventano inevitabilmente protagonisti, come la traversa che colpisce Barrow sul rigore, l’insolitamente distratto Cuadrado regala spazio e gol a Gosens. E’ qui che sembra uscire dalla polvere l’insolitamente nervoso Dybala: suona la carica, trascina la squadra, non è un caso che da una sua iniziativa nasce la confusione in area trasformata in gol da Higuain. Poi il caos, la rabbia altrui, l’ignoranza di chi non conosce la fisica e le regole, e Higuain ci piazza dentro un’altra zampata, ancora su giocata architettata da Dybala e rifinita da quel Cuadrado di cui prima.

L’esaltante 1-3 della Joya è la ciliegina sulla torta del weekend che per quanto ci riguarda si è già concluso qui, a prescindere da ciò che succederà altrove: testa all’Atletico Madrid, c’è un primo posto nel girone di Champions League da portare a casa.

Fabio Giambò.