Sono le 8, le 9 e c’è già gente. Eccolo. Arriva. Poi esce, si guarda intorno. Gli piace, si capisce. Partono i cori: “portaci la coppa”, “uno di noi”. Gli arriva il segnale: può andare a salutare i tifosi. Autografi. Foto. Si guarda intorno. Ancora cori. Neanche è arrivato ma hanno quasi tutti la sua maglia, poi ce n’è uno che mostra divertito la maglia di Rincon, e fa bene a ricordarci che la Juve è un misto di un miliardo di cose, Rincon compreso, e non c’è nulla di cui vergognarsi. Ronaldo rientra, ecco un frammento già leggendario: canta da solo, tra sé e sé, “Juve, Juve”, anzi “Giuve, Giuve”, ricordandoci con un flash Ibra, giovane fenomeno che esultava gridando Juve, Juve, e chissà che cosa saremmo diventi insieme ma poi ce l’ha portato via Calciopoli, dando il via al colpo di stato che ha cambiato il calcio delle nostre parti, fortunatamente solo per pochi anni.
Arrivano i primi commenti, i migliori vengono da Napoli – dove si sussegue una voce dopo l’altra su Ronaldo a un passo dagli azzurri a sua insaputa -, un po’ come quei tipi che al matrimonio della ragazza dei loro sogni non sono neanche invitati ma si mettono fuori dalla Chiesa a fare casino perché sennò chi li noterebbe mai, e invece in certi casi sarebbe meglio non farsi notare. E poi il coro cretino e offensivo di qualche tifoso che, fermo al primo sbarramento, crede sia intelligente, divertente o anche lontanamente juventino fare i cori contro Napoli, nel giorno della presentazione di Cristiano Ronaldo. Così si becca le prime pagine di qualche sito che non aspetta altro che beccare venti tipi che fanno i gradassi per gettare ombre sul senso di questa giornata. Esiste qualcosa di meno intelligente (e juventino) di così?
La prima foto con la maglietta di allenamento, quindi con il nostro logo, quindi di Cristiano Ronaldo juventino. Le immagini delle visite mediche, sorride, ma quando esce? Eccolo in posa con lo staff del Jmedical, e ora?
E poi in conferenza che gli chiederanno? Dell’ovazione? Della rottura con Perez? Del sogno Napoli sfumato? Hai parlato con Allegri? Sei arrivato qui con tanti anni di ritardo, lo sai? E Messi, Zidane, la Champions, sei qui per la Champions, ora dovete vincere la Champions, ecco cosa gli diranno.
Ora è in sede con Agnelli, poi forse saluterà i compagni, perché così ci ricordiamo che mentre gli altri sbraitano sulle ammonizioni mancate di sei mesi fa noi ormai abbiamo tutto alla Continassa, dalla sede ai campi di allenamento. Eccolo con i compagni, saluta Pjanic, i giovani, abbraccia Chiellini, saluta Allegri, che un 16 luglio di 4 anni fa veniva accolto in modo opposto ma oggi è il leader incontrastato di un gruppo incredibilmente vincente.
Eccola, finalmente, la conferenza, in cui noi facciamo la Juve, con Agnelli e Marotta in disparte per lasciare spazio a Paratici, e Ronaldo pare davvero uno di noi: voleva la nostra maglia, è stata una scelta facile, grande presidente, allenatore, compagni, gli scudetti, le finali; la voglia di essere ancora fondamentale, la determinazione, le risate sulle altre offerte, l’obiettivo Champions che non dev’essere un’ossessione, perché in fondo quello è l’unico modo per non vincerla di certo.
Altre foto dentro lo stadio, che bella quella con la famiglia e il bimbo già con la nostra maglia, che meraviglia quella con Agnelli mentre parlano di Juve nella nostra casa, con di fronte i nostri seggiolini, Platini e Scirea che li guardano.
Il giorno dei giorni è quasi finito, metto Sky perché a quell’ora c’è una trasmissione garbata in cui si parla di calcio serenamente, stasera c’è una bellissima intervista di Alciato a Ronaldo (“andando via dal Real volevo solo la Juve”, ecc), fin quando un giornalista spiega che così la Juve elimina quel gap che in Europa la rendeva non vincente e spesso “derisa”.
Derisa, dice proprio così. Rispiegandoci in dieci secondi le basi della doppia morale nel raccontare il calcio all’italiana: indignarsi con i motti sull’importanza della vittoria, salvo poi parlare di derisione se si perdono le finali di Champions. Sarebbe peraltro bastato ascoltare Ronaldo, il quale aveva appena spiegato a un suo collega che, Real a parte, per lui c’era solo la Juve, per l’importanza della sua storia e della società.
Ma una giornata così deve finire in modo diverso e allora ecco i tweet più esaltanti: una presentazione fantastica dell’account Juve con una musica coinvolgente e le prime immagini di Ronaldo con la nostra maglia; una splendida foto sul suo profilo, vestito di bianco e nero, con scritto Forza Juve e Fino alla Fine.
Adesso è finita davvero, possiamo andare a dormire. E beato chi ci riesce, senza restare sveglio a pensarci ancora un po’.
Il Maestro Massimo Zampini.