L’incertezza è grande: godersi una serena giornata di Grecia o trovare il modo per vedere Juve-Inter, che comunque è sempre Juve-Inter?
Apri la finestra, c’è qualche nuvola.
Chiami il tuo bar ateniese di riferimento per le partite: riescono a trovarmela e mi aspettano lì.
Vedi le immagini su Twitter: i tifosi cinesi interisti, mentre battagliano con i loro omologhi juventini, citano il gol di Muntari (anche lì sono ormai indistinguibili rispetto ai milanisti, arrivando a citare un errore contro il Milan di 8 anni fa per attaccare il nemico comune) e il DNA truffaldino dei bianconeri.
Bene, ora non manca proprio nulla: vado a vederla.
Sono solo, in questo pub, bevendo il loro immancabile “freddo espresso”, aspettando l’inizio dell’Inter-Juve più inutile dell’anno. Vedo la maglia e, aziendalista fino in fondo, devo riconoscere che già mi piace, mi sto abituando velocemente.
Partono molto meglio loro, aggressivi, pronti a pressare, ripartire, mentre noi non riusciamo a costruire e a contrastare in modo efficace. La mano di Conte si vede già e resto convinto che la sua Inter sarà un avversario durissimo in Italia e competitivo anche fuori.
Avrò fatto bene a rinunciare alla giornata greca per questa partita?
Mentre me lo chiedo arriva il loro gol, un autogol di de Ligt, utile solo a fare screenshot che torneranno buoni più in là. Come al solito, sono in difficoltà: da un lato spero in una bella scoppola – perché le amichevoli non contano nulla, perché spesso chi parte male finisce meglio e anche per quel discorso degli screenshot, che torneranno utili più in là –, ma dall’altro, quando guardo la Juve, non riesco a sperare pienamente di finire con gli avversari che esultano.
Così, invece di pensare al risultato, cerco gli spunti più interessanti, che verranno in maggior parte nel secondo tempo: de Ligt, non ancora ben giudicabile, fa un paio di begli interventi; Rabiot cresce col passare dei minuti, gioca in verticale, passa il pallone in modo pulito, si propone anche per tirare; Demiral entra nel modo perfetto per fare gridare contemporaneamente a tutti i tifosi “non cedete Demiral”; Bernardeschi fa tanti strappi di quaranta o cinquanta metri nel secondo tempo, anche se non è sempre lucido nel concretizzarli con la scelta migliore; Ronaldo ha un motore di un’altra categoria e si vede in ogni momento della sua carriera, amichevoli di luglio comprese.
Le squadre ci tengono, per questo mi convinco di avere fatto bene a non rinunciare a vederla: ci sono tanti assenti, non c’è il ritmo, ma si percepisce la voglia di non perdere degna di una partita vera. Anche per questo i cambi sono molti meno (e molto più tardivi) di altre amichevoli di questo periodo.
Intanto arriva il pareggio grazie a Ronaldo e Skriniar, la Juve continua a crescere, fino al finale in cui le squadre sono lunghissime, possono segnare entrambe ma finisce ai rigori, com’è giusto che sia per quanto si è visto: qui il pensionato Buffon li prende quasi tutti, Sarri esulta alle sue prodezze (vedi che ci tengono sul serio?), Rabiot lo tira peggio di Ciccio a Roma-Liverpool, Demiral chiude la pratica facendoci invocare ancora una volta la sua permanenza a Torino. Finisce con gli juventini che si abbracciano e gli interisti dispiaciuti: la scena mi piace sempre ed è per questo che poi ci casco tutte le volte e spero di vincere anche le amichevoli inutili, in cui le vittorie sono quasi dannose.
Credo di avere fatto bene, a vedere la partita.
Ma la certezza non la puoi avere, fino alla fine del collegamento, all’uscita dal pub, al ritorno sui social, alla lettura dei commenti. Ed è qui, quando ti accorgi di un articolo nella homepage di Repubblica (!) sulle polemiche (!) per la presunta irregolarità del gol di Ronaldo, che capisci che hai fatto benissimo, perché così non ti scordi come funziona il rapporto tra media e calcio dalle nostre parti.. Ripensi agli striscioni iniziali, su DNA più o meno onesti. A quell’immagine del gol di Muntari, in un altro continente, 8 anni dopo e contro la squadra un tempo rivale dei nostri avversari odierni. Ti ricordi che di quel gol ha usufruito l’attuale loro allenatore, che ha verosimilmente modificato il proprio DNA truffaldino con l’arrivo a Milano.
E ti rendi conto che in fondo il calcio è rassicurante perché anche in Cina, anche quando conta meno di zero e sei incerto se andare in spiaggia o vederti la partita, per certe abitudini e tradizioni non esiste amichevole, non esiste luglio, non esistono vacanze.
Il Maestro Massimo Zampini