La Juve non va oltre il pareggio con gli emiliani. Alla doppietta di CR7 e alla rete di Rugani, replicano e Barillà e due volte l’ivoriano
Andare per due volte sopra di due gol non basta alla Juve per battere il Parma. Alla doppietta di Ronaldo, intervallata dal gol di Rugani, risponde quella di Gervinho, dopo che Barillà aveva già accorciato le distanze una prima volta, e i bianconeri devono accontentarsi, in pieno recupero, di un amaro pareggio.
POSSESSO JUVE, CONTROPIEDE PARMA
Che i pericoli potessero arrivare soprattuto da Gervinho, si intuisce subito, quando l’ivoriano mette il turbo per farsi cinquanta metri palla al piede e procurarsi un angolo con un destro dal limite, deviato in angolo da Caceres, alla prima da titolare nella terza puntata della sua storia bianconera. Il contropiede è la sola arma a disposizione degli ospiti, perché è la Juve a comandare il gioco, stazionando nella metà campo parmense, ma commettendo anche qualche errore di troppo quando si tratta di dettare l’ultimo passaggio. Il primo squillo arriva da CR7 dopo un quarto d’ora, con un siluro da venti metri che manda in affanno Sepe, mentre dall’altra parte Kucka impegna Perin con un diagonale dalla distanza.
CR7 APRE I GIOCHI
Per lunghi tratti il primo tempo è un assedio, con il Parma che, rintanato nella propria area, ribatte ogni tentativo di trovare il varco giusto per colpire. Khedira lo troverebbe anche poco dopo la mezz’ora, quando si districa in area tra quattro maglie gialloblu e spara il sinistro in diagonale, ma centra in pieno il palo. Il gol però è nell’aria e arriva quando Ronaldo riceve da Matuidi nella solita area intasata, si porta il pallone sul destro e pur scivolando riesce a colpire, infilando il destro, deviato da un Iacoponi, nell’angolino. Mandzukic prova a concedere il bis dalla stessa posizione poco dopo, trovando la risposta di Sepe, che blocca il rasoterra. E dopo il rigore, prima concesso per atterramento di Caceres ad opera di Iacoponi e poi cancellato per un precedente fallo commesso dall’uruguaiano, arriva una pregevole combinazione Mandzukic-Ronaldo che il portoghese conclude a lato di un soffio, lasciando il punteggio all’intervallo fermo sull’1-0.
TRE GOL IN QUATTRO MINUTI
La ripresa inizia con Bernardeschi al posto di Douglas Costa e con il Parma lievemente più propositivo. Questo apre spazi per le ripartenze dei bianconeri che dopo aver sfiorato il raddoppio con Khedira, prima fermato ancora dal palo, poi dal guizzo di Sepe, lo trovano con il tap in di Rugani, che sfrutta il traversone di Mandzukic, deviato di testa da Ronaldo, e da due passi infila il suo secondo gol stagionale. Non c’è neanche il tempo di esultare, perché due minuti dopo la difesa bianconera si fa trovare sbilanciata e sul lungo traversone di Kucka, Barillà arriva con tempismo perfetto e infila un colpo di testa imparabile. Altri due giri di orologio e arriva la controreplica: Mandzukic scodella un cross perfetto a centro area e Ronaldo prende l’ascensore per sovrastare Iacoponi e schiacciare la doppietta in rete.
DUE VOLTE GERVINHO
È una partita senza fine e dopo la tripletta sfiorata da Ronaldo con un altro colpo di testa, il Parma accorcia ancora le distanze. È sempre Kucka a fornire l’assist, questa volta rasoterra, per Gervinho, che di tacco sorprende sia Rugani che Perin e riapre i giochi. Allegri cambia ancora, inserendo Bentancur per Khedira e negli ultimi minuti Bernardeschi, toccato duro, lascia il posto a Emre Can, ma il Parma non smette di crederci e in pieno recupero Inglese recupera un pallone in avanti e il suo cross, sporcato, finisce sul destro di Gervinho che può calciare indisturbato. Perin tocca, il pallone sbatte sulla traversa, ma si infila comunque in rete, ammutolendo l’Allianz e costringendo la Juve al terzo pareggio di questo campionato.
JUVENTUS-PARMA 3-3
RETI: Ronaldo 36′ pt e 21′ st, Rugani 17′ st , Barillà 19′ st, Gervinho 29′ st e 48′ st
JUVENTUS
Perin; Cancelo, Rugani, Caceres, Spinazzola; Khedira (34′ st Bentancur), Pjanic, Matuidi; Douglas Costa (1′ st Bernardeschi, 42′ st Emre Can), Mandzukic, Ronaldo
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, De Sciglio, Alex Sandro, Dybala, Kean
Allenatore: Allegri
PARMA
Sepe; Iacoponi, Bruno Alves, Bastoni, Gagliolo; Kucka (41′ st Sprocati), Scozzarella (31′ st Stulac), Barillà; Gervinho, Inglese, Biabiany (11′ st Siligardi)
A disposizione: Frattali, Bagheria, Gobbi, Dimarco, Gazzola, Machin, Dezi, Davordzie, Ceravolo
Allenatore: D’Aversa
ARBITRO: Giacomelli
ASSISTENTI: Paganessi, Gori
QUARTO UFFICIALE: Piscopo
VAR: Chiffi, Di Iorio
AMMONITI: 26′ pt Barillà, 28′ st Scozzarella, 46′ st Emre Can
Juventus-Parma 3-3: un pasticcio a 360 gradi
Altra serata disastrosa, come sembra capitare spesso alla Juventus ultimamente: prima ce la si cavava coi risultati, da qualche giorno non arrivano più neanche quelli. La vittoria in casa della Lazio aveva fatto suonare qualche campanello d’allarme, la sconfitta a Bergamo una sinfonia evidentemente inascoltata, e stasera il disastro col Parma durante il quale non si è stati capaci di difendere il doppio vantaggio raggiunto in un paio di occasioni.
Due fondamentalmente i nodi bianconeri, evidentemente collegati uno all’altro. Anzi, sono tre. Partiamo dagli infortuni: impossibile ancora una volta ritrovarsi a giro con una serie infinita di problemi fisici (oggi anche Douglas Costa e Bernardeschi), figuriamoci quando questi colpiscono tutti lo stesso reparto, nello specifico la difesa. Out Chiellini, out Bonucci, qui prende piede il secondo capitolo: la gestione del calciomercato con Benatia in fuga, l’arrivo di un Caceres fuori da certi palcoscenici da tempo, e un buco evidente che Allegri non può chiudere inventandosi chissà cosa. A proposito di Allegri, e andiamo al punto tre, com’è possibile soffrire così fisicamente con squadra lunga, reparti sciolti, e poca organizzazione tattica in generale? A breve arriva l’Atletico Madrid, ma a questo punto guardarsi da ogni lato non sarebbe male: il Napoli è a -9, distanza rassicurante viste le circostanze? Staremo a vedere.
Davanti l’apparenza dice che funziona ancora tutto benino, soprattutto quando Cristiano Ronaldo ne mette dentro due, ma anche qui c’è una situazione da chiarire: che fine ha fatto la Joya di Paulo Dybala? Non è successo nulla, o per lo meno, si faccia in modo che non sia successo nulla. Spazio, tempo e potenzialità per mettere le cose al loro posto ci sono, chi di dovere faccia quel che va fatto. Fino alla fine!
Fabio Giambò.
La soluzione è usare la testa
Senza troppi giri di parole, la Juve ha preso 7 gol in tre partite, la difesa è fragile, prende gol con niente. Questa fragilità rischia di provocare collateralmente danni tattici e psicologici, perchè la solidità difensiva bianconera è sempre stata un pilastro su cui si è retta la filosofia della squadra, è una strategia per mettere sotto scacco gli avversari.
Chiunque
venga a Torino deve sapere che non bastano due punte lasciate a
pascolare davanti per creare un’occasione, per impensierire i difensori.
Ora la linea difensiva è quello che è, non si possono fare le magie, non si può dare in qualche giorno a Rugani la confidenza che solo mesi di gare da titolare garantiscono. Non si può portare Caceres indietro nel tempo, non si può inventare De Sciglio centrale aspettandosi che sia ermetico.
Quello che si deve fare però è invertire subito e decisamente il trend alla voce gol subiti,
prima che il germe della paura faccia troppi danni. La squadra deve
necessariamente compattarsi e riprendere in mano il campo con autorità,
il centrocampo mobile ma compassato, strambo e articolato, va
accantonato e ripensato in funzione del momento particolare.
Certo perchè è sempre e solo dal centro del campo che si possono operare cambiamenti così radicali. L’atteggiamento più sbagliato sarebbe l’ennesima metamorfosi brutale e difensiva,
con la squadra raggomitolata a fare calcio speculativo, e qualche
talento offensivo sacrificato sull’altare dell’1-0 frutto della giocata
risolutiva estemporanea. La soluzione degli stolti, poichè difendere
dietro in blocco porterà soltanto gli avversari più vicini alla porta,
indurrà in loro il pensiero che magari si può pure osare un po’ di più.
Difendere di più, con una difesa del genere, non è di certo la trovata
più intelligente, distruggerebbe soltanto la confidenza offensiva della squadra.
La Juventus ha tutto il vantaggio del mondo, non deve farsi spaventare da questi risultati, la trasformazione dev’essere di cervello, non di pancia.
Questa partita ha decretato la definitiva obsolescenza del reparto Matuidi-Pjanic-Khedira, l’unico trio che non riesce a riempire de facto i 30 metri centrali di campo.
Matuidi
sempre alto a pressare, Khedira sempre in ritardo nelle coperture,
Pjanic sempre più vessato da questo ruolo che non è suo (e che lo sta
pure ingrigendo tecnicamente), assillato dall’assorbire inserimenti in
perenne inferiorità numerica.
Il
centrocampo in una squadra che dispone di un reparto offensivo così
vario e di livello non deve più essere d’assalto, verticale, dev’essere di controllo e sostanza.
Capace di imporre il suo ritmo alla partita, di soffocare gli avversari
tamponando immediatamente eventuali offensive, e sostenendo l’attacco
con un riciclo continuo e inesorabile del pallone.
La
difesa deve preoccuparsi soltanto di tamponare gli sporadici zampilli
che possono sfuggire alla diga di centrocampo, e non vedersi ogni volta
costretta a scappare indietro incalzata dagli inserimenti del Kucka di turno.
Can e Bentancur,
schierati in coppia, possono garantire questo tipo di gioco e la
quantità necessaria a prendersi il campo con la forza. A tal proposito
sarebbe utile anche ridisegnare il reparto, in assenza di Bonucci, due scarichi per iniziare il gioco sono meglio del solo Pjanic.
Rovesciare il triangolo, almeno finchè non ci si riuscirà a rimettere in carreggiata.
Pjanic
può comunque assolvere ai suoi doveri di regista in una posizione
differente, free role a tutto campo, ma senza il peso della
responsabilità difensiva. Ne gioverebbe anche la fluidità di gioco nella
trequarti offensiva, che ultimamente, soprattutto quando manca Dybala, sembra molto farraginosa.
Nelle prossime partite, soprattutto allo Stadium, gli avversari dovranno essere azzannati, soffocati e regolati con un paio di gol, subito, per poi controllare la partita attivamente fino alla fine. Serve una prestazione del genere, per aiutare questa difesa, per mandare un messaggio a noi stessi, e soprattutto agli avversari.
Mattia Dermini.