Il buono, il brutto e il cattivo di Atalanta-Juventus

Il Buono – Andrea Barzagli. Da “The Wall” a “The Column” all’occorrenza. Sempre più colonna portante, fondamentale su cui poggia tutta la fase difensiva della Juventus. Non lo scopriamo oggi. Allegri ha detto: “Dove cade la palla, arriva lui”. Il gol è solo la ciliegina su una torta bellissima, buonissima che tutti desiderano, in Italia e all’estero. La sua corsa, dopo la rete, conclusa tra le braccia di Padoin è l’ennesima dimostrazione di un leader dentro e fuori dal campo. Decisiva, nel momento peggiore della Juve, è stata la super giocata di Lemina che si traveste da Pogba giusto il tempo di chiudere una partita ostica e pericolosa. Infine, Mario Mandzukic più prezioso che cattivo questa volta: sacrificio (solito, anche troppo..) e un dinamismo che non ha regalato punti di riferimento all’Atalanta. ‘Un attaccante deve segnare’ dicono tutti, vero, ma se non ti arrivano cross o palloni finalizzabili, al posto di aspettare la grazia, bisogna mettersi a disposizione della squadra. Essere funzionali è sempre meglio di “niente”. Da esempio.

 

Il Brutto – Ancora fuori condizione Pereyra, una meteora in campo. L’argentino ha faticato tantissimo a trovare la posizione tra le linee e a inserirsi con quella velocità che l’ha sempre caratterizzato. Manca ancora il ritmo partita, dovrebbe recuperarlo giocando ma in questo momento della stagione è difficile aspettare o favorire qualcuno piuttosto che l’assetto generale. Opaco Dybala che ha sofferto un po’ l’andatura della Juve nel corso della partita. Il 4-3-1-2 dà più problemi che soluzioni in chiave tattica, inutile girarci intorno, specie se la condizione fisica della squadra non è al top. L’ex Palermo non ha mai trovato una posizione funzionale al gioco. Per quel modulo serve Alex Sandro, serve un trequartista vero e soprattutto tanto lavoro.

Il Cattivo – Un cattivo in Atalanta-Juventus non c’è stato. Chi doveva esserlo di più era Paul Pogba. Il nervosismo a fine primo tempo ha condizionato la partita del francese. Fino ad allora protagonista con più giocate utili e che tocchi leziosi. Dopo il rigore dubbio negato dall’arbitro, Paul pare abbia perso la “pazienza”. Nel secondo tempo l’involuzione: solo in un’occasione ha fatto la salire la squadra palla a piede; 7 duelli persi; 4 contrasti persi. E’ proprio in questi momenti che da un “fenomeno” ti aspetti quel qualcosa in più e invece, niente. Piccoli dettagli (o forse più) che remano contro quella definizione straordinaria attribuitagli in questi anni.

Damiano Giordano

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