La partita della Juventus al Franchi inizia al 14’ minuto, e alcuni numeri non vengono agli occhi per caso. Esulando, può valere per il 30 di Rodrigo Bentancur, che sembrano l’età oltre che un unicum; i 40 punti, che in un lontano tempo giornalistico erano la quota salvezza e , il 7 che la calcia forte sotto l’incrocio dagli 11 metri che è ormai iconico; il maledetto 39 nel giorno peggiore che rappresenta il punto più basso.
***
Il minuto però è uno degli spartiacque della partita, quello sul quale però spendere una riflessione; è un numero concreto, dinamico, fugace e quindi calcistico perché vale per questa volta. Non è quindi atmosfera, contorno, statistica, simbolo. In Fiorentina-Juventus è il minuto del primo pallone toccato e gestito da Paulo Dybala. Un pallone non memorabile: forse benino, forse maluccio, forse insapore. Nulla di che, ma pare un crescendo significativo nel dibattito sulla partita e soprattutto su come la partita proietta in avanti l’immaginazione di Massimiliano Allegri e, soltanto di conseguenza, la vision dei tifosi attenti alle mutazioni tecnico/tattiche di una Juventus estremamente ambiziosa.
***
Il focus è quindi Dybala, neanche uno degli uomini decisivi per ciò che resta a tabellino di questo 0-3 normalizzato da Pioli che rischia, dall’attacco dei sogni estivi che ha fatto 5 gol in 14 partite, dal cammino schiacciasassi della Juve, dall’imbattibilità esterna nell’anno solare 2018 di Giorgio Chiellini & co.
Dybala perché è giusto focalizzarsi sul transfer offensivo di questa Juventus dall’enorme potenziale tra centrocampo e attacco. Ovvero non limitare la squadra alla sua forza (in tutti i sensi, non soltanto fisico) sugli esterni, con imbuti che già si sono intravisti in lunghi tratti di partite quasi costretti al sistematico traversone dalla media distanza e, per quanto Mandzukic e Ronaldo si completino a vicenda in quanto a qualità aeree sottoporta (hanno modalità di stacco direzionato praticamente complementari), Allegri ha varato finalmente – lo dice l’ormai lungo periodo di test partito in qualche modo con le scelte per Juventus-Napoli – il suo copione alternativo. Che poi è esplorativo. Ovvero migliorativo già solo per logica nel fornire una serie di frecce il più variegate possibili alla squadra in termini di pericolosità.
***
Si è visto il Dybala che ha quasi ragione Allegri. In passato chi scrive aveva spinto per la soluzione Douglas Costa in qualità di raccordo verticale atipico tra le linee, e quasi un recente Juventus-Spal faceva rialzare la cresta alla vecchia tesi. E chi tra noi e voi non ha pensato almeno una volta a Bernardeschi con quella zolla nel destino? Vale doppio allora che sia la Joya a tenere il testimone di prima scelta, di titolare con un senso compiuto non solo perché possiede (come ampiamente dimostrato) 25 gol stagionali nelle gambe. Il calcio è fatica, matematica e pensiero. Una non può mai cancellare le altre. Ecco Dybala che non incanta, ma che fa, su un campo mai banale come quello di Firenze: 67 tocchi, solo Cancelo ne ha sviluppati di più ma Cancelo è la ciliegina tecnica della stagione, 67 tocchi come Chiellini (sovente il più sollecitato insieme a Pjanic) e 67 tocchi come Bentancur che giustamente ha preso solo elogi e che appunto sostituiva Pjanic nell’impalcatura dei tre a centrocampo.
***
Va specificato che Dybala sul podio dei migliori in campo, da qualunque parte la si guardi, non ci entra. E allora tutta questa sensazione di un percorso che finalmente ha preso una strada (che è anche quella dell’evidente felice disponibilità del calciatore) fa ancora più godere e ben sperare. Registriamo ancora: 4 conclusioni, 3 passaggi-chiave incluso il primo veramente sprecato da Ronaldo su questo asse da quando è dei nostri, 90% di passaggi completati. Quest’ultima percentuale dimostra che Allegri anche e soprattutto a Dybala adesso chiede di interpretare i momenti: qua manovriero (situazione sulla quale Douglas faticherebbe), qua perno, qua incursore (palla al piede). Forse non si può parlare ancora di trequartista in maniera compiuta e forse mai Dybala entrerà nella categoria purista dei fantasisti (per caratteristiche e giocate, non per posizione, visto che si sono vissuti decenni di illustri fantasisti eppure seconde punte), forse non sarà neppure la sua collocazione definitiva, ma forse ci serve esattamente così. Solo un po’ più cattivo, ancora un po’ più felice e finalmente riportato in una giusta dimensione del dibattito: le sberle a Messi vanno riservate al campo, se mai si sarà chiamati a ritrovarlo, ancora una volta.
Luca Momblano