A poco meno di una settimana dal ritorno contro l’Atletico, un tema che scalda gli animi dei tifosi è il centrocampo della Juventus, colpevole a detta di molti di essere “corto” e “scarso per la Champions League”. Qualcuno addirittura non lo colloca tra i primi dieci reparti al mondo. Vuoi per eccessivo pessimismo, vuoi per scaramanzia, vuoi che qualcuno non apprezzò le dichiarazioni di intenti di Andrea Agnelli a Villar Perosa, la sensazione è che ci sia la rincorsa alla razionalizzazione di una possibile uscita dalla competizione europea. È comprensibile: se fallisci un obiettivo devi fare i conti con la delusione, se fallisci un sogno vai a dormire con la testa più leggera. E a 23 anni dall’ultimo successo, cinque finali perse nel mezzo, forse il desiderio di tanti è evitare aprioristicamente la frustrazione.
Posto che una cosa fatta bene può essere fatta meglio (quindi si, è potenziabile), che il materiale a disposizione potrebbe essere utilizzato in maniera più adeguata (qualcuno ha detto Pjanic?), ritengo poco opportuno valutare un’intera squadra in base a un singolo reparto. Detto ciò, le polemiche proseguono da mesi e nascono spontanee le domande:
Siamo effettivamente corti? Siamo effettivamente scarsi? È una forzatura?
Per rispondere, sono stati confrontati i centrocampi delle sedici squadre qualificate alla fase ad eliminazione diretta della UCL (sono stati selezionati solo i centrali e le mezzali, gli esterni e le ali sono stati esclusi). In rosso i giocatori gravemente infortunati o fuori rosa, con l’asterisco i giocatori adattabili ai ruoli presi in considerazione.
L’impressione è che il reparto bianconero sia messo molto meglio di come viene dipinto.
Nella cerchia delle squadre inferiori alla Juventus, svettano la Roma, il Borussia Dortmund e il Tottenham. I giallorossi hanno rinunciato a lungo al proprio capitano a causa dei continui infortuni. Il Dortmund si sta giocando la Bundesliga con un reparto corto, costringendo Witsel agli straordinari (in campionato ha riposato solo 96 minuti). A leggere in nomi del Tottenham, invece, non si può pensare ai miracoli che Pochettino stia compiendo da tre anni a questa parte.
Volgendo lo sguardo ai nostri avversari, l’Atletico dispone di soli quattro elementi che complessivamente hanno giocato 2.000 minuti in più dei quattro centrocampisti maggiormente impiegati da Allegri (Pjanic, Matuidi, Bentancur e Emre Can). In breve, i quattro colchoneros hanno nelle gambe mediamente cinque partite in più. A parti invertite, tutto ciò sarebbe stato oggetto di lamentele. “Siamo corti”, “mercato fallimentare”, “la rosa è scoppiata” sarebbero forse i tweet più ricorrenti, accompagnati dall’hashtag #ParaticiOut.
Il
Real Madrid dispone di un trio titolare di altissimo livello, anche se i
risultati di quest’anno li stanno riposizionando sul pianeta terra
insieme agli altri. Isco è un giocatore eccezionale, ma fuori dal
progetto tecnico di Solari. Ceballos e Llorente sono profili
interessanti, ma qualcuno lamenterebbe la loro scarsa esperienza. “La Champions non la vinci con i ragazzini!”
(P.s.
questo articolo è stato scritto prima che i ragazzi dell’Ajax
demolissero i Blancos, a riprova che questi confronti valgono zero)
In Catalunya gli intoccabili sono Busquets e Rakitic, ai quali di volta in volta Valverde affianca uno tra Vidal, Arthur e ultimamente il canterano Aleñà. Un reparto estremamente valido, nonostante in estate il cileno venisse dipinto come bollito e l’acquisto di Arthur suscitasse poco interesse. “Bene, ma non benissimo” potrebbe sostenere qualcuno.
Eccezion fatta per Pogba, i nomi del Manchester United metterebbero in imbarazzo molti tifosi bianconeri. Verosimilmente nel ritorno contro il PSG lo United schiererà un inedito centrocampo Fred – McTominay – Pereira. Già ad Agosto si sarebbe sancito che “anche quest’anno la Champions non è cosa nostra” e “il centrocampo è l’emblema delle ambizioni societarie”.
Il PSG è forse la squadra peggio assortita: Rabiot è fuori rosa per aver rifiutato il rinnovo di contratto, Paredes è stato acquistato solo a Gennaio per allungare un reparto talmente scarno che costrinse Tuchel a schierare mediani Marquinhos e Dani Alves. A questi si aggiunge Verratti che in Italia viene costantemente dipinto come un bluff.
A dispetto degli ottimi risultati, è difficile ritenere il centrocampo del Liverpool superiore a quello bianconero nei suoi valori assoluti. Tolto Naby Keyta, ci sono altri giocatori che, se acquistati dal club inglese, garantirebbero alla Juventus un sicuro e notevole upgrade?
Il Bayern Monaco godrebbe di una buonissima varietà di scelte se non fosse che Tolisso è alle prese con la rottura del crociato, James Rodriguez è fuori dal progetto tecnico di Kovac e Renato Sanches rimane un oggetto misterioso. Gli stessi tedeschi risultano corti, talvolta costretti ad adattare Kimmich a centrocampo.
Infine,
il Manchester City, forse il reparto migliore di tutti sotto il profilo
qualitativo e quantitativo. Eppure, a voler trovare il pelo nell’uovo,
siamo sicuri che nessuno sarebbe ossessionato dall’ormai celebre “si, ma chi difende?”.
Insomma, il centrocampo della Juventus non è sicuramente il migliore d’Europa, ma in una valutazione complessiva tra qualità, quantità, profondità ed esperienza, rientra di diritto tra i migliori quattro. Quattro come il numero di squadre che approdano alle semifinali, obiettivo prefissato dalla società e meno “fuori dalla realtà” di quel che qualcuno vuole far credere.
Sergio Sermin.