In tanti sono finiti sul banco degli imputati, sempre che di ciò si possa parlare dopo un pareggio prezioso su un campo delicato in un momento della stagione assolutamente cruciale, dopo Napoli – Juve: Allegri per la formazione imbottita di riserve o presunte tali, Lemina per l’impalpabilità (in un ruolo mai suo) e l’errore in occasione del gol del pari, Mandzukic e addirittura Higuain per la sterilità della squadra in zona gol, ma soprattutto Giorgio Chiellini. Mentre il partito che raccoglie i suoi detrattori e in generale gli sponsor della “qualità uber alles” conta sempre più iscritti, proviamo ad analizzare in maniera asettica e imparziale la sua gara contro i partenopei, per inquadrare meglio la sua prestazione.
Il peccato originale e incancellabile di Chiellini riguarda le sue lacune in fase d’impostazione, cavallo di battaglia di chi lo vorrebbe in pianta stabile fuori dall’11 titolare; contro il Napoli, come capita abbastanza spesso, il numero 3 è stato lo juventino ad aver effettuato più passaggi, 69 in totale, con 58 appoggi andati a buon fine e l’84% di passaggi riusciti. Tale cifra crolla al 46,7% se prendiamo in considerazione solo i passaggi effettuati nella metà campo avversaria, nella quale Giorgio si è avventurato più volte con scarsa fortuna, complice il baricentro basso della squadra. Il motivo è molto semplice: Chiellini è sì lo juventino col piede meno nobile, ma è anche il giocatore che viene lasciato più libero di giocare il pallone (al contrario di Bonucci), e pur avendo una percentuale di appoggi completati decisamente buona a risaltare sono i suoi errori, soprattutto quando avvengono nei pressi dell’area bianconera, come in questa occasione. Qui Chiellini viene servito da Asamoah in una zona completamente chiusa, senza compagni da servire, e l’errore è nella scelta prima ancora che nell’esecuzione: Giorgio prova a giocar palla sulla fascia a memoria, ma il compagno è ancora basso e il Napoli intercetta facilmente il passaggio. Lo stesso problema si presenterà poi in almeno un’altra occasione, con Chiellini messo in imbarazzo dal posizionamento e dal pressing napoletano e forzato all’errore, situazione evidentemente studiata dagli uomini di Sarri.
Ciò detto, limitare l’analisi della prestazione di Chiellini agli errori in disimpegno, comunque fisiologici in una partita nella quale la Juve si è ritrovata chiusa nell’ultimo terzo di campo per buona parte della ripresa, sarebbe riduttivo è superficiale. Chi ha osservato con attenzione la partita del centrale bianconero non ha bisogno del conforto delle statistiche per comprendere la sua importanza in una partita giocata prevalentemente in una metà campo: 12 respinte difensive, un numero impressionante (Buffon e Lichtsteiner appaiati a 4 dietro di lui), con ben 7 palloni recuperati. Scendendo più nel concreto, Chiellini ha sbrogliato situazioni spinose come la classica giocata Insigne-Callejon al 21′, il lancio lungo per Mertens messo in angolo con Buffon rimasto sulla linea di porta, il rischioso retropassaggio di Khedira messo fuori in scivolata all’82’ Con lui a presidio della retroguardia, un cliente scomodo come Mertens è riuscito a giocare con successo una sola palla (per di più sul centro-destra) nell’area di rigore bianconera. In pratica, quando c’è stato bisogno di stringere i denti e difendere senza troppi fronzoli, la Juve si è affidata in maniera quasi sistematica al suo numero 3. Dal computo totale, 2/3 errori più o meno gravi in fase d’impostazione a fronte delle respinte, dei palloni recuperati e in generale della prestazione in fase difensiva, Chiellini non può che uscire vincitore.
Non sappiamo se la Juventus è pronta a rinunciare ad un difensore con caratteristiche uniche, nel bene e nel male, tra quelli presenti in rosa, soprattutto nelle partite più complicate; certamente l’esclusione dell’unico marcatore vecchio stampo pare rappresentare un rischio che Allegri non vuole assolutamente correre. A chi ha paura dei suoi errori contro il Barcellona “che non perdona” consigliamo di dare un’occhiata al rendimento del Chiello negli scontri diretti, e magari anche al nostro vecchio articolo sull’importanza di un giocatore simile per l’equilibrio della Juve.
Alex Campanelli.