Il Chief Football Officer bianconero è il protagonista di uno speciale su Sky Sport, nel quale vengono svelate le curiosità e i retroscena di un uomo e di un professionista “ossessionato dal conoscere”
Fabio Paratici si racconta. Dall’infanzia vissuta tra i campi da calcio della provincia piacentina, fino ai retroscena del “colpo del secolo”, il trasferimento di Cristiano Ronaldo, passando attraverso gli aneddoti e le curiosità della propria vita personale e di quella in bianconero.
Il Chief Football Officer della Juventus è il protagonista di uno speciale su Sky Sport, “Il codice Paratici” (in onda oggi in una prima versione su Sky Sport 24 e in edizione integrale dal 7 gennaio su Sky Sport Football e on demand): una lunga intervista nella quale si coglie tutta la passione e la dedizione di un uomo e un professionista “ossessionato dal conoscere”, e con l’ambizione di continuare a far crescere la Juventus. la passione
Quella di Fabio Paratici è una passione per il calcio profonda, che nasce da bambino: «Mio padre era il presidente della squadra del mio paese. – racconta Paratici – Con lui ho firmato il mio primo tesserino e il mio primo trasferimento, quando a 14 anni mi trasferii dalla Borgonovese al Piacenza. Ricordo che lui d’estate, quando ero piccolo, mi portava a vedere i tornei estivi, e anche quello probabilmente ha inciso su quello che poi sono diventato».
Una passione ancora ardente: «Da grande appassionato di calcio, mi reputo fortunato anche solo per il fatto di vedere allenare tutti i giorni alcuni dei più grandi calciatori dell’ultimo decennio. E infatti, quando c’è l’allenamento io non rispondo al telefono». LE TRATTATIVE
L’ottimo lavoro svolto dal Chief Football Officer bianconero deriva, per sua stessa ammissione, da una qualità in particolare: la curiosità.
«Sono ossessionato dal conoscere. – spiega Paratici – Quando vedo, leggo o sento da qualche addetto ai lavori che qualcuno sta trattando un giocatore io sono curioso di sapere com’è e come sta quel giocatore. E’ una cosa che mi stimola molto».
Anche se spesso le trattative possono rivelarsi più complicate del previsto: «La trattativa che mi ha logorato di più? Per quanto riguarda la durata è stata quella con Tevez. – racconta il Chief Football Officer – Lo avevamo contattato già alla fine del mio primo anno alla Juve, nel quale dovevamo rilanciare la squadra. Nonostante non fossimo qualificati per la Champions, lui disse subito sì. Alla fine, la trattativa non andò in porto per altri motivi, ma siamo sempre rimasti in contatto, perché portare Tevez alla Juve era sempre stato un mio chiodo fisso». il colpo cristiano ronaldo
Non potevano mancare i suoi aneddoti sull’affare che, la scorsa estate, ha portato Cristiano Ronaldo in bianconero.
«Con Cristiano è stato abbastanza semplice – rivela Fabio Paratici -, perché lui aveva già in testa di venire alla Juve. Dopo la finale di Champions lui è stato subito deciso al riguardo, tanto che Jorge Mendes, quando ci siamo visti per parlare di Cancelo mi disse: “Tu non ci credi, ma Cristiano vuole venire alla Juve”. Io non è vero che non ci credessi ma serviva il modo di far quadrare il tutto.
«Perciò andai dal Presidente – continua Paratici – che è una persona molto presente nella nostra vita quotidiana, sempre con noi e vicino noi, e gli dissi: “ci sarebbe un’opportunità, ma l’importante è che mi ascolti fino alla fine”. Lui capì subito e cominciò immediatamente a ragionare in quella direzione. Mi disse di dargli uno o due giorni di tempo per pensarci, ma dopo tre ore mi aveva già telefonato».
Un regalo che sembrava impossibile non solo a tutti i tifosi bianconeri, ma anche a proprio figlio: «Quello di Ronaldo non era un acquisto programmato, tanto che mio figlio più piccolo, che è un grande fan di Cristiano mi chiedeva sempre quando l’avremmo comprato, e dovevo rispondergli tutte le volte che era impossibile. Poi, dopo quest’estate, è venuto da me e mi ha detto: “Non avevi detto che era impossibile?”» IL PROFESSIONISTA
Spazio anche al rapporto di Paratici con gli uomini che hanno segnato la sua esperienza professionale alla Juventus.
«Con Marotta penso fossimo una coppia ben assortita e complementare. Io mi occupavo della parte più tecnica, ma poi mi confrontavo con lui, perché è una persona esperta, che conosce il calcio e le trattative, e mi aiutava a fare meno errori possibili»
«Conte non era un allenatore legato al nome del giocatore, ma più alla funzionalità rispetto alle sue idee, e ciò facilita il lavoro di chi deve cercare i giocatori funzionali. Allegri è più elastico in questo senso – spiega Paratici -, quindi con lui il mercato si amplia un po’ di più».
Un’intervista che si chiude con il ringraziamento di Paratici ai propri collaboratori, che lo aiutano nel grande lavoro di tutti i giorni. Un lavoro per far crescere ancora di più la Juventus e portarla sul tetto d’Europa, ma con il giusto approccio: «Vincere la Champions è la nostra ambizione, ma non è un’ossessione».