Tre punti.
A Juventus-Crotone non chiedo altro. Bel gioco,
catenaccio e contropiede vecchia maniera, partenza dal basso, lanci
lunghi, giocate raffinate o tiraccio da fuori, dominio o rigorillo
finale: ai miei occhi, aspettando questa partita, non cambia
assolutamente nulla.
Ed effettivamente, nonostante l’assenza di assembramenti che dimostrano la passione dei tifosi (semicit.) e soprattutto del nostro ex calciatore Suarez (ahimè cit.), la Juve mi concede tutto ciò che avevo chiesto. Che non era molto, ne sono consapevole, ma allo stesso tempo era tutto, perché voleva dire rimanere ancora vivi, riportarsi al terzo posto, tenere il Milan vicino e non fare scappare eccessivamente l’Inter, di cui pure nel weekend si era già celebrato il tricolore. E io sono convinto seriamente che lo vinceranno, eh – i nerazzurri per storia e attitudini ci lascerebbero molte speranze, ma la scuola Juve di Conte e Marotta lascia pochi margini a crolli e cedimenti in assenza di altri impegni – però per buona creanza sarebbe meglio attendere ancora un po’.
Torniamo a noi, perché i fattori preoccupanti, nell’attesa di questo match, erano sostanzialmente due: la discontinuità dei bianconeri, che hanno perso punti sanguinosi proprio in Calabria all’andata, e le tante assenze, che cominciano a diventare troppe. Perché puoi fare a meno di un giocatore per ruolo, ma se si va a due a due – Bonucci-Chiellini, Arthur–Rabiot, Morata–Dybala oltre all’assoluto, universale, metafisico Cuadrado – le cose si fanno complicate. Non basta, perché gli allegri bollettini pre partita ci annunciano un Kulusevski non al meglio, McKennie in lento recupero e Ramsey forse con un’ora nelle gambe.
E l’inizio conferma qualche timore, con il Crotone propositivo e la Juve un po’ confusa. È solo l’avvio, l’ormai famigerato approccio, perché stavolta per fortuna non regaliamo un gol nei primi minuti e poi Cristiano spiega ai compagni, agli avversari e a tutti coloro che ogni settimana ci chiedono se siamo pentiti del suo acquisto che no, anzi ne siamo felicissimi, grazie. Due reti di testa figlie della voglia di fare gol e di battere il Crotone, dopo avere battuto tutti in Europa e nel mondo per buona parte della carriera: è per questo che scatta prima degli altri (intendo in posizione regolare: lo dico agli amici del Var che hanno controllato piuttosto accuratamente, nonostante tra i pensatori di Twitter circolino forti e ragionevoli dubbi al riguardo) nel primo gol, è per lo stesso motivo che dopo avere tirato corre pregando in una palla all’altezza nel secondo gol. All’altezza, appunto, perché Cr7 non solo scatta in modo più rapido e convinto di rivali e compagni, ma salta e rimane su, come sa fare solo lui, e in cinque minuti chiude la partita già nel primo tempo.
C’è tempo per il gol di Weston (una piacevole abitudine finalmente ritrovata), la cattiveria costante di Chiesa – che magari sbaglia pure, ma si butta su ogni pallone con la rabbia che vorrei vedere negli altri dieci -, alcune belle giocate di Kulusevski, qualche splendida discesa di Danilo – un po’ distratto dietro, con quella sciocca ammonizione che gli costerà Verona -, un bellissimo e promettente ingresso di Fagioli, che è giovane, forse non è pronto per una partita complicata, ma di certo non potrebbe sfruttare meglio quel quarto d’ora di tempo a disposizione.
Finisce tre a zero, proviamo a fare anche il quarto, qualcuno può riposarsi per qualche minuto e la testa va già a Verona, campo difficilissimo in cui l’anno scorso perdemmo in modo assurdo e dove sabato andremo con i soliti cerotti.
E la mia consueta unica richiesta. Ma quella, cara Juve, ormai la conosci già.
Il Maestro Massimo Zampini.