Il Derby consacra Buffon come l’uomo più presente di sempre in serie A, 648 volte,
Appena inizia la gara è subito Joya. Passa da Marassi all’Allianz Stadium, dal Genoa al Toro, dal martedì sera al sabato pomeriggio, ma Dybala non cambia copione: controllo in area, dribbling secco, palla sul sinistro e tiro a incrociare.
Se vogliamo, rispetto a Genova, c’è la deviazione di Izzo a variare
leggermente la trama, ma il finale è identico: palla in rete e vantaggio
bianconero, dopo tre minuti appena. Non basta certo un gol, specie ottenuto subito, ad appagare la squadra di Sarri,
che continua a pressare altissimo e a comandare il gioco. Bentancur
sfiora il raddoppio con un colpo di testa appena troppo angolato, Danilo
cerca di sorprendere Sirigu da fuori area e Ronaldo lo impegna
concludendo con una sventola una fuga di venti metri. Il Toro dimostra
carattere e prova a farsi vedere in avanti, ma così facendo regala
ancora più spazi alla Juve. E di questi tempi è piuttosto rischioso…
L’esempio è la ripartenza che porta al raddoppio: due tocchi di Dybala
lanciano Ronaldo, che porta palla fin in area e serve Cuadrado, arrivato a rimorchio come un treno. Il colombiano si procura lo spazio per il diagonale e infila il rasoterra sul palo opposto. Il Toro cerca di reagire, Buffon respinge il
tentativo di Verdi, ma i granata, pur non collezionando fior di
occasioni, ora tengono la Juve lontana dalla loro porta, alzano il ritmo
delle proprie giocate e accorciano le distanze proprio allo scadere del
tempo. De Ligt intercetta in area la conclusione di Verdi toccando involontariamente con il braccio e Maresca, dopo aver consultato il VAR, concede il rigore che Belotti trasforma. Il Toro ora può credere nella rimonta e
quando rientra in campo arriva ancora al tiro con Verdi e Meité. Sarri
interviene immediatamente, cambiando Pjanic con Matuidi e spostando
Bentancur in regia, ma c’è ancora da soffrire: Berenguer impegna Buffon dal limite,
sulla respinta Belotti colpisce la traversa e Verdi corregge in rete di
testa, ma la posizione del Gallo era irregolare e il gol non è valido. Le squadre adesso sono lunghe e a campo aperto può risultare
determinante la rapidità di Douglas Costa, che entra al posto di
Bernardeschi e al primo pallone toccato sfiora il palo con una fiondata
da fuori. Anche Danilo è pericoloso dalla distanza e sul suo secondo
tentativo Ola Aina “para” con il braccio al limite dell’area. È punizione, a circa 20 metri dalla porta. Batte Ronaldo che questa volta sceglie la precisione e non la potenza ed è una decisione quanto mai azzeccata, perché il pallone si infila sotto l’incrocio, rendendo inutile il volo di Sirigu. La Juve vuole chiudere i conti e cerca di
sfruttare il campo concesso dal Toro, che si butta in avanti nel
disperato tentativo di riaprire la partita. Douglas Costa conduce il
contropiede e apre per Dybala, che torna sul sinistro e spara in porta,
ma Sirigu è piazzato. Negli ultimi dieci minuti la Joya lascia spazio a
Higuain, mentre Edera rileva De Silvestri e impegna subito Buffon con un
bel mancino.Ora dominano il caldo e la stanchezza, ma la Juve rimpingua
il bottino con la sfortunata autorete di Djidji che, entrato da pochi minuti, devia nella propria porta il traversone di Douglas Costa. La
Juve fa suo il Derby, onorando nel miglior modo possibile il record
dell’eterno Buffon e festeggiando degnamente anche le 400 presenze in
bianconero di Bonucci e le 100 di Bernardeschi. Oltre alle celebrazioni poi, ci sono i tre punti, magari più prosaici, ma tremendamente importanti… JUVENTUS-TORINO 4-1 RETI: Dybala 3′ pt, Cuadrado 29′ pt, Belotti rig. 50′ pt, Ronaldo 16′ st, Djidji aut. 42′ st JUVENTUS A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Rugani, Ramsey, Muratore, Wesley, Olivieri TORINO A disposizione: Rosati, Ujkani, Nkoulou, Singo, Ghazoini, Rincon, Adopo, Zaza ARBITRO: Maresca AMMONITI: 26′ pt Bonucci 40′ pt Pjanic, 50′ pt de Ligt, 13′ st Izzo, 15′ st Aina, 25′ st Dybala Il tabellino del derby della Mole racconta una partita controllata e
gestita abbastanza bene dalla Juventus. Sulla scia delle performance
incoraggianti con Lecce e Genoa,
la Juventus fa suoi anche questi tre punti “obbligati”. Alcune
situazioni meritano particolare menzione perché testimoniano della
crescita, organica, della squadra. Nella giornata più insperata (post-COVID, con condizione atletica precaria,
con il derby alle cinque di pomeriggio), la Juventus ha sfoderato una
circolazione palla veloce, precisa, armoniosa e che ha beneficiato degli
smarcamenti delle mezz’ali. Sin dalla fase di costruzione, i due centrali de Ligt e Bonucci hanno
saputo imprimere i giusti giri al pallone. Spesso, i due evitavano di
combinare tra di loro per velocizzare l’azione, come chiedeva Sarri ad
inizio stagione: aver ripreso queste indicazioni è sicuramente buon
segno. Entrambi cercavano costantemente o Pjanić o direttamente la
scorciatoia Cuadrado. Le mezz’ali Bentancur e Rabiot, entrambi autori di
ottime performance, hanno offerto sfoghi prevalentemente a muro, salvo
le volte in cui i centrali si concedevano di scavalcare Pjanić ed andare
in verticale. Questo rinnovato brio nei giri della sfera ha permesso una manovra
più rapida, che le linee del Torino hanno avuto difficoltà a
controllare. Questo era specialmente evidente nelle difficoltà del
centrocampo avversario a contenere lo sviluppo della manovra, tanto che
si è ritrovato spesso a dover scappare all’indietro per far fronte ad
una palla che era costantemente scoperta. Lo stesso Ronaldo è sembrato più “inserito” nel ritmo della partita,
ha toccato più palloni e soprattutto l’ha fatto senza incaponirsi in
conduzioni orizzontali o in passaggi statici. Due tocchi e scarico, come
chiede l’allenatore. Scorciatoia? Cuadrado è una risorsa preziosissima per eludere il
pressing degli avversari. Se è vero che il Torino non si è prodigato in
una riaggressione spasmodica a tutto campo come invece è suo solito, è anche vero che la resistenza di Cuadrado è stata eccellente. Sia la capacità di verticalizzare di prima verso Pjanić, Bernardeschi
e/o Bentancur che l’innata sensibilità nel far scorrere il pallone e
superare l’avversario in corsa lo rendono un grimaldello formidabile,
specie contro avversari che lo attaccano con i quinti di centrocampo.
Oltretutto – e forse in controtendenza con il suo storico recente – è
stato protagonista di scelte di tattica individuale spesso
irreprensibili in zone avanzate. Vedasi il gol. Si dice Luis van Gaal strigliasse i propri giocatori se dribblavano
più d’una volta ad azione. L’allenatore-icona della zona all’olandese e
del 3-4-3 era così concentrato sulla meccanizzazione delle giocate da
sminuire il fondamentale più famoso del calcio. La Juventus di Sarri la pensa diversamente. Contro il Torino abbiamo visto un revival del dribbling: ben 27
tentati nell’arco dei ‘90 minuti (di cui 20 riusciti: contro Genoa e
Lecce erano rispettivamente 15 e 12, sintomo di una tendenza in
crescita). Cristiano ha fatto da mattatore (4 riusciti du 6 tentati) ma
ancor più Douglas Costa ha dato sfogo al suo estro (3 su 3, ma in soli
35 minuti). Il dribbling diventa un’arma utilissima a creare superiorità
numerica, ma la notizia positiva è che la Juventus ha anche saputo
sfruttare questa superiorità, tanto che i dribbling sono avvenuti o per
eludere la pressione o in zone avanzate. Una notizia certamente positiva, tanto più se poi alla superiorità
numerica si unisce la superiorità posizionale nella zona di campo
interessata. Le condizioni metereologiche dure hanno impattato sulla qualità del
pressing, ma si è vista una squadra convinta dei propri mezzi e
consapevole delle indicazioni dell’allenatore. Come successo contro il
Genoa, l’attacco si è occupato dei tre centrali difensivi avversari.
Soprattutto, il centrocampo ha avuto il coraggio di seguire la
pressione, accorciando spesso con tempi di pressione non sempre perfetti
(ma comunque incoraggianti). Per brevi tratti del primo tempo e nel primo quarto d’ora della
ripresa, la Juventus ha comunque mostrato la cronica insofferenza verso
l’ampiezza. Sebbene la squadra sia scivolata in modo armonioso ad ogni,
puntale, cambio di campo degli avversari, sia Ola Aina che De Silvestri
hanno dato qualche grattacapo di troppo ai propri dirimpettai. Gli
esterni, che spesso godevano dell’appoggio dei terzi Izzo e Bremer,
hanno avuto qualche tempo di gioco di troppo e hanno così trovato un
numero significativo di cross. Nel complesso però, la Juventus ha giocato una partita più che buona,
una prestazione che si incastra benissimo con le performance
convincenti della settimana scorsa. Sarri stesso ha ammesso in conferenza stampa
che non solo la condizione fisica è buona, ma anche che la
consapevolezza della squadra è aumentata. E, a voler leggere tra le
righe, sembra che alcuni spettri
si siano dissipati. Sarà interessanti vedere se la squadra saprà dare
continuità a questa crescita contro il Milan, anche se mancheranno per
squalifica i suoi giocatori più in forma.DYBALA NON SI FERMA PIU’
BIS DI CUADRADO
BELOTTI ACCORCIA DAL DISCHETTO
IL TORO CI CREDE
CR7, PUNIZIONE ALL’INCROCIO
AUTORETE DI DJIDJI NEL FINALE
Buffon; Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Danilo; Bentancur, Pjanic (4′ st
Matuidi), Rabiot; Bernardeschi (10′ st Douglas Costa), Dybala (35′ st
Higuain), Ronaldo
Allenatore: Sarri
Sirigu; Izzo, Lyanco, Bremer (39′ st Djidji); De Silvestri (35′ st
Edera), Lukic, Meité, Ola Aina (39′ st Ansaldi), Berenguer; Verdi (23′
st Millico), Belotti
Allenatore: Longo
ASSISITENTI: Paganessi, Mondin
QUARTO UFFICIALE: Valeri
VAR: Irrati, Lo Cicero Cinque cose sul derby