Il primato nel girone, il ritorno al gol di Higuain e il secondo centro consecutivo di Rugani, il rientro di Dybala e un’altra prova “monstre” di Mandzukic… Allegri ha ben più di un motivo per sorridere e con lui tutta al Juve, che spazza via la Dinamo Zagabria con una gara autorevole e riesce anche a conservare energie preziose in vista del Derby.
Il tecnico regala un turno di riposo a Buffon e torna alla difesa a tre, ma mantiene Pjanic sulla tre quarti campo come contro l’Atalanta. Il bosniaco dimostra ancora una volta di apprezzare quella posizione, mettendosi in luce per primo, grazie a una bella intuizione di Higuain, che gli permette di puntare l’area e sfiorare il palo con un destro dalla distanza.
I due sono protagonisti anche della splendida azione che al 6′ porta i bianconeri vicinissimi al gol: Marchisio sventaglia un lancio di quaranta metri per Mandzukic, che di esterno, al volo, serve Pjanic, il cui tocco di prima mette l’argentino nelle condizioni di battere a rete, ma Livakovic intercetta il diagonale e mette a lato.
La gara ha un solo padrone, un po’ perché l’atteggiamento dei croati è piuttosto rinunciatario, un po’ perché la manovra della Juve è rapida, oltre che piacevole: Cuadrado e Asamoah garantiscono ampiezza e arrivano spesso sul fondo, mentre Lemina e, soprattutto, Marchisio dirigono le operazioni nel mezzo. Con il passare dei minuti la Dinamo prende le misure e alla mezz’ora Allegri cambia le carte in tavola, arretrando Cuadrado e passando alla difesa a quattro. Mandzukic, anche oggi tra i migliori, oltre a giocare di sponda e a dannarsi come sempre in fase di interdizione, veste anche i panni dell’uomo assist, liberandosi per il cross e pennellando sulla testa di Pjanic, che da due passi indirizza tra le braccia di Livakovic.
La Dinamo si vede solo al 38′, con un tentativo centrale di Coric, mentre la Juve va ancora vicino al gol con Lemina, che spara alto da buona posizione, con Pjanic, la cui punizione crea più di un problema a Livakovic, e con il diagonale di Mandzukic, anche questo respinto dal portiere croato.
Per vedere premiata la propria indiscussa supremazia, i bianconeri devono aspettare il 7′ della ripresa, quando dopo un’insistita azione al limite dell’area e un paio di contrasti vinti da Lemina, il pallone arriva a Higuain, che dai sedici metri scarica nell’angolino il suo decimo gol stagionale, il terzo di questa Champions.
Ora i croati sono finalmente costretti a uscire dal guscio, ma in questo modo oltre a non riuscire a pungere, si espongono alle ripartenze e Pjanic arriva ancora al tiro, bloccato a terra da Livakovic. D’altra parte anche quando la manovra è prolungata i bianconeri riescono a pungere e solo una deviazione fortuita impedisce a Lemina di esultare. Il raddoppio arriva comunque dal corner seguente, pennellato da Pjanic sulla testa di Rugani, che schiaccia in rete la sua seconda rete in due partite.
Nel finale Allegri richiama Marchisio e Pjanic e inserisce Sturaro e Dybala, che torna in campo dopo l’infortunio patito contro il Milan un mese e mezzo fa e che cerca subito la via del gol con tre rasoiate da fuori area. Gli ultimi minuti valgono la standing ovation per Mandzukic, ancora una volta straordinario per qualità e quantità delle giocate, e dopo il triplice fischio, per il resto della squadra, anche questa sera concentrata, pimpante e vincente. Tre qualità da mettere in campo anche domenica, all’Olimpico, contro il Toro.
JUVENTUS-DINAMO ZAGABRIA 2-0
RETI: Higuain 7′ st, Rugani 28′ st
JUVENTUS
Neto; Benatia, Rugani, Evra; Cuadrado, Lemina, Marchisio (29′ st Sturaro), Pjanic (34′ st Dybala), Asamoah; Higuain, Mandzukic (40′ st Hernanes)
A disposizione: Buffon, Chiellini, Alex Sandro, Khedira
Allenatore: Allegri
DINAMO ZAGABRIA
Livakovic; Situm, Sigali, Schildenfeld, Pivaric; Moro (40′ st Matel), Knezevic, Gojak (12′ st Fiolic); Soudani (29′ st Stojanivic), Coric, Fernandes
A disposizione: Semper, Henriquez, Benkovic, Sosa
Allenatore: Sopic
ARBITRO: Taylor (ENG)
ASSISTENTI: Collin (ENG), Burt (ENG)
QUARTO UFFICIALE: Hatzidakis (ENG)
ARBITRI D’AREA: Mason (ENG), Atkinson (ENG)
AMMONITI: 15′ pt Higuain, 9′ st Evra, 16′ st Coric
A CALDISSIMO / Juve-Dinamo Zagabria 2-0: tre punti trotterellanti, finalmente Gonzalo
Strano a dirsi, ma l’impegno di stasera contro la Dinamo Zagabria era per la Juve più una scocciatura che altro considerando i prossimi impegni che Buffon e compagni dovranno affrontare prima della pausa natalizia: era comunque importante vincere per conquistare il primo posto del girone a prescindere da quelle che saranno poi le insidie del sorteggio.
Turn-over larghissimo quello scelto da mister Allegri già a partire dai pali con Neto a prendere il posto di capitan Gigi, poi difesa a tre passata a quattro più o meno a metà primo tempo con Cuadrado largo a destra sulla linea di Rugani, Benatia ed Evra, il solito Marchisio in regia a toccare qualunque pallone in fase di costruzione, Asamoah interno sinistro che fatica ancora a trovare tempo e passo per entrare stabilmente nelle rotazioni di metà campo, Lemina interno destro attivissimo seppur fra mille imperfezioni, Pjanic regista avanzato dalle cui giocate partono tutte le azioni più pericolose in rifinitura per Higuain e/o Mandzukic, o addirittura con conclusioni in prima persona.
Le prime battute del match sono abbastanza piacevoli, e sono proprio due giocate del bosniaco a creare problemi alla difesa avversaria: prima un tiro da fuori, poi una rifinitura per Higuain che non riesce a trovare lo spazio per la conclusione vincente da ottima posizione. Dopo un paio di scintille, però, il ritmo cala vertiginosamente, come anche ovvio che sia: i croati non si sbilanciano, e i pensieri bianconeri vanno inevitabilmente al derby di domenica, ed allora si assiste ad una fase di gioco quasi alla moviola con qualche accelerazione di tanto in tanto sempre firmata da Pjanic che impensierisce l’estremo difensore avversario prima con un colpo di testa centrale e poi con una punizione respinta a fatica. Nella ripresa la manovra juventina si velocizza rispetto ai primi 45 minuti, e alla prima occasione buona stavolta Higuain non perdona e torna al gol firmando la sua decima rete stagionale: scompiglio al limite dell’area creato da Lemina, la palla balza dalle parti del Pipita che non si fa pregare a scagliare prepotentemente in porta l’1-0. Da qui in avanti sembra quasi un allenamento di possesso palla, almeno sino al raddoppio firmato da Rugani bravo a sfruttare la solitudine concessagli dalla difesa ospite sull’ennesima pennellata di Pjanic. Ulteriore motivo d’interesse nel quarto d’ora finale: rientra in campo Dybala per scaldare i motori in vista delle prossime uscite, qualche giocata della Joya ad infiammare lo Juventus Stadium, ma il risultato non cambia più.
Archiviata la pratica girone di Champions, dunque, grande attenzione adesso alla sfida coi granata di domenica pomeriggio, poi dita incrociate per il sorteggio di lunedì prossimo che anticiperà le sfide con Roma e Milan che la Vecchia Signora è chiamata a portare a casa per concludere nel migliore dei modi un 2016 fantastico.
6a Champions League: Juventus-Dinamo Zagabria 2-0
Festa doveva essere. E festa è stata. La Juventus vince in casa con la Dinamo Zagabria, blinda il primo posto del proprio girone e ora attenderà l’esito del sorteggio di lunedì. Una gara quella con i croati, autentica cenerentola del gruppo e una delle formazioni più abbordabili di questa fase della Champions League, che assomiglia molto a un allenamento. Allegri opta per un deciso turnover (rispetto la gara con l’Atalanta ci sono ben 6 cambi), schiera la sua formazione con un inedito 3-4-1-2 per dare un minimo di continuità alla collocazione tattica di Pjanić. Per la Dinamo un coperto 4-5-1, pronto a trasformarsi in una difesa a 5, con l’intento nemmeno troppo mascherato di limitare i danni, evitare l’imbarcata, salutare l’Europa senza una pesante sconfitta.
L’inizio di gara da parte dei bianconeri è abbastanza soddisfacente, ma dopo un buon inizio la Juventus si spegne e gioca su ritmi soporiferi.
Le due occasioni iniziali da parte della Juventus. Nella prima da notarsi l’abbassamento tra le linee di Higuain e l’apertura a un tocco.
Il sistema tattico utilizzato per l’occasione rappresenta il principale, se non l’unico, motivo d’interesse; Allegri intende lavorare sui meccanismi del triangolo di centrocampo, soprattutto sulla fluidità dei movimenti di Pjanić, mai autentico trequartista sia nel senso classico del termine che nella concezione del tecnico bianconero, in relazione a quelli degli altri due centrocampisti. Il bosniaco è libero di agire lungo l’asse centrale del campo per trovare la zona migliore in cui ricevere palla e servire il movimento dei compagni, ma la sistemazione tattica e lo scarso dinamismo globale lo priva di linee di passaggio utili. In fase di non possesso diventa fondamentale l’apporto di Mandžukić, chiamato a vigorose corse lungo la fascia per supplire alla posizione più centrale dello stesso Pjanić.
Pronti e via, la Juventus col blocco centrale composto dai 3 difensori e 2 centrocampisti. Uno dei pochi tentativi di ostacolare la manovra da parte della Dinamo. Marchisio e Lemina giocano sulla stessa linea e questo priva di una linea di passaggio in diagonale/verticale.
La prestazione del primo tempo non è certo positiva. La Juventus muove lentamente il pallone, i giocatori non si smarcano, il possesso è sterile. Allegri capisce di avere troppi giocatori dietro la linea della palla (generalmente i 3 difensori più Lemina e Marchisio), una situazione inutile contro una squadra che prova sporadici tentativi di pressing e che resta nella propria metà campo. Il passaggio, dopo 30 minuti dall’inizio, all’ormai consueto 4-3-1-2 non migliora la qualità della manovra bianconera, anzi toglie pericolosità interna e costringe la Juventus a cercare di aggirare il muro croato solo sulle fasce. Allegri ha chiesto agli interni di abbassarsi e defilarsi permettendo agli esterni di prendere campo in ampiezza, così facendo però la squadra era priva di riferimenti tra le linee, senza giocatori che riuscissero a posizionarsi negli half-spaces.
Lemina si è defilato e abbassato. Cuadrado vuole la palla sui piedi, nessuno attacca la profondità, lo spazio tra le linee è privo di giocatori.
Il secondo tempo inizia con un ritmo e un’intensità maggiori. Il gol arriva pescando Lemina a ridosso dell’area di rigore; nonostante l’errore nell’orientamento del controllo, complice anche a un passaggio non preciso di Cuadrado, il gabonese prova a penetrare centralmente, ne esce un invitante pallone per Higuain che ritorna a segnare.
La Juventus poi amministra gestendo i ritmi, sempre bassi, della partita evitando di prendere contropiede e concedere situazioni pericolose su palle inattive. Nessun problema perché i croati non hanno davvero nessuna intenzione di rendersi vivi dalle parte di Neto; nelle occasioni in cui la Dinamo può manovrare sono pochi i giocatori che si spingono nella metà campo bianconera. La seconda rete, quella di un attento e positivo Rugani, nasce da un lungo fraseggio ed è ancora una volta Lemina, in confusione nella prima frazione, a farsi trovare tra le linee. Ne nasce il corner, ben battuto da Pjanić, con il difensore centrale che mostra le proprie qualità sul gioco aereo, sebbene non venga minimamente contrastato.
Il finale è l’occasione per rivedere in campo Dybala e per quale minuto il tridente pesante, ma sarebbe quantomeno un azzardo definire esperimento quello che avviene in pieno garbage time in una partita che non ha avuto molto da dire.
Finisce così il girone della Juventus. Doveva arrivare prima, così si diceva al momento del sorteggio, e ha raggiunto il primo obiettivo della stagione. La squadra di Allegri continua ad avere maggiori difficoltà contro squadre che si chiudono, compattano i reparti, costringono la manovra a muoversi sugli esterni, mentre riesce a sviluppare meglio e più velocemente il gioco quando si trova formazioni che provano ad aggredirla. La partita con la Dinamo rappresenta però chiaramente poco più di un allenamento e non rappresenta una gara da tenere in considerazione. Finora la Juventus non è mai riuscita a schierare gli undici migliori; Allegri ovviamente si augura di poterlo fare negli ottavi, sperando che il sorteggio sia poco duro, ma nei prossimi mesi dovrà lavorare sulla qualità complessiva della manovra della propria squadra sempre più orientata all’adozione del 4-3-1-2.