Gol dell’1-0 a parte, Giorgio Chiellini è stato nettamente il migliore di Italia-Spagna. Non solo dell’intero reparto arretrato ma di tutti i 22 in campo. Una prestazione maiuscola, probabilmente la sua migliore in azzurro. Un’unica sbavatura iniziale (quando un suo complicato pallone non controllato da De Rossi ha rischiato di farci trovare in inferiorità numerica con palla in uscita), seguita da una prestazione ai limiti della perfezione: a sinistra (complice l’ottimo lavoro in ripiegamento di De Sciglio, molto più vicino a lui di quanto l’omologo Florenzi non abbia fatto con Barzagli) non si passa, nonostante la Spagna spinga molto di più dal suo lato (circa il 38% delle volte, con Juanfran molto più coinvolto di Jordi Alba) .
(nella prima immagine si può notare come De Sciglio resti molto vicino a Chiellini per offrirgli tanto una copertura in caso di taglio della mezz’ala alle sue spalle, quanto un facile appoggio in fase di possesso)
Tre intercetti, altrettanti interventi a sbrogliare situazioni ingarbugliate in area, un tiro bloccato (quello dal limite dell’area di Fabregas poco prima del vantaggio), due duelli aerei vinti e il 50% dei tackles andati a buon fine. E anche in fase di costruzione (senza voli pindarici, ovviamente) molto meglio rispetto agli abituali standard: 48 passaggi (su 62 tocchi totali) con il 79.2% di accuracy, con i compagni bravi a mettersi immediatamente in visione per evitare ed evitarsi dei lanci lunghi (appena 6 nei 90 minuti) che non sono nelle corde del numero 3. Il quale, sgravato dai compiti di costruzione (male Del Bosque che non appronta un sistema di pressione su Bonucci, sempre libero di impostare a piacimento), si concentra sulla gara che uno che ci si aspetta da uno come lui: cattivo, concentrato, dosando sapientemente anticipi e 1vs1 sull’allungo.
Una di quelle prestazioni da mettere via e da (ri)tirare fuori al momento opportuno. Tipo quando vi diranno che in Europa non funziona perché non ci sono arbitri compiacenti.
E Chiellini il truce divenne King Kong
“Domani alle 18 tutti da me per la partita!”. Un caro amico si lascia trascinare dall’entusiasmo e chiude così la serata di domenica.
La nazionale rappresenta soprattutto una bella occasione per guardare serenamente un po’ di calcio con gli amici, per di più tifando per la stessa squadra. Non mi capita spesso, durante l’anno, e la cosa non mi dispiace poi troppo. Siamo in due ad accettare l’invito e quindi, lunedì, ore 18, mi trovo in una situazione che non mi potrebbe mai capitare se si trattasse di una partita della Juve: sono davanti al citofono di chi ci ha invitato, aspettando che torni e possa aprirmi.
Mi telefona: “corro a casa, scusatemi, ho finito tardi un appuntamento”. Sto impicciato, un classico In strada, sono l’unico essere umano di sesso maschile tra i 5 e i 90 anni, mentre lì intorno, dai pub e dalle case, nei primi 5 minuti si urla come se fossimo già 2-2 e mi stessi perdendo la partita del secolo. Mi chiama l’altro invitato, che ha la fortuna di abitare a 3 minuti a piedi da lì e quindi è rimasto prudenzialmente fermo in attesa del rientro del nostro padrone di casa, mi racconta di un miracolo di De Gea su Pellé e di Giaccherini che prende il palo con rovesciata pazzesca. Ecco, pure il palo, per rendermi ancora più identico al Fantozzi alla fremente ricerca di notizie su quel leggendario Italia-Inghilterra.
Eccolo, il padrone di casa; finalmente saliamo, siamo circa al quarto d’ora, ha il fiatone, ha fatto una corsa, si scusa ancora, purtroppo stava impicciato, ma l’Italia prosegue esattamente come in quei cinque minuti ascoltati al telefono, mette sotto l’avversario, non concede nulla, potrebbe segnare diverse volte fino a quando conquistiamo una punizione dal limite. Il cronista a bordocampo ci informa che a Conte non interessa chi batterà, ma che si fiondino sulla respinta del portiere. Ed è così che la punizione di Eder diventa un flipper tra De Gea, Giaccherini e lui, Chiellini, Chiellini il truce, che in un attimo per mezza Italia passa da “quell’animale” o dal più raffinato “ealloraChiellini?” – pietra di paragone negativa di qualunque intervento delinquenziale sul campo di gioco – al più amichevole Giorgione, o addirittura King Kong.
L’Italia festeggia unita, tranne quella frangia di irriducibili che – ah, che vita infernale! – dopo 5 scudetti di fila con 15 punti di distacco l’anno, solo il giorno prima cercava ancora di far notare che “qui gli juventini causano calci di rigore mentre in Italia non glieli fischiano” e invece niente, si beccano Italia-Spagna con iberici annullati, zero ammonizioni e gol chiave di King Kong Chiellini.
Non è un gran periodo, per loro, neanche questo giugno (che di solito è mese piuttosto propizio per i non juventini), cominciato con l’allenatore del Toro (ex Inter e Milan) che riconosce gli scudetti vinti sul campo dalla Juve, Candreva che spiega l’importanza del blocco juventino in nazionale, i giallorossi Florenzi e De Rossi che ci mettono il carico riempiendo i loro compagni bianconeri di complimenti e proseguito con quel blocco che effettivamente non prende gol neanche a morire: Buffon para, Barzagli corre, Bonucci lancia, Chiellini segna, l’odiato Conte viene ammirato da mezzo mondo. Come riprendersi? Col fallo da rigore di Pogba sull’irlandese, che domande.
Conte impazzisce, poi capisce che deve dare un altro segnale, torna serissimo e raccomanda calma, ma si capisce che è agitatissimo, quindi quel “calma” urlato così all’improvviso, mentre ha lo sguardo da pazzo, ha un effetto piuttosto comico; eppure è ancora Italia, quasi solo Italia, Giaccherini quasi segna alla Del Piero, a De Sciglio hanno tolto i freni e a Pellè una “l”, quando serve di prima Eder che vola verso De Gea a duecento all’ora ma poi lo prende in pieno. Il copione è scritto per fare diventare decisivo anche Buffon, nel fragile assalto finale degli spagnoli, e confezionare il 2-0 in contropiede sull’asse Darmian-Pellé, che già detta così fa capire cosa stia combinando Conte con questa nazionale.
E’ finita, siamo ai quarti.
Come nel 2006, quando Lippi, Cannavaro e Buffon erano considerati una vergogna, prima di diventare gli eroi nazionali, pian piano Chiellini sta diventando un grintoso – “in fondo non è cattivo, ha grinta, ha lo spirito giusto” -, Bonucci forse non ha tentato di uccidere Rizzoli e Conte, dopo i processi (mediatici e non) è tornato a essere un grande uomo di sport che porta in alto il nome dell’Italia.
Saluto il mio amico, gli dico che forse almeno sabato sera riuscirà a essere puntuale, anche se so che ‘sto periodo sta impicciato.
Non pare gradire, e allora scendo, torno a casa, mangio qualcosa davanti all’Islanda e vado a letto felice, pensando che la giornata calcistica ci ha dato davvero una grandissima gioia, che non sarà facile dimenticare: domani mattina, infatti, presentiamo Dani Alves.