Juve, fra il Bologna e la fine del “caso Suarez”

Aspettando di capire quale Juve vedremo a Bologna (quella sicura del primo tempo di Venezia o la distratta e svogliata dell’inizio della ripresa? Quella vincente ed efficace di Champions – Londra a parte – o la timorosa e imprecisa vista in diverse occasioni in campionato?), le novità sul caso Suarez ci aiutano una volta di più a spiegare la gravità di un certo modo di raccontare le vicende giudiziarie da queste parti.

Destinazione Bologna, quindi, e vai a capire se rivedremo Dybala nel 2021, se Kulusevski e McKennie sono tornati a posto, se insomma si può tornare a scegliere e non più a decidere solo in base agli assenti. È difficile chiedere un solo regalo di Natale a questa Juve, in vista di questi due incontri di fine anno; dopo tanti anni senza troppe richieste, ci si perdonerà se per una volta desideriamo un bel po’ di cose tutte insieme. Qualche gol in più, tanto per cominciare: non è possibile sbagliare il raddoppio come fatto questa volta da Cuadrado a Venezia e troppe altre volte in questa stagione da Morata, Kean e chi capitava. La concentrazione per 90 minuti, poi; e non vuol dire non soffrire mai, anche in campi apparentemente semplici. Vuol dire non staccare la spina per un quarto d’ora in attesa di essere svegliati quando ormai è troppo tardi. Un po’ di precisione in più, perché ormai abbiamo più gif sui social di passaggi elementari fuori registro di qualche metro che punti in classifica. Normalità, ecco cosa vorrei: una squadra che se va in vantaggio a Venezia, giocando in modo tranquillo, non sparisca e acquisti quella voglia, tipica da sempre della nostra squadra, di chiudere la partita, senza rivitalizzare chi sembra ormai fuori partita e senza speranze di riaprirla. Oggi, fossi un avversario della Juve, penserei che il match non è mai chiuso: è questa la prima cosa che vorrei cambiare, caro Babbo Natale, se per caso leggi William Hill News.

E poi eccolo, il vero desiderio di fine anno, senza alcuna speranza che venga esaudito: si può evitare, almeno per il 2022, di leggere sentenze tombali, moralismi, lezioni di vita prima ancora che si capisca come si sviluppano i casi giudiziari di cui leggiamo sui giornali? No, lo so, ma ci provo comunque, perché in queste settimane abbiamo avuto due esempi drammatici: il caso plusvalenze, di cui abbiamo scritto più volte, con titoloni su conversazioni private e irrilevanti su whatsapp, toni apocalittici, “cosa rischia la Juve”, senza che neanche si siano concluse le indagini. Scopriremo come andranno a finire, ma per ora non è tempo di giudizi definitivi.

Infine il caso Suarez, uno degli esempi più imbarazzanti per i commentatori sportivi (e non), che hanno trascorso gli ultimi mesi dell’anno passato a titolare con sentenze durissime di colpevolezza, spunta un video, spunta Cherubini, spunta Paratici, spunta la Ministra, spunta qualunque cosa e se solo provavi a dire, senza alcun intento assolutorio, “aspettiamo di capire se la Juve davvero ha richiesto un esame addomesticato commettendo un illecito”, venivi trattato come un ultrà troppo garantista con la propria squadra, connivente con chissà quali delinquenti. Archiviato, vuol dire che non ci sarà neanche un giudizio sportivo. “Allo stato degli atti”, si legge nel provvedimento, e quindi sui giornali si legge un benaugurante “per ora”, come a dire: non ve la godete, non si sa mai cosa vi accadrà. Ricordati che devi morire. E noi staremo a vedere, aspettiamo con tutta calma, com’è giusto che sia, l’esito del procedimento penale, prima di esprimerci in maniera definitiva. Ma chi ci ha raccontato questo caso non l’ha fatto, sentenziando già all’ascolto delle prime intercettazioni, quasi sempre irrilevanti, diffuse un po’ incautamente. Un’altra abitudine che sarebbe bello venisse cancellata, dall’uno gennaio in poi.

Ti ho chiesto troppo, caro Babbo Natale, lo so. Ma devi ammetterlo: per una decina d’anni non mi ero fatto sentire.

Il Maestro Massimo Zampini