Il Derby è bianconero, nel giorno di Buffon 04 luglio 2020

Il Derby consacra Buffon come l’uomo più presente di sempre in serie A, 648 volte,

DYBALA NON SI FERMA PIU’

Appena inizia la gara è subito Joya. Passa da Marassi all’Allianz Stadium, dal Genoa al Toro, dal martedì sera al sabato pomeriggio, ma Dybala non cambia copione: controllo in area, dribbling secco, palla sul sinistro e tiro a incrociare. Se vogliamo, rispetto a Genova, c’è la deviazione di Izzo a variare leggermente la trama, ma il finale è identico: palla in rete e vantaggio bianconero, dopo tre minuti appena.

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BIS DI CUADRADO

Non basta certo un gol, specie ottenuto subito, ad appagare la squadra di Sarri, che continua a pressare altissimo e a comandare il gioco. Bentancur sfiora il raddoppio con un colpo di testa appena troppo angolato, Danilo cerca di sorprendere Sirigu da fuori area e Ronaldo lo impegna concludendo con una sventola una fuga di venti metri. Il Toro dimostra carattere e prova a farsi vedere in avanti, ma così facendo regala ancora più spazi alla Juve. E di questi tempi è piuttosto rischioso… L’esempio è la ripartenza che porta al raddoppio: due tocchi di Dybala lanciano Ronaldo, che porta palla fin in area e serve Cuadrado, arrivato a rimorchio come un treno. Il colombiano si procura lo spazio per il diagonale e infila il rasoterra sul palo opposto.

BELOTTI ACCORCIA DAL DISCHETTO

Il Toro cerca di reagire, Buffon respinge il tentativo di Verdi, ma i granata, pur non collezionando fior di occasioni, ora tengono la Juve lontana dalla loro porta, alzano il ritmo delle proprie giocate e accorciano le distanze proprio allo scadere del tempo. De Ligt intercetta in area la conclusione di Verdi toccando involontariamente con il braccio e Maresca, dopo aver consultato il VAR, concede il rigore che Belotti trasforma.

IL TORO CI CREDE

Il Toro ora può credere nella rimonta e quando rientra in campo arriva ancora al tiro con Verdi e Meité. Sarri interviene immediatamente, cambiando Pjanic con Matuidi e spostando Bentancur in regia, ma c’è ancora da soffrire: Berenguer impegna Buffon dal limite, sulla respinta Belotti colpisce la traversa e Verdi corregge in rete di testa, ma la posizione del Gallo era irregolare e il gol non è valido.

CR7, PUNIZIONE ALL’INCROCIO

Le squadre adesso sono lunghe e a campo aperto può risultare determinante la rapidità di Douglas Costa, che entra al posto di Bernardeschi e al primo pallone toccato sfiora il palo con una fiondata da fuori. Anche Danilo è pericoloso dalla distanza e sul suo secondo tentativo Ola Aina “para” con il braccio al limite dell’area. È punizione, a circa 20 metri dalla porta. Batte Ronaldo che questa volta sceglie la precisione e non la potenza ed è una decisione quanto mai azzeccata, perché il pallone si infila sotto l’incrocio, rendendo inutile il volo di Sirigu.

AUTORETE DI DJIDJI NEL FINALE

La Juve vuole chiudere i conti e cerca di sfruttare il campo concesso dal Toro, che si butta in avanti nel disperato tentativo di riaprire la partita. Douglas Costa conduce il contropiede e apre per Dybala, che torna sul sinistro e spara in porta, ma Sirigu è piazzato. Negli ultimi dieci minuti la Joya lascia spazio a Higuain, mentre Edera rileva De Silvestri e impegna subito Buffon con un bel mancino.Ora dominano il caldo e la stanchezza, ma la Juve rimpingua il bottino con la sfortunata autorete di Djidji che, entrato da pochi minuti, devia nella propria porta il traversone di Douglas Costa. La Juve fa suo il Derby, onorando nel miglior modo possibile il record dell’eterno Buffon e festeggiando degnamente anche le 400 presenze in bianconero di Bonucci e le 100 di Bernardeschi. Oltre alle celebrazioni poi, ci sono i tre punti, magari più prosaici, ma tremendamente importanti…

JUVENTUS-TORINO 4-1

RETI: Dybala 3′ pt, Cuadrado 29′ pt, Belotti rig. 50′ pt, Ronaldo 16′ st, Djidji aut. 42′ st

JUVENTUS
Buffon; Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Danilo; Bentancur, Pjanic (4′ st Matuidi), Rabiot; Bernardeschi (10′ st Douglas Costa), Dybala (35′ st Higuain), Ronaldo

A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Rugani, Ramsey, Muratore, Wesley, Olivieri
Allenatore: Sarri

TORINO
Sirigu; Izzo, Lyanco, Bremer (39′ st Djidji); De Silvestri (35′ st Edera), Lukic, Meité, Ola Aina (39′ st Ansaldi), Berenguer; Verdi (23′ st Millico), Belotti

A disposizione: Rosati, Ujkani, Nkoulou, Singo, Ghazoini, Rincon, Adopo, Zaza
Allenatore: Longo

ARBITRO: Maresca
ASSISITENTI: Paganessi, Mondin
QUARTO UFFICIALE: Valeri
VAR: Irrati, Lo Cicero

AMMONITI: 26′ pt Bonucci 40′ pt Pjanic, 50′ pt de Ligt, 13′ st Izzo, 15′ st Aina, 25′ st Dybala

Cinque cose sul derby

Il tabellino del derby della Mole racconta una partita controllata e gestita abbastanza bene dalla Juventus. Sulla scia delle performance incoraggianti con Lecce e Genoa, la Juventus fa suoi anche questi tre punti “obbligati”. Alcune situazioni meritano particolare menzione perché testimoniano della crescita, organica, della squadra.

  1. Il giro palla

Nella giornata più insperata (post-COVID, con condizione atletica precaria, con il derby alle cinque di pomeriggio), la Juventus ha sfoderato una circolazione palla veloce, precisa, armoniosa e che ha beneficiato degli smarcamenti delle mezz’ali.

Sin dalla fase di costruzione, i due centrali de Ligt e Bonucci hanno saputo imprimere i giusti giri al pallone. Spesso, i due evitavano di combinare tra di loro per velocizzare l’azione, come chiedeva Sarri ad inizio stagione: aver ripreso queste indicazioni è sicuramente buon segno. Entrambi cercavano costantemente o Pjanić o direttamente la scorciatoia Cuadrado. Le mezz’ali Bentancur e Rabiot, entrambi autori di ottime performance, hanno offerto sfoghi prevalentemente a muro, salvo le volte in cui i centrali si concedevano di scavalcare Pjanić ed andare in verticale.

Questo rinnovato brio nei giri della sfera ha permesso una manovra più rapida, che le linee del Torino hanno avuto difficoltà a controllare. Questo era specialmente evidente nelle difficoltà del centrocampo avversario a contenere lo sviluppo della manovra, tanto che si è ritrovato spesso a dover scappare all’indietro per far fronte ad una palla che era costantemente scoperta.

E chissà che l’aiuto supplementare dei centrali a Buffon nella gestione del primo possesso non sia stata d’aiuto: sia de Ligt che Bonucci erano al limite dell’area piccola ad ogni rinvio.

Lo stesso Ronaldo è sembrato più “inserito” nel ritmo della partita, ha toccato più palloni e soprattutto l’ha fatto senza incaponirsi in conduzioni orizzontali o in passaggi statici. Due tocchi e scarico, come chiede l’allenatore.

  1. Cuadrado 

Scorciatoia? Cuadrado è una risorsa preziosissima per eludere il pressing degli avversari. Se è vero che il Torino non si è prodigato in una riaggressione spasmodica a tutto campo come invece è suo solito, è anche vero che la resistenza di Cuadrado è stata eccellente. 

Sia la capacità di verticalizzare di prima verso Pjanić, Bernardeschi e/o Bentancur che l’innata sensibilità nel far scorrere il pallone e superare l’avversario in corsa lo rendono un grimaldello formidabile, specie contro avversari che lo attaccano con i quinti di centrocampo. Oltretutto – e forse in controtendenza con il suo storico recente – è stato protagonista di scelte di tattica individuale spesso irreprensibili in zone avanzate. Vedasi il gol. 

  1. Qualcuno ha detto dribbling?

Si dice Luis van Gaal strigliasse i propri giocatori se dribblavano più d’una volta ad azione. L’allenatore-icona della zona all’olandese e del 3-4-3 era così concentrato sulla meccanizzazione delle giocate da sminuire il fondamentale più famoso del calcio. La Juventus di Sarri la pensa diversamente. 

Contro il Torino abbiamo visto un revival del dribbling: ben 27 tentati nell’arco dei ‘90 minuti (di cui 20 riusciti: contro Genoa e Lecce erano rispettivamente 15 e 12, sintomo di una tendenza in crescita). Cristiano ha fatto da mattatore (4 riusciti du 6 tentati) ma ancor più Douglas Costa ha dato sfogo al suo estro (3 su 3, ma in soli 35 minuti). Il dribbling diventa un’arma utilissima a creare superiorità numerica, ma la notizia positiva è che la Juventus ha anche saputo sfruttare questa superiorità, tanto che i dribbling sono avvenuti o per eludere la pressione o in zone avanzate. 

C’è una cesura abbastanza evidente tra dribbling nella propria trequarti e quelli nella trequarti avversaria. Mappa di WhoScored

Una notizia certamente positiva, tanto più se poi alla superiorità numerica si unisce la superiorità posizionale nella zona di campo interessata.

  1. Il pressing

Le condizioni metereologiche dure hanno impattato sulla qualità del pressing, ma si è vista una squadra convinta dei propri mezzi e consapevole delle indicazioni dell’allenatore. Come successo contro il Genoa, l’attacco si è occupato dei tre centrali difensivi avversari. Soprattutto, il centrocampo ha avuto il coraggio di seguire la pressione, accorciando spesso con tempi di pressione non sempre perfetti (ma comunque incoraggianti).

La Juventus è molto aggressiva sul palleggio basso del Torino. I bianconeri mettono in ombra gli avversari su tutto il lato palla e Sirigu deve rifugiarsi da un apertissimo Bremer (fuori inquadratura)
  1. I quinti avversari

Per brevi tratti del primo tempo e nel primo quarto d’ora della ripresa, la Juventus ha comunque mostrato la cronica insofferenza verso l’ampiezza. Sebbene la squadra sia scivolata in modo armonioso ad ogni, puntale, cambio di campo degli avversari, sia Ola Aina che De Silvestri hanno dato qualche grattacapo di troppo ai propri dirimpettai. Gli esterni, che spesso godevano dell’appoggio dei terzi Izzo e Bremer, hanno avuto qualche tempo di gioco di troppo e hanno così trovato un numero significativo di cross. 

Nel complesso però, la Juventus ha giocato una partita più che buona, una prestazione che si incastra benissimo con le performance convincenti della settimana scorsa. Sarri stesso ha ammesso in conferenza stampa che non solo la condizione fisica è buona, ma anche che la consapevolezza della squadra è aumentata. E, a voler leggere tra le righe, sembra che alcuni spettri si siano dissipati. Sarà interessanti vedere se la squadra saprà dare continuità a questa crescita contro il Milan, anche se mancheranno per squalifica i suoi giocatori più in forma.

Andrea Lapegna