Chi è il buono e chi è il cattivo? Il silenzio o il rumore del “nemico”?
Spesso i sostenitori dell’una o dell’altra fazione potrebbero facilmente elencare pregi e difetti, vantaggi e svantaggi di entrambi. In realtà, silenzio e rumore sono legati indissolubilmente da un rapporto ambivalente fatto di antipatie e magari un pizzico di invidia inaspettata. Il caso Sacchi che ha definito la Juventus come il Rosenborg della situazione, è soltanto una dei tanti sassi buttati di proposito nelle scarpe di Madama. La perversa convinzione di voler ostacolare un cammino fino ad ora vincente, trova ormai un portone chiuso. Serrato. Eppure la Juventus lo sa, è fortemente abituata ad ogni critica e ad essere puntualmente stuzzicata da qualcuno. Ma sa anche, che la musica non avrebbe senso senza le pause e i punti coronati.
In realtà, il “nemico” ha sempre rafforzato inconsapevolmente la causa juventina. Il suo è stato un evolversi verso un ragionare colto sui significati profondi di certe realtà “sonore” che la invadono ogni giorno.
Il paradosso su cui nasce tutto questo e che si approfondisce con straordinaria acribia è che solo il rumore dell’avversario, o del nemico che non ti aspetti, consente di ascoltare il silenzio. In effetti, il rumore è vita, annuncia la presenza e le attività del proprio corpo e delle sue potenzialità. Paradossalmente, è un privilegio anche questo che solo la Juventus, a quanto pare, ha il lusso di permettersi.
Eppure, non si può non annotare che su questa musica dello juventino prevalgono gli strepiti velenosi come fossero tubi di scappamento. E non si può non sostenere che il rumore ottunde, pervade, anestetizza ma poi fa piombare il tutto nel silenzio del bianconero che pone di fronte ai propri pensieri e quindi alle proprie potenzialità.
In altre parole, il rumore del “nemico” la investe, ma contemporaneamente la mette a nudo sprigionando tutta la sua energia positiva che la prendere coscienza solo di se stessa.
Il tutto, probabilmente è riconducibile all’inquietudine di chi teme l’eccessiva libertà respirata dal mondo bianconero.
Come è possibile che un maestro del calcio, di grande esperienza come Arrigo Sacchi, sia entrato senza senso a gamba tesa sulla Juventus? Probabilmente la sua antipatia per Allegri, che mai ha nascosto, ha prevalso sul suo buon senso.
Anche ai “maestri” capita di scivolare e sgretolarsi ciclicamente senza imparare dal passato. Si potrebbe ricordare il 6 a 1 dei bianconeri rifilato allo stesso ex allenatore rossonero, o magari la sua stessa sconfitta contro la squadra norvegese. Ma non avrebbe senso, ora.
Polemiche spesso strumentali e puntualmente sterili spesso scomposte per dibattere senza alcun passo avanti.
Il rumore dei nemici si solleva ogni qualvolta l’incomprensione torna ad emergere. Una storia fatta di bavagli e di smentite, di proposte e di passi indietro. Mai, invece, di passi avanti.
Il rumore dei nemici è spesso il rumore di fondo prodotto da chi, non accettando la nuova realtà, teme di veder crollare quella su cui ha costruito i propri ideali, la propria carriera, la propria identità nel passato: ecco che puntualmente la Juventus diventa così un problema da arginare invece che un’opportunità da cavalcare. Ha fatto più complimenti Guardiola alla Juventus nella post conferenza stampa di Champions, che non altri italiani sportivi in questi anni. Pura coincidenza? Sarà ancora il tempo l’unico giudice in grado di smentire o acconsentire.
L’impresa davvero titanica è quella di scovare negli angoli più profondi dove ci fosse un briciolo di silenzio. E invece no, è sempre tutto invaso da rumori assortiti (e sintetici) invece che di analisi calcistiche vere e proprie. Questi sono suoni che si accavallavano tra loro in una cacofonia insopportabile di strepiti e che puntualmente risultano essere linfa vitale per la Juventus.
Eppure, niente da fare. Ogni volta, prima di un match importante o nel puto cruciale della stagione bianconera, c’è sempre l’anti-juventino di turno che deve fare la sua parte, con la convinzione di suscitare scalpore e malumore, E, invece, mi sono resa conto, che il rumore del nemico, ha fagocitato qualsiasi mattonella del vivere quotidiano sportivo, alimentando la consapevolezza nelle proprie forze della Juve. La Juve non è affogata, ma bensì riesce a cullarsi in questo oceano di unitili punzecchiature: una sorta chiacchiericcio frivolo senza tregua, latore di informazioni vacue e senza scopo o di ritmi sincopati concepiti, pare, con la precisa funzione di dissestare un ambiente fin troppo solido.
E se ci pensi un attimo, caro lettore, ti accorgi che il primo effetto dei rumori di fondo del “nemico” è proprio quello di impedirti di pensare. In conformità a un’epoca dove l’ammirazione silenziosa o l’analisi tranquilla di calcio giocato sono occupazioni talmente difficili da essere persino scandalose e sconvenienti in Italia. Il silenzio è bandito ovunque, e con esso la riflessione prolungata di chi è riuscito a macinare record su record ( o quasi) in Italia e all’estero. E i luoghi della socialità sono costruiti sul “rumore del nemico” , per fortuna, proprio perché nessuno possa cadere in tentazione di ammirare, ancora una volta, la Juventus.
di Caterina Baffoni