Effetto Sturaro

da Francesco Gallinaro

L’EFFETTO STURARO
Ovvero la magia che ha trasformato la Nazionale Più Scarsa Di Sempre nella Squadra del Popolo

Secondo i dati dell’Auditel il primo tempo dell’amichevole Germania-Italia di martedì 29 marzo 2016, ultima amichevole della Nazionale prima di rivedersi a fine stagione, è stato visto da circa 7 milioni 601mila persone. Per semplicità matematica, assumiamo che per ciascuno degli undici posti da titolare nella formazione dell’Italia di Euro 2016 ci siano tre candidati: è una stima ovviamente al rialzo in difesa, dove i nomi Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini sono scolpiti nel bronzo, ma piuttosto ottimista in attacco, dove l’assenza del fantomatico centravanti da venti gol a stagione ha causato un vuoto di potere in stile morte di Alessandro Magno. Con un semplice calcolo si conclude che le possibili formazioni sono circa 311=177147. Meno di 200mila formazioni possibili, eppure vi assicuro che ciascuno dei 7 milioni 601mila che hanno visto il primo tempo dell’amichevole con la Germania aveva in testa una formazione diversa. E ovviamente nella testa di Antonio Conte ce n’era un’altra ancora.
Si tratta di un fenomeno matematico complicato: perché gli aspiranti cittì dai loro divani reclamano ognuno qualcosa di diverso, c’è chi vuole la qualità, chi la quantità; chi vuole il ritorno di Pirlo, chi la revoca del passaporto a Thiago Motta; chi ama il delicato destro di Bernardeschi e chi reclama il mancino di Insigne. Ma evidentemente Antonio Conte cerca altro: cerca quello che chiameremo, per semplicità, Effetto Sturaro.

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Il trentun maggio, quando Antonio Conte dirama le sue convocazioni, scatta la rivolta. Già era stata mal digerita dal popolo italico l’esclusione dalla lista di Leonardo Pavoletti, autore della mastodontica cifra di 14 gol nel campionato appena concluso (“Big Mac” Maccarone ne ha segnati 13, eppure nessuno ha suggerito la sua convocazione in nazionale); adesso succede che Jorge Luiz Frello Filho detto Jorginho, elegantissimo regista dalle statistiche galattiche del Napoli di Sarri, non viene convocato in favore di Stefano Sturaro, medianaccio da interdizione della Juventus che ovviamente, giocando nella Juventus, ha costruito le sue fortune su doping, favori arbitrali e scorrettezza. È subito scandalo: l’ennesimo sgarbo di Antonio Conte al calcio italiano, come se non fossero bastati il gol di Muntari, la compravendita di partite che gli è costata sei mesi di squalifica, l’omicidio del ranking UEFA della federazione italiana consumato sotto la neve turca. Questa volta il cittì si è permesso di convocare Sturaro al posto di Jorginho: l’ha fatta fuori dal vaso.
Veramente Antonio Conte ha intenzione di affrontare l’Europeo con questi uomini? Con in porta uno che ha nella bestemmia il pezzo forte del proprio repertorio, una difesa con un macellaio dal naso adunco, uno che prende a testate gli arbitri e un trentaquattrenne che non ha mai giocato partite importanti e dal centrocampo in su con l’incertezza più assoluta? Vuole partire per la Francia senza aver sciolto le riserve un chi saranno i protagonisti dell’attacco italiano, se Zaza o Immobile, se Pellè o Eder?
Questa Italia è una barzelletta. L’Italia tornerà a casa con la coda tra le gambe alla fine della fase a gironi, e Antonio Conte dovrà cospargersi il capo di cenere e preparare un’offerta da ottanta-novanta milioni di sterline nella speranza di convincere il Napoli a cedere Jorginho al suo Chelsea.
Almeno, questo sembra lo scenario più probabile, ma si vede che l’opinione pubblica non ha fatto i conti con l’Effetto Sturaro.

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Più o meno è questo il clima quando l’Italia se la gioca con il Belgio alla prima partita. Vabè, tanto ci siamo abituati, dopo le sberle del Mondiale: almeno questa volta se dobbiamo essere umiliati ci umilierà la Svezia di Ibrahimovic, e non la prima Costa Rica che passa. Ma quando suona l’inno, tutti zitti gioca l’Italia: finalmente basta con le parole, strumento ingannevole per eccellenza, e sotto con il gioco. Tutti tengono il fiato per novanta minuti, e quando si ricomincia a respirare tutto è cambiato. Antonio Conte è il nuovo Guardiola, il blocco difensivo è il migliore del mondo, Giaccherini ha respirato a Bologna la stessa aria che ha rivitalizzato Roberto Baggio, Pellè non è uno sfigato che è scappato all’estero ma un centravanti degno di palcoscenici internazionali. Schierare davanti alla difesa De Rossi e non Jorginho, rinunciando ai quindici milioni di passaggi consecutivi realizzati dal chirurgico regista oriundo in favore di un po’ di sana garra, si è rivelata all’improvviso un’idea valida. Chi l’avrebbe detto che Antonio Conte è quello stesso Antonio Conte che il centrocampo lo ha respirato per tre lustri di onorata carriera, indossando la maglia azzurra numero otto in ben più di un’occasione? Chi l’avrebbe detto che Antonio Conte è lo stesso che ha saputo costruire intorno al centrocampo Marchisio-Pirlo-Vidal una Juventus trionfale? Chi l’avrebbe detto, insomma, che Antonio Conte capisce qualcosa di calcio?
La stampa italiana impazzisce: si può fare, la Francia ha faticato, la Spagna si regge sulle spalle del solo Andrès Iniesta, l’allenatore della Germania si gratta dove non batte il sole in diretta tivù. Vialli e Condò, al termine della prima giornata, sentenziano: l’unica squadra al livello dell’Italia in queste prime partite è stata la Croazia. Certo, i centrocampisti titolari della Croazia giocano nel Barcellona e nel Real Madrid, mentre noi abbiamo Parolo e Giaccherini: ma l’assenza di fenomeni che per tutto il periodo pre-europeo sembrava imperdonabile è dimenticata. Quest’Italia è una Squadra, e tutto può succedere. In fondo, per giocare a calcio non serve essere un fenomeno: se sudi abbastanza puoi fare qualsiasi cosa. Tu chiamalo, se vuoi, Effetto Sturaro.

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L’apoteosi si consuma in un servizio di Alessandro Alciato su Sky Sport che va in onda due giorni prima della partita con l’Irlanda, tre giorni dopo la vittoria dell’Italia sulla Svezia: un servizio in cui Antonio Conte viene paragonato, udite udite, a LeBron James, che poche ore prima ha portato Cleveland al suo primo titolo NBA. Ma com’è possibile? Non era il folle che aveva lasciato a casa Jorginho (e Bonaventura, e Pavoletti, e tanti altri)? Chissà. A volte il calcio riserva miracoli; altre volte la stampa riserva splendidi deliri umorali ed è in grado di passare, in due giorni, da un’Italia spacciata ad una trionfale. In fondo, mica succede solo da noi: vuoi mettere con la parabola di Paul Pogba, che dopo la prima partita sbagliata ha visto dimezzare il suo valore di mercato?
Ma va bene così. Antonio Conte ha già fatto un mezzo miracolo convincendo l’opinione pubblica italiana a smettere con i mugugni e iniziare a sostenere la squadra: la Gazzetta dello Sport esplode, seguendo i proclami social del cittì, in una richiesta ad indossare tutti, sempre, la maglia azzurra della Nazionale. La metamorfosi del pessimismo cosmico leopardiano che circondava la nazionale fino al lancio di Bonucci per Giaccherini in sogni di gloria sulla strada verso Parigi terrà impegnati gli studiosi di scienze delle comunicazioni per decenni. In fondo la magia forse non è successa in campo, dove vanno a giocare più o meno quelli che hanno giocato in questi due anni di contismo azzurro, ma negli occhi di chi guarda, all’improvviso predisposto a vedere i lati positivi, a lodare i recuperi dei difensori nella coscienza che nessuno dei nostri attaccanti si produrrà in numeri fa fuoriclasse. Chissà.
Eppure non sarebbe difficile. Descrivere quella magia che si verifica quando un fiume di sudore va a sostituire una goccia di talento, quando arrivi più lontano degli altri non correndo più veloce ma correndo più a lungo… Il tifoso juventino questa cosa l’ha già vista succedere tante volte, magari ad un ragazzino che si ritrova titolare in una semifinale di Champions League contro il Real Madrid e sfodera la partita della vita, annullando il centrocampo Galactico e giocando da veterano. Gli altri, forse, in questi anni l’hanno dimenticata. Peccato per loro, ma magari basterebbe questo.
Magari basterebbe questo: magari basterebbe descrivere questa magia in due parole come Effetto Sturaro.