Benedikt Höwedes è al J Medical.
Il giocatore, arrivato nel centro polispecialistico che sorge sull’ala est dell’Allianz Stadium poco dopo le dieci, ha iniziato gli accertamenti medici, tuttora in corso.
Appunti notturni su Benedikt Howedes
Questa notte io e Giulio Gori, con la partecipazione dei più nottambuli della chat “cazzeggio” di Juventibus, ci siamo trovati a discutere di Benedikt Howedes, difensore dello Schalke 04 accostato alla Juventus nelle ultime ore di mercato. Tolto il quasi irrealizzabile Boateng, il profilo del 29enne teutonico ci è sembrato decisamente il più interessante tra quelli emersi negli ultimi giorni per tappare le residue falle nella retroguardia bianconera.
Qualche doveroso cenno storico, prima di andarne a conoscere le caratteristiche: nato il 29 febbraio 1988 ad Haltern, cittadina della Renania Settentrionale, Howedes entra a 13 anni nel settore giovanile dello Schalke, e dopo aver compiuto tutta la trafila nelle giovanili del club di Gelsenkirchen debutta in prima squadra a 19 anni. Il punto più alto della sua carriera è ovviamente rappresentato dalla conquista del Mondiale 2014, disputato con la maglia della Germania, ma non vanno dimenticate la Coppa e la Supercoppa di Germania vinte col miglior Schalke degli ultimi anni, nel 2011, quello di Raul, Huntelaar e Draxler. Curiosamente, sia il trionfo in Brasile che quello nella coppa nazionale sono arrivate con Howedes sì titolare, ma non nel suo ruolo naturale: terzino sinistro con la mannschaft, terzino destro col suo club.
Ciò ci permette di agganciarci al primo, grande pregio del biondo difensore: pur essendo per caratteristiche e tendenze un centrale di ruolo, Howedes è stato spesso impiegato da terzino, tanto a destra quanto a sinistra, con qualche sporadica apparizione anche da mediano davanti alla difesa. Intendiamoci, non stiamo parlando di un impiego da fluidificante difensivo, quanto piuttosto da terzino bloccato in stile Barzagli, con compiti di copertura e di appoggio alla manovra solamente fino alla trequarti avversaria, deputando il resto del lavoro all’ala di competenza. Al grafico di Transfermarkt di cui sotto, relativo alle sue gare con lo Schalke, vanno aggiunte 44 partite da titolare con la Germania: 15 da difensore centrale, 17 da terzino destro e 12 da terzino sinistro. Definirlo un “centrale adattato” è dunque abbastanza riduttivo.
Tra i punti di forza di Howedes c’è senz’altro il gioco aereo, forte del suo metro e 87 su 80 kg e di un’ottima scelta di tempo che gli permettere di essere pericoloso anche in fase offensiva; non è certo un difensore goleador, ma viaggia alla media di oltre due reti a stagione con lo Schalke, col picco nella stagione 2009/10 nella quale realizzò 6 reti. Altra specialità della casa, che piacerà molto a mister Allegri, sono gli intercetti: quasi 4 a partita nell’ultima stagione, quarto assoluto in tutta la Bundesliga, dietro a specialisti come Thiago Alcantara e Guilavogui, e una media in carriera che ruota intorno ai 3,5 a gara. Howedes è un difensore fondamentalmente pulito, non eccessivamente scorretto, dato che oscilla tra i 4/5 gialli a stagione con 2 rossi all’attivo negli ultimi 6 anni, né tantomeno falloso, con appena 1,2 falli a partita di media in carriera, peraltro in netto calo negli ultimi anni.
L’eventuale acquisto di Howedes andrebbe a coprire le eventuali defezioni dei centrali bianconeri non esattamente immune da infortuni, ma soprattutto a blindare una fascia destra che sia in Supercoppa che in campionato è sembrata fin troppo esposta alle offensive avversarie: con lui a presidiare la corsia, il salto di qualità dal punto di vista difensivo sarebbe nettissimo. Rispetto a Lichtsteiner e De Sciglio è ovviamente meno propenso alla fase offensiva e all’assist, ma non bisogna sbrigativamente definirlo un centrale ruvido: i suoi numeri relativi ai passaggi a partita e alla percentuale di appoggi completati sono in linea con quelli dei terzini della Juve, con una spiccata tendenza a giocare il pallone in avanti, che potrebbe risultare molto utile nell’uscita del pallone.
Alex Campanelli
Uno serviva, uno come Hoewedes: ecco perché
“Uno serviva“. L’uno è infine Benedikt Hoewedes, tedesco, tutto d’un pezzo, gregario e capitano, destra-sinistra-centro, soprattutto centro. L’ormai ex Schalke non è il nuovo Martin Caceres, non lo è per natura e statura, non lo è nelle qualità primarie (più cinico, meno energetico; più chirurgico, meno lotta greco-romana; più tattico e meno autoscontri). “Uno serviva“, ci riporta a Blaise Matuidi quando la pressione per il centrocampista all’ultimo giorno ha ingerito il suo calmante, pur senza chiudere la barriera dell’insoddisfazione (leggasi righe, desideri, parole di addetti ai lavori in orbita bianconera, per non dire dei social…).
“Uno serviva“, anche dietro quindi. E la parabola è simile: Hoewedes aggiusta una cicatrice a cui servivano almeno due punti di sutura, il centro in attesa di capire chi tra Rugani e Benatia possa meritare la maglia (m maiuscola) stagionale e la destra dove il dibattito impazza tra la protesi Lichtsteiner e la psicosi De Sciglio. Specificato che per chi scrive il buco nero attuale sull’undici titolare sta proprio più a destra che in mezzo. Nel mazzo, ovviamente, ci va il mondiale vinto da titolare a sinistra con la Germiana sudamericana 2014, quasi un’invenzione di Joachim Loew che emulava il Marcello Lippi del Porrini a sinistra quando la necessità e la sostanza, quindi l’obiettivo, spazzano via il calcio delle specializzazioni.