Ormai le grandissime squadre, quelle in costante lotta per gli scettri continentali, vengono istintivamente declinate partendo dall’attacco. E dunque, nella maggioranza dei casi – codifica che ha sempre dell’affascinante – partendo dal tridente d’attacco. Non fa sulla carta eccezione la Juve di Sarri che, anzi, ne eleva il concetto, sia perché il neo tecnico si congiunge a una Juventus gradualmente impoverita di soluzioni offensive, sia perché lo stesso Sarri ne ha forzato verbalmente la mano (citando quasi solo gli attaccanti) già nella prima conferenza da allenatore bianconero.
Le bocche da fuoco come unità di misura del nuovo corso. Questo sarà il tema fondante, il cliché giornalistico, la pretesa (e attesa) del tifoso della Juventus. Poi seguiranno il baricentro, l’attitudine della squadra, la fluidità e, in ultimo, l’estetica. Il cosiddetto “gioco” sarà inevitabilmente il metro nascosto, un po’ mezzo e un po’ fine di un ritorno ai tempi in cui la Juventus – oltre 20 anni fa – provocava la reverenza dell’avversario anche (se non soprattutto) per la sua dimensione offensiva. In vista però ci sono i gol, i maledetti gol, i benedetti gol, quanti gol, la facilità di andare in gol e di generare situazioni da gol. Partendo nell’approccio alla partita proprio da chi viene sostanzialmente integrato in rosa per questo. Non una serie di singoli uomini gol, bensì una macchina d’assalto – d’assalto al risultato – alla quale può essere perdonato molto quando e se s’inceppasse qua e là prima di reinserire prontamente la sesta marcia. Ma pur sempre una macchina lanciata verso i traguardi. Perché una macchina è una macchina, una partita è una partita e una serie di giocate sono soltanto una serie di giocate.
Ci saranno quindi, da distinguersi, una Juve di Sarri e un tridente di Sarri. Configurato come, quest’ultimo, lo si scoprirà abbastanza presto, chissà come, magari con Ramsey da attaccante tattico sull’esterno destro o con un trequartista mobile o con due punte a dividersi il campo per compensazione. Per quanto riguarda invece la Juve di Sarri, il tridente è già fatto e più o meno pubblicamente svelato: Nedved, Paratici, e Ronaldo. Di questo si tratta. Ed è meno astratto di quanto possa sembrare. Perché se funziona questo reparto, sarà tutto un po’ più facile per lo stesso Sarri. Perché la compattezza fuori fa da preludio alla fiducia dentro, luogo fatto di allenamenti, scelte, partite, sostituzioni e quant’altro. Un attacco chiamato ad rendere meno aleatorio e più lungimirante l’impatto della quotidiano, dei pareggi e degli imprevisti.
Luca Momblano