Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai saracinesca o mura,
ché la diritta via dell’altrui punto era smarrita. 1
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
del selvaggio Fernandez sì aspro e forte
che nel pensier rinova la paura! 2
Tant’è amara per loro che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò del prode Chiellin e de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte. 3
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era nel pien di conquiste a quel punto
che la piegata via abbandonai. 4
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quello stivale
che alcuna paura m’avea il cor compunto, 5
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi gialli e rossi del pianeta
che respingo dritto altrui per ogne palle. 6
Allor fu la paura un poco queta,
che nel Chievo del cor m’e’ perdurata
la notte ch’i’ passai col guancial di seta. 7
E come con Cerci che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l’acqua perigliosa e guata, 8
così l’animo mio, ch’ancor non sentiva,
si volse dopo i ciociari a rimirar lo passo
che non lasciò quasi mai persona viva. 9
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la sua gamba ben erta,
sì che ’l piè fermo dell’altro era più dietro e basso. 10
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta; 11
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per la sventola di destro ritornar più volte vòlto. 12
Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino 13
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar su Eder m’era cagione
di quella fiera opposizion a pelle 14
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone. 15
Questi parea soltanto che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse. 16
Ed un Toloi, che di tutte brame
sembiava lupa sì carca ne la sua magrezza,
ma che poche genti fé già viver grame, 17
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza. 18
E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista; 19
tal mi fece il Politano sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace. 20
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi tramonti prima fu tutt’altro che fioco. 21
Quando vidi costui nel gran diserto,
“Miserere di me”, gridai a lui,
“qual che tu sii, od ombra od omo certo!”. 22
Rispuosemi: “ombra già pe’ i milanesi fui,
e li parenti di Accra e non lombardi,
ghanesi per patrïa ambedui”. 23
Ciabattò male ancor che fosse tardi,
dimostrò sotto sotto tanto buon gusto
molto più di quel Sansone co’i sui dardi. 24
“Poeta sei, e cantarò di quel giusto
figliuol di Dino che la gloria ingoia,
poi che ’l superbo record fu quasi combusto”. 25
“Ma tu perché sforni tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?”. 26
“Il vello s’appronta dopo tre per sessanta dalla fonte
di una disfida parentale poco in là dal largo fiume”,
rispuos’io con speranzosa fronte. 27
“Comunque vada al poeta onore e lume,
vagliato ’l lungo studio e ’l grande amore
che c’ ha fatto sublimar lo tuo volume”,Replicammo noi con orgoglioso ardore. 28
1. La leggenda narra di un famoso portiere di una nota squadra di calcio a cavallo del II e III millennio il quale, giunto intorno alla metà della sua vita terreste, si ritrova ad inseguire un risultato personale inimmaginabile. Paragonatosi ad una “saracinesca” o ad un “muro”, il portiere fa smarrire la via del gol agli avversari. Secondo alcune fonti, invece, il punto smarrito sarebbe quello in classifica delle squadre che via via lo affrontano. Tale tesi è contestata dal Fisherman in virtù del pareggio, l’unico, conquistato dal Bologna nelle dieci partite del racconto, che renderebbe contraddittorio il canto.
2. Il portiere descrive in prima persona i pericoli corsi nel lungo cammino verso il risultato, messo in discussione già dopo pochi minuti dal siluro di Fernando (Sampdoria) che lo lascia impietrito.
3. Nella stessa contesa, a salvarlo è anche l’amico Chiellini, un guerriero dal naso pronunciato e dalla testa perennemente fasciata, pronta a deviare in maniera decisiva l’ultimo, disperato, assalto dei blucerchiati.
4. Intento al raggiungimento dei risultati della propria squadra, il portiere non ricorda nemmeno il momento in cui ha terminato di piegarsi a raccogliere palloni dal fondo della rete.
5. Là dove termina lo stivale (o dove comincia, non si sa, tutto è relativo), Buffon non corre pericoli. E’ la sfida al Friuli conl’Udinese. Alcuni, sprovveduti, studiosi asseriscono che trattasi della partita con l’Aosta, ma la tesi è assolutamente minoritaria.
6. Prestazione sicura è quella contro la Roma che, però, non è lo spauracchio che si temeva.
7. Pochissimi pericoli anche nella sfida col Chievo, affrontata dal portiere senza patemi e con un cuscino di tessuto pregiato sotto la testa.
8. E’ Cerci, personaggio mitologico metà uomo e metà gambero, ad impensierire, senza successo, il protagonista nella partita colGenoa.
9. L’animo del portiere non sente ancora l’avvicinarsi dell’obiettivo, fin quando, dopo aver affrontato il Frosinone, non si guarda indietro scoprendo di aver racimolato già tanti minuti di imbattibilità, come pochi altri han saputo fare.
10. Non ha tempo di rilassarsi il guardiano, che l’altro amico, tal Bonucci, nella partita col Napoli lo salva con uno strepitoso intervento in estensione, capace di lasciare attonito l’avversario, rimasto con il suo piede “più dietro e basso”. Per i più, trattavasi di Higuain, animale da gol argentino dell’epoca. Per pochi altri, di Maradona; tesi, quest’ultima, rifiutata con orrore dai più esperti, raffrontando le più che attendibili fonti relative all’epoca i cui i due han calcato i campi di gioco.
11. Si va a Bologna, una squadra che vola in classifica e pericolosa come un felino agile e veloce.
12. Nel match, Buffon è impegnato dalla sventola di Destro e lì confessa la sua paura di “ritornar più volte volto”, ossia di perdere ciò che ha conquistato. Secondo alcuni, visto il minuscolo, la sventola era col piede destro, ma l’autore resterebbe ignoto.
13.-14. Gli astri sono con lui nella partita con l’Inter quando si oppone d’istinto alla conclusione di Eder.
15.-16. Nella partita con l’Atalanta, Buffon teme di capitolare alla vista di un Leone. Nessuna paura, è solo il suo compagno Mandzukic che lo protegge.
17. A graziarlo è tal Toloi, affamato come un lupo ma, in quanto non propriamente un cecchino, incapace di colpirlo da pochi metri.
18. In quel momento, Buffon ha perso le speranze di raggiungere la vetta, ma si salva.
19. Il portiere pensa di essere stato troppo avido, al punto da dover piangere di dolore quando raccoglierà il pallone in rete.
20. La medesima sensazione coglie il portiere quando Politano per poco non lo beffa nella partita col Sassuolo. Per poco il protagonista vede le tenebre.
21. I cattivi pensieri aumentano quando davanti al portiere si presenta Duncan, un avversario capace qualche giorno prima di punire il Milan.
22. Buffon lo supplica di aver misericordia di lui e gli chiede se costui è un uomo, un’ombra o cosa.
23. Il giocatore gli risponde che ombra è stato per i milanesi e che lui è ghanese.
24. Duncan sciupa l’occasione assecondando il desiderio del portiere. Molto meno lo ascolta Sansone che lo impegna con le sue frecce.
25. Il destino lo informa che presto si tesseranno le sue lodi, visto che il record impossibile sta per essere bruciato.
26. Il destino si annoia e lo invita a salire sulla vetta, inizio e fine della gioia.
27. Il protagonista ricorda al destino che mancano ancora tre minuti dall’inizio della prossima partita, il derby di Torino.
28. Il canto termina con il coro dei tifosi che rendono onore al loro Capitano, comunque vada a finire.
di Roberto Savino
@RobertoSavino10