Ha difeso i pali della Juventus nelle ultime due uscite stagionali: il match di campionato contro l’Empoli e l’andata della semifinale di Tim Cup contro il Napoli, contribuendo in entrambi i casi alla vittoria bianconera. E’ un momento importante, per Norberto Neto, che si è raccontato ai microfoni di J|Tv, intervistato da Claudio Zuliani (intervista completa in onda domani, giovedì 2 marzo, alle ore 20.30 sul canale 212 di Sky).
«Cerco di dare sempre il massimo e quando viene il mio momento provo a gestire e tutelare la squadra nella miglior maniera» – ha spiegato il brasiliano – «Sono state due partite molto importanti per questa stagione. Contro l’Empoli siamo riusciti a segnare prima e gestire con più tranquillità; ieri contro il Napoli siamo andati sotto nel primo tempo, ed è una cosa che non ci capita spesso. Dobbiamo fare veramente i complimenti a tutta la squadra, perché trovarsi in svantaggio con una grande squadra come il Napoli e giocare un secondo tempo così è veramente una grande prova di maturità, la dimostrazione che siamo concentrati davvero su tutti gli obiettivi».
Un passo in avanti verso la Finale, ma al ritorno servirà massima concentrazione.
«Ci dispiace aver subito gol, ma sappiamo di aver fatto un buon risultato. L’esperienza dell’anno scorso è importante, perché ci può rendere ancora più attenti, sapendo che giocare a Napoli non sarà facile, e avere subito questa rete in casa ci porterà ad affrontare la partita con ancora maggiore maturità».
Un portiere che gioca molto coi piedi, chiamato ad avviare l’azione dei suoi.
«E’ un po’ quello che succede a tutti noi portieri nel calcio di oggi, che si è “modernizzato”. Le squadre pressano alto, e diventa fondamentale avere un portiere che dia una mano alla squadra e trasmetta fiducia. La cosa più importante è essere sempre pronto e poter aiutare la squadra a vincere una partita come quella di ieri».
Una scelta fatta da bambino…
«Negli anni precedenti era difficile vedere portieri brasiliani in Europa, ma è un ruolo che è cresciuto tanto in Brasile, dove ora ci sono tanti buoni giocatori in questo ruolo. Nel mio caso, mio papà giocava in porta e da piccolo, come tutti i bambini che vogliono essere come il papà, ho iniziato a giocare da portiere. Quando tra amici si faceva la conta io urlavo: “Sono pronto, in porta gioco io!”»
Quanto conta il “fattore Stadium” nei numeri da record dei Bianconeri in casa?
«E’ molto importante avere una tifoseria come questa, e uno Stadio che diventa una bolgia come il nostro. Le squadre ospiti arrivano sempre con un po’ di timore, perché sanno che, quando ingraniamo la quinta e la tifoseria ci dà la spinta, siamo veramente forti. Noi non guardiamo tanto i numeri: il nostro obiettivo è sempre la partita che verrà. Sicuramente avere il pubblico dalla nostra parte rende tutto molto più facile».
Domenica la trasferta a Udine, dopo il match del sabato tra Roma e Napoli.
«Noi non guardiamo gli altri, vogliamo fare le nostre partite e andare a Udine per fare risultato e prendere tre punti, poi quello che succederà a Roma e Napoli riguarda loro. Noi dobbiamo fare un certo numero di vittorie per raggiungere il nostro obiettivo, senza guardarci intorno».
Un gruppo affiatato, quello bianconero.
«Siamo una squadra con giocatori di tante nazionalità diverse e riuscire ad avere un gruppo veramente sano come il nostro, in cui tutti vanno d’accordo e scherzano l’uno con l’altro, è veramente importante. In un ambiente in cui stiamo praticamente tutti i giorni, bisogna avere questa allegria, questa energia positiva, ed è quello che proviamo sempre a fare, magari migliorando ancora, perché se riusciamo a trasmettere questa energia possiamo crescere ulteriormente».
E’ il momento “chiave” della stagione?
«Secondo me in questo momento conta soprattutto la testa. Fisicamente stiamo veramente bene, abbiamo fatto una preparazione molto importante, ed abbiamo quasi un anno di lavoro alle nostre spalle: sarà il fattore mentale quello che ci condizionerà di più in questa parte della stagione».