di Andrea Tottolo
Alvaro è una storia particolare per noi tifosi. Viene acquistato nell’estate del 2014 con una formula mai vista in precedenza: 20 milioni al Real Madrid, prevedendo però la possibilità e il diritto di riacquisto dei Blancos delle prestazioni del talento spagnolo nelle estati successive ad un prezzo già stabilito. Per alcuni una follia di Marotta, per altri un capolavoro. Spendere venti milioni per un giovane di 21 anni senza presenze significative ha senso? Non si può puntare su un usato sicuro (ad esempio quell’Immobile che avevamo lasciato andare per alcuni troppi presto)? Personalmente stavo decisamente dalla parte di Marotta (e i fatti gli hanno dato decisamente ragione), principalmente perché mi intrigava quel tipo di operazione. Rischi un investimento di 20 milioni in un giovane di talento, e se non rende come ti saresti aspettato non hai speso troppo, con le cifre di mercato che girano di questi tempi. Se sboccia, riesci a ricomprarlo o comunque ci guadagni qualcosa, dopo averne usufruito fruttuosamente per qualche stagione. In secondo luogo, ripensavo alla finale di CL dell’anno precedente all’acquisto: il Real sta perdendo contro l’Atletico e Ancelotti (che penso di calcio ne sappia qualcosa) getta nella mischia Alvaro per provare a recuperare quella partita. Qualcosa vorrà pur dire, penso io.
Morata arriva dunque alla Juve e la coppia titolare è Tevez-Llorente. Si dice che Tevez preferisca il Re Leone a Morata perché gli crea meglio gli spazi ed è più libero di muoversi. Alvaro non se ne cura, ed un po’ alla volta conquista il campo a suon di prestazioni eleganti e soprattutto di gol pesantissimi, specie in Champions League, dove abbiamo sempre sofferto. La Champions League della finale col Barcellona ha scritto Morata vicino a Juventus: gol a Borussia, Real e Barcellona in finale. Ricordo pochi juventini così decisivi nelle partite che contano. L’anno successivo, qualche alto e basso dettato dal cuore, ma un talento cristallino che ha dei picchi inavvicinabili quando il terreno scotta… Penso al City, al Siviglia e soprattutto alla partita di Monaco. Quando la posta in palio è importante, non si può fare a meno di Alvaro.
Ma si sa il calcio è crudele e su di noi pesa la spada di Damocle della recompra. Il giocatore non è di fatto un nostro tesserato. È quell’amante con cui hai una storia passionale e intensa, ma sai che finirà presto per tornare alla sua famiglia. Ma te lo godi intanto e alla fine fai i conti con la realtà.
Negli ultimi anni abbiamo salutato Tevez, Pirlo, Vidal, Del Piero, Nedved, Trezeguet: supereremo anche questo addio, ne sono certo.
Di una cosa però, Alvaro, ti ringrazio. Grazie per aver reso di nuovo magiche le nostre notti di Champions e averci fatto tornare brillanti e spavaldi anche durante la settimana.
Buena suerte hermano!