Il leone sarà anche ferito, ma ruggisce, reagisce e morde. La metafora utilizzata da Allegri per definire la Juve dopo la sconfitta contro il Real torna utile per descrivere anche la gara contro il Benevento: i bianconeri aggrediscono l’avversario, vengono raggiunti per due volte, ma non mollano e, quando serve, piazzano la zampata vincente. Dybala ne assesta tre letali e Douglas Costa finisce la preda nel finale, rispondendo così alla più scontata delle domande sentite dopo la gara di martedì scorso.
DYBALA NEL SETTE
La Juve saprà reagire alla delusione Real ? Certo. E non solo con rabbia e determinazione: la Champions impone una manovra rapida, passaggi precisi, a volte violenti, e controlli perfetti e i bianconeri in avvio ripropongono la qualità mostrata per un’ora abbondante contro il Real anche al Vigorito. L’azione che porta al vantaggio è il manifesto della desiderio degli uomini di Allegri di voltare pagina: Alex Sandro cambia gioco dalla sinistra pescando Cuadrado con un esterno delizioso e il colombiano appoggia a Dybala. L’argentino alza la testa e la mira, infilando sotto l’incrocio il suo 19° gol in campionato.
DIABATÉ DA DUE PASSI
Il Benevento in casa però è squadra tosta e orgogliosa e non si abbatte, anzi, risponde dopo appena otto minuti: Djuricic non infila dal limite solo per l’ottima risposta di Szczesny, ma sulla respinta c’è Guilherme, che trova Diabaté nell’area piccola e il maliano, da due passi, spedisce in rete il pareggio.
VAR, RIGORE E JOYA
Cuadrado potrebbe e dovrebbe ristabilire le distanze poco dopo la mezz’ora, ma dopo aver controllato bene il lancio di Pjanic, si trova a tu per tu con Puggioni e sbaglia la mira di pochi centimetri. Mandzukic indovina invece un angolo impossibile e infila in rete dopo essere caduto a terra, ma il tocco con il braccio prima della conclusione è sufficiente per annullare il gol e rimediare un cartellino giallo. Questa la sentenza del VAR, che torna in scena all’ultimo minuto del primo tempo. Quando Pjanic viene atterrato in area da Djimsiti e il signor Pasqua lascia proseguire, la moviola fa giustizia e l’inevitabile rigore, trasformato da Dybala, manda la Juve al riposo sopra di un gol.
ANCORA DIABATÉ
La partita potrebbe sembrare in discesa e invece ancora Diabaté impatta il punteggio, incornando l’angolo di Viola e infilando il pareggio in avvio di ripresa. Il Vigorito si esalta e spinge gli uomini di De Zerbi, mentre Allegri inserisce Douglas Costa per Cuadrado e Higuain per Marchisio. La Juve prova a ripartire, ma rischia ancora quando un altro corner di Viola non viene deviato in porta da Guilherme per una questione di centimetri.
DYBALA, IL PALLONE IN BACHECA
Proprio quando sembrano nel momento di maggiore difficoltà, i bianconeri si riportano avanti: il cross dalla sinistra di Alex Sandro trova Higuain, che aggancia con il destro per liberarsi al tiro e viene atterrato nettamente da Viola. È ancora rigore e questa volta non serve neanche l’intervento del VAR per permettere a Dybala di piazzare la tripletta e portarsi a casa il pallone.
DOUGLAS COSTA, UN CAPOLAVORO
A questo punto occorre evitare l’ennesimo ritorno dei padroni di casa e la Juve lo evita grazie al talento di Douglas Costa: il lancio di Higuain libera sulla destra il brasiliano, che si accentra e, dopo la tipica finta con il doppio passo, piazza il pallone sotto l’incrocio, chiudendo la partita e mettendo l’ipoteca su tre punti pesantissimi, che come ha dimostrato la gara, erano tutt’altro che scontati.
BENEVENTO-JUVENTUS 2-4
RETI: Dybala 16′ pt, Diabaté 24′ pt, Dybala (rig) 48′ pt, Diabaté 6′ st, Dybala (rig) 29′ st, Duoglas Costa 37 st
BENEVENTO
Puggioni; Sagna, Djimsiti, Tosca, Venuti; Viola, Sandro (36′ st Del Pinto); Brignola (17′ st Cataldi), Guilherme, Djuricic, Diabaté (25′ st Iemmello)
A disposizione: Brignoli, Sparandeo, Gyamfi, Rutjens, Billong, Sanogo, Lombardi, Volpicelli, Coda
Allenatore: De Zerbi
JUVENTUS
Szczesny; Lichtsteiner, Benatia, Rugani, Alex Sandro; Marchisio (18′ st Higuain), Pjanic, Matuidi; Cuadrado (13′ st Douglas Costa), Mandzukic (33′ st Khedira), Dybala
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, De Sciglio, Howedes, Chiellini, Asamoah, Sturaro, Bentancur
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Pasqua
ASSISTENTI: Bindoni, La Rocca
QUARTO UFFICIALE: Nasca
VAR: La Penna, Schenone
AMMONITI: 38′ pt Mandzukic
Benevento-Juve 2-4: straordinaria amministrazione
Doveva essere una tappa interlocutoria in mezzo alle due partite dei quarti di finale di Champions League, ed invece la trasferta di Benevento ha rischiato di diventare un incubo per la Juventus, vuoi per lo 0-3 nell’andata contro il Real Madrid, vuoi perché oggi la squadra tutta, dall’allenatore ai calciatori (forse non tutti) hanno fatto quello che andava fatto per far sì che i giallorossi campani sfiorassero l’impresa nonostante si ritrovino già abbondantemente dentro al tunnel che porta alla Serie B.
E’ bugiardo il risultato, è bugiardo l’avvio del match che vede Dybala e soci assoluti padroni del campo seppur non pericolosi, ma una magia proprio della Joya, dopo un bel duetto fra Alex Sandro e Cuadrado, rompe l’equilibrio: è l’episodio che, per assurdo, toglie sicurezza alla Juve e sveglia i padroni di casa che spingono e trovano il pareggio sfruttando un’indecisione complessiva della fase difensiva bianconera, con Alex Sandro – stavolta protagonista in negativo – bruciato da Diabatè. Protagonista nella fase finale della prima frazione diventa l’arbitro Pasqua: prima annulla un gol di Mandzukic per fallo di mano, giudicato volontario, senza andare a controllare al VAR il contatto che precedentemente ha steso il croato, poi non vede un clamoroso intervento su Pjanic che gli assistenti dalla cabina fortunatamente gli fanno notare: Dybala non sbaglia, pratica sbrigata? Altroché, nella ripresa ancora stessa musica, altra dormita dietro stavolta con Benatia a farfalle, ed ancora Diabatè a pareggiare i conti.
A questo punto Allegri è costretto a mettere dentro i pezzi da novanta precedentemente risparmiati: dentro Douglas Costa ed Higuain, non a caso l’argentino procura il secondo rigore di giornata ancora realizzato da Dybala (terzo pallone portato a casa in stagione), ed il brasiliano ad inventarsi il gol del 2-4 che chiude i giochi. Subito prima del 2-3 e in mezzo alle due reti della ripresa, però, tanti rischi dietro con i brividi di Szczesny più volte messi a dura prova. Finisce così, massimo risultato con massimo sforzo in una serata che sarebbe dovuta essere di ordinaria amministrazione ed è diventata invece un’occasione da estremo sforzo: martedì si va al Bernabeu, c’è da salvare l’onore, c’è un’impresa impossibile da tentare di cullare almeno, ma alla fine quello che sarà importante sarà gettare giù le basi per gli ultimi metri di una corsa scudetto che comunque resterà difficile da conquistare. Fino alla fine!
Fabio Giambò