Ci sono le regole, chiare, rispettate finora in maniera piuttosto omogenea da tutti, e poi c’è quanto accaduto ieri al Napoli, che francamente le bypassa per un motivo (hanno capito male?) o per un altro (la ASL o la Regione hanno capito male?). Lasciamo che il club partenopeo possa difendersi ed eventualmente far valere le proprie ragioni e che ASL e Regione possano eventualmente chiarire la propria posizione, ma non si può, nel frattempo, non interrogarsi su quanto emerso.
Domandarsi, ad esempio, perché il Genoa, nonostante domenica 27 sia emersa la positività del giocatore Lasse Schöne, è stato comunque autorizzato dalla ASL di Genova e Napoli (anche quella di Napoli, sì) a raggiungere come gruppo squadra il capoluogo campano per disputare la partita? Intendiamoci, è la procedura corretta, la regola chiara di cui prima e che fino a ieri non pareva equivoca a nessuno.
La domanda più corretta sarebbe allora: perché il Napoli, in una situazione identica, non è partito in trasferta come fatto dal Genoa la settimana prima?
E ancora: perché, dopo che lunedì 28 il Genoa ha comunicato la positività di 14 tesserati tra componenti team e staff (il numero poi è salito nei giorni successivi), la ASL di Napoli non ha immediatamente considerato “contatti stretti” i giocatori partenopei che avevano preso parte, meno di 24 ore prima, ad un match di campionato giocato contro gente potenzialmente positiva?
Perché, dopo che venerdì sono arrivati i risultati della positività di Piotr Zielinski e di Giandomenico Costi (un collaboratore di Cristiano Giuntoli), il Napoli non è stato immediatamente sottoposto ad isolamento fiduciario ma si è aspettato il giorno dopo?
Delle due l’una. O “leghi” l’isolamento alla positività dei calciatori del Genoa, ma allora dovevi agire già lunedì, oppure lo leghi alla positività di Zielinski, e allora agisci immediatamente, venerdì.
Prendiamo per buona la seconda ipotesi. D’altro canto, anche il gruppo arbitrale che ha diretto Napoli-Genoa, guidato dall’arbitro Jean Luca Sacchi, non è mai stato sottoposto ad isolamento fiduciario ed ha semplicemente effettuato un paio di giri di tamponi, risultati poi negativi.
Al Napoli, i secondi e terzi giri di tamponi hanno restituito due calciatori positivi (si è aggiunto anche Eljif Elmas), ma è una situazione già capitata più volte ad altre società di A e B. In tutti i casi precedenti, la squadra è stata sottoposta ad isolamento fiduciario, ma è stato permesso comunque ai calciatori, così come prevede il protocollo FIGC, di potersi allenare e addirittura giocare, previo tampone negativo effettuato 4 ore prima della partita.
È quello che è successo ad esempio al Milan, sottoposto ad isolamento fiduciario dopo aver scoperto la positività di Zlatan Ibrahimovic (e Léo Duarte) venerdì 25, che ha viaggiato per Crotone e giocato contro il club calabrese il 28, tranquillamente. E poi il 2 ottobre a Vila do Conde, in Portogallo. Situazione assolutamente sovrapponibile a quella del Napoli, identica.
La stessa Juventus, sabato, è finita in isolamento fiduciario a causa della positività registrata da due membri dello staff (non tecnico, non medico). Ma, come dice il comunicato ufficiale della Juve, “in ossequio alla normativa e al protocollo (…), questa procedura permetterà a tutti i soggetti negativi ai controlli di svolgere la regolare attività di allenamento e di partita, ma non consentirà contatti con l’esterno del gruppo”. Come successo per tutti, finora.
Perché a Napoli è successo quello che è successo? Perché la regola chiara, con precedenti chiari e chiariti dalla Lega Serie A, non è stata rispettata? E da chi?
Lo scopriremo nelle prossime ore, ma queste sono le domande che per ora ci poniamo, che ci lasciano perplessi e che dovrebbero porsi anche la Lega ed eventualmente il giudice sportivo chiamato ad omologare il risultato, non dovesse – come pare – il Napoli presentarsi per la partita.
Rinviare la partita costituirebbe una sconfitta per tutto il calcio, piegato non tanto da ragioni di salute (la situazione è identica a quella di tante altre squadre, non solo italiane: non c’è nulla di anomalo o particolare, a Napoli, rispetto al resto d’Europa), ma proprio da conflitti di competenze e da decisioni prese su base locale che renderebbero, venissero accettate, impraticabile continuare a giocare sotto rischio concreto e continuo di rinvio delle partite. Le regole chiare diventerebbero improvvisamente inutili, bypassabili, calpestabili. E, con esse, la credibilità tutta di questo campionato.
Di Antonio Corsa
Giusto o no giocare Juve-Napoli?
Il campionato di Seria A in corso è appena iniziato e già non mancano le polemiche. C’è chi vorrebbe rinviare partite, chi sospenderlo e si discute ancora sulla presenza dei tifosi negli stadi. L’ultimo scossone è stato dato dalle numerose positività al Covid che hanno colpito il Genoa. Il focolaio che si è venuto a creare ha messo in crisi così un meccanismo già precario. Ora a tremare è il Napoli che ha disputato domenica scorsa il match contro il Genoa e tutti ora si chiedono “è giusto giocare Juve-Napoli?“
È notizia di ieri la positività accertata al Covid di Zielinski in casa Napoli. Cresce l’apprensione in attesa di conoscere l’esito del terzo giro di tamponi effettuati in mattinata. C’è la paura che si possa ripetere ciò che è accaduto già al Genoa con in vista appunto il match contro la Juve da disputare domani.
In questo quadro si inserisce la telefonata, da quanto trapela, fatta da De Laurentiis al presidente Agnelli. L’obiettivo del patron napoletano era vedere quali fossero i margini per un possibile rinvio del match.
Il consiglio della Lega ha deciso di adottare il protocollo UEFA che prevede si debba giocare con 13 calciatori disponibili compreso un portiere. Sarà possibile in caso un club abbia più di 10 calciatori positivi chiedere il rinvio di una partita. La deroga però potrà essere concessa una sola volta nell’arco della stagione. Come successo proprio per Genoa-Torino.
Analizzando il protocollo quindi non ci sono gli estremi per chiedere il rinvio di Juve-Napoli ad oggi. Solo l’esito dei tamponi potrà fare chiarezza e dirci se il match si disputerà o no. In ogni caso non spetterà certo alla Juve chiedere la deroga, ma se sarà toccherà al Napoli. Non è una questione di mancanza di buon senso ma semplicemente è giusto così. La Juventus si dovrà tenere ben stretto il suo slot di deroga, perché non si può sapere cosa riserverà il futuro.
Se pensiamo poi che solo una settimana fa è stato giocato, senza troppi problemi, il match Napoli-Genoa con due positività conosciute una domanda mi sorge spontanea. È davvero il Covid il motivo per cui si vuole rinviare la partita? Non sarà mica perché l’avversaria è la Juventus? A pensar male a volte non ci si sbaglia.
In Europa ci sono già stati casi che possono essere presi come esempio. È il caso del PSG che ha dovuto iniziare la stagione di Ligue 1, contro il Lens, senza 7 giocatori positivi al Covid, tra cui tutto l’attacco titolare. Non ci resta che attendere ora per scoprire se Juve-Napoli si giocherà.
Giorgio Ruggiero.
Caos Juve-Napoli, tra le pieghe dei protocolli, dei tweet e dei comunicati
Il campionato è ad un bivio.
Il Napoli, che ad oggi ha due positivi, mentre era in procinto di partire per raggiungere Torino dove, domani, sera, avrebbe dovuto affrontare la Juve, è stato bloccato dall’ASL di Napoli.
Alla lettura della notizia il primo pensiero per molti era che il non presentarsi alla gara valesse per il Napoli la sconfitta per 3-0 a tavolino ma nel regolamento stilato dalla Lega Calcio ci sono due righe che recitano “fatti salvi eventuali provvedimenti delle Autorità statali o locali nonché della Federazione Italiana Giuoco Calcio”.
Quindi nessuna sconfitta a tavolino ma probabile gara rinviata a data da destinarsi che si fatica non poco ad individuare visti i calendari saturi, anche per le importantissime qualificazioni alla Nations League.
Questa decisione crea un precedente importantissimo, che autorizzerà tutte le Regioni, da oggi in avanti, a bloccare i viaggi delle squadre se lo ritengono, per vari motivi, necessario, scenario che porterebbe praticamente alla chiusura del campionato e che rappresenterebbe una mazzata importante per il sistema calcio italiano.
Il Napoli non parte quindi per Torino e visto il paese nel quale viviamo, pensare che il buon rapporto tra De Laurentiis e De Luca, sancito anche dal tweet nel quale il presidente del Napoli sosteneva apertamente la candidatura del presidente della Regione Campania, abbia avuto un ruolo importante è cosa quasi scontata.
Nel frattempo, la stessa Juve ha annunciato che si presenterà comunque in campo.
In tarda serata arriva l’ennesimo colpo di scena, con l’ASL di Napoli che sottolinea come non abbia vietato alcuna trasferta, ma che abbia semplicemente applicato alle norme per il solo Piotr Zielinski, uno dei due calciatori attualmente positivi nella rosa del Napoli
Perché il Napoli rischia il 3-0 a tavolino
Di Roberto Arcella (avvocato)
Si ricorda che l’artt. 55 delle N.O.I.F. (Norme Organizzative Interne Federali) prevede, al comma 1, che «Le squadre che non si presentano in campo nel termine di cui all’art. 54, comma 2, sono considerate rinunciatarie alla gara con le conseguenze previste dall’art. 53, salvo che non dimostrino la sussistenza di una causa di forza maggiore».
Nel caso concreto, secondo la SSC Napoli sembrerebbe voler addurre una siffatta causa di forza maggiore per effetto di un asserito divieto di allontanamento domiciliare impartito ai propri atleti dall’ASL Napoli 1 Centro.
La tesi non coglie nel segno.
Basta leggere infatti la nota a firma del Direttore Dr.ssa Lucia Marino, avente ad oggetto «Caso positivo Piotr Zielinski»
nella parte in cui la stessa richiama espressamente la Circolare del Ministero della Salute prot. 21462 del 18 giugno 2020 («I contatti stretti (del tipo ad alto rischio) individuati nell’indagine epidemiologica dovranno osservare e rispettare, anche alla luce dell’attuale andamento epidemiologico COVID-19 rispetto al quale è in corso la massima attenzione per contenere la diffusione del contagio – nell’interesse prevalente della salute collettiva – ai sensi della Circolare Ministeriale prot. 21463 del 18 giugno 2020 l’isolamento fiduciario per 14 giorni…») ed invita la SSC Napoli a comunicare il domicilio presso il quale verrà effettuato l’isolamento per poter avviare le azioni consequenziali di sorveglianza sanitaria.
Tale nota, quindi, non contraddice – ed anzi richiama espressamente – la Circolare del Ministero della Salute prot. 21462 del 18 giugno 2020. Tale ultima circolare, a riprova dell’insussistenza sul punto di qualsivoglia conflitto tra ordinamento giuridico statuale e sportivo, è richiamata anche dall’addendum del 28 settembre 2020 a Protocollo FIGC del 18/6/2020.
L’ultimo capoverso della Circolare in parola, che introduce il concetto di isolamento fiduciario del “gruppo squadra” prevede infine che «nel caso in cui risulti positivo un giocatore ne dispone l’isolamento ed applica la quarantena dei componenti del gruppo squadra che hanno avuto contatti stretti con un caso confermato» e che «l Dipartimento di prevenzione può prevedere che, alla luce del citato parere del 12 giugno 2020 n. 88 del Comitato tecnico scientifico nominato con ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 630 del 3 febbraio 2020, alla quarantena dei contatti stretti possa far seguito, per tutto il “gruppo squadra”, l’esecuzione del test, con oneri a carico delle società sportive, per la ricerca dell’RNA virale, il giorno della gara programmata, successiva all’accertamento del caso confermato di soggetto Covid-19 positivo, in modo da ottenere i risultati dell’ultimo tampone entro 4 ore e consentire l’accesso allo stadio e la disputa della gara solo ai soggetti risultati negativi al test molecolare», ed infine che «Al termine della gara, i componenti del “gruppo squadra” devono riprendere il periodo di quarantena fino al termine previsto, sotto sorveglianza attiva quotidiana da parte dell’operatore di sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente, fermi gli obblighi sanciti dalla circolare di questa direzione generale del 29 maggio 2020».
Tali prescrizioni escludono che la nota dell’ASL Napoli 1 Centro in commento possa interpretarsi come un divieto di allontanamento dei singoli atleti dai rispettivi domicili, richiamando la stessa, al contrario, le prescrizioni ministeriali volte proprio a garantire nella massima sicurezza la disputa della gara. E che la SSC Napoli sia consapevole di ciò è dimostrato dalle notizie diffuse dalla stampa secondo le quali la squadra riprenderà gli allenamenti martedì 6 Ottobre prossimo.
Ne discende che non è possibile individuare nella nota dell’ASL Napoli 1 Centro alcuna causa di forza maggiore