Negli ultimi 20 anni, dal body-check Iuliano-Ronaldo, si è creata una frattura insanabile tra la tifoseria e l’immaginario collettivo interista e quello juventino.
Due realtà contrapposte riassumibili in due pensieri intaccabili:
– per gli interisti la Juve è il Male numero 1 che concentra ogni qualità negativa sul campo (scorrettezza, aiuti, mancanza di fair play) e fuori (soprusi, accordi sporchi, doping, corruzione) e ossessiona a tal punto da contaminare sia l’unico ciclo vittorioso, sia questi anni di magra. Quando l’Inter ha festeggiato l’ha fatto in relazione alla caduta della Juve: lo smoking bianco di Materazzi o le dichiarazioni di Moratti, Ronaldo e Simoni che, alla festa dei 100 anni, invece di celebrare hanno preferito rivangare gli anni di Calciopoli. Quando invece l’Inter arriva a 40 punti, la Juve resta la “rivale”, lo scontro diretto diventa “la gara” e poi via a tifare le italiane o europee che possono batterla.
– per i tifosi juventini l’Inter è Peggio: o una rivale decaduta, da affossare sempre di più (coi libri in tribunale, i debiti) o chi ha usurpato scudetti (di cartone) e basa la sua millantata superiorità sul marcio (“Moratti e le intercettazioni Telecom” “il caffè di Herrera“), sull’impunità (Passaportopoli ed altro), sulla prescrizione (in Calciopoli) o, nella migliore delle ipotesi sulla fortuna e sugli stessi aiuti per cui gli juventini deridono gli altri (“La Champions vinta grazie a Walter Gagg e agli arbitri!“).
Negli ultimi anni, il tifo interista, stimolato e solleticato dallo stesso club, rivendica questa diversità e presunta superiorità morale a più riprese: “noi siamo diversi, noi vinciamo (??) senza rubare, noi anteponiamo i valori e gli ideali alla vittoria a tutti i costi“. Questa presunta alterigia morale viene rimarcata in comunicati ufficiali (l’accenno alla reputazione, ai valori nerazzurri al di là dei risultati in campo) ed esplode in diatribe sui social quando un ex-Juventino viene accostato all’Inter, come nella surreale discussione etica nel tifo nerazzurro su Marotta.
Ma come? Proprio lui? Il simbolo di abuso di potere, manovre occulte e sfacciata eversione delle regole con l’esibizione degli scudetti revocati. Dopo anni di sbandamenti societari, stagioni fallimentari, l’Inter sceglie il miglior DG/AD italiano degli ultimi anni, con un’inarrivabile esperienza, competenza e padronanza sul mercato e -incredibilmente- i tifosi Inter si indignano!
A questo punto urge ricordare una serie clamorosa di trasferimenti dalla Juve all’Inter, tentativi di emulazione nerazzurra delle vittorie bianconere che mostrano inequivocabilmente che, mentre gli interisti si indignano, la Storia insegna come l’Inter PROVI A COPIARCI spudoratamente.
Si parte dal quinquennio 1930-35: 5 scudetti Juve. Nel 1935 muore Edoardo Agnelli, (padre dell’Avvocato Gianni e di Umberto) e la Juve sceglie l’austerity, riducendo gli ingaggi. A quel punto a fiondarsi sui giocatori bianconeri è l’Inter, 3 volte seconda negli ultimi anni, che scippa alla Juve GIOVANNI FERRARItra i migliori della sua generazione, con un ingaggio record. Nonostante l’accoppiata Ferrari-Meazza l’Inter dovrà aspettare 2 anni per rivincere lo Scudetto.
Altro ciclo d’oro: nei primi ’70 la Juve vince 5 Scudetti in 7 anni. Il centravanti è PIETRO ANASTASI, “simbolo di un’intera classe sociale che lasciava il Meridione per le fabbriche del Nord“. 8 anni con la Juve, tra i più amati di sempre: 3 scudetti, finali di Coppa Fiere, Coppa Campioni e Intercontinentale. Uno dei migliori “9” del decennio. L’Inter, a secco da 5 anni, vede in Anastasi, l’uomo da “scippare” per emulare i fasti bianconeri e lo acquista nel 1976. La Juve però vincerà i due successivi scudetti. Le cronache riportano: “Il furbo Boniperti non si era sbagliato: Anastasi ha finito la benzina. Mazzola si danna pur di restituire fiducia al compagno tanto atteso: tutto inutile. Lentamente ma inesorabilmente, Pietruzzu si intristisce.“
Nell’estate di Anastasi all’Inter, alla Juve arriva il giovane mister GIOVANNI TRAPATTONI, ed è trionfo. 10 anni dal ’76 al ’86 con 6 scudetti (record per un allenatore in A), 1 Uefa, 1 Coppa Coppe e l’agognata (e tragica) Coppa dei Campioni del 1985. Dopo Ferrari, dopo Anastasi e più ancora dei campioni Juve di quel decennio (dagli eroi del Mundial ’82 a Platini) è il Trap l’eroe di un ciclo immenso. E, come nel classico dei copia-incolla, l’Inter cerca di copiare quei successi: dopo l’acquisto di Marco Tardelli (10 anni alla Juve), affida la squadra a Trapattoni che, dopo un avvio stentato (assieme agli ex-Juve De Agostini e Serena) al terzo anno riuscirà a riportare l’Inter allo Scudetto (9 anni dopo l’ultimo). Dopo una Uefa vinta al quinto anno nerazzurro, il Trap tornerà alla Juve, per un ciclo minore, in cui porterà a casa una Coppa Uefa.
Dopo un Anastasi bis con Totò Schillaci (dalla Juve all’Inter nel 1992), nel ’94 la Juve vede il futuro in un mister che ha ben fatto con Atalanta e Napoli: MARCELLO LIPPI. E’ l’inizio dell’ennesimo straordinario ciclo: in 5 anni 3 Scudetti e 4 finali Europee, 1 in Uefa e 3 in Champions, con la vittoria della seconda Coppa. Lippi incarna lo spirito Juve, la disciplina, la cultura del lavoro (col fido Ventrone) e quella tracotanza spiccia del vincente. Altro ciclo Juve e ovviamente altro tentativo di emulazione Inter. Nonostante per i tifosi nerazzurri, Lippi sia l’arrogante mister di una Juve che ha “scippato” lo Scudetto nel 1998 (Iuliano-Ronaldo, per capirci), il livornese viene ingaggiato assieme ad Angelo Peruzzi, portierone dei bianconeri, Paulo Sousa, Vladimir Jugovic e poi Christian Vieri, in una squadra che vede già Roberto Baggio, altra leggenda bianconera. Due anni flop, poi il ritorno alla casa madre, nel 2001, con altri 2 scudetti vinti, tra cui, beffa delle beffe, il proverbiale Scudetto del 5 maggio.
Negli ultimi 20 anni la storia si ripete: dopo il flop di Edgar Davids, dopo il proverbiale scambio Carini-Cannavaro e dopo aver più volte provato ad ingaggiare Luciano Moggi, l’Inter depreda una Juve retrocessa, privata di due scudetti e della spina dorsale, acquistando a prezzo di saldo Ibrahimovic e Vieira. Con loro i nerazzurri inaugurano una parentesi vincente dopo anni di delusioni. Ancora una volta i protagonisti di una Juve odiata e denigrata vengono acquistati proprio dai nerazzurri per tornare a vincere dopo anni di flop.
La storia si ripete: l’Inter si affievolisce, la Juve rinasce e innesta l’era più vincente di sempre in A con 7 scudetti, 4 double, 2 finali di UCL e soprattutto un gap tecnico, economico e societario inaudito, con la capacità di ingaggiare una superstella come Ronaldo. Non potendo strappare giocatori alla Juve, l’Inter ci prova a lungo con Antonio Conte, poi offre subito un ingaggio a chi non rinnova coi bianconeri: Kwadwo Asamoah (6 Scudetti con la Juve) e ci provano con un altro simbolo del ciclo, Arturo Vidal. Infine, la scelta di uno dei simboli assoluti del Settenato Bianconero: l’AD/DG e membro del CdA bianconero nonché uomo immagine e boss del ciclo più vincente di sempre: BEPPE MAROTTA.
“La Juve vince grazie ai soldi della FIAT!” (e offrono più soldi a Giovanni Ferrari…)
“La Juve è amata al Sud solo per i dipendenti meridionali FIAT! (e prendono Pietro Anastasi…)
“La Juve vince grazie al potere degli Agnelli!” (e prendono Trapattoni e Tardelli…)
“La Juve si dopa!” (e prendono Lippi e Schillaci, Peruzzi, Baggio, Sousa, Jugovic, Vieri e Davids…)
“La Juve compra gli arbitri!” (e provano a tutti i costi a ingaggiare Moggi…)
“La Juve Rubba!” (e prendono Ibrahimovic e Vieira…)
“La Juve è aiutata!” (e prendono Asamoah, provandoci con Conte e Vidal…)
“La Juve è disonesta e immorale!” (e prendono Marotta…)
Fino alla prossima copia!
Sandro Scarpa.