24 ore in più o 24 in meno, anche solo per una visita medico-sportivo, sono in grado di spostare l’opinione pubblica. Anche questo siete voi juventini. Pensate sempre a cosa può succedere dopo, anzi a cosa deve, tant’è che da venerdì non parlerete più di Mehdi Benatia. Toccherà a lui parlare sul campo, per guadagnarsi quanto di buono la dirigenza e soprattutto Massimiliano Allegri (che ha chiesto con forza l’affondo una decina di giorni fa, addirittura con parole del tipo: “Lui qui è un titolare”) vedono in lui ormai da parecchio tempo. Non dev’essere un di più, il franco-marocchino. Dev’essere la base solida che travalicherà il tanto chiacchierato biennio bianconero 2016-18. Dovrà guadagnarsi il riscatto, lo dovranno fare i suoi muscoli, la sua testa. Dieci mesi sono ben più dello stretto necessaria per una cosa che nessuno deve chiamare test.
Benatia non è un giovane, è semplicemente nell’età della maturità per un difensore centrale. Il discorso cambia quando si parla di Pjaca (che non risulta ancora tecnicamente essere un calciatore della Juventus perché ballerebbe ancora la sigla sul trasferimento economico con la Dinamo), giocatore che per la Juve ha senso se lo si porta in Australia. Cambia ancora di più di fronte a profili come quelli di Gabigol, mancino peperino e tagliente, come se Adriano non fosse stato un centravanti o se Quaresma con il piede debole fosse nato in Brasile. Non è diffidenza, è schietta sincerità di fronte alle seguenti cifre: 20 milioni di cartellino (non male, con il rinnovo col Santos che tarda ad arrivare evitando strane ascese e ancora più strane clausole) e tre milioni (spero lordi ma non ci giurerei al momento) per quattro anni al giocatore. Così fosse, considerando Pjaca l’attaccante jolly che secondo alcuni esclude Cuadrado (il colombiano a me pare si escluda solo con Lichtsteiner), il quinto non gerarchico dovrebbe essere un numero nove di ALMENO discreta garanzia. Circolava Pellè, circola Immobile che avrebbe dalla sua i tre anni di settore giovanile (1 Berretti e 2 Primavera). Non mi piace chiamarla rivoluzione, qualunque cosa essa sia, bensì rinnovamento guardando sempre molto avanti ma con la coscienza che si è dolcemente costretti a ragionare di anno in anno.
Il resto? Marotta che si confessa fiducioso sulla sistemazione di Hernanes, Lemina che scarta a priori il Betis che lo ha contattato ma che subisce un’avance in stile Zaza-Wolfsburg dal Lipsia proprietà Red Bull. Terzo rialzo da parte dei teutonici, sempre sul fronte congiunto tra cartellino (14 + 3 o 4 di bonus) e ingaggio (2 milioni abbondanti). Questi qua hanno anche chiesto informazioni su Lirola. Oppure Marrone per cui si è fatto intanto vivo il Watford di Mazzarri. Oppure stop. Almeno per questa lunga giornata. Perché altre ce ne saranno… e Pogba prima o dopo ritornerà.
Luca Momblano
La scheda scouting di Mehdi Benatia
di Elena Chiara Mitrani e Lucio Pelliccioni
Biografia
Mehdi Amine Benatia El Moutaqui nasce a Courcouronnes, nell’Essonne, banlieu parigina, il 17 aprile 1987, da papà marocchino e madre algerina. Ha la doppia nazionalità marocchina e francese, ma calcisticamente ha sposato la nazionale marocchina, della quale è attualmente il capitano.
Da bambino milita in una serie di squadre della periferia parigina, fino ad approdare all’institut national du football di Clairefontaine (da qui sono passati molti giocatori francesi), dal quale però sarà scartato a causa degli scarsi risultati negli studi. Nel 2002-03, gioca nelle giovanili del Guingamp e può giocarsi le sue chances in un provino con il Manchester United, ma decide infine di integrare le giovanili dell’Olympique Marsiglia, per non rischiare di bruciare le tappe. Con la maglia del club marsigliese Benatia diventa professionista, ma l’avventura si conclude in maniera abbastanza deludente: zero presenze, due stagioni in prestito, a Tours e Lorient, e infine la cessione al Clermont, all’epoca in Ligue 2. L’avventura nella seconda divisione francese fa bene al marocchino, che a Clermont ha l’occasione di giocare con continuità e trova anche tre volte la rete, in 60 presenze.
È dal Clermont che l’Udinese lo ingaggia a parametro zero, per portarlo in serie A nel 2010. Il passaggio al campionato italiano segna il vero inizio di carriera di Benatia, che diventa titolare inamovibile ed entra nel mirino di diversi grandi club europei. Con la maglia della squadra di Pozzo, Benatia debutta anche in Champions League, nel turno preliminare dell’edizione 2011/12 giocato (e perso) contro l’Arsenal. L’ultima stagione con i friulani è un po’ più complicata per Mehdi, che subisce qualche infortunio muscolare e finisce per giocare solo 25 incontri. Nonostante l’annata travagliata, riesce ad ottenere un contratto di cinque anni con la Roma (che lo paga 13.5 milioni), appena affidata a Rudi Garcia.
La prima annata con i giallorossi inizia con il botto per Benatia, che mette a segno due reti tra la 5° e la 6° giornata di campionato, in un inizio di stagione che vede la Roma molto lanciata. I tifosi si esaltano nel vederlo festeggiare i gol con l’esultanza a “mitraglia”, che a loro ricorda Batistuta. Tuttavia l’avventura nella capitale dura poco; il giocatore, alla fine di una stagione terminata con il secondo posto, accusa il club di non aver mantenuto la promessa di una rinegoziazione del suo contratto in caso di qualificazione in Champions League. Quindi, a metà agosto, passa al Bayern per 30 milioni ed un salario di 6.5 milioni netti all’anno, diventando il secondo giocatore africano più pagato nel 2014, dopo Yaya Touré.
Al Bayern, Benatia vince i primi trofei della sua carriera: due Bundesliga e una Coppa di Germania. L’avventura bavarese inizia bene, con una performance di alto livello nel match iniziale del girone di Champions League contro il City. Tuttavia, numerosi infortuni condizionano il rendimento del centrale marocchino, colpito anche da qualche polemica, per l’esultanza con la mitraglia che non piace e che il club tedesco gli chiede di evitare, e per la busta paga lasciata in macchina e finita in pasto ai social, in un momento della stagione 2015/16 in cui la stampa vociferava molto a proposito di possibili tensioni all’interno dello spogliatoio del Bayern. Con sole 55 presenze e tre gol in due stagioni, si può dire che Benatia abbia un po’ deluso al Bayern, ecco perché i campioni di Germania, che si preparano alla prima stagione con Ancelotti in panchina, sarebbero pronti a privarsene.
Caratteristiche tecniche
Benatia è un difensore centrale, di prestanza fisica indiscutibile, alto 190 cm per 92 Kg, dotato di una forza fisica incredibile e un potente stacco da terra che, unito all’ottimo tempismo, lo rendono un maestro del gioco aereo. Abilissimo sulle palle lunghe sia per i duelli aerei che per la copertura della profondità, nonostante la mole è dotato di un buon allungo che gli permette ottime chiusure e recuperi sugli attacchi alle spalle della linea difensiva. La sua importanza nel gioco aereo si nota anche nella metà campo offensiva, infatti il franco-algerino segna consecutivamente almeno un gol dalla stagione 2008/2009 quando militava il Ligue 2 con il Clermont. E nella prima stagione a Roma è stato capace addirittura di arrivare a quota 5 reti, niente male per un difensore. Capace anche di segnare reti cosi.
In marcatura 1vs1 è quasi insuperabile, eccelle negli anticipi e difficilmente sbaglia un posizionamento in fase di marcatura, grazie anche a Guardiola è migliorato molto nelle marcature preventive che lo aiutano ancora di più a valorizzare questo suo punto di forza, anche se a volte azzarda qualche anticipo di troppo.
Se nell’uno contro uno in marcatura è molto efficace, questo non si può dire quando viene puntato palla al piede, situazione in cui non risulta sempre preciso negli appoggi e nella posizione del corpo, anche se spesso compensa con rapidità ed esplosività. Se non è al top fisicamente si trova in difficoltà e poter imparare da un maestro come Barzagli, che difficilmente sbaglia quando è puntato gli sarebbe di gran aiuto. Questi limiti sono evidentissimi nell’azione strepitosa di Morata che ha portato al gol di Cuadrado nel ritorno degli ottavi di Champions all’Allianz Arena, quando ha affrontato l’attaccante spagnolo in maniera frontale senza posizionarsi in antero-posteriore (posizione con una gamba avanti e una dietro) senza riuscire nemmeno a rallentare l’azione di contropiede juventina.
In fase offensiva, in Bundesliga nonostante le annate piene di infortuni è migliorato molto nella costruzione del gioco e nella trasmissione palla, ora gioca con tranquillità e personalità rispetto ai primi anni di Udine dove era spesso in difficoltà e frettoloso nelle giocate. Gli anni alla corte di Pep gli hanno fatto acquisire consapevolezza ed esperienze europee che lo rendono sicuramente più completo rispetto al passato.
In campo
Se dovesse andare in porto l’acquisto di Benatia, la Juve si ritroverebbe un ottimo jolly difensivo, capace di giocare sia centrale nella difesa a 4, sia in tutti e 3 i ruoli della difesa a 3. Con l’addio di Caceres i bianconeri del resto sono alla ricerca di questo tipo di giocatore capace di ricoprire più ruoli difensivi. Gli unici dubbi riguardano la tenuta fisica, vedi i numerosi problemi fisici, sopratutto muscolari degli ultimi campionati. Ma se riesce a tornare al top fisicamente, resta un difensore di livello che aumenterebbe il valore di una difesa già praticamente imperforabile.