Da qualche parte del mondo deve esistere lo sceneggiatore di questa Fiorentina-Juventus. Se non lo trovate qui, provate nell’universo. Perché tutto quello che è successo è da film. Il gol di Morata mentre il pubblico del Franchi festeggia il pari intonando il classico “chi non salta è bianconero” costringendo i tifosi viola probabilmente a sedersi; poi arriva il rigore e la parata (doppia) di Buffon; successivamente la traversa all’ultimo assalto. E questo solo negli ultimi dodici minuti, compreso il recupero, della partita. La Juventus così può festeggiare lo scudetto a Firenze e lo fa andando a esultare sotto il settore degli ospiti.
La gara, attesa come sempre come uno scontro fondamentale di Champions, ha vissuto più momenti e copioni tattici differenti: nel primo tempo, a una Fiorentina attenta, meno alta nel pressing, risponde una Juventus che mantiene maggiormente il possesso palla, dando come risultato un match tattico. L’azione del primo gol dura quasi un minuto e venti secondi, arco di tempo in cui si vede tutto il calcio di Allegri: paziente circolazione bassa del pallone in attesa dello spazio; rapida rottura del pressing (con verticalizzazione o iniziativa personale); mantenimento del pallone con calma e lucidità senza forzare le situazioni; abilità devastante dei singoli nelle letture e nell’esecuzione. La Fiorentina si rende pericolosa in contropiede sfruttando le palle perse e le forzature bianconere (già nel primo tempo si era capito che Bonucci non era nelle migliori delle serate). Il secondo tempo vede la squadra di Sousa schiacciare una Juventus che accetta di abbassarsi per partire in contropiede: i viola sono più aggressivi, i bianconeri meno lucidi rispetto alla prima frazione. Dal gol del pari alla traversa è film, piena goduria per i tifosi della Juve. Ed è la dimostrazione che i rigori possono essere assegnati ma che poi vanno realizzati: una banalità spesso dimenticata da troppi. Non dovrebbe sfuggire l’onnipotenza di Pogba: semplicemente insuperabile dietro, fantascientifico palla al piede. Bene Lemina, autore di qualche break degno di nota; male sulle palle inattive.
PS La serata vede anche la prima ammonizione di Rugani. Finalmente è entrato nel mondo dei grandi.
Davide Terruzzi.