Il centrocampo è il cuore di tutti i top club d’Europa. I tornei si vincono in difesa, le grandi gare si vincono con i grandi attacchi, ma il centrocampo in questi ultimi anni è stata la cifra più marcata di quel gap che la Juve ha avuto in Europa, da Cardiff in poi, con coppie e terzetti di centrocampisti davvero lontani, per ritmi, tecnica e visione di gioco rispetto alle altre big europee.
Il centrocampo sarà ovviamente la chiave della Juve di Maurizio Sarri, quella powerhouse del possesso quasi asfissiante, delle uscite, dei tocchi di prima, dei triangoli, dell’avanzare in modo compatto lungo il campo, dialogando con esterni e attaccanti.
La pre-season ha visto due punti fermi: Pjanic e Rabiot, fin da subito con Sarri e sempre titolari. Solo successivamente a completare il centrocampo nelle ultime tre partite è stato l’esubero Khedira che ha preso il posto di un Matuidi scalato tra le riserve.
A Parma, a meno di clamorosi colpi di scena, sarà questo il primo terzetto dell’era Sarri. Già pronto anche se arrivato in ritardo dopo la Copa è parso poi Rodrigo Bentancur, mentre Emre Can è reduce da tre panchine di fila mentre Ramsey ha assaggiato il terreno solo a Trieste dopo un lungo stop.
Uno sguardo flash al borsino di centrocampo, presente e futuro:
Rabiot, fermo da 8 mesi, per le vicissitudini col PSG, è cresciuto pian piano in preseason, davvero sorprendente, per affondo, sicurezza e combinazioni in possesso e anche per progressione e vigoria in non possesso. Il francese resta un filo lento per essere punto fermo di un top club europeo, ma nelle ultime gare ha trovato e provato spesso sia l’assist che il pre-assist sia la conclusione con ottima personalità. In fiducia e nel sistema giusto che Sarri può cucirgli addosso, può diventare un grande interno.
Bentancur a Trieste è stato molto più brillante di un Pjanic anonimo e imballato. Per Sarri, come e più di Allegri, Rodrigo è il sostituto di Pjanic nel ruolo centrale del trio. Durante l’anno sarà importante ruotarli bene, nelle 50 gare stagionali. Inoltre entrambi possono, nel caso, fungere da mezz’ala, in singole gare o spezzoni di gara, con Rabiot che viene ad abbassarsi come play.
Detto di Matuidi che sembra in secondo piano nel progetto di Sarri che predilige le qualità in possesso e punta a sfruttare le doti in anticipo e intercetta di Rabiot e Pjanic piuttosto che quelle da corridore e cagnaccio di Blaise, altro panchinaro di lusso sarebbe Emre Can. Il tedesco è un giocatore devastante in recupero, in verticale e con campo avanti, con Sarri rischia davvero di giocare poco, se non da “equilibratore” alla Allan.
Infine Khedira, che pare aver quindi conquistato per ora la titolarità. Sami resta un giocatore con doti di palleggio e inserimento notevoli e discreta capacità di lettura in non possesso, purtroppo totalmente disinnescata dal suo ritmo ormai davvero calante. Per ora, con calma apparente sul mercato, il titolare sembrerebbe lui, ma la vera svolta della stagione potrebbe essere il momento in cui Aaron Ramsey, giocatore da recuperare fisicamente ma con tocchi, tiri, inserimenti e ritmi fantastici, riuscirà a panchinare Sami, conferendo al nostro centrocampo il giusto mix di fraseggio, ritmo, creatività e produzione offensiva.
Poi c’è quel Bernardeschi, che per ora balla nel tridente d’attacco subito dopo i titolari, ma si fa notare più per gli errori di scelta nell’ultimo passaggio che per corsa, tecnica e progressione. Chissà se abbassare le sue doti a centrocampo possa in qualche modo valorizzarle.
Sandro Scarpa.