La Juventus ha schiantato il Barcellona. Vittoria netta, senza se e senza ma. Allegri FINALMENTE ha messo in campo la formazione con i piedi buoni contro il Barcellona dei piedi buoni. E’ così che si gioca in Champions. Abbiamo visto una Juventus molto differente da quella vista contro Lione e Siviglia. Quella era una Juventus solida ma sparagnina, che sfruttava l’ episodio. Fortunata anche in alcune occasioni. Questa Juventus di ieri sera è una altra Juventus. Una Juventus con in campo tanti giocatori di classe. Khedira, Bonucci, Alves, Sandro, Cudrado, Pjanic, Mandzukic, Dybala e Higuain sono tutti giocatori con i piedi buoni ed erano tutti assieme in campo. Unica eccezione Chiellini ma è un difensore così forte che vale la pena. Oltretutto ha anche segnato il gol che ha steso definitivamente il Barcellona.
Ora, senza esagerare con le critiche al passato recente chiedo: chi di voi ricorda alcuni centrocampisti senza piedi buoni in campo, e chi ricorda Evra preferito ad Alex Sandro spesso e volentieri? Chi ricorda ancora Cuadrado che “ gioca meglio non dall’inizio e utile per spezzare le partite”? Uno tra Mandzukic , Dybala e Higuain sempre in panchina.
Ho criticato ferocemente Allegri per questo tipo di gestione, perché da sempre ritengo che la Champions si possa giocare solo con piedi buoni e non con degli scarpari. Una squadra di Champions può permettersi al massimo uno o due giocatori tecnicamente non eccelsi.
Chi di noi è più interessato al campionato che alla Champions? Nessuno credo. Questa Champions è una ossessione per noi, dopo tante finali perse e tante eliminazioni assurde stile Bayern lo scorso anno.
E con questa ossessione in testa, durante l’ estate vedevo Allegri chiedere miglioramenti qualitativi al mercato per poi lasciarli spesso in panchina a turno.
Poi dopo un Fiorentina Juventus , culmine di alcuni mesi di calcio non bello anche se efficace, Allegri è folgorato sulla via di Damasco e mette tutti assieme i tre davanti e Cuadrado. E finalmente inizio a vedere alcune partite di alto livello: Juventus – Napoli in Coppa Italia, Juventus – Milan di campionato, mezza partita con il Porto ( sino a che si è giocato 11 vs 11), il ritorno di Coppa Italia a Napoli e il culmine questa con il Barcellona.
Complimenti a Max Allegri ha trovato il bandolo della matassa, il modo per schierare e far rendere tutti i grandi giocatori che la Juventus gli ha messo a disposizione. Cuadrado e Sandro sono le mie fissazioni oltre ai due fenomeni lì davanti. Non potevano stare in panchina a turno per fare spazio a Lichsteiner oppure Evra. Ma voi ce lo vedere il Real Madrid lasciare in panchina Bale perché “ è più utile negli ultimi 20 minuti”? Oppure il Bayern lasciare uno tra Ribery e Robben perché altrimenti si perde qualcosa nella fase difensiva?
L’ allenatore deve riuscire a comporre il puzzle e mettere dentro (almeno nelle 8-10 partite di Champions ) i migliori giocatori. E’ pagato per questo. Quando ci riesce merita il plauso , quando non ci riesce le critiche. Semplice no?
La dimostrazione che questa formazione non fosse nemmeno lontanamente ipotizzata nemmeno a gennaio è che altrimenti avrebbero acquistato in agosto o nel mercato di riparazione, non Rincon ma una punta. Visto che oggi ci troviamo senza nessuno in panchina. Sarebbe stato molto utile Zaza devo dire.
Negli ultimi minuti abbiamo visto come Rincon e Lemina freschi hanno sprecato e regalato palloni per mancanza di tecnica.
Detto questo un altro pregio di Allegri è di non fissarsi sulle sue idee. E questo bisogna riconoscerglielo , visto che l’ anno scorso si fece convincere dai senatori a cambiare modulo dopo Sassuolo e non vorrei che anche quest’ anno ci fosse stata una sorta di suggerimento da parte della società.
Altro grande pregio di Max Allegri è di riuscire (cosa impensabile da allenatore Juve per Conte ad esempio) a non farsi odiare da tutti. Caratterialmente io sono molto più vicino al temperamento di Conte, ma devo ammettere l’eccezionalità di Allegri nello strizzare l’occhio ai giornalisti, nell’essere equilibrato e sempre cortese ed elegante e tenere sempre la polemica sotto il livello di guardia. L’ allenatore della Juve è spesso odiato perché condottiero di quella squadra che in Italia stravince lasciando il nulla agli altri. Ricordate le antipatie suscitate non solo da Conte ma anche da Capello e Lippi? (C’è da dire che Antonio Conte fu odiato in particolar modo a causa del fatto che fu l’ allenatore del ritorno dell’ incubo Juventus per tutte le altre ).
Cosa ci lascia questa partita contro il Barcellona? Innanzitutto la certezza che la Juventus prima non aveva , di poter combattere con tutti ad armi pari. Negli ultimi anni la Juventus ha battuto andata e ritorno Manchester City, ha eliminato il Real Madrid campione in carica, ha perso solo per cause particolari contro il Bayern ed ha lottato alla pari in finale contro il Barça due anni fa. Oltre ad aver eliminato Porto, Borussia, Monaco etc. Questa partita è la consacrazione della Juventus nelle prime 5-6 squadre al mondo , comunque andrà a finire la qualificazione e la Coppa.
Se poi dovesse vincerla la Juventus avrebbe la attrattiva su molti giocatori per farli arrivare qui o restare (quelli che già ci sono e penso a Dybala ).
Ricordo una non lontana estate di 6 anni fa quando Borriello, Di Natale e Floro Flores non accettarono il passaggio alla Juventus ed oggi invece calciatori cosi verrebbero presi in considerazione solo come raccattapalle allo Stadium (esagero l’ iperbole volutamente). Di questo dobbiamo dire grazie alla società e ad Antonio Conte.
Una ipotetica vittoria (non la finale) ci farebbe fare un ulteriore salto di qualità in questa graduatoria di appeal.
Ma non sogniamo, manca ancora la gara di ritorno die quarti al Camp Nou e poi eventualmente due partite di semifinale e una finalissima. Però già esserci è una soddisfazione.
Non dimentichiamo che questo Barcellona segnò 6 gol alla Roma solo l’ anno scorso e due anni fa vinse la Champions. E non scordiamo che l’ altra grande di Spagna, il Real Madrid, ne ha fatti 6 al Napoli in 180 minuti senza mai rischiare di non qualificarsi ed il Real sta lottando punto a punto con il Barca in Liga. In questi giorni i tentativi dei soliti giornalisti di ridimensionare la forza del Barcellona si sprecheranno…
Chiudo con una preghiera per Max Allegri: per favore mai più in Champions un Evra in campo per un Alex Sandro in panchina.
Antonello Angelini
Chi va da tre (a zero)…
Non passerà probabilmente alla storia come il vantaggio del Napoli al Bernabeu, ma il 3-0 di ieri al Barcellona si propone come bella pagina del curriculum europeo della Juventus…ritorno permettendo. Troppo vicino e suggestivo il 6-1 del Barcellona allo sciaguratissimo Psg, e troppo impressionante il ruolino casalingo in Champions dei catalani (21 gol fatti e uno subìto in 4 gare) per dormire sonni tranquilli. E però, che dice la storia, come si è andati dopo un 3-0 interno? Il primo rilievo statistico – a ulteriore merito dell’impresa di ieri – è che non si tratta di un risultato frequentissimo: in 60 anni di coppe solo sei volte la Juve si è imposta in casa, all’andata di un’eliminatoria, con questo punteggio. E poi che è successo? La prima volta ha compiuto da poco 50 anni: è la Juve del “movimiento” di Heriberto Herrera, che vincerà a fine stagione un insperato scudetto, e nel frattempo in Coppa delle Fiere regola con doppietta di Cinesinho e gol di Menichelli gli scozzesi del Dundee: al ritorno è tranquilla gestione, con una sconfitta di misura che matura a 10 munuti dalla fine. Il cammino in coppa si arresterà al turno successivo con la Dinamo Zagabria, incrociata quest’anno nel girone.
Passano due lustri, e in coppa Uefa la Juve del Trap dopo le due squadre di Manchester affronta lo Shakhtar Donetsk: a Torino basta un tempo, con le firme di Bettega Tardelli e Boninsegna. Al freddoloso ritorno gli allora sovietici strappano l’1-0 che fa statistica, ma non qualificazione: Juve avanti fino alla finale e alla sua prima vittoria europea.
Ed eccoci in Coppa dei Campioni nell’84-85: ai quarti c’è lo Sparta Praga, squadra quadrata ma non irresistibile, che Tardelli, Rossi e Briaschi riducono a miti consigli. Due settimane dopo una gara di pura amministrazione evita ogni patema fino al tardivo rigore realizzato dal pezzo pregiato Berger. Juve in semifinale e non da favorita contro lo scintillante Bordeaux di Jacquet, ricco di talento e qualità. Ma in una sontuosa gara interna Zibì, Briaschi e Michel fanno a fettine i Girondins e ipotecano la finale. Senonché, ecco un possibile assaggio di quel che ci aspetta il 19 al Camp Nou: Tigana e soci la prendono sul serio e caricano a testa bassa; il Trap alla fine resiste all’impulso di rinunciare a Rossi per Pioli (!), ma nondimeno tiene la squadra rannicchiata; gol di Müller, si soffre ma sale in cattedra Bodini, che para quasi tutto. Non, però, una bomba di Battiston da 40 metri a 10 minuti dalla fine. I francesi credono ai supplementari e Tigana conclude una grande percussione con un esterno a colpo sicuro che però Bodini, nella sua più memorabile partita alla Juve, devìa. Finale con fatica, a Bruxelles.
Nuova “doppietta” nella non memorabile annata 93-94: il 3-0 interno tocca prima ai russi del Lokomotiv Mosca (doppio Baggio e Ravanelli) che battiamo anche al ritorno grazie a Marocchi; poi agli spagnoli del Tenerife, piegati da Möller e i recidivi Baggio e Ravanelli. Al ritorno però è tutt’altro che una sgambata: trascinati da un giovane ma già brillante Redondo i canarios vanno in vantaggio e schiacciano una Juve costretta a un certo punto a schierare il terzo portiere Marchioro; nel convulso finale ancora Möller ci mette una pezza ma soccombiamo per il gol di Del Solar. La partecipazione alla Uefa finirà ingloriosamente contro il Cagliari.
Quindi sei qualificazioni su sei, con cinque sconfitte tutte ininfluenti: il viatico è buono.
Già, ma a rimontone – ci rifiutiamo per principio di adoperare lo spagnolismo – come siamo messi (con la minuscola)? Ne abbiamo qualcuna sul groppone? Ebbene sì: tralasciando ovviamente i risultati “normali”, con un gol di scarto, annoveriamo almeno 4 scoppolone tragiche: la prima e più incresciosa risale al debutto assoluto nelle coppe, anno 1958, l’avversario il Wiener Sportklub che a Torino ne becca 3. L’approccio alla trasferta austriaca è al di sotto della gita aziendale, il tecnico Brocic schiera coi mostri sacri il fragile svedese Palmer, dall’altra parte tali Hamerl e Hof vivono la serata della loro vita, e insomma sta di fatto che ne becchiamo 7, a tutt’oggi la più sonante batosta della storia europea. Nè va meglio due anni dopo, quando al 2-0 domestico col CDNA Sofia segue una risciacquata bulgara, 4-1 e Juve, all’epoca sul serio, “fino al confine”.
Altro mondo nell’88-89, quando guidati da Zoff incappiamo nel Napoli di Maradona in semifinale di coppa Uefa. A Torino è ottima Juve, in vantaggio con un non frequente gol di Bruno e al raddoppio con autorete di Corradini. A Napoli viene perpetrato un furto dei più ignobili, che il solo Tacconi continua a ricordare ai troppi immemori: dopo neanche tre minuti Michelino Laudrup segna un gol limpidissimo fuorché per il solerte guardalinee che segnala un inesistente fuorigioco. Pochi minuti dopo su un lungo rinvio di Renica, fra l’altro con napoletano a terra oltre tutti i nostri, Bruno sfiora Careca che stramazza come colpito da una scarica di pallettoni: rigore inventato e napoletani rimessi in partita, che risolveranno in loro favore a pochi secondi dai rigori con gol dello stesso Renica a spianare la strada per l’unico successo internazionale dei cugini primi del Barça.
Infine, nella deplorevole stagione 2009-2010, fra le varie disgrazie infiliamo un inconcepibile 4-1 col Fulham dopo la vittoria per 3-1 al Delle Alpi e il repentino vantaggio in trasferta con Trezeguet: la squadra imbarca acqua, manca Buffon, le espulsioni di Cannavaro e Zebina fanno il resto, e usciamo con mestizia.
Tutto sommato non peccheremo di superbia nel dire che, rispetto alla squadra di Allegri, sembrano rimonte che non fanno testo. Certo, anche un’altra avversaria: ma i numeri sono con noi.