Douglas Costa, la bellezza e il demone

Lo sputo è uno dei gesti più inqualificabili che si possano vedere su un campo di calcio, forse anche più di un calcione o un intervento duro di reazione, dettati da un istinto del corpo che anela vendetta fisica.

Uno sputo non è violento come testate o pugni, ma è altrettanto grave, spregevole, anche esteticamente odioso. Appartiene ad un mondo di inciviltà lontanissimo da uno sport e un gioco così popolare da formare ragazzini alle gestualità di tutti i giorni.

Non era mai accaduto (almeno da quando gli sputi sono visibili) ad un calciatore della Juve, mentre era successo un po’ a tutte le squadre italiane vergognarsi per uno di loro (Totti, Samuel, Rijkaard, Mihajlovic, Lavezzi, Rosi, Couto, Lamela…).

Douglas Costa merita almeno 3 giornate. Le scorrettezze precedenti (tentativi di gomitata e testata) sono state viste e giudicate (con un giallo) per cui l’atto da sanzionare resta lo sputo (colto dal VAR): 1 giornata per il rosso più 2 per l’atto violento come è SEMPRE accaduto nei casi precedenti.

Lo dico senza problemi: se saranno più di 3 sarò dispiaciuto perché Douglas è uno spettacolo ed è uno dei nostri più forti, un po’ sarò amareggiato per la disparità con i precedenti, ma accetterò la sanzione aggravata, e l’aggravante sta nel fatto che la Juve è la squadra più in vista e può essere oggetto di provvedimenti esemplari e sopportare una squalifica maggiorata. Sarò altrettanto contento se la società dovesse comminare a Costa una multa salatissima (diciamo un mesetto di stipendio).

Diversa è la questione Champions. Bonucci fu punito (in una gara decisiva, con lo sgabello di Porto) per aver infranto regole interne non sanzionate con giornate di squalifica. Douglas Costa pagherà con squalifica e multa, oltre all’ovvio fango che gli piove addosso in modo vorticoso (perché la Juve è la più amata, ma soprattutto la più odiata), ma la CL è un’altra competizione, l’unica in cui ora avrà diritto a partecipare e riscattarsi nelle prossime settimane.

Bene.

Messo in chiaro l’orrida inciviltà del gesto, il fatto inaccettabile che venga compiuto da un atleta così amato nella squadra più in vista e l’esemplare pena dovuta, ciò che segue è un di più, un interrogarsi che tutti abbiamo avuto dopo quei 2 minuti di follia di un 28enne mai impazzito prima in carriera.

Douglas Costa è bellezza, è calcio, è chewing-gum per gli occhi, stop, elastici, doppi passi, dribbling a tripla velocità e cross abbacinanti, velocità di controllo e azione straordinari. Quando sei e fai qualcosa di così bello e appagante, una follia del genere stride ancora di più. Quel gomito, quella testata e infine lo sputo rapportati alla grande bellezza di Douglas ci hanno lasciati di sasso.

 

Nessun juventino giustifica, nessun amante di Douglas può minimizzare o dare attenuanti.

Anche una presunta frase di Di Francesco, che qualcuna ha provato ad estorcere a Douglas Costa (Evra, in passato oggetto di insulti razzisti, lo incalza su Instagram “così nessuno saprà cosa ti ha detto!“) non può essere oggetto di discussione, in quanto non detta, non esternata.

Douglas Costa si scusa con tifosi, squadra, società, ma non con Di Francesco e dice “il gesto non corrisponde alla mia carriera”. Se Douglas Costa non ne parla, allora l’attenuante razzista non esiste. Non se ne può discutere.

Lo stesso Douglas fa capire perché. Ha una timida reazione alla valanga di (ovvi) insulti che gli piovono sui social (e lui è un tipo molto social-dipendente, ricordiamo gli sfottò al Napoli) e risponde al classico “vergognati, milionario, viziato e ignorante, non ti sei scusato con Di Francesco“.

A quel punto Douglas risponde:

Mi svegliavo alle 5 da quando quando avevo 12 anni…tu NON SAI NEMMENO COSA MI HA DETTO LUI…ma va bene…ho chiesto scusa a tutti quelli a cui dovevo chiedere scusa perché ho sbagliato

Ecco Douglas Costa in mentalità da City of God, da favela brasiliana difficile, complicata (tatuata sul cuore che gli batte in petto). Mi sono fatto un culo così da ragazzino per uscirne, la strada mi ha dato velocità, furbizia, capacità di sacrificarmi, fame di emergere…non sai cosa mi ha detto, ma non lo dirò. Non faccio la spia, non reagisco piangendo. Funziona così per me. La pagherò, in silenzio.

Costa a 28 anni non ha mai avuto reazioni, prende botte da tutti, se riescono a prenderlo, li umilia a tal punto che per fermarlo gli devi menare. Non è un esagitato, non perde la brocca come altri sanguigni, non è un cascatore come altri sudamericani e nemmeno un provocatore. Non sarà marchiato per quello. Non da noi almeno

E’ un silenzioso, gli è uscito per una volta il demone che ha dentro: gomitata, testata, sputo. Poi via, a testa bassa, silente e a testa bassa, senza alibi, senza scusarsi con quelli a cui non deve scuse. Allegri ha detto una cosa intelligente “in quel momento doveva essere aiutato” da qualcuno che doveva ricordargli che il calcio è squadra e intelligenza, non uno contro uno da favela.

Douglas Costa è bellezza e spettacolo e sarà ricordato e celebrato per quello perché quel demone non gli uscirà più fuori. Fin da mercoledì o dalla prossima.

Douglas Costa ci ha fatto vergognare di lui. Douglas Costa deve pagare. Douglas Costa ritornerà lui.

W Douglas Costa!

Sandro Scarpa.

Sbatti Douglas in prima pagina

C’è sempre una prima volta.

Un gesto brutto come quello di Douglas Costa può avere un risvolto positivo? Se il risultato è non sentire parlare, per una volta, di scansamenti allora la risposta è “sì”.

Fino alle 16.49 del 16 Settembre 2018 Douglas Costa era nell’immaginario collettivo del tifoso di calcio non necessariamente juventino, la rappresentazione di uno dei giocatori di calcio più veloci del pianeta in primis, ma anche l’emblema del metodo Allegri nella massima esaltazione del concetto cardine per il quale non si guarda in faccia a (quasi) nessuno se lo impone il momento specifico, e se devi fare panchina, la fai.

Anche la partita di ieri sembrava destinata ad essere seguita dalle discussioni tra guelfi e ghibellini del nostro tifo, con particolare rammarico di chi, come chi scrive, con il passare dei giorni si convince sempre più che rinunciare anche un solo minuto al folle genio di questo calciatore rappresenti un crimine nei confronti dell’umanità.

Invece, il colpo di scena è arrivato proprio nei minuti finali di Juventus-Sassuolo quando il nostro, evidentemente provocato da parole pronunciate da Federico Di Francesco, di cui come sembra non verremo mai a conoscenza, ha reagito in tutti i modi esistenti in natura alla voce “reazione” per ottenere quel cartellino rosso poi arrivato grazie al Var. E’ stato in quel preciso momento che, inconsapevolmente, Douglas ha scritto una pagina importante di storia del nostro calcio contemporaneo.

Per la prima volta infatti, abbiamo assistito ad un evento epocale più unico che raro, inimmaginabile fino a qualche settimana fa: un dopopartita di Juventus-Sassuolo non contraddistinto dal solito focus fatto sulle presunte trame oscure e malefiche ordite segretamente da Marotta e Carnevali, in nome della loro antica amicizia e di chissà quale altra clamorosa verità nascosta sull’asse BiancoNeroVerde.

Per la prima volta il corposo esercito degli haters complottisti e polemici non ha parlato di “Scansuolo”, pur avendo dato abbondantemente fiato alle trombe su social e mezzi di comunicazione di vario genere (gruppi whatsapp compresi) fino ad un minuto prima del deprecabile gesto del calciatore brasiliano.

L’indignazione nei confronti di questo sistema corrotto il cui funzionamento ad orologeria permette che le squadre pacificamente definite “succursali bianconere” prestino il fianco in maniera sottomessa alla Juventus, ha lasciato posto ad un’onda anomala di esperti di regolamento e di giustizia sportiva, quasi come se i celebri precedenti di sputi del campionato italiano che negli anni hanno visto protagonisti, tra gli altri, Zago, Mihajlovic, Rosi, Aronica, Ibrahimovic, fossero caduti nel dimenticatoio, così come il caso analogo che vide coinvolto Totti con la maglia della nazionale agli Europei del 2004, con tanto di chiamata alle armi del più noto studio legale italiano che ne avrebbe dovuto perorare la causa.

I forcaioli, insomma, si sono gettati a capofitto su un argomento nuovo con cui riempire la settimana e un nuovo capitolo del Manifesto Anti Juve, aiutati implicitamente anche da qualche personaggio pubblico che pur di lanciare velocemente il proprio sassolino, ha magari fatto confusione con i propri reali propositi:

Per tacere ovviamente della categoria “soliti noti” accorsi prontamente al richiamo della foresta:

Ovviamente non avrebbe senso andare avanti con questa carrellata che si può avere comodamente nella propria disponibilità loggandosi a Twitter, quindi mi limito a chiedere se c’è qualcuno disposto a scommettere con me che tra un paio di giorni avremo già il nuovo tema caldo ad agitare le coscienze popolari, e cioè il numero di giornate di squalifica prese da Douglas Costa che potranno essere tre, quattro o anche dieci, ma in ogni caso risulteranno poche per una condotta così empia.

Non c’è che da restare sintonizzati, in trepidante attesa.

Nevio Capella.