Juve all’attacco!

Contro la Lazio Allegri propone una squadra spregiudicata con tre punte più Pjanic e Cuadrado. E in un quarto d’ora Dybala e Higuain chiudono i conti

Nella giornata in cui la Juve presenta il nuovo logo allo Stadium, accompagnandolo nel prepartita con la musica di Giorgio Moroder, Allegri aderisce in pieno al motto “fearless”, che guida il rinnovamento varato dalla società. “Senza paura” alcuna rinnova anche lui, proponendo uno schema inedito, il 4-2-3-1, con Pjanic e Khedira a proteggere la difesa e a dettare i tempi di gioco, e tre uomini, Cuadrado, Dybala e Mandzukic, alle spalle di Higuain. Messaggio più chiaro il tecnico non avrebbe potuto darlo: contro la Lazio si deve osare e sopratutto vincere.

“Ricevuto forte e chiaro”: questa è la risposta della squadra che dopo appena cinque minuti passa con Dybala. Lichtsteiner sventaglia dalla destra al limite dell’area dove Mandzukic inventa una sponda di testa perfetta per la Joya, che in piena corsa scarica il sinistro sul secondo palo.

Con un modulo del genere e con tanti uomini così votati all’attacco impiegati contemporaneamente si potrebbe correre il rischio di concedere campo agli avversari, ma se l’atteggiamento è corretto e ci dedica tutti alla copertura, si riesce non solo a difendere, ma quando si attacca le soluzioni sono infinite. La Juve le trova soprattutto sulla fascia destra, dove Lichtsteiner e Cuadrado spingono che è un piacere e sono puntuali nello sovrapposizioni. E così dai piedi del colombiano, parte il cross sul quale, al 16′ si avventa Higuain, che tocca al volo nell’area piccola e infila il raddoppio.

La Lazio non si vede fino al 25′, quando Milinkovic-Savic prova il rasoterra dal limite, sfiorando il palo. I biancocelesti fanno comunque fatica a farsi vedere dalle parti di Buffon, anche grazie al lavoro di Mandzukic e Cuadrado che, in fase di non possesso, arretrano fino a formare un più accorto 4-4-2.

Quando invece la Juve avanza è un’altra musica e anche Bonucci va vicino al gol prima dell’intervallo, dopo uno scambio con Higuain e un diagonale che termina a lato di un soffio.

In avvio di ripresa i bianconeri lasciano l’iniziativa in mano agli avversari, con la chiara intenzione di puntare sulle ripartenze. Felipe Anderson e Biglia arrivano al tiro, senza impensierire Buffon, mentre sono ben più pericolose due conclusioni di Dybala, entrambe sul fondo: la prima dopo un ottimo contropiede, imbastito da Pjanic e rifinito da Cuadrado, la seconda dopo un invitante assist di Higuain.

Il palleggio della squadra di Allegri a tratti è semplicemente delizioso e si dimostra anche una perfetta arma difensiva, perché permette di tenere i ritmi bassi, non l’ideale per chi deve rimontare due gol, e soprattutto non permette alla Lazio di trovare continuità nelle giocate.

Alla mezz’ora Lichtsteiner lascia il posto a Barzagli, ma lo schieramento rimane lo stesso, anche quando Rincon sostituisce Dybala: semplicemente Pjanic avanza nella posizione prima occupata dall’argentino. Si chiude con Mandzukic centravanti, quando Pjaca rileva Higuain. Ed è quasi un omaggio all’onnipresenza del gigante croato, che durante la gara ha davvero ricoperto ogni ruolo, tranne forse quello di prima punta.

Un perfetto esempio di come sacrificandosi tutti, si possa addirittura giocare con una formazione iperoffensiva e non solo vincere, ma non concedere praticamente nulla. Forse non sarà possibile replicarla in ogni gara, ma quel che è certo è che da oggi la Juve, oltre a tre punti, ha anche un’arma in più.

JUVENTUS-LAZIO 2-0

RETI: Dybala 5′ pt,  Higuain 16′ pt

JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner (29′ st Barzagli), Bonucci, Chiellini, Asamoah; Khedira, Pjanic; Cuadrado, Dybala (37′ st Rincon), Mandzukic; Higuain (41′ st Pjaca)

A disposizione: Neto, Audero, Rugani, Dani Alves, Hernanes
Allenatore: Allegri

LAZIO
Marchetti; Patric, De Vrij, Wallace, Radu (15′ st Lukaku); Parolo, Biglia (15′ st Djordjevic), Milinkovic-Savic; Felipe Anderson, Immobile, Lombardi (21′ st Murgia)

A disposizione: Strakosha, Vargic, Bastos, Hoedt, Leitner, Vinicius, Luis Alberto
Allenatore: S. Inzaghi

ARBITRO: Massa
ASSISITENTI: Passeri, Marzaloni
QUARTO UFFICIALE: Barbirati
ARBITRI D’AREA: Tagliavento, Celi

AMMONITI: 13′ pt Radu 26′ pt Immobile, 38′ sr Parolo

A CALDISSIMO / Juve-Lazio 2-0: semplicissima straordinaria amministrazione

A CALDISSIMO / Juve-Lazio 2-0: semplicissima straordinaria amministrazione

E’ una risposta di livello quella della Juventus alle critiche delle ultime settimane, è una risposta di livello quella che mister Allegri ha dato a chi nelle ultime settimane in particolar modo l’ha mediaticamente massacrato: niente da fare per la Lazio allo Stadium, partita messa subito in discesa da una prodezza di Dybala, poi la zampata di Higuain, tante buone occasioni, possesso palla come non si vedeva da queste parti da tanto tempo, e zero rischi per Buffon che di fatto esce dal campo con i guantoni come nuovi.

E’ un undici totalmente nuovo nella forma quello visto dal 1′ con la tanto richiesta difesa a quattro formata da Lichsteiner ed Asamoah sugli esterni e Bonucci-Chiellini coppia centrale, ma con il resto della truppa schierato come mai prima d’ora per lo meno dall’inizio: Pjanic e Khedira cerniera di centrocampo, Cuadrado e Mandzukic con Dybala nel tridente dei trequartisti, Higuain unica punta.

La rabbia agonistica dei bianconeri è palese sin dalle prime battute, i capitolini sembrano quasi sorpresi dall’atteggiamento bianconero, e quasi naturale arriva il vantaggio: sfogo a destra su Lichtsteiner, appoggio aereo su Mandzukic che lavora bene in sponda di testa per l’accorrente Dybala, conclusione da primo della classe per l’argentino che infila Marchetti alla sua destra. A proposito di destra, è proprio il tandem Lichtsteiner-Cuadrado a creare parecchi problemi agli avversari, e non è un caso che proprio da lì nasca il raddoppio: cross perfetto del colombiano, Higuain brucia Wallace dentro l’area piccola e manda già praticamente in archivio la pratica. A parte qualche sbavatura dei singoli, da qui in avanti la Juventus gioca sul velluto non rischiando mai dietro con un Asamoah perfetto su Felipe Anderson, Milinkovic-Savic disinnescato alla perfezione, ed Immobile praticamente invisibile stretto nella morsa della retroguardia juventina. Di contro, invece, sono parecchie le azioni spettacolari della Vecchia Signora che si rende pericolosa soprattutto con Dybala che sfiora due volte la doppietta personale, poi spazio anche a Pjaca che prima costringe gli avversari ad un fallo non ravvisato in area di rigore, successivamente impreciso in due occasioni, una col destro, l’altra di testa.

Si ritorna, dunque, a +4 sul Napoli ieri corsaro sul campo del Milan, sempre al netto della trasferta di Crotone ancora da recuperare. Adesso mettiamoci comodi su poltrone e divani, ci sono da ammirare l’invincibile armata giallorossa e la cavalcata dell’Inter di Pioli: è questo il bello del calcio italiano, ci dicono, no?

21a Serie A: Juventus-Lazio 2-0

di Davide Terruzzi


Allegri, dopo Firenze, cambia e osa. Il suo coraggio viene premiato con una buona prestazione della Juventus che liquida facilmente la Lazio.


VLa notte di Firenze ha portato consiglio e coraggio. Quando la formazione iniziale della Juventus ha iniziato a circolare, le reazioni della maggior parte dei tifosi sono state del tipo “che è successo ad Allegri?”; una domanda spontanea che nasceva dalla contemporanea presenza dall’inizio di Mandžukić, Pjanić, Dybala, Higuain, Cuadrado e Khedira e dall’assenza del classico cagnaccio in mezzo al campo, quasi come se il tecnico bianconero fosse stato impossessato da Zeman. Già contro la Fiorentina, negli ultimi venti minuti, l’assetto era stato offensivo, ma in quella occasione la squadra bianconera doveva recuperare lo svantaggio; il 4-2-3-1, con la difesa composta da Lichtsteiner-Bonucci-Chiellini-Asamoah, è stato invece scelto come l’abito migliore per gli uomini a disposizione. Il sorprendente Simone Inzaghi, quarto in classifica, schiera la Lazio con il canonico 4-5-1, affidandosi allo sviluppo del gioco sulle catene laterali e agli inserimenti delle mezzali (Parolo e Milinković-Savić) e all’attacco della profondità da parte di Immobile.I primi minuti di gioco rivelano le intenzioni della Juventus e l’incapacità della Lazio di trovare degli adattamenti alle scelte di Allegri. La coppia Bonucci-Chiellini è lasciata libera di impostare, specialmente il secondo non viene contrastato, permettendo ai padroni di casa un’agevole costruzione della manovra; i due difensori centrali sono stati abili a dilatare le distanze prendendo sempre in mezzo il solitario Immobile. Gli esterni del centrocampo laziale non sono riusciti né a contrastare i due centrali né i terzini bianconeri, facendosi spesso trovare nella terra di mezzo e lasciando spazio alle proprie spalle alla coppia Lichtsteiner-Asamoah. I due interni teoricamente provavano ad alzare la posizione portandosi a uomo su Khedira e Pjanić, ma l’atteggiamento della Lazio è quello di una squadra timida, sorpresa dal posizionamento della Juventus; le difficoltà sono soprattutto di natura tattica dovute all’incapacità di mantenere la squadra compatta in fase di pressione portando pressione ai giocatori più vicini: Inzaghi preferisce controllare lo spazio, ma così permette alla Juventus di prendere il controllo del centrocampo e la sua squadra è destinata a subire il comando bianconero.

Il 4-5-1 della Lazio contrapposto all’attacco in fase posizionale della Juventus. Da notare la posizione dei due centrocampisti più Dybala e il campo coperto per tutta la sua ampiezza.

Il gol del vantaggio di Dybala arriva dopo cinque minuti e testimonia la facilità con la quale la formazione d’Allegri riesce a sviluppare incontrastata la propria manovra. I due davanti la difesa non toccano nell’occasione la palla, il gioco si sviluppa con un palleggio preparatorio in difesa per consentire alla squadra di salire, ma sono i movimenti di Higuain e di Mandzukić a permettere di verticalizzare il gioco e poi cambiare lato; l’attaccante croato, partendo da una teorica posizione di ala, ha stretto la propria posizione dentro il campo per creare una linea di passaggio verticale, così come l’attaccante argentino ha agito da ulteriore regista avanzato, dettando spesso movimenti a venire incontro al possessore, staccandosi dalla linea difensiva; la stessa presenza di Mandzukić consente alla Juventus d’avere un fulcro del gioco, un giocatore dominante fisicamente e con un’ottima capacità di fare da sponda premiando gli inserimenti dei compagni. Ed è proprio quello che succede nell’occasione della rete, impensabile senza il croato.

Dopo la rete, la Juventus abbassa per qualche minuto il proprio baricentro senza però schiacciarsi sulla propria trequarti difensiva, ma soprattutto tenendo compatta la squadra; il 4-4-1-1 con il quale la squadra si difende mantiene la formazione corta sia orizzontalmente che verticalmente, con una buona densità centrale e un’ottima capacità di portare pressione sugli uomini e sulla palla.

Il 4-4-1-1 della Juventus. Una squadra corta e compatta che porta pressione agli avversari.

Le capacità tecniche dei singoli ha permesso ai bianconeri di ribaltare velocemente il fronte d’attacco per poi consolidare il possesso; Cuadrado ha garantito rapidità, Dybala, Pjanić e Higuain classe, Mandžukić forza fisica. La qualità e la fluidità del gioco della Juventus nascono però grazie ai movimenti del triangolo in mezzo al campo; Allegri lo ha invertito, posizionando il vertice più alto, i due davanti la difesa si sono mossi garantendo la progressione della manovra, senza farsi trovare piatti (cioè sulla stessa linea), muovendo velocemente la palla agendo da costruttori ma soprattutto da grandissimi equilibratori; l’argentino si è invece mosso molto cercando di trovare la giusta posizione per garantire lo sviluppo in verticale della manovra, senza schiacciarsi sulla linea della punta. L’ampiezza, invece, non ha rappresentato un problema: se sulla destra Lichtsteiner-Cuadrado sono stati protagonisti dei classici movimenti tra terzino e ala, sulla sinistra Asamoah è stato più prudente, meno coinvolto, quasi sempre largo per permettere a Mandžukić di stringere la posizione occupando lo spazio di mezzo (il cosiddetto half-spaces).

Ancora una volta. Il triangolo di centrocampo. L’ampiezza garantita dai terzini; gli esterni che stringono dentro il campo, Higuain pronto a dettare il passaggio sul corto.

E proprio con un’azione che nasce nuovamente da un cambio di campo dalla sinistra nasce il secondo gol, quello del definitivo 2-0; la difesa della Lazio si fa sorprendere dal movimento dentro l’area di Higuain, bravissimo poi a colpire la palla con la suola per superare Marchetti.

Sono passati nemmeno quindici minuti e la Juventus è avanti di due reti. La formazione di Allegri non ripete gli errori del passato; non specula sul risultato, evita d’abbassarsi eccessivamente, ma soprattutto palleggia tanto e bene, continuando a comandare in mezzo al campo. La Lazio è sempre in ritardo, occupa male il campo senza riuscire a contrastare efficacemente il gioco bianconero. Come succede sempre nel calcio, un’efficace e migliore spaziatura con posizionamenti corretti, garantiti da un buon palleggio, determina una fase di transizione negativa efficace; i bianconeri sono aggressivi e riescono spesso a recuperare il pallone.

Le qualità bianconera e le difficoltà laziali si manifestano in questa azione nella quale i giocatori di Allegri danno l’impressione di divertirsi e di essere completamente in controllo.

A inizio secondo tempo, Simone Inzaghi prova ad alzare il pressing della squadra. L’obiettivo è quello di non lasciare più indisturbati Chiellini e Bonucci per questo chiede a Milinković-Savić di agire alle spalle di Immobile, ma le qualità tecniche dei bianconeri permettono di subire poco tale pressione, superandola per poi sviluppare il gioco in campo aperto.

Il passaggio al 4-4-2 viene sancito con le sostituzioni; la Lazio prova a rovesciare il quadro tattico effettuando tutti i cambi già dopo venti minuti, inserendo anche Đorđević al posto di uno spento Biglia. Così però la Juventus si ritrova con un uomo in più in mezzo al campo e può davvero dettare legge, dominando sempre più a centrocampo con un efficace palleggio che ha consentito alla squadra d’Allegri di mantenere il comando della partita.

Allegri sarà stato contento.

Ed è proprio il tecnico della Juventus a essere il vincitore di questa partita. Non gli sono state risparmiate critiche nel recente passato, né si può considerare la prestazione figlia di un avversario modesto (la Lazio è quarta in classifica). Allegri ha avuto il merito di mandare un segnale psicologico e tattico alla propria squadra, sconfessando anche alcune dichiarazioni di qualche senatore del gruppo. Ha abbandonato il dogma del classico triangolo di centrocampo, lo ha invertito, schierando una formazione offensiva che è stata in grado di garantire equilibro e solidità grazie al sacrificio e alla disponibilità di tutti i giocatori (l’uomo simbolo è chiaramente Mandžukić), ma soprattutto è stata una squadra che si è difesa palleggiando e non abbassando il proprio baricentro. Non è possibile sapere se col ritorno di Marchisio e Sturaro, Allegri ritornerà al 4-3-2-1, ma l’impressione è che l’allenatore non sia del tutto soddisfatto da quel sistema di gioco in cui l’ampiezza dipende spesso e quasi esclusivamente dai terzini e dai movimenti ad aprirsi degli interni di centrocampo. La presenza di due uomini davanti la difesa permette la creazione di ulteriori linee di passaggio e una efficace rete di protezione in caso di perdita del pallone; Khedira è un giocatore intelligente, che ha ricoperto questa posizione nel Real Madrid, ma è stato Pjanić l’autentico mattatore della partita. Diversi s’aspettano da lui giocate alla Zidane ogni partita, ma il centrocampista bosniaco è un giocatore in grado di dominare tecnicamente le partite e con una buona capacità difensiva grazie a un corretto posizionamento e a una buona lettura del gioco. Non brillantissime invece le prestazioni di Lichtsteiner, non preciso in fase d’impostazione, e di Cuadrado, autore spesso di giocate in solitaria che hanno rallentato e impedito lo sviluppo più rapido della manovra.

Forse la Juventus si schiererà nelle prossime partite con altri moduli, ma partite come quelle con la Lazio dimostrano la diversità di questa squadra rispetto a quelle del passato: più tecnica, maggiormente qualitativa, meno prestante fisicamente, con un centravanti come Higuain che ha bisogno di essere servito e coinvolto nello sviluppo del gioco. Una Juventus che deve difendersi  prendendosi qualche rischio in più in campo aperto (ma i difensori bravi ci sono per questo), ma che è in grado di sviluppare un gioco efficace comandando col palleggio le partite. Allegri pare aver svoltato e sembra quasi aver utilizzato Firenze come l’occasione per dimostrare che un sistema non è più adatto. Ed è la dimostrazione che gli equilibri cambiano in base ai giocatori a disposizione. Vedremo se tutta la squadra si convincerà di questo.