Douglas Costa, il Sassuolo masochista e la maglia dell’Inter

Non è vero che tante rivali della Juve hanno vissuto un weekend negativo; sì, magari le loro squadre hanno buttato punti importanti, ma sono quisquilie rispetto alla soddisfazione per il gesto indecente di Douglas Costa. Altre volte una dubbia decisione arbitrale, la squadra avversaria che non si impegna, il flop Ronaldo e così via. Stavolta un gestaccio, con relativo rosso e bella squalifica (sacrosanta, ovviamente) che gli farà saltare partite fondamentali: per questa domenica va bene così.

E quindi titoloni, approfondimenti, indignazione, vergogna, “una delle cose più brutte mai viste”, “siete i soliti arroganti”, richieste di tre giornate, macché tre, cinque perché c’è pure la gomitata, dieci perché c’è pure la testata, no, deve stare fuori per mesi, e ovviamente tra questi non può mancare pure qualche juventino di troppo, più o meno noto, in vena di autoflagellazione, categoria frequentatissima e tragicomica che risponde sempre presente quando si tratta di supportare le truppe cammellate antijuventine.

 

Lo abbiamo scritto proprio la settimana scorsa: il clima più o meno favorevole intorno a una squadra non lo si percepisce in base a quanto se ne parla (altrimenti saremmo davvero amatissimi), bensì da come si cerchi di occultarne, sminuirne, crearne o alimentarne veleni e polemiche varie.

A questo weekend, per dimostrare detta tesi, davvero non avrei potuto chiedere di più.

Oltre alla pubblica gogna sopra descritta, ovviamente messa in atto da chi negli anni ha di volta in volta sminuito analoghi sputi di Rijkard (“ma aveva subìto un insulto razzista”, esimente che al tempo era dunque considerata accettabile), Lavezzi (“ma aveva ricevuto uno sputo da Rosi”), Samuel (“se guardate bene la direzione, lo sputo non va verso Nedved”), Totti (“ma avete visto quella m… di Poulsen quanto l’ha provocato per tutta la partita? E perché c’era una telecamera fissa su di lui?”) e così via, il sabato si è partiti con un caso di scuola che sarebbe stato perfetto inserire nel citato articolo della settimana scorsa.

 

Durante Inter-Parma, abbiamo assistito al già leggendario durissimo commento dello zio Bergomi di fronte all’entrataccia di Gagliardini dopo pochi minuti (“sì però non si è accorto, non lo vedeva (…), ti piace la maglia dell’Inter o no?”) e poi, partito il consueto coro di proteste nerazzurre dopo la sconfitta, ecco la Gazzetta con l’assalto al Var in prima pagina e i commenti di vari giornalisti più o meno amici infuriati con Ifab, arbitri e video assistenza. Ovviamente, il pestone di Gagliardini al secondo minuto sparisce, rimangono solo gli errori lamentati dall’Inter, ma in generale non è difficile ravvisare una reazione un filo più veemente rispetto a quella successiva ai precedenti errori arbitrali già visti in campionato, a partire dal surreale rigore negato a Cancelo nella prima complicata partita con il Chievo, vinta solo all’ultimo minuto (perché anche qui, decidiamoci: un errore è grave solo se la mia squadra non riesce a fare un mezzo gol in novanta minuti contro il Parma e quindi perde o vale anche se preme fino al novantaduesimo e alla fine riesce a vincere?).

 

La Juve, invece, vince faticando. Per un po’ di motivi: perché parte sempre così e così, perché tanti giocatori non sono ancora pronti e la squadra non è brillante, perché il Sassuolo è forte, mena e ha qualità (De Zerbi è bravo e Boateng può fare ancora la differenza in serie A), non molla quando prende il gol e si riversa in avanti, prende il secondo in contropiede e ci prova fino a quando fa il 2-1, fortunatamente troppo tardi per poterci impensierire. Notiamo Sczezsny per una paratona su gran tiro da fuori, Cancelo a tratti devastante, Bonucci bravo per gran parte della partita ma ancora una volta superato al momento del gol dal suo avversaio, Alex Sandro troppo svagato quando permette a Lirola di fare quello che vuole nella nostra area e manca ancora parecchio alla fine, Emre Can già una sicurezza, Matuidi sempre utile, Mandzukic in giornata no, Dybala ancora da ritrovare, Douglas Costa fantastico fino alla follia finale e Ronaldo che fa due gol, attesi con più ansia e partecipazione dai rivali piuttosto che da noi.

Ebbene, dopo una partita del genere, con occasioni, contrasti molto ruvidi, provocazioni, risse e cartellini rossi, il commento della Gazzetta è “un Sassuolo coriaceo con una strana vena di masochismo: tre tentativi di autogol, uno più goffo dell’altro, fino all’autopalo di Ferrari corretto in rete proprio dal portoghese praticamente a porta vuota”. Strani davvero, questi del Sassuolo: lottano, corrono, picchiano, provocano ma tutto sommato ci vogliono bene e allora cosa c’è di più gratificante di un bell’autogol?

Qui il contesto è questo, lo conosciamo da una vita, con chi perde eternamente vittima degli arbitri e non di se stesso e chi vince abile a farlo solo grazie a rigori o “strani masochismi”, mica per le proprie qualità.

 

Rimane il campo, per fortuna, e lì l’Inter pur non avendo concluso spesso in modo pericoloso ha attaccato quasi sempre e non avrebbe meritato di perdere, il Napoli continua a essere sottovalutato perché gioca tranquillo, senza strafare, ma porta a casa i risultati ed è a 3 punti di distanza dopo un inizio di calendario complicatissimo, la Roma rovina tutto anche in una giornata in cui era ormai tutto facile, la Lazio vince ma non esalta di certo, il Milan parte male ma cresce e alla fine potrebbe pure vincere.

 

E ora, martedì, si torna finalmente in Europa con una trasferta tosta e già importantissima a Valencia, in un girone che puoi semplificarti o complicarti enormemente da subito.

In ogni caso benvenuta, cara Champions, perché se in Italia c’è un po’ di frustrazione perché qualcuno ha perso la speranza da un po’, la coppa regala sempre speranza e farà comunque festeggiare buona parte degli italiani: noi, in quella remota possibilità, o più probabilmente tutte le altre, se non la vinciamo noi.

E se a Valencia ci andrà male, se ci sarà qualcosa di cui non vorremo parlare, se staranno per arrivare gli sfottò dei nostri rivali, sappiamo già come dovremo reagire. Silenzio iniziale interrotto solo da una domanda: “sì ma vi piace la maglia della Juve?”

Il Maestro Massimo Zampini