Giorgio Chiellini, il buttafuori che serve alla Juventus

Premessa doverosa: chi scrive non è assolutamente un detrattore del calcio basato sul possesso palla, del “giocare bene”, delle squadre offensive e di tutti quegli elementi che l’avvento di Pep Guardiola nel calcio moderno ha silenziosamente, e nello stesso tempo fragorosamente, insinuato nelle teste di addetti ai lavori, conoscitori di calcio, tifosi e appassionati più o meno neutrali. C’è però un rovescio della medaglia che tende a infastidirmi sempre di più: al giorno d’oggi un calciatore che non corrisponde ai canoni estetici e qualitativi pretesi dall’ambiente, inteso come tutti gli individui prima citati, viene immediatamente messo alla gogna. Il difensore ruvido è diventato “uno scarpone“, spazzare la palla è diventato “buttar via un contropiede” (ma Evra?), sembra non esserci quasi più spazio per giocatori votati principalmente all’interdizione, basti pensare alle tante perplessità sollevate quest’estate dai tifosi bianconeri quando alla Juventus venne accostato Kanté, che si appresta a vincere la Premier League sotto la guida di Antonio Conte, un tempo catenacciaro e ora profeta del calcio offensivo nonostante schieri 8 giocatori su 11 più votati alla difesa che all’offesa. In questo contesto, dal quale si salva Mario Mandzukic per l’immaginario collettivo costruitosi intorno a lui, la vittima principale si chiama Giorgio Chiellini: sporco, falloso, impreciso negli appoggi, sempre rotto, vecchio rottame che toglie spazio al rampante Rugani. Se tale descrizione vi sembra una forzatura dalla realtà, fatevi un giro sul web o ancor meglio in uno dei bar sport, meglio se bianconeri, della vostra zona.

Secondo la mia umile e personale visione del gioco, il calcio moderno ha ancora un estremo bisogno di buttafuori, di difensori che sappiano marcare e farsi sentire nel corpo a corpo invece che azzardare sempre e comunque  l’intercetto posizionale come la nuova scuola sembra suggerire, di centrali non per forza scorretti ma arcigni, ruvidi, di quelli che con un intervento inducono l’attaccante avversario a pensarci due volte prima di transitare ancora dalle loro parti. Nella rosa bianconera, l’unico giocatore a corrispondere a questa descrizione è proprio Giorgio Chiellini, e abbiamo un assoluto bisogno di lui, soprattutto nelle partite più nervose ed equilibrate. I numeri di Giorgio in Juventus – Inter, partita nella quale è risultato tra i migliori in campo, confermano questa teoria.

Con Bonucci più in ombra rispetto al solito, ieri sera il numero 3 è stato il bianconero più coinvolto nella manovra, con 75 palloni giocati, 52 passaggi totali e l’83% di appoggi riusciti. Il Chiellini scarpone che non sa giocare il pallone e rovina la manovra bianconera è un falso storico che affonda le radici nel fatto che Giorgio, per struttura fisica e predisposizione forse derivante dal suo passato da terzino, è il difensore che si spinge più spesso in avanti, effettua più passaggi nell’ultimo terzo di campo e di conseguenza si prende più rischi e agli occhi dei tifosi sembra sbagliare di più. Assolutamente falso, dato che Giorgio è il 22esimo calciatore della Serie A per % di passaggi riusciti; dietro di lui gente sulla carta ben più educata come il compagno Bonucci, pari ruolo giudicati “difensori di qualità” come Romagnoli, Gonzalo Rodriguez e de Vrij, piedi fini come Pjanic, Ljajic e Insigne, comunque penalizzati dai già citati passaggi “rischiosi” a ridosso dell’area avversaria.

Poco da eccepire per quanto riguarda la fase difensiva, i numeri parlano da soli: Chiellini ha vinto 12 duelli sui 14 ingaggiati e 4 duelli aerei su 5, effettuato 8 respinte e completato 6 tackle sui 6 tentati, risultando il migliore in campo in tutti e quattro i fondamentali citati, a fronte di un solo fallo fatto in tutti i 90′. Qui crolla anche la tesi del Chiellini macellaio, incredibilmente sostenuta tanto dai suoi detrattori antijuventini quanto da quelli bianconeri, dato che il numero 3 con appena 1,2 falli a partita è il centodecimo (sì, 110) giocatore della Serie A per falli commessi. Un muro del granito sul quale non ha potuto che infrangersi anche un cliente storicamente scomodo come Mauro Icardi, che in tutta la partita ha toccato appena 3 palloni nell’area bianconera effettuando un solo tiro in porta, finito a lato.

Per questi e mille altri motivi, i puristi che vorrebbero una difesa giovane, tecnica e moderna (qualsiasi cosa significhi “difensore moderno” e ammesso e non concesso che abbia solo aspetti positivi), farebbero bene a pensare a quante volte Giorgio ha tolto le castagne dal fuoco alla Juventus, soprattutto nei big match, quegli scontri diretti che a lui piacciono tanto. Per questi e mille altri motivi, se dovessi scegliere un uomo al quale non rinunciare a qualsiasi costo in quella notte di Cardiff che tutti sognamo, oltre al Pipita sceglierei senz’altro Giorgio. Anche i locali più chic, più in e più esclusivi hanno bisogno di un buttafuori che faccia sì che restino tali.

Alex Campanelli.