Inter-Juve 2-1: bestemmie varie e Pjanic che fa l’ippopotamo

Buffon 6
Non può nulla sui gol, se non bestemmiare come un veneto. Ti fa prendere sempre qualche coccolone: a volte sui passaggi al limite, ieri con una respinta di petto

Benatia 6
Presente fino all’uscita, speriamo solo per precauzione anche se all’orizzonte le nuvole sembrano nere.

Bonucci 5,5
Regolare, sembra quello che va meno in affanno di tutti i difensori anche se soffre Icardi.
La Juve decide di giocarla a lanci lunghi e partono dai suoi piedi, come sempre, come mai invece sono quasi tutti nel vuoto per nessuno

Chiellini 5
Periodaccio, già è impreciso di suo quando sta bene, figurarsi adesso. Icardi gli gira intorno facendogli fare la figura di quello preso a schiaffoni da Terence Hill nel saloon… brutte cose, ma passeggere.

Lichtsteiner 6,5
Contro quello che poteva essere e non è stato fa una prestazione dignitosa, molto dignitosa. Di carattere, corsa grinta e ci mette il piede pure sul gol.
Gol che, se lo conosciamo bene, non gli avrà recato nessuna felicità visto che poi si è perso.

Khedira 5
L’impressione è che abbia bisogno di una sosta ai box. Ieri è stato costantemente con lingua di fuori, sembrava spaesato e per la seconda volta in 5 giorni sbaglia un gol facile e che avrebbe potuto realizzare in almeno 3 modi diversi, tra cui anche uno che contemplava il farsi un pisolino durante il cross, svegliarsi, lavarsi i denti, stoppare la palla e metterla dentro.

Pjanic 5
Immaginate la cosa più random possibile, tipo un ippopotamo con gli occhiali da presbite che batte a macchina; Pjanic lo supera.
Non è Pirlo, non è un regista basso, gioca davanti alla difesa e questo lo disarma, lo anestetizza e lo castra.
Schierato così è come mettere Carlo Cracco a presiedere un convegno di vegani.

Asamoah 3
Fa una partita da 5, perso in mezzo al centrocampo, vaga sconsolato come un marito in cerca di un bagno dentro all’ikea, in cui è stato costretto dalla moglie ad andare di domenica pomeriggio.
Non bastasse combina quella vaccata a 15′ dalla fine, una roba che se lo fa un tuo compagno a calcetto il lunedì sera lo infami per un mese.
Inescusabile

Alex Sandro 7
Gli occhi a cuoricino, sempre.
Corre e lotta, scheda gli avversari (con alcuni era molto semplice) costringe un ottimo Banega al secondo giallo, mette cross interessantissimi che vengono sprecati da Khedira e da Higuain, serve l’assist per il gol. Il migliore della Juve in assoluto.

Dybala 6
Utilissimo per la manovra, ma anche lui viene risucchiato nel buco nero di Pjanic: arretra e perde gran parte del suo potenziale.
Quando riceve palla è troppo arretrato e ha troppo campo davanti.
Bravo ad uscire indenne dal tentativo di gambizzarlo messo in atto dagli interisti, e cominciato dopo appena 30 secondi.

Mandukic 5
Spesso lo troviamo a raccogliere palloni laterali, boh.
Si danna l’anima e lotta ok… ma questo non è wrestling e non basta la faccia cattiva.
Credo che non abbia toccato un pallone in area, grave se giochi punta.

Barzagli 5,5
Come già visto contro il Siviglia non sembra in formissima, fa fatica ad anticipare, va a farfalle contro Perisic in occasione del gol.

Higuain 6
In 5 minuti fa più di Mandzukic in 75. Colpisce di testa da cross di AS sfiorando il gol, tiene palla e fa salire la squadra.

Pjaca SV
Farlo entrare così non ha senso, ma non è colpa sua.

 

Allegri 4
Il risultato a volte può essere casuale (ieri non lo è stato), la prestazione non lo è mai.
Partita preparata male e giocata peggio.
Aveva detto che era uno snodo scudetto, e schiera una squadra che dice l’esatto contrario.
Che l’Inter avrebbe fatto questo tipo di partita era prevedibilissimo.
Per carità siamo tutti bravi col sedere in poltrona, ma Higuain non poteva riposare col Cagliari, in casa?
Inoltre sai benissimo che dovrai farlo entrare, bruciandoti già prima di cominciare un cambio… perché? (se poi si fa male un giocatore, come ieri, di cambi disponibili te ne resta soltanto uno)
Perché Dani Alves fuori? perché un uomo come Cuadrado che crea superiorità sapendo dribblare, fuori?
La cosa più fastidiosa è che la rosa ha la possibilità di giocare in n modi, potendo dominare, in Italia, tutte le altre 19, e invece Allegri sceglie consapevolmente di lasciare in mano il pallino del gioco, di provarla a vincere giochicchiando, facendo lanci lunghi, campando sul gol fatto perché siamo più forti (e in effetti lo siamo).
Ma questo approccio ti espone al rischio di prenderle (anche col Sassuolo rischiammo di riaprire una partita già chiusa), contro quasi tutti, specie in un momento di poca lucidità dove si concretizza meno (non è colpa di Allegri se Khedira si mangia un gol enorme a 5 m da Handanovic)
Convince anche poco la posizione di Pjanic, troppo lontano dalla 3/4 e quella di Dybala che gioco-forza è costretto ad arretrare.

 

Per l’inter:
Icardi 8
Non potrebbe essere altrimenti; palo, gol, assist, tantissimo movimento ragionato e forse per la prima volta, gioca per la squadra.

In attesa del supremo regolatore di una scienza inesatta

In attesa del supremo regolatore di una scienza inesatta

Tanto tuonò che piovve. Allegri parte sempre così male che, alla fine, nove punti in quattro partite sono comunque un buon bottino. E’ solo una premessa.

L’altra è che da Sassuolo (era il 28 ottobre 2015!) tutte vinte in campionato, un pari a Bologna prima del Bayern e un cadeau al Verona per il commiato di bomber Toni con la testa ad una finale.

Calendario non semplice è vero, mettiamoci dentro tutto. L’età che avanza per molti, il mercato e la necessità di accontentare tutti. Verità e frasi fatte si mescolano e la confusione regna sovrana.

Imparare più dalle sconfitte che dalle vittorie. Anche se scottano e questa brucia parecchio, non tanto e non solo per il nome dell’avversaria. Anzi, forse in questo caso, oltre all’insegnamento, si potranno trarre motivi di rivalsa che, tutto sommato, uno schiaffone potrà solo fare bene.

Analisi, non intesa come necessità di uno psicologo – o forse si – per trovare la giusta sintesi e con lei le dovute correzioni. Senza ragionare d’istinto o farsi sovrastare da crisi isteriche. Per fortuna alla Juventus ragionano. Anche se e quando, soprattutto, si commettono errori.

Per carità, il tifoso arrabbiato perché ammaccato va sempre capito. Però recriminare su chi c’era o chi avrebbe potuto o dovuto esserci non serve a molto. Servirà farlo quando si tireranno le somme e manca tanto.

Analisi, allora proviamoci. Senza voglia di alimentare il fuoco con la benzina. Perché farebbe solo male. Tanto più nella convinzione che per tirare fuori il meglio quando la stagione entrerà nel vivo, non si può pretendere di pigiare sull’acceleratore fin da settembre. Come la neopromossa che spara tutti i suoi colpi all’inizio nella speranza di accumulare un buon bottino da spendere in inverno.

Ma, intanto, non devi sottovalutare il presente. E in questo, è lo schermo difensivo a destare perplessità. In troppi momenti si va in apnea, complice un filtro deficitario rispetto al passato. No, non è questione di gol incassati. Del resto, su quattro fin qui subiti, tre su calcio da fermo e l’ultimo su grossolano errore non denotano certo un crollo (della fase difensiva in quanto tale) ma, tutt’al più, un campanello d’allarme suonato dalla soglia della concentrazione.

E poi hanno capito che manovriamo dalla linea di porta coinvolgendo quella dei centrali. Chi ha gamba alza sempre più il baricentro per infastidire sia chi solitamente esce rasoterra e lateralmente, sia chi ha abituato a lunghi lanci per gli avanti. La mancanza di un uomo d’ordine sulla tre quarti difensiva che, però, abbia il giusto passo e pochi istanti prima abbia tamponato e all’occorrenza randellato, manda in apprensione i tre lì dietro e, più di tutti, chi è meno dotato sotto il profilo tecnico. In attesa di Marchisio è lì che sembra essersi formato il nodo da sbrogliare.

Ora, che l’atteggiamento nella formazione e/o poi in campo nasca anche dalla necessità di sistemare questo aspetto nel nome dell’equilibrio è più che un’ipotesi. Ci siamo specchiati in quello positivo dei 27 minuti col Sassuolo, poi arenati con quello sparagnino in Champions, infine piegati con quello timoroso del Meazza. Nonostante un insperato vantaggio che avrebbe dovuto far serrare le fila.

Sta di fatto che, tornando al gioco, a cascata stentiamo a venir fuori, costringendo l’Eletto a rinculare per giocare palloni per lo più dannati e il tedescone troppo spesso invitato a infilarsi negli spazi liberati con notevole dispendio di energie. Va bene, benissimo, qualche volta. Alla lunga, oltre ad accentuare il rischio di spompare il secondo, viepiù calcolando i limiti fisici di quest’ultimo e la sua attuale imprescindibilità, è evidente lo spreco di talento del primo nei sedici metri.

Quegli ultimi sedici metri che non prendo nemmeno in considerazione, in quanto solo estrema conseguenza degli equivoci creatisi nei primi novanta. A prescindere dal nome sulla maglia del titolare.

Il calcio è così. Un gioco di coperte corte che vanno tirate con gli uomini, la loro testa, le loro gambe, lo spirito di sacrificio e la loro disposizione in campo. Facile quando si è al bar (a proposito, metaforicamente stiamo prendendo un caffè tutti insieme), non così quando le scelte le fai sulla tua pelle. Va bene così, del resto non a caso per questo non vediamo un euro.

Ed alla fine il mister sembra inciampare in qualsiasi scelta faccia. Non è sempre così e va lasciato lavorare. Con i risultati – positivi e negativi – e con una rosa che offre risorse per dipanare tutti i dubbi, arriveranno le scelte nette. Che non vuol dire definitive. Poi si tireranno le somme, come sempre.

Ora l’importante è non drammatizzare, né trattare la sconfitta solo come un incidente di percorso. A quattro dietro, può darsi sia la soluzione. Tre davanti, forse. Al mister il compito di far quadrare il cerchio. Schermando la fase difensiva, trovando il coraggio di liberare fasce coperte in abbondanza e donando le giuste zolle di campo e minuti a interpreti vecchi e nuovi. Sempre nel nome dell’equilibrio, il supremo regolatore di quella scienza inesatta chiamata gioco del pallone.


di Roberto Savino

Il Circo Volante (2) – Alti e Bassi

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(di Alex Caminiti – @caminitialex)

Otto perle. Otto visioni. Otto epifanie. Otto illuminazioni che ci ridanno il senso del calcio, della Juve, della serie A e della vita, fondamentalmente…

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